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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

giovedì 31 luglio 2008

Porco Rosso - Hayao Miyazaki

Sono già quattro i film diretti da Hayao Miyazaki che ho recensito: ci sono già passati La città incantataNausicaa della valle del vento, Il castello errante di Howl, Lupin III - Il castello di Cagliostro.

Il quinto è Porco Rosso, un film d'animazione uscito nel 1992 e ambientato nel Mediterraneo, per la precisione nell'Atlantico, nel periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale.

Già questa parrebbe una novità, posto che gli altri film di Miyazaki possiedono tutti una connotazione decisamente fantastica.
Ma anche questo a guardare più da vicino non fa eccezione: Porco Rosso, il protagonista del film, è un pilota di idrovolante... ma soprattutto è un maiale!
Sì, proprio un maiale, trasformato da essere umano che era da una maledizione, di cui peraltro nel film si dice poco, se non nulla.

Le maledizioni paiono essere un elemento caro a Miyazaki, se è vero che pure in Il castello errante di Howl, La città incantata e Principessa Mononoke alcuni dei protagonisti ne vengono colpiti.

Rispetto ad altri film del regista nipponico, come per esempio Principessa MononokeNausicaa o Laputa - Castello nel cielo, Porco Rosso si presenta più leggero e discorsivo, privo della seriosità abbinata a tematiche quali la guerra, la natura, le ambizioni umane... diciamo che, in quanto a leggerezza, pendiamo più dal lato di Kiki - Consegne a domicilio e Totoro...

Il protagonista del film è Marco Pagot, detto Porco Rosso ("porco" perché è un maiale e "rosso" perché vola su un idrovolante rosso... ma senza che alla parola "porco" sia attribuita una connotazione negativa, primo di alcuni errori di uso della lingua italiana: ad esempio, "Non si fo credito", "Morto a vivo", "Mamma aito", "Volume e chanale", e qualche altra cosetta), ex pilota dell'aeronautica italiana, da cui è fuoriuscito perché non in linea con la cultura fascista (infatti è ricercato dalla polizia per diversi reati), ed ora cacciatore di taglie in solitaria, per questa sua attività assai inviso a pirati e contrabbandieri.

L'inizio di Porco Rosso è bellissimo: il protagonista è coricato su una sdraio in una sorta di insenatura di un isolotto, con un ombrello che lo ripara dal sole e una radio che intona "Le temps des cerises" (un classico francese).
L'azione, tuttavia, lo esige immediatamente: i Mamma Aiuto, pirati dell'aria, stanno assaltando una nave e prendendo in ostaggio un gruppo di bambine... che peraltro non solo non sono spaventate, ma si divertono un mondo, mettendo in grave imbarazzo i "criminali".
Porco Rosso interviene e sbroglia la situazione.

Poco dopo segue la serata al night club in cui canta Madame Gina, amica (o forse di più?) di Porco Rosso, in cui si fa anche la conoscenza di Curtis, un pilota americano che sfiderà Marco in un duello aereo e che pare molto interessato a Gina (oltre che a Fio Piccolo, la ragazzina che diventerà il secondo di Porco Rosso e che è forse il personaggio meglio riuscito del film, come spesso capita con i personaggi femminili nei film di Miyazaki).

L'idea l'ho data: la storia è vivace, i personaggi godibili, la fotografia splendida (Miyazaki e Studio Ghibli d'altronde sono una garanzia).

L'unico motivo per non guardare Porco Rosso era dato forse dal fatto che sino a poco tempo fa non esisteva una versione italiana, e infatti io me lo ero procurato in lingua originale con i sottotitoli in italiano (combinazione che peraltro è la mia preferita)... ma da poco è uscito il dvd nostrano col doppiaggio in italiano, per cui anche i pigri non avranno più scuse.

Per chi vorrà, buona visione.

Fosco Del Nero



Titolo: Porco Rosso (Kurenai no buta).
Genere: anime, commedia, animazione, fantastico.
Regista: Hayao Miyazaki.
Anno: 1992.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 30 luglio 2008

Il labirinto del fauno - Guillermo Del Toro

Il labirinto del fauno è un film che a mio avviso non ha riscosso il successo che si meritava.
I motivi?

Come prima cosa, è stato fatto passare per un genere (il fantasy, molto di moda recentemente) che non rispecchiava se non in piccola parte.

In secondo luogo, è un film molto e crudo e forte, comprensivo di scene di violenza e intenso dolore fisico (sangue, tortura, uccisioni, etc).

Il labirinto del fauno è stato presentato come fantasy, forse per cavalcare il successo di Harry Potter, Il signore degli anelli, Le cronache di Narnia e compagnia bella, ma, pur presentando elementi immaginativi, le sue strutture portati sono altre: il genere drammatico e quello storico... con anche un leggero sapore interiore-esistenziale.

Il film è ambientato nella Spagna franchista, e racconta in particolare le lotte tra le milizie del regime e i rivoluzionari. 
Il racconto non lascia niente all'immaginazione: dopo pochi minuti, già si vedono sangue, nasi squarciati ed esecuzioni sommarie con proiettili alla testa.
Dopo un altro po', si assiste a torture, violenze morali e fisiche di ogni tipo.
Si va ancora avanti, e si vedono mutilazioni facciali, donne morte di parto, gambe recise e senza dubbio qualcos'altro che mi sto dimenticando.

Insomma, quello che era stato presentato come un fantasy, genere da molti associato (erroneamente peraltro) all'infanzia, si rivela tutt'altro (da cui le proteste di molti genitori che avevano portato i pargoli al cinema a vederlo, con la colpa suddivisa tra coloro che informano male e coloro che si informano poco).

Certo, la protagonista, la giovane Ofelia, ha a che fare con fauni, fate, rospi giganti, regni fatati e mandragole viventi, ma ciò procede in modo parallelo alla storia reale, peraltro lasciando lo spettatore nell'indecisione su quanto si sta svolgendo... realtà o immaginazione della bambina?

Globalmente parlando, comunque, Il labirinto del fauno è un film bellissimo, ispirato come pochi, capace di coinvolgere lo spettatore e di mantenerlo interessato sia alla parte "storica" sia a quella "immaginifica", che peraltro si compenetrano.

La fotografia è molto bella; bella pure la colonna sonora; anche la recitazione è convincente, pur in assenza di volti "big".
Insomma, tenendo presente quanto detto (non è un fantasy in senso stretto ed è un film molto crudo), la visione de Il labirinto del fauno è consigliatissima, capace anche di dare qualche spunto di tipo interiore (magia, immaginazione, crescita interiore).

Penultimo appunto: non ho visto moltissimi film di Guillermo Del Toro, il regista, ma quei pochi li ho tutti graditi: oltre a quello di cui si parla in questa recensione, anche La spina del diavolo ed Hellboy.

Chiudo le recensione proponendo alcune belle frasi de Il labirinto del fauno, a cominciare dalle parole che lo aprono, che potrebbero benissimo essere una metafora della condizione spirituale di dimenticanza dell'essere umano.

"Nel regno sotterraneo dove la bugia e il dolore non hanno significato, viveva una principessa che sognava il mondo degli umani. Un giorno, traendo in inganno i suoi guardiani, fuggì, ma, appena fuori, i raggi del sole la accecarono, cancellando così la sua memoria, e la principessa dimenticò chi fosse e da dove provenisse. Il suo corpo patì il freddo, la malattia e il dolore, e dopo qualche anno morì.
Nonostante tutto, il re credeva che l'anima della principessa avrebbe un giorno fatto ritorno, magari in un altro corpo, in un altro luogo, in un altro tempo. L'avrebbe aspettata sino all'ultimo respiro, fino a che il mondo non avesse smesso di girare."

"Dovrete superare tre prove al cospetto della Luna piena.
Questo è il libro dei crocevia: quando sarete sola, apritelo e vi preannuncerà il futuro, e vi indicherà la strada."

"Quello che sonnecchia lì non è per niente umano.
Vedrete un sontuoso banchetto, ma non bevete e non mangiate nulla: ne va della vostra vita."

"E si dice che la principessa discese nel regno paterno e che lì regnò con giustizia e benevolenza per molti secoli, che fu amata dai suoi sudditi e che lasciò dietro di se delle piccole tracce del suo passaggio sulla terra, visibili solo agli occhi di chi sa guardare."

Fosco Del Nero



Titolo: Il labirinto del fauno (The pan's labyrinth).
Genere: storico, drammatico, fantasy.
Regista: Guillermo Del Toro.
Attori: Sergi Lopez, Maribel Vardù, Ivana Baquero, Doug Jones, Alex Angulo, Adriana Gil.
Anno: 2006.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

martedì 29 luglio 2008

The Blair witch project - Il mistero della strega di Blair - Daniel Myrick, Eduardo Sanchez

Chi non conosce The Blair witch project?

Chi non conosce uno dei film horror più apprezzati, ma al contempo criticati e discussi di sempre?

Chi non conosce quella che, qualche anno fa, è stata uno delle operazioni di marketing più brillanti ed efficaci mai realizzate?

In effetti, indiscutibilmente The Blair witch project, prima ancora che un film, è stato questo: un'operazione di marketing.

Riuscita in modo eccellente, se è vero che ha avuto successo nel veicolare intorno al film-filmato una mole di attenzione enorme, persino prima della sua uscita pubblica, e se è vero che molti hanno visto il film convinti che fosse un vero documentario e non una finzione (era una finzione, vero?).
Il potere della pubblicità e della comunicazione...

Riassumo in poche righe quanto accaduto: i creatori di The Blair witch project hanno fatto girare in internet (mezzo tanto efficace quanto economico se ben sfruttato) la voce per cui esisteva un video spaventoso relativo a tale strega e che lo stesso video era stato trovato nella foresta omonima, dopo essere stato girato da tre ragazzi nel frattempo scomparsi.

Non male come premessa, no?
Specialmente se riesci a convincere molti che sia vera...

Non ci è voluto molto perché il pubblico di internet si trasformasse in pubblico reale, che è andato poi in massa al cinema a vedere il film-filmato, inizialmente ancora indeciso su cosa sarebbe andato a vedere...

Ma parliamo de Il mistero della strega di Blair, su cui in realtà non c'è molto da dire: si tratta di una produzione artigianale, girata con mezzi altrettanto artigianali da ragazzi appassionati di cinema, e costruita sul mito della strega di Blair, sulla quale i protagonisti del film avevano iniziato a girare un documentario, chiedendo informazioni in giro e poi recandosi sul posto.
E proprio sul posto hanno iniziato a succedere delle cose strane...

Non dico nulla per non rovinare la sorpresa a chi volesse vedere il film.
Dico solamente la mia sul film stesso, al di là della fantastica operazione commerciale che lo ha circondato.

Tecnicamente The Blair witch project lascia molto a desiderare, ma questo coerentemente con il progetto iniziale del documentario ritrovato.
Praticamente non vi è trama, come non vi sono effetti speciali.
Anzi, a dirla tutta non si vede quasi nulla.

Un difetto?
Un pregio?

Sul film si sono sentite, da esperti e da semplici appassionati, le opinioni più disparate. Per quanto mi riguarda, il non vedere non è necessariamente un difetto, e anzi se ben giocato più veicolare in modo efficace sentimenti di paura, ansia e tensione, che poi sono lo scopo di un film horror.

E The Blair witch project riesce in questo intento, guadagnandosi dunque i galloni sul campo.
In più, si conclude in un crescendo, che peraltro viene bruscamente interrotto, lasciando nello spettatore l'atroce dubbio: chi o cos'era ciò che ha intravisto?

Alcuni indizi fanno propendere per la soluzione sovrannaturale, mentre altri per quella umana: a voi l'ardua sentenza.
Chiude il trailer originale del film.

Fosco Del Nero



Titolo: The Blair witch project - Il mistero della strega di Blair (The Blair witch project).
Genere: horror.
Regista: Daniel Myrick, Eduardo Sanchez.
Attori: Heather Donahue, Joshua Leonard, Michael C. Williams.
Anno: 1999.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.


lunedì 28 luglio 2008

Labyrinth - Dove tutto è possibile - Jim Henson

L'ho citato diverse volte, pur avendo tardato a recensirlo: Labyrinth è uno dei miei film preferiti di sempre, da cui il voto leggermente altisonante che vedete nella scheda (che ho riservato solo ai miei film preferiti in assoluto).

Labyrinth per me significa fantasia, creatività, bellezza, crescita interiore: raramente dei film mi hanno fatto provare lo stesso senso di avventura, la stessa sensazione di possibilità sospesa tra paura e desiderio.

Lo avevo visto per la prima volta da ragazzino, ma paradossalmente, pur essendo uno di quei film rivolti all'adolescenza, l'ho apprezzato soprattutto da adulto.

La regia, su sceneggiatura di Terry Jones (uno dei Monty Python) è affidata a Jim Henson (l'inventore dei Muppets, ma anche co-regista del bellissimo Dark crystal), mentre George Lucas è produttore esecutivo: il pedigree è ottimo già in partenza.
La protagonista invece è l'incantevole Jennifer Connelly (A beautiful mind, Dark City, Innocenza infrantaNoahRequiem for a dream), la cui bellezza si intuiva sin dalla giovane età e che ha incarnato perfettamente il ruolo di eroina tormentata in questo film. In cui, peraltro, recita anche David Bowie, nei panni del cattivo Re degli Gnomi.

Ed è proprio il Re degli Gnomi a dare il via alle danze, rapendo il fratello neonato di Sarah, dietro il di lei desiderio che sparisse dalla sua vita, in quanto invidiosa delle attenzioni che gli dedicavano i suoi genitori.
Pentita, la ragazza si recherà proprio nel regno degli gnomi e affronterà il temibile labirinto per arrivare al castello e riprendere l'infante rapito (ciò che rappresenta un percorso di recupero-risanamento-guarigione).

Dal rapimento in poi è tutto un susseguirsi di situazioni e personaggi bizzarri, a volte piacevoli a volte meno.
La volontà e il coraggio della ragazza saranno messi a dura prova...

È inevitabile che un film degli anni "80, visto con gli occhi del nuovo millennio, sconti la sua vetustà, mostrando degli evidenti limiti tecnologici, sotto forma di pupazzi grezzamente animati o di effetti speciali assai pacchiani.
Tutto ciò, però, non toglie nulla al fascino e alla potenza evocativa di Labyrinth, vero capolavoro del cinema fantastico-immaginifico.

Alcuni personaggi sono semplicemente indimenticabili, dalla stessa Sarah allo gnomo Gogol, dal cavaliere Sir Didymus al gorillone Bubo, come lo stesso Re degli Gnomi.
E che dire di ambientazioni come quella della palude, o dei sotterranei del labirinto?
Semplicemente memorabile.

Chiudo con alcune frasi tratte dal film, utili a evidenziarne il lato psicologico-esistenziale.

"La mia volontà è forte come la tua, e il mio regno altrettanto grande."

"Non hai alcun potere su di me."

"Ciò che è detto è detto."

"È inutile chiederti qualunque cosa."
"No, se mi si fanno le domande giuste."

"Tu dove andresti, a sinistra o a destra?"
"Sembra tutto uguale."
"Mi sa che non andrai molto lontano."

"Tutto non è sempre come sembra in questo posto, perciò tu non puoi dare nulla per scontato."

"Non è giusto."
"Lo dici così tanto spesso: mi chiedo quale sia il tuo metro di giustizia."

"Perché non fai un po' d'attenzione a dove vai?"

"Non si può fare attenzione a dove si va quando non si sa dove si va."

"Io stavo cercando qualcosa..."

"È stato solo un sogno.
Ho sognato tutto, ma era così reale."

"Meglio restare là dentro: non c'è proprio niente che tu voglia là fuori."

A proposito, a testimonianza del fatto che si sta parlando di mondo interiore, di coscienza, di spirito e quindi di leggi energetico-spirituali, il cane della ragazza si chiama Merlino, mentre un suo pelouche Lancillotto: magia e spirito, dunque.

Aggiungo anche che il labirinto è un evidente simbolo della mente: va superato per giungere nel "castello" e ottenere il proprio "premio".

Ancora: dopo aver mangiato una mela avvelenata (come Biancaneve: un'altra storia altamente simbolica della coscienza, tra addormentamento, sette nani, specchio, ingannatori e salvatori), Sarah inizia a dimenticarsi le cose e poi perde conoscenza (ricordo di sé da un lato e coscienza/veglia dall'altro).

Subito dopo tale oblio, c'è la scena del ballo in maschera, in cui tutti sono mascherati (ego=personalità=maschera; "persona" in latino vuol dire proprio "maschera") e Sarah è tentata dagli svaghi dell'inconsapevolezza, nonché dal fascino dell'incoscienza (un fascino che fa presa sui più). Il "ballo in maschera" rischia di deviarla dal suo percorso interiore di crescita, e di mantenerla in una sorta di limbo/oblio coscienziale... ma la ragazza, con un supremo sforzo di volontà ("La mia volontà è forte come la tua"), riesce a fuggire e a rimettersi alla ricerca ("Io stavo cercando qualcosa"), e comprende che sta vivendo qualcosa di ambivalente rispetto alla dicotomia realtà/finzione ("È stato solo un sogno").

Piccola menzione per l'edificio, architettonicamente impossibile, pieno di scale che conducono in tutte le direzioni: esso rappresenta le contorsioni della mente. Da un lato ciascun corridoio e ciascuna camminata sembrano logici e ben fatti, dall'altro lato l'insieme è senza senso.
Non a caso esso è il terreno di sfida del Re degli Gnomi, che qua rappresenta il nemico, lo sfidante del viandante spirituale.

Il nemico, subito dopo, fa alla ragazza una proposta che sa molto di corruzione animica e che ricorda la tentazione del Diavolo a Gesù: l'uomo le dice che la ragazza avrebbe potuto avere tutto quanto, se solo si fosse inchinato a lui.

"Guarda, Sarah, guarda quello che ti sto offrendo: i tuoi sogni.
Ciò che ti chiedo è così poco: lascia solo che io ti domini, e potrai avere tutto quello che desideri.

Piuttosto chiaro, dunque, come chiaro è il simbolo generale del film.

Fosco Del Nero



Titolo: Labyrinth - Dove tutto è possibile (Labyrinth).
Genere: fantasy, fantastico, commedia, musicale.
Regista: Jim Henson.
Attori: David Bowie, Jennifer Connelly, Toby Froud, Shelley Thompson, Christopher Malcolm, Shari Weiser, Frank Oz.
Anno: 1986.
Voto: 9.
Dove lo trovi: qui.

Il grande Lebowski - Joel Coen

Ecco qui un altro film non particolarmente conosciuto, ma ciononostante di buona qualità: Il grande Lebowski.

Jeffrey Lebowski (Jeff BridgesLa leggenda del re pescatore, K-Pax - Da un altro mondo, L'uomo che fissa le capreTideland - Il mondo capovolto), detto Drugo, è un pacifista tranquillone, la cui vita tranquilla è scossa da un evento improvviso: due tipi loschi entrano a casa sua e urinano sul suo tappeto.
Detto così probabilmente non fa venire molta voglia di vedere il film, ma questo è solo l'incipit...
Una volta fatto il misfatto (delicata citazione di Harry Potter che non sfuggirà agli appassionati), egli va a raccontarlo ai suoi due compari di bisbocce, nonché compagni di squadra nel torneo di bowling.
Uno dei due è Walter (John Goodman; la mitica serie Pappa e ciccia, ma anche I Flinstones, Arizona Junior, La papessa, e tanti altri film), un omone iroso e aggressivo che cita in continuazione la guerra in Vietnam, mentre l'altro è Donnie (Steve BuscemiBig fish, Le iene, Fargo), un uomo gentile e remissivo.
Walter suggerisce a Drugo di andare dal Lebowski cui era diretta la spedizione punitiva degli urinanti, un vecchio ricco sulla sedia a rotelle (David Huddleston: il nome dice poco, ma il suo volto riporta a diversi film di Bud Spencer e Terence Hill, per esempio I due superpiedi quasi piatti o Nati con la camicia), per chiedergli la sostituzione del tappeto leso.
Il vecchio manderà Drugo a quel paese (come plausibile, peraltro), ma poi lo richiamerà per domandargli aiuto in relazione al rapimento della sua giovane e bella moglie.

Cominciano qui, da questa bizzarra combinazione tra tappeto, urina e moglie, le vicissitudini di Drugo e dei suoi due amici, che porteranno a numerose situazioni bizzarre e paradossali... e in effetti il film ha un vago sapore surreale.

Questo in effetti è un punto centrale di Il grande Lebowski, commistione tra commedia, surreale e dramma.
È drammatico in particolare il finale del film, che è cosparso da numerose scene di tipo onirico e che è altamente formativo ed educativo in relazione a quanto si può reagire diversamente al medesimo evento (ovviamente in base alle proprie energie interiori) e a come si possa essere sempre sereni al di là del fatto che esternamente capitino cose più o meno positive (o più o meno considerate tali). Nel dettaglio, Drugo praticamente non reagisce mai in modo egoico, prendendo le cose sul personale... e sì che di cose gliene capitano parecchie, e tutte "ingiuste".

Il film propone anche qualche frase esistenzialmente interessante, anche se più che le singole frasi, peraltro estrapolate dal contesto. è l'insieme che risulta ispirante.

"A volte si incontra un uomo che è l'uomo giusto al momento giusto nel posto giusto... là dove deve essere."

"Non posso risolvere i tuoi problemi. Solo tu puoi."

"Non serve nascondersi dietro al pacifismo."

"Cos'è che fa di un uomo un uomo?
Essere pronto a fare quel che è più giusto a ogni costo."

"La sua bellezza è la sua semplicità."

"Queste anime infelici non possono amare."

In conclusione, Il grande Lebowski è a mio avviso un buon film, assolutamente sottovalutato, che vale la pena vedere, sia come apprendimento che come intrattenimento.

Fosco Del Nero



Titolo: Il grande Lebowski (The big Lebowski).
Genere: commedia, surreale, drammatico.
Regista: Joel Coen.
Attori: Jeff Bridges, John Goodman, Steve Buscemi, John Turturro, Julianne Moore, David Huddleston, Sam Elliott, Philip Seymour Hoffman, Tara Reid, Ben Gazzara.
Anno: 1997.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

giovedì 24 luglio 2008

Dogma - Kevin Smith

Dogma è uno strano mix, sinergia di commedia (spesso, anzi, si va sul film comico-satirico), drammatico, splatter, religioso.

Il perchè di tale miscuglio sarà chiaro non appena si accennerà alla trama: Bartleby e Loki sono due angeli rinnegati da Dio (non gli sono stati fedeli al momento della rivolta di Lucifero), che per punizione sono stati mandati sula Terra in forma umana.

Tuttavia, essi sono immortali (almeno, fino a che non si tagliano le ali), e conservano ancora parte dei loro poteri.
Il loro obiettivo è quello di sfruttare l'indulgenza plenaria proposta da una chiesa cattolica statunitense e di tornare così, una volta mondati dai propri peccati, in Paradiso.

Vi sono però delle complicazioni: se il loro piano riuscisse, tutto il creato sparirebbe... cosa che, peraltro, a qualcuno andrebbe bene...
Ma non ai "buoni" (angeli, serafini e simili), che però sono sprovvisti, in questo momento delicato, della guida di Dio, il quale (la quale!) pare sparito nel nulla.

Ok, è un po' complicato... e mi sto limitando alle cose essenziali della storia, tralasciando le questioni secondarie (l'erede di sangue di Gesù Cristo, gli apostoli, i profeti, demoni di varia caratura, etc).

Il cast di Dogma è eccellente:
- i due ex angeli sono interpretati da Ben Affleck (Pearl Harbor) e Matt Damon (Will hunting - Genio ribelle);
- Bethany, l'erede di Cristo, da Linda Fiorentino (Man in black);
- Metatron, ossia la voce di Dio, da Alan Rickman (niente di meno che Severus Piton di Harry Potter);
- Serendipity, la musa che aiuta i buoni, da Salma Hayek (Frida);
- i due profeti che assisteranno Bethany da Kevin Smith e Jason Mewes (noti al pubblico del passaparola online soprattutto per il film Clerks - Commessi, diretto dallo stesso Kevin Smith, che poi non è altro che Silent Bob, in questa trasposizione italiana rinominato Zittino Bob);
- Dio da Alanis Morrissette (!).

Occorre dire da subito che i personaggi son molto ben caratterizzati, coinvolgenti e convincenti.

Anche molte scene del film sono ottime, e alcune di esse difficili da dimenticare: il mostro golgotiano, per esempio, o l'urlo di Dio, o ancora l'apparizione di Megatron-Piton.

Come detto, Dogma colpisce soprattutto per la sua natura ibrida; in particolare, l'argomento di tipo religioso potrebbe offendere o urtare qualcuno (vi sono molte "rivisitazioni" ai dogmi cattolici), e forse è anche per questo motivo che il film, nonostante la sua elevata qualità e il cast di primo livello, non ha avuto un grande successo.

Per quanto mi riguarda, si tratta di un ottimo prodotto, ben realizzato e divertente (alterna una buona ironia a gag e battute più immediate), che consiglio senza indugio.

Fosco Del Nero

p.s. Tanti complimenti per il tuo linguaggio!



Titolo: Dogma (Dogma).
Genere: commedia, comico, fantastico, religioso, drammatico.
Regista: Kevin Smith.
Attori: Ben Affleck, Matt Damon, Linda Fiorentino, Jason Mewes, Chris Rock, Alan Rickman, Jason Lee, Salma Hayek, Kevin Smith, Janeane Garofalo, George Carlin, Alanis Morissette.
Anno: 1999.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 23 luglio 2008

Closer - Mike Nichols

Closer non è esattamente la mia tipologia ideale di film, posto che si tratta di un film drammatico con risvolti sentimentali, ma non mi è dispiaciuto affatto per diversi motivi.

Intanto, il cast di attori è eccellente: il quartetto (la storia in pratica coinvolge solo loro quattro) è composto da Julia Roberts (tra gli altri, Pretty Woman ed Erin Brockovich), Jude Law (Alfie, Sleuth - Gli insospettabili), Natalie Portman (V per vendetta, Star wars) e Clive Owen (Sin City).

La regia invece è affidata a Mike Nichols.

La trama di Closer è molto facile da definire: i quattro si scambiano di partner a più riprese, dando vita a un gioco (se tale lo si vuol definire) di invidie e gelosie.

In effetti, la struttura non è particolarmente originale, e in questi casi, con una storia banale, la differenza la devono fare altri elementi.
In Closer la fanno la recitazione dei protagonisti (tutti attori di livello, come detto) e i dialoghi, i quali, per quanto schietti e spesso crudi, si dimostrano ispirati e coinvolgenti.

Non a caso, il film si apre con un bellissimo dialogo tra Jude Law e Natalie Portman, e prosegue poi con un altro bel dialogo (ma a distanza tempo dal primo: il film procede per salti temporali spesso piuttosto netti) tra lo stesso Jude Law e Julia Roberts.

Tali due scambi verbali potrebbero trarre in inganno lo spettatore sulla reale natura della pellicola: il film parte come una commedia brillante, ma prosegue come una storia torbida e spesso triste.
Lo stesso finale lascia poco spazio alla felicità, con i quattro protagonisti, tutti a loro modo deboli e imperfetti, che in qualche modo trovano un equilibrio finale.

Credo di avervi dato un quadro abbastanza fedele di questo film: se cercate una storia allegra e divertente virate da qualche altra parte, ma se invece amate dramma e incroci amorosi (ok, detto così sembra quasi una cosa da soap opera) Closer potrebbe essere il film giusto per voi.

Fosco Del Nero



Titolo: Closer (Closer).
Genere: drammatico, sentimentale.
Regista: Mike Nichols.
Attori: Jude Law, Julia Roberts, Natalie Portman, Clive Owen, Nick Hobbs, Colin Stinton.
Anno: 2004.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 21 luglio 2008

Cutie Honey - Hideaki Anno

Un'altra lietissima sorpresa dal Sol Levante: Cutie Honey, diretto nel 2004 (tra l'altro, lo stesso anno di produzione di Devilman e di Kyashan) da Hideaki Anno.

Una premessa di base: il film è ispirato al manga di Cutie Honey, disegnato dal notissimo Go Nagai negli anni settanta e già protagonista di numerosi rifacimenti e ispirazioni, dal tono più o meno dissimile dall'originale.

L'originale era in sintesi un manga discretamente violento, misto peraltro a una certa dose di humor e di sensualità.
Questa versione filmica mantiene piuttosto fedele la trama, spostandosi però vivacemente sul lato della commedia.

Cutie Honey è una sorta di eroina androide, resa tale dall'esperimento di suo padre, costretto a modificarne la struttura umana per salvarla da un incidente occorsole da piccola. Essa conduce quindi una doppia vita: di giorno impiegata in un'azienda, e nel tempo libero (che poi è quasi sempre, tanto che in azienda passa per una fannullona) eroina in lotta contro il male.
La ragazza ha dei discreti superpoteri, in forma di grande forza e velocità... oltre che di grande stomaco, data la quantità enorme di cibo che ingurgita.
Il cibo, peraltro, pare essere la sua fonte di energia principale (beh, è così un po' per tutti a dire il vero), tanto che quando ha fame non riesce ad accedere ai suoi superpoteri e si ritrova prosaicamente costretta ad andare a fare spesa al supermercato.

Questa, tra l'altro, è la scena di apertura del film, con Honey che corre a fare incetta di cibo vestita (poco) con una specie di domopak: la poverina evidentemente non aveva vestiti... per la gioia del fan di Eriko Sato, l'attrice che la interpreta, una modella molto famosa in Giappone.

Anche in questo film vi è dunque qualche concessione al fan service, senza tuttavia avvicinarsi (ma neanche lontanamente) al confine dell'hentai, come invece hanno fatto alcune precedenti trasposizioni del personaggio.

Sta di fatto che Cutie Honey si troverà a combattere contro Panther Clow e la sua comitiva di supereroi del male, che, guarda caso, sono anche i responsabili della morte di suo padre e del rapimento di suo zio.

In sintesi le motivazioni del voto:
- la fotografia è ottima,
- le scene d'azione molto ben realizzate e assai vivaci,
- alcuni personaggi sono veramente ben caratterizati (la stessa eroina, l'investigatrice, il giornalista),
- molte scene sono molto divertenti, se non proprio spassose,
- tutto quanto ha un'aria super-simpatica.

In breve, Cutie Honey è un film che si lascia vedere benissimo, un'ulteriore conferma (si prendano ad esempio i vari Yaji and KitaKyashan) della vivacità del cinema giapponese.

Fosco Del Nero



Titolo: Cutie Honey (Kyuti Hani).
Genere: fantascienza, fantastico, commedia.
Regista: Hideaki Anno.
Attori: Eriko Sato, Mikako Ichikawa, Jun Murakami, Mitsuhiro Oikawa, Hairi Katagiri, Shie Kohinata, Mayumi Shintani, Tohru Tezuka, Eisuke Sasai, Ryuhei Matsuda, Masaki Kyomoto.
Anno: 2004.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.

giovedì 17 luglio 2008

Ritorno al futuro - Parte 1 - Robert Zemeckis

Un altro dei miei film preferiti di sempre: il mitico Ritorno al futuro, primo film dell'omonima saga (a mio avviso, Ritorno al futuro 2 è quasi ugualmente bello, mentre Ritorno al futuro 3 perde diverse tacche rispetto ai suoi predecessori).

Ma cominciamo dalle basi: il film è diretto da Robert Zemeckis, sceneggiato dal medesimo e da Bob Gale (i medesimi del più recente Interstate 60), mentre tra i produttori esecutivi figura Steven Spielberg.
Tra gli attori, invece, spiccano Michael J. Fox e Cristopher Lloyd.

Sin dalle prime battute si capisce di avere a che fare con un prodotto di alto livello, con Michael J. Fox nei panni di un giovane collegiale e Christopher Lloyd in quelli di uno scienziato bislacco ("Grande Giove!").

Accenno la trama per quei pochi esseri umani tra i 15 e i 60 anni che non la conoscessero: Marty Mc Fly è suo malgrado coinvolto dal dottor Emmett Brown in un esperimento di viaggio nel tempo il cui successo andrà persino oltre le aspettative del suo ideatore: Marty si troverà sbalzato 30 anni indietro, nel 1955, e involontariamente conoscerà suo padre e sua madre da ragazzi.
Il problema è che, sempre involontariamente, egli ha cambiato il corso degli eventi (giusto per citarne una, sua madre si invaghisce di lui!), fatto cui dovrà porre rimedio prima di poter tornare (se ci riuscirà!) nel suo presente.

Le situazioni gustose di Ritorno al futuro sono veramente tante, e le scene mitiche pure: chi non si ricorda del ballo "Incanto sotto il mare", della scena dello skateboard del letame, di quella del modellino e della macchina che si incendia, o ancora di quella del parcheggio ("Ehi, tu, porco, levale le mani di dosso!")?

Alcune altre caratteristiche del film:
- il senso di possibilità che permea il tutto: ogni singola azione ha delle conseguenze.
- il tono spiccatamente da commedia.
- l'età indefinita di Doc.

Ritorno al futuro presenta qualche forzatura, peraltro assolutamente trascurabile in un prodotto di alto livello come questo, che, se non si fosse capito, consiglio caldamente.
Anzi, ce ne fossero di più di film così...

Chiude la recensione lo spezzone di Marty che suona Johnny be good al ballo "Incanto sotto il mare".

Fosco Del Nero



Titolo: Ritorno al futuro (Back to the future).
Genere: fantascienza, fantastico, commedia.
Regista: Robert Zemeckis.
Attori: Michael J. Fox, Christopher Lloyd, Crispin Glover, Lea Thompson, Thomas F. Wilson.
Anno: 1985.
Voto: 9.
Dove lo trovi: qui.


sabato 12 luglio 2008

The forbidden kingdom - Il regno proibito - Rob Minkoff

Partiamo subito da un primo punto: The forbidden kingdom non è ancora uscito in Italia.

Non a caso, il secondo punto è che lo ho visto in inglese, ovviamente con i sottotitoli (altrimenti la percentuale di quanto avrei capito si sarebbe ridotta drasticamente).

Terzo punto: ho saputo della sua esistenza non molti giorni fa dal sito Fantasy.gamberi.org (a Cesare quel che è di Cesare), noto sito di caustiche e divertenti recensioni letterarie.

Veniamo ora a The forbidden kingdom: si tratta di un piacevole mix di generi commedia, fantasy, arti marziali e azione, che nel suo ensamble va a costituire un film adatto a tutti, e anzi persino educativo.
Alla voce arti marziali, in particolare, prego annotare i nomi di Jackie Chan e di Jet Li, attori particolarmente apprezzati nel settore.

Ed ecco in breve la trama del film: Jason (Michael Angarano; Gentlemen broncos... che per la cronaca è uno dei film più brutti che abbia mai visto) è un adolescente introverso e impacciato, perseguitato da un gruppo di bulletti molto più grossi di lui. E' inoltre appassionato di videocassette di arti marziali a buon mercato (in tali due elementi, impaccio e arti marziali, e ovviamente una futura conquista femminile, ricorda l'americano Karate Kid e il nostrano Il ragazzo dal kimono d'oro).
Il ragazzo finisce in un "particolare" negozio di film, tanto particolare da essere risucchiato in un mondo parallelo dal sapore dell'Oriente medievale... con l'aggiunta non trascurabile di magia e poteri soprannaturali.
Il salto spazio-temporale comporterà un percorso di crescita come persona e come guerriero, posto che il giovane verrà preso sotto tutela da un maestro di kung-fu... anzi, da due! Alla fine di tale percorso, che si svolge in una sorta di dimensione-sogno-vita parallela, il protagonista porterà nella sua realtà quanto ha imparato nell'altra realtà, con le due che sono intimamente legate (la stessa, metaforicamente parlando, e infatti al giovane vien detto subito che se muore in una realtà morirà anche nell'altra, e infatti il ragazzo si porta appresso, oltre al sapere acquisito, anche una ferita sul volto).

Vi sono alcune cose di The forbidden kingdom che saltano all'occhio.
Una è il binomio tra arti marziali e umorismo, binomio risultato vincente in recenti produzioni (si pensi a Shaolin soccer).
Un altro binomio particolarmente evidente è quello tra leggerezza e profondità, elementi che il film dispensa entrambi in modo copioso.
Altra cosa: la fotografia è bellissima.

Ultimo punto: ad alcune scene irresistibili (per esempio quella delle due tigri che non possono condividere la medesima montagna) corrispondono dei personaggi altrettanto ben riusciti (il monaco scimmia, l'insegnante ubriacone di kung-fu, il monaco silenzioso, le ragazze guerriere dei due schieramenti).

In conclusione, The forbidden kingdom è un prodotto davvero valido, che sconta il fatto di non essere particolarmente originale nel plot principale (dopo pochi minuti si capisce già tutto quello che succederà) ma che si rifà con l'ottima esecuzione del tutto, nonché con contenuti dal sapore esistenziale, in perfetta coerenza con le arti marziali (che anticamente erano arti interiori ancora prima che esteriori), dei quali vado a proporre di seguito qualche frase, dal sapore un po' taoista e un po' zen, ma anche di forza e disciplina.

"E' un sogno?"
"No, il luogo da dove vieni è un sogno."

"Come faccio a tornare a casa?"
"Devi portare il bastone sulla montagna dei cinque elementi."

"Colui che parla non conosce, e colui che conosce non parla."

"Muoviti leggero e colpisci forte allo stesso tempo."

"Come puoi riempire la tua coppa se è già piena?
Non puoi imparare se già sai tutto questo.
Svuota la coppa."

"L'arma divina della leggenda è stata vista nel Regno di Mezzo."

"Devi assaggiare l'amaro prima del dolce."

"Impara la forma ma cerca la non forma.
Ascolta il non suono.
Impara tutto e poi dimentica.
Impara la strada e poi trova la tua strada."

"Niente è più leggero dell'acqua, che può aggirare la roccia.
Non combatte, ti gira intorno. L'opposto; senza forma, senza nome."

"E se non fossi all'altezza? Se non ce la faccio?"
"Non scordarti di respirare."

"Se riesci a non affezionarti alle persone e ai desideri, il cuore non può essere spezzato.
Ma si ha davvero vissuto."

"L'uomo che onora il suo maestro onora se stesso."

"Maestro e allievo camminano fianco a fianco finché la strada non li separa."

"Mi hai liberato, viaggiatore.
Ora va' e libera te stesso."

Fosco Del Nero



Titolo: Il regno proibito (The forbidden kingdom).
Genere: azione, arti marziali, commedia, fantasy, esistenziale.
Regista: Rob Minkoff.
Attori: Michael Angarano, Jackie Chan, Jet Li, Liu Yifei, Collin Chou, Li Bingbing.
Anno: 2008.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

Sta' zitto, non rompere - Francis Veber

Altro film diretto da Francis Veber, dopo i già recensiti La cena dei cretini (1998) e Una top model nel mio letto (2006), entrambe commedie assai brillanti e ben riuscite.

Secondo me, il meglio del regista e sceneggiatore francese, che tuttavia anche con questo Sta' zitto, non rompere dà buona prova di sé, seppur deviando di un poco dal su più abituale canone, la commedia ironica e cinica, eppure venata di buoni sentimenti.

Sta' zitto, non rompere, infatti, tende più verso la comicità vera e propria, con il film che è quasi una lunga sequela di gag, mediamente molto ben riuscite grazie al talento comico dei due protagonisti, Gerard Depardieu e Jean Reno.

Il primo è Ruby (Jean Reno), un uomo tutto d'un pezzo proveniente dagli ambienti malavitosi, con i quali ha un conto in sospeso.

Il secondo è Quentin di Montargis (un nome che non faticherete a ricordare, giacché colui che lo porta, Gerard Depardieu, lo ripete a ogni piè sospinto), un uomo talmente semplice da risultare o imbarazzante o irritante.

La seconda ipotesi è tuttavia la più praticata da coloro che, nel film, hanno la sventura di conoscerlo, dai compagni di cella allo psichiatra della prigione (ci è finito per una rapina a dir poco maldestra, che peraltro è la scena che apre il film).

Che sono un appassionato delle commedie di Francis Veber probabilmente si è capito: molto semplicemente considero di grande qualità l'impronta ironico-umoristica che riesce a dare alle sue storie e ai suoi personaggi (tra l'altro molti attori sono suoi attori di fiducia, da Depardieu, già diretto in La capra, Les compères e Due fuggitivi e mezzo, a Richard Berry, l'avvocato di Una top model nel mio letto, passando per il simpaticissimo Michel Aumont, anche lui visto in Una top model nel mio letto.. ma occorre dire che un po' tutto il cast ricorda questo o quel film francese, compreso anche Il favoloso mondo di Amelie.

Sta' zitto, non rompere, dunque, è un film consigliatissimo.

Fosco Del Nero



Titolo: Sta' zitto, non rompere (Tais-toi - Ruby & Quentin).
Genere: commedia, comico.
Regista: Francis Veber.
Attori: Gérard Depardieu, Jean Reno, Richard Berry, André Dussollier, Leonor Varela, Aurélien Recoing.
Anno: 2003.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 9 luglio 2008

La nona porta - Roman Polanski

La nona porta è un film difficile da inquadrare in un genere preciso: parte come giallo investigativo, si sposta poi sul thriller (di cui però non ha il ritmo serrato), per approdare infine al fantastico esoterico con deboli venature horror.

A ogni modo, si tratta di un film la cui costruzione narrativa è eccellente, e che si districa tra eventi e luoghi (il film è ambientato tra Usa, Portogallo, Spagna e Francia) con disinvoltura e sapienza.

Non a caso, la regia è di Roman Polanski, autore di quello che alcuni considerano il miglior film horror di tutti i tempi (e questo a dispetto de L'esorcista): Rosemary's baby (il quale, giusto per la cronaca, parla di una donna che concepisce e dà alla luce una creatura demoniaca).

I protagonisti di questo La nona porta sono Johnny Depp (un numero ormai infinito di film; tra i tanti cito Il mistero di Sleepy HollowLa maledizione della prima luna e Dark shadows) nei panni del cinico esperto di libri, ed Emmanuelle Seigner (Frantic, Luna di fiele, l'italiano Nirvana) nei panni di... una misteriosa ragazza (interpretazione davvero ottima, affascinante e ambigua nella misura giusta).
Proprio la figura della misteriosa ed enigmatica ragazza interpretata da Emmanuelle Seigner (che peraltro è la moglie del regista) sarà centrale all'interno del film, e accompagnerà il protagonista Dean Corso nelle sue investigazioni.

Investigazioni rivolte a un antico tomo stampato nel 1666 (mentre il film di Polanski è del 1999, ossia i tre numeri girati, per gli appassionati delle coincidenze) e portante il nome di Le nove porte del Regno delle Ombre, scritto da tale Aristide Torchia, un esoterista veneziano poi processato e messo sul rogo dalla Santa Inquisizione per presunta connivenza col diavolo.
Di questo tomo, che servirebbe proprio a evocare il diavolo, rimangono al mondo solo tre copie, una delle quali è in mano a Boris Balkan, un collezionista di antichi libri aventi per oggetto il demonio (presso la cui biblioteca si entra digitando il codice "666").
La nona porta infatti si muove tra collezionismo ed esoterismo, con Dean Corso che sarà sempre più coinvolto nella faccenda, fino a che...

L'evoluzione della storia, come accennato, è coinvolgente e credibile, e anzi lascia in memoria alcuni personaggi particolarmente ben riusciti: dalla misteriosa ragazza (la scena finale di lei con lo sfondo del castello in fiamme è al contempo conturbante e inquietante) ai fratelli Ceniza, dei bibliofili spagnoli.

In chiusura di recensione, un piccolo elenco su qualche contenuto interessante del film: il serpente arrotolato intorno a un albero, ciò che richiama tante cose, dalla kundalini alla scena dell'albero della vita, così come il caduceo, il dna e l'emblema della classe medica; le figure del libro che richiamano in alcuni punti gli arcani dei tarocchi, per esempio l'Eremita o l'Appeso, pur se rivisti con uno stile più ombroso e minaccioso (l'Eremita ha poggiato a terra la lampada della conoscenza, l'Appeso è morto o rischia di morire, etc); una delle succitate figure nella sua versione "falsa" ha le chiavi nella mano destra, mentre nella sua versione "vera" (quella firmata Lucifero e che fa procedere oltre) ha le chiavi nella mano sinistra (la via della mano sinistra è la via dell'ego e delle tenebre); la giovane donna che in diverse occasioni vola e dà prova di padronanza sulla materia, rivelandosi poi essere una sorta di emanazione luciferina (che esulta quando vede che il suo "protetto-iniziato oscuro" palesa segni di violenza e di cattiveria, elementi che infine lo condurranno all'"unione" col lato oscuro); cito anche la frase "Sic luceat lux" ("splenda la luce").

Il finale potrebbe deludere qualcuno e sembrare monco, ma in realtà è perfetto nel suo avvisare lo spettatore sul fatto che alcune vie, per quanto apparentemente allettanti e promettenti, sono in realtà pericolose (non solo la magia nera, ma più in generale la via dell'ego e delle tentazioni del mondo), ciò che peraltro è il consiglio di una delle miniature incluse nel libro oggetto del film.
Il giudizio complessivo su La nona porta è decisamente buono, anche perché il film, oltre a una sceneggiatura interessante (ispirata a un romanzo, Il Club Dumas), vanta anche una fotografia e una colonna sonora di valore. Va però anche detto che il messaggio che veicola (l'adepto che viene indirizzato e poi entra nella porta di luce di Lucifero) è alquanto ambiguo, per non procedere oltre con la disamina, che ci richiederebbe anche l'analisi delle altre opere di Polanski, nonché la sua appartenenza a certi ambienti. Come sempre, noi si prende la parte didatticamente utile e si lascia il resto.

Evidenzio alcune frasi a loro modo interessanti: la prima evidenzia la prospettiva esistenziale delle persone materiali, che ritengono che il mondo sia come son fatte esse stesse; la seconda introduce, seppur a distanza, la questione delle logge segrete e dei loro rituali orgiastici ed invocativi.  

"Ripongo la massima fiducia in lei, signor Corso. Nulla è più affidabile di un uomo la cui lealtà può essere comperata col denaro."

"È solo questione di sesso o... ?"
"Hanno l'illusione che il loro benessere e successo siano dovuti all'appartenenza all'ordine."
"Si riuniscono ancora?"
"Ogni anno."

"Lei non sa in cosa si sta cacciando.
"Ne esca prima che sia troppo tardi."

Fosco Del Nero



Titolo: La nona porta (The ninth gate).
Genere: fantastico, esoterico, thriller, giallo.
Regista: Roman Polanski.
Attori: Johnny Depp, Emmanuelle Seigner, Frank Langella, Lena Olin, James Russo, Barbara Jefford, Jack Taylor, José Lopez Rodero, Tony Amoni, Willy Holt, Allen Garfield, Jacques Dacqmine.
Anno: 1999.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 7 luglio 2008

Ghostbusters - Ivan Reitman

Ecco uno dei miei film preferiti di sempre: Ghostbusters. Raramente, infatti, ho visto film al contempo originali, divertenti, ben recitati e con una dose di umorismo così coinvolgente.

Certo, il fatto che il film abbia ormai ben 24 anni lo rende un poco datato, specialmente dal punto di vista degli effetti speciali, ma si tratta di un ostacolo visivo di ben scarsa forza, di fronte a un prodotto come detto così originale e ben riuscito (un esempio similare è Labyrinth, del 1986: effetti speciali grezzi ma grande forza evocativa del film, per quanto di genere assai differente).

La regia di Ghostbusters è di Ivan Reitman, anche se più decisivo sembra il ruolo degli sceneggiatori Dan Aykroyd e Harold Ramis, che poi non sono altri che gli acchiappafantasmi Raymond Stantz e Egon Spengler.

Così come decisivo pare anche Bill Murray (Peter Venkman), attore dalla spiccata verve brillante-comica e grande improvvisatore di battute (non a caso, nel film quelle più efficaci spettano proprio a lui, molte delle quali si dice improvvisate da lui stesso durante le riprese).

Tra l'altro questi tre personaggi sono protagonisti di altre due pellicole cui sono molto affezionato: The Blues Brothers (Dan Aykroyd, con Joe Belushi che avrebbe dovuto prendere parte anche a questo film se non fosse nel frattempo morto) e Ricomincio da capo (diretto da Harold Ramis e con Bill Murray protagonista).
E giacché ci sono cito anche Sigourney Weaver, protagonista dello spettacolare e storico film horror Alien.

Per quei pochi essere umani dai 15 ai 70 anni che ancora non conoscessero la trama di Ghostbusters, eccola qua: Peter, Ray e Egon sono tre bizzarri scienziati che lavorano all'università di New York facendo esperimenti altrettanto bizzarri.
Un bel giorno, però, sono da essa cacciati, e allora decidono di mettersi in privato, incoraggiati dal fatto di aver scoperto un metodo di immagazzinamento delle presenze di natura psicocinetica (i fantasmi).
Complice un deciso aumento di tali presenze nell'area di New York, essi hanno un grande successo, e il pubblico si divide subito in fan e critici.
Fino a che...

Ghostbusters è ormai storia del del cinema, grazie al suo profilo innovativo e molte scene semplicemente mitiche.
La stessa sigla di apertura è ormai universalmente conosciuta.

Inoltre, per gli appassionati di tali discipline, il film propone, per quanto molto en passant, alcune tematiche di frontiera (diciamo così): energie invisibili, possessione energetica, entità sottili, pratiche esoteriche, manifestazione immediata, edifici costruiti con principi energetici, antiche divinità sumere, simboli di piramidi, etc.

Il mio giudizio è dunque ottimo, e non potrebbe essere altrimenti, giacché avrò visto questo film dalle quindici alle venti volte.
Chiude il trailer originale.

Fosco Del Nero



Titolo: Ghostbusters (Ghostbusters).
Genere: fantascienza, commedia, fantastico.
Regista: Ivan Reitman.
Attori: Dan Aykroyd, Sigourney Weaver, Bill Murray, Harold Ramis, Rick Moranis, Ernie Hudson, Annie Potts.
Anno: 1984.
Voto: 9.
Dove lo trovi: qui.


domenica 6 luglio 2008

L'uomo perfetto - Luca Lucini

Molto spesso, sono sincero, il cinema italiano pare di un livello desolatamente basso, oscillante tra lo squallore e la banalità.
Tuttavia, a ben guardare, qualche prodotto di buona qualità c'é: per esempio, da poco ho recensito N - Io e Napoleone di Virzì.

Se tuttavia Virzì già da tempo si era segnalato per la bontà dei suoi film (in cima alla lista l'eccellente Ovosodo), il regista di cui ci occupiamo oggi, Luca Lucini, non aveva certo dato gran prova di sé, posto che egli è il genio dietro alla macchina da presa che ha confezionato quel capolavoro di Tre metri sopra il cielo.

Ebbene, come si può passare dall'elogio della banalità e del qualunquismo a un'opera divertente e spesso venata da un bell'umorismo?
Io non lo so, ma voi chiedetelo pure a Lucini, giacché ha diretto prima l'uno e poi l'altra (la seconda sarebbe L'uomo perfetto).

Tra l'altro, con il medesimo protagonista, Riccardo Scamarcio, che curiosamente deve la sua fama al prodotto pessimo e non a quello buono.
Ma magari mi sbaglio io e Tre metri sopra il cielo è il Colazione da Tiffany dei tempi d'oggi.

Tornando a Scamarcio, devo dire che in questo film mi è piaciuto, come mi sono piaciute le due interpreti principali: Francesca Inaudi, astro nascente del cinema italiano e guarda caso presente anche nell'appena citato N - Io e Napoleone, e Gabriella Pession, già vista in Fuochi d'artificio di Pieraccioni, oltre che in varie fiction.

Meno convincente invece il quarto del quartetto, Giampaolo Morelli, che peraltro mi ricorda in modo inquietante Fabio De Luigi (Mai dire gol e varie altre cose).

Ma veniamo alla storia di questo L'uomo perfetto: Maria (Gabriella Pession), Lucia (Francesca Inaudi) e Paolo (Giampaolo Morelli) sono tre amici d'infanzia, ritrovatisi poi da adulti.
Con la differenza che, mentre da piccoli Lucia e Paolo erano molto affiatati, da grandi l'uomo se lo è conquistato Maria, ragazza attraente, spigliata e anche un po' invadente, tanto che i due annunciano il loro matrimonio.

Lucia, allora, da sempre la più introversa e meno appariscente tra le due (benché dotata, da adulta, di una bellezza diversa) pensa bene di mandare all'aria il matrimonio in modo da accaparrarsi Paolo.
Assume quindi l'aitante e affascinante Antonio (Riccardo Scamarcio), un attore, perché conquisti Maria e metta in crisi il suo rapporto col fidanzato Paolo (avete seguito tutto?).

Inizia da qui una sorta di commedia degli equivoci, perché:
1. Ovviamente Maria non sa del piano di Lucia.
2. Non ne sa niente neanche Paolo, che nel mentre è indeciso tra Maria e Lucia.
3. Antonio non sa che Maria è prossima al matrimonio.
4. La stessa Lucia è molto confusa sul da farsi.

L'uomo perfetto è gradevole e scorre via con grande leggerezza, con il climax ascendente della confusione tra i protagonisti che si raggiunge quando i quattro si ritrovano allo stesso tavolo di un ristorante, ma ognuno ignorando qualcosa di quanto sta succedendo.
Occorre dire pure che l'evoluzione degli eventi è tutto sommato prevedibile, ma comunque è ben recitata e, come detto, assai piacevole.

Simpatica anche la scena post-fine del film, che fa due belle cose in una. La prima è inscenare una pubblicità che si riferisce alla trama del film; la seconda è proporre una frase dal valore esistenziale, pur se inserita in un contesto umoristico:
"Ho imparato ad amare.
Ho imparato che nella vita non importa dove arrivi, ma la strada che percorri.
Ho imparato che la parte migliore che puoi recitare è quella di te stesso".

Fosco Del Nero



Titolo: L'uomo perfetto (L'uomo perfetto).
Genere: commedia, sentimentale.
Regista: Luca Lucini.
Attori: Francesca Inaudi, Riccardo Scamarcio, Gabriella Pession, Giampaolo Morelli, Giuseppe Battiston, Maria Chiara Augenti, Paolo Pierobon, Giampiero Judica.
Anno: 2005.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

sabato 5 luglio 2008

Jeff Dunham - Melvin



Quarto appuntamento con Jeff Dunham e con i suoi divertentissimi pupazzi. Dopo Achmed, Walter e Peanut, è ora il turno del supereroe Melvin.


Buona visione!

Fosco Del Nero

venerdì 4 luglio 2008

Devilman - Hiroyuki Nasu

Suppongo che il fumetto Devilman sia conosciuto almeno di fama da chiunque dai 20 ai 60 anni.
Per under e over dirò che si tratta di un manga storico, a firma di Go Nagai, pubblicato negli anni "70 ma importato in Italia solo nel 1991.

Ecco la trama di Devilman:, perlomeno del film del 2004 diretto da Hiroyuki Nasu, mentre il manga e l'anime originari hanno ciascuno una storia piuttosto diversa: Akira è un ragazzo orfano, che ha perso i genitori in un incidente stradale e che è stato cresciuto dai vicini di casa. Amico intimo di Akira è Ryo, un ragazzo strano, cinico e introverso.
Proprio Ryo sconvolgerà la vita di Akira, rivelandogli la scoperta che suo padre, un noto archeologo, ha pagato con la vita: ricercando una fonte di energia alternativa nei ghiacci del polo sud, gli scienziati hanno invece trovato una forma di vita intelligente... tanto intelligente quanto pericolosa: i demoni.
Essi possono invadere il corpo degli uomini, abitandolo in vece dell'ospite originale, che di fatto scompare.
Inizia così una sorta di invasione della Terra, che si propaga man mano, con il Giappone triste protagonista e con protagonista lo stesso Akira, invaso dal potente spirito di Amon, ma tuttavia rimasto almeno parzialmente umano, grazie anche all'affetto che nutre per Miki, la figlia di coloro che lo hanno cresciuto.

E' doveroso sottolineare alcuni punti.

Primo, questo film presenta grandi diversità rispetto alla storia originale, tanto da non essere stato apprezzato dai fan più intransigenti.
In breve, parte della visionarietà dell'originale di Go Nagai, comprensiva dei momenti più distorti, della sessualità ambigua dei demoni e di alcuni personaggi (Ryo per esempio), del senso di sensualità che serpeggiava nell'opera originale, più affascinante e inquietante, è andata perduta, lasciando il posto a un film più violento che inquietante, per certi versi più edulcorato (anche se sembra strano dirlo per una storia che propone molta violenza visiva ed emotiva).
Molti fan di Nagai, infatti, hanno stroncato senza pietà il film Devilman.

Secondo, la fotografia è splendida, come belli sono molti degli effetti speciali (anche se pure in tal caso i fan hanno avuto da ridire: per esempio, sul fatto che Akira, dopo essersi trasformato in Devilman, torna subito umano o semi-umano).

Altro punto da sottolineare, il già accennato alto tasso di violenza, sia fisica (molti omicidi, molto sangue, molto splatter) che morale (per esempio, il film si apre con il tipico bullismo scolastico nipponico).

Ancora, alla violenza procede parallelo il dramma, posto che Devilman è una storia molto triste: demoni e uomini si rivelano ugualmente malvagi (anzi, gli uomini più dei demoni), e l'unica ancora di salvezza, l'amore tra Akira e Miki, viene brutalmente annichilita.
Il finale è ugualmente triste.

Globalmente, a me il film non è dispiaciuto: se lo si giudica indipendentemente dal fumetto che lo ha ispirato, esso può senz'altro appassionare lo spettatore, nonostante qualche ingenuità (qualcuna stilistica, qualcuna culturale secondo la visione dello spettatore occidentale).

Qualora, invece, si voglia introdurre per forza il paragone... beh, diciamo solo che il confronto tra l'opera originale narrata (libro o fumetto che sia) e quella seguente filmica raramente vede quest'ultima all'altezza.

Fosco Del Nero



Titolo: Devilman (Debiruman).
Genere: fantastico, fantascienza, drammatico.
Regista: Hiroyuki Nasu.
Attori: Hisato Izaki, Yusuke Izaki, Ayana Sakai, Asuka Shibuya, Ryudo Uzaki, Yoko Aki, Ai Tominaga, Bob Sapp.
Anno: 2004.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

Il mondo dall'altra parte