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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

venerdì 28 novembre 2008

Il sorpasso - Dino Risi

Il film che recensisco oggi è un classico del cinema italiano, che tuttavia non avevo mai visto, conoscendolo solamente di nome: Il sorpasso di Dino Risi, film girato nel lontano 1962.

Ebbene, si tratta di un film eccellente, per quanto di non facile classificazione.

Sin da subito si nota la spigliatezza della commedia, con un Vittorio Gassman in gran forma.
Altrettanto subito, però, si avverte una forte componente psicologica, ben rappresentata sia dal raffronto tra i due protagonisti Bruno Cortona (Vittorio Gassman) e Roberto Mariani (Jean-Louis Trintignant) sia dal dialogo interno di quest’ultimo, che spesso viene fatto sentire allo spettatore.

A tali due variabili se ne aggiungono altre due, ugualmente forti.
Da un lato l’affresco sociale dedicato all’Italia di allora, in pieno miracolo economico e vista con occhi ironici e a tratti persino sarcastici.
Dall’altro, la vocazione da road movie, diremmo col senno di poi, posto che Il sorpasso dipana la sua storia e i suoi avvenimenti tra strade e automobili.

Quello che emerge è un film brillante e coinvolgente, nonostante di fatto non succeda nulla di rilevante sino al suo finale.

Ad ogni modo, ecco in breve la trama de Il sorpasso: Bruno, quarantenne spigliato ma irresponsabile, conosce per caso Roberto, giovane studente di giurisprudenza.
Tra una cosa e l’altra, il primo trascina il secondo in un viaggio per le strade di Lazio e Toscana, tra ristoranti, parenti, ex mogli e figlie (Lilly, la figlia adolescente di Bruno, interpretata da Catherine Spaak).
Bruno apprezza Roberto perché un bravo ragazzo con la testa sulle spalle (simbolo dell’Italia piccolo borghese che lavora e che non ha grilli per la testa), mentre Roberto ammira Bruno per il suo essere vivace e disinvolto (simbolo dell’Italia faccendiera e arraffona).

Il sorpasso è un film bellissimo a mio avviso, che vi consiglio caldamente se ancora non lo avete visto… solo il finale non mi è piaciuto, anche per le implicazioni psicologico-moralistiche che sembra avere (le cose vanno male se uno ha il coraggio di rischiare, ossia Bruno, o se uno cerca di cambiare se stesso, ossia Roberto? Pare la seconda, visto che a farne le spese è il secondo... ma entrambi i messaggi sono limitanti).

Finale a parte, rimane l'eccellente opera di Dino Risi, bella tanto come opera cinematografica quanto come affresco dell'Italia di quegli anni.

Fosco Del Nero



Titolo: Il sorpasso (Il sorpasso).
Genere: commedia, drammatico.
Regista: Dino Risi.
Attori: Vittorio Gassman, Jean-Louis Trintignant, Catherine Spaak, Linda Sini, Luciana Angiolillo, Claudio Gora, Barbara Simon, Lilly Darelli, Franca Poleselo.
Anno: 1962.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.

martedì 25 novembre 2008

Le nozze di Muriel - P.J. Hogan

Muriel Heslop è una giovane ragazza che vive in una cittadina della costa sudorientale dell’Australia, Porpoise spit.

La sua vita è una tragedia vivente: i familiari la disprezzano (soprattutto il padre Bill, uomo politico), le sue amiche la disprezzano, i ragazzi la disprezzano… e la cosa peggiore è che si disprezza essa stessa.
L’unica sua passione sono gli Abba, che ascolta in continuazione chiusa in camera sua, fantasticando di una futura vita futura, di un matrimonio, etc…
Insomma, Muriel è una 21enne patetica, come i primi trenta secondi del film lasciano abbondantemente capire.

Anzi, la sensazione di fastidio è immediata e forte, dato che non apprezzo particolarmente i personaggi fantozziani, e ancor meno coloro che si approfittano di loro… e Muriel pare una calamita per questo tipo di persone.

Durante una vacanza, però, Muriel incontra una vecchia compagna di scuola, Rhonda, ragazza vivace e impertinente, che le cambierà letteralmente la vita, con le due che si trasferiscono a Sydney.

Ecco il commento: Le nozze di Muriel è un film che vale veramente poco.

Non è un comico e non fa ridere, non è sufficientemente profondo da essere un buon film drammatico, non propone attori di classe (tra tutti, si salva il solo personaggio di Rhonda), non ha la stoffa del film sociologico, non ha spunti innovativi dal punto di vista della fotografia o del montaggio…

Insomma, Le nozze di Muriel naviga nella più completa mediocrità, e per di più pure il suo personaggio principale non conquista simpatie, e anzi dà l’idea di meritarsi ciò che gli capita, un po’ per la sua dabbenaggine e un po’ per il suo atteggiamento falso e manipolatorio.

In definitiva, a meno che non siate reduci da un olocausto nucleare dopo il quale si è salvato solo questo film, vedetevi qualcos’altro.

Fosco Del Nero



Titolo: Le nozze di Muriel (Muriel's wedding).
Genere: commedia, drammatico.
Regista: P. J. Hogan.
Attori: Toni Collette, Rachel Griffits, Jeanie Drynan, Bill Hunter, Matt Day, Gennie Nevinson Pippa Grandison, Rosalind Hammond, Chris Haywood, Belinda Jarrett.
Anno: 1995.
Voto: 4.
Dove lo trovi: qui.

sabato 22 novembre 2008

30 giorni di buio - David Slade

30 giorni di buio, film girato nel 2007 da David Slade, è un discreto horror, che presenta alcuni elementi di buon livello, ma che è viceversa limitato da altri.

Le prime considerazioni sono negative:
- il film fa fin da subito e spesso ricorso ai classici “rumori da horror”, utili a far sobbalzare lo spettatore sulla poltrona non per la tensione del momento, ma per il semplice volume troppo alto. Questi sono un sintomo di film di bassa qualità, che tenta di sostituire la paura vera e propria con tale basso succedaneo,
- i mostri compaiono subito, appena diciotto minuti dopo l’inizio del film… troppo presto in un film di circa due ore.

Altro punto negativo: tali mostri sono degli zombie-vampiri: o meglio, hanno l’aspetto di zombie, ma in realtà sono dei vampiri.
Ora, entrambi i temi, zombie e vampiri, sono stati abbondantemente trattati dalla letteratura e dalla cinematografia: il risultato, inevitabile, è che se un nuovo libro o film non propone delle innovazioni veramente significative, è destinato a rimanere nell’oblio della mediocrità.

30 giorni di buio non è tuttavia un film proprio pessimo, dato che propone anche qualcosa di buono.

La fotografia per esempio è ottima, unita a un’ambientazione veramente originale (l’Alaska del nord, e precisamente un paesello di poche anime nel quale durante l’inverno si hanno trenta giorni ininterrotti di buio, da cui il titolo).

La storia inoltre è abbastanza coinvolgente, in pieno stile buoni contro cattivi, bene contro male.,
Anche il finale è discretamente coraggioso e innovativo, per quanto lasci qualche dubbio sulla coerenza interna della trama.

E, a proposito di dubbi sulla coerenza interna della storia, in 30 giorni di buio vi sono altri punti "bizzarri": per esempio, i vampiri, in quanto tali, hanno paura della luce, e difatti boicottano il paese non in prima persona (quando ancora i 30 giorni di buio non sono arrivati), ma tramite l’aiuto di un uomo squilibrato.
Infatti, quando vengono illuminati da una potente luce al neon, si ustionano all’istante…

… eppure danno fuoco all’intero villaggio, generando un incendio di enormi proporzioni, rimanendo a breve distanza e senza accusare alcun male!

Quindi la luce artificiale fa loro male, ma quella reale del fuoco no?
Dei vampiri molto moderni, non c’è che dire.

Insomma, 30 giorni di buio è un film decente, con qualche buon elemento, ma anche dei notevoli difetti: guardatelo solo se siete degli appassionati sfegatati del genere horror, delle tematiche vampiresche o di questo o quell'attore (ad esempio Josh Hartnett, molto apprezzato dalle signorine).

Fosco Del Nero



Titolo: 30 giorni di buio (30 days of night).
Genere: horror.
Regista: David Slade.
Attori: Josh Hartnett, Melissa George, Ben Foster, Danny Huston, Mark Rendall, Mark Boone Jr., Amber Sainsbury, Megan Franich, Manu Bennett, Joel Tobeck.
Anno: 2007.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 19 novembre 2008

Tutta la vita davanti - Paolo Virzì

Sono un grande estimatore di Paolo Virzì da quando vidi, ormai tanti anni fa, il suo bellissimo Ovosodo, secondo me uno dei migliori film italiani di sempre.

Da allora, in omaggio alla mia filosofia “cerca le opere dei migliori” mi sono visto diversi suoi film, tra cui il recente N - Io e Napoleone, che ho recensito da poco.

Con questo spirito ho guardato anche Tutta la vita davanti, film con cui Virzì esplora il mondo del precariato lavorativo, dei call center e delle vendite telefoniche.
Un tema un poco spinoso…

E forse proprio l’argomento sensibile ha deviato la naturale brillantezza del regista, contaminandola nello sforzo di rendere il film non offensivo per questa o per quella categoria.

Intendiamoci, la mano di Virzì si vede, e Tutta la vita davanti è a tratti divertente e gustoso, mentre in altri tratti fa riflettere secondo lo stile agro-dolce del regista, però… però...

Ecco la storia: Marta (Isabella Ragonese) è una brillante laureata in filosofia, la quale non trova un lavoro che uno nel suo ramo di studi.
Presa dallo sconforto, prima si offre come baby sitter, e poi comincia a lavorare presso il call center in cui lavora anche Sonia (Micaela Ramazzotti), la mamma della bambina.
L’ambiente del call center è un miscuglio tra delirio di onnipotenza e relazioni umane ipocrite e invidiose: in esso la fanno da padroni Claudio (Massimo Ghini) e Daniela (Sabrina Ferilli).

Il call center è suddiviso in management, telefoniste (tutte ragazze) e venditori (tutti ragazzi).
Tra questi Lucio 2 (Elio Germano, ottimo protagonista di N - Io e Napoleone), tipico venditore affettato e orientato all’obiettivo.
Nel call center Marta si troverà inaspettatamente bene, tanto da risultare una delle migliori telefoniste (in un trionfo di premi, nomination, licenziamenti pubblici che ricorda molto il Grande Fratello, non a caso citato nel film), nonché da finire sul taccuino di Daniela e Claudio, due personaggi apparentemente molto forti ma che non tarderanno a manifestare i loro punti deboli.

E forse è proprio questo il punto debole di Tutta la vita davanti: si basa tutto su luoghi comuni, che, per carità, troveranno anche una qualche corrispondenza nella realtà delle cose (una corrispondenza ben triste), ma che sono descritti come dei cliché assolutamente smaccati.

Ecco che la laurea in filosofia non serve e si finisce nel call center, ecco che le telefoniste del call center sono subdole e menzognere, ecco che i venditori sono disposti a tutto per denaro e successo, ecco che il manager d’azienda è un uomo di successo ma con molti scheletri nell’armadio, idem per la capo-telefonista, la quale addirittura vanta una vera doppia personalità, ecco che il sindacalista (Valerio Mastandrea) sembra tanto un bravo ragazzo ma pure lui si fa i suoi porci comodi, ecco che la bella ragazza che ha difficoltà con i soldi pensa di prostituirsi, etc…

Insomma, la storia c’è, gli attori pure, gli spunti anche… ma il modo in cui tutto è stato affrontato a mio avviso diminuisce il valore del film fino a una semplice sufficienza. Non c'è tanto un affresco sociale, quanto una storia fatta di personaggetti e macchiette.

Fosco Del Nero



Titolo: Tutta la vita davanti (Tutta la vita davanti).
Genere: commedia, drammatico.
Regista: Paolo Virzì.
Attori: Isabella Ragonese, Sabrina Ferilli, Valerio Mastandrea, Elio Germano, Massimo Ghini, Micaela Ramazzotti, Claudio Fragasso, Elena Arvigo.
Anno: 2008.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

domenica 16 novembre 2008

Il pasto nudo - David Cronenberg

Il pasto nudo è un film più contorto e ambiguo di quanto non lo sia Existenz (entrambi ovviamente diretti dal regista David Cronenberg) e, per chi non lo sapesse, già Existenz lo è parecchio…

Ma, d’altronde, Cronenberg ha fatto della bizzarria e dell’ambiguità i suoi marchi di fabbrica, elementi accompagnati da una certa visionarietà di fondo, che attribuisce ai suoi film un sapore decisamente onirico e surreale.

Sapore che in Il pasto nudo è ancor più speziato dai numerosi spunti introdotti dal regista, spunti spesso delicati e controversi.
Come la sessualità, cui Cronenberg accenna spesso, per quanto in forma metaforica, e in particolare l’omosessualità, che in questo film è affrontata, seppur in modo originale e ambiguo come il resto della pellicola.

Ma nell’elenco delle “materie” trattate da Il pasto nudo vanno aggiunti anche la politica, la droga, la violenza, gli interessi economici, la scrittura, gli insetti (già, proprio gli insetti, che peraltro si mischieranno alla scrittura in modo assai innovativo), i tradimenti e i doppi giochi.

Insomma, di carne al fuoco ce n’è tanta, tanto che spesso si ha la sensazione di perdere le fila del discorso, soprattutto a causa di una prima parte del film un po’ criptica e ostica… in cui si vede il protagonista Bill Lee (Peter Weller), uno scrittore tossicomane che si guadagna da vivere come disinfestatore di scarafaggi, scappare da New York dopo aver ucciso per sbaglio sua moglie e andare a vivere nell’Interzona, un non meglio precisato luogo del Nord Africa, in cui egli farà da agente segreto per una misteriosa associazione che annovera tra le proprie fila esseri alieni e macchine da scrivere che la notte si trasformano in scarafaggi giganti… e non vi ho detto che una piccola parte del film, il quale peraltro finisce nel paese di Annexia, parola che nel suono ricorda molto il termine "amnesia" (o quantomeno la pronuncia inglese del termine latino).

Questo è lo stile cinematografico e narrativo di David Cronenberg: prendere o lasciare.
Per me, Il pasto nudo è un buon film, anche se inferiore al capolavoro Existenz.

Preciso peraltro che il film prende spunto dal romanzo Pasto nudo di William S. Burroughs, scritto non a caso a Tangeri, nel Marocco; gli episodi dell'uccisione involontaria della moglie e del libro scritto sotto l'effetto di droghe son eventi reali della vita dello scrittore, soccorso dagli amici e colleghi Allen Ginsberg e Jack Kerouac.
In effetti tutto il film è una sorta di ricostruzione personale degli eventi vissuti a volte in modo lucido ma più spesso sotto l'effetto di stupefacenti, in una sorta di cronistoria semi-fittizia.

In chiusura, segnalo alcune citazioni tratte dal film, che ne evidenziano anche una certa componente introspettivo-esistenziale (a cominciare dal solito dilemma tra veglia e sonno presente nelle opere di Cronenberg).

"Niente è reale, tutto è permesso."

"Non ci sono incidenti."

"Saprai che cosa fare quando verrà il momento."

"Devi avere fede."

"Svegliati."

Fosco Del Nero



Titolo: Il pasto nudo (Naked lunch).
Genere: surreale, fantastico, drammatico.
Regista: David Cronenberg.
Attori: Peter Weller, Judy Davis, Ian Holm, Monique Mercure, Julian Sands, Roy Scheider, Michael Zelniker, Joseph Scoren, Robert A. Silverman.
Anno: 1991.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

martedì 11 novembre 2008

Teeth - Denti - Mitchell Lichtenstein

Teeth - Denti, film scandalo girato nel 2007 dal regista Mitchell Lichtenstein, è un film ben strano.

A partire dal genere, miscuglio di commedia, sentimentale, comico, drammatico e persino splatter (ci sono diverse scene davvero poco piacevoli alla vista).

Per chi ancora non ne avesse sentito parlare o avesse visto l’assai esplicativo trailer, Teeth - Denti prende le mosse da un antico mito, quella della “vagina dentata”, strumento di autodifesa femminile contro il cattivo genere maschile…

Solo un mito?

Non in questo film, in cui la protagonista, Dawn (Jess Weixler), guarda caso è dotata proprio di tale prezioso strumento, come peraltro anticipano trailer, titolo e scena introduttiva, in cui il primo della lista a farne le spese è il bambino fratellastro, che, mettendo le mani dove non deve, ne ricava un dito mezzo mozzato.
La scena poi riprende con Dawn adolescente e promotrice del comitato scolastico per la castità. Fatto per cui è oggetto continuo di prese in giro e avance (si, perché Dawn è piuttosto carina, in fin dei conti).

Da subito in Teeth - Denti emerge una critica assai poco velata per la middle class americana, puritana e di facciata.
Lo stesso voto di verginità di Dawn viene presto mandato in soffitta, mentre la ragazza, invaghitasi del compagno di scuola Tobey, si apparta con lui in una specie di "laguna blu"… dove verranno resi manifesti sia le intenzioni di lui che i "superpoteri" di lei.
Superpoteri che Dawn userà per diventare una sorta di giustiziere della vigliaccheria maschile.

Il film, come detto, sta a metà tra surreale, splatter e drammatico.

Il primo punto è relativo alla stessa natura del film, con la trama che peraltro è affrontata in modo decisamente leggero, cosa che le conferisce un tono da commedia a dispetto degli eventi al contrario piuttosto seri e intensi.

Il secondo è relativo alle numerose scene di sangue, per le quali se ne sconsiglia la visione al pubblico più sensibile… soprattutto a quello maschile.

Il terzo al messaggio che, tra una battuta e un’amputazione, fa da sfondo alla storia: gli uomini sono cattivi e i valori morali non esistono (o sono andati in soffitta pure loro…).

Insomma, Teeth - Denti è un film originale e curioso, ma non va oltre questo.

Fosco Del Nero



Titolo: Teeth - Denti (Teeth).
Genere: commedia, drammatico, grottesco.
Regista: Mitchell Lichtenstein.
Attori: Jess Weixler, John Heinsley, Josh Pais, Hale Appleman, Lenny von Dolen.
Anno: 2007.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 7 novembre 2008

Harry Potter e l’Ordine della Fenice - David Yates

Credo di essere incapace di dare un voto negativo a qualunque prodotto il cui nome inizi con "Harry Potter".

Ok, la Rowling è stata accusata di plagio (rispetto al capolavoro di Orson Scott Card, Il gioco di Ender); ok, spesso i film non reggono il confronto con i libri che li hanno ispirati; ok, questo stesso film in alcuni tratti è semplicisticamente riduttivo… ma nei libri e nei film di Harry Potter si respira un’aria magica, e non a caso la saga ha avuto un successo planetario senza precedenti.

Ad ogni modo, andiamo con ordine: Harry Potter e l’Ordine della Fenice è il quinto capitolo della serie, e questo film è stato diretto da David Yates (a cui la Warner Bros ha affidato anche la regia del sesto episodio, Harry Potter e il Principe Mezzosangue, che dovrebbe uscire il prossimo mese).

Così come accaduto per i romanzi, anche i film di Harry Potter sono maturati insieme ai loro spettatori, facendosi man mano più adulti e più forti nei contenuti.
La stessa scena iniziale, con Harry che prima battibecca col cugino Dudley e poi lo salva dall’attacco di due dissennatori, evidenzia il diverso tenore dai primi film.
E questo non solo nelle atmosfere della storia, ma anche nello stile grafico, fattosi più ruvido e cupo.

La trama di Harry Potter e l’Ordine della Fenice è appassionante, con Harry prima al centro di un processo diretto dal ministro della magia Cornelius Caramell, desideroso di screditare sia Harry sia Albus Silente e poi alle prese con l’ottusità del ministero stesso e in particolare di Dolores Umbridge, letteralmente uno dei personaggi più odiosi della storia del letteratura e del cinema.

Segue, e ormai è un cliché, l’ennesimo incontro con Voldemort, per la prima volta visto duellare con Silente... e soprattutto visto non dal solo Harry ma da un ampio numero di persone.

Se il giudizio su Harry Potter e l’Ordine della Fenice è globalmente buono, e anzi in esso vi sono momenti di tensione e di spettacolarizzazione assenti negli episodi precedenti, non mancano anche stavolta le numerose omissioni rispetto al testo originario, forse inevitabili a causa della ricchezza di spunti del romanzo.
Anche se, a dirla tutta, le differenza sono forse troppe, e io credo che le storie vadano mantenute il più possibile simili alle originali.

Se il film guadagna azione e dinamismo rispetto ai suoi predecessori, perde invece in colori ed umorismo,  in questa storia praticamente assente. E' inoltre stato dedicato davvero poco spazio alle relazioni interpersonali, sentimentali in primis, per cui il regista non sembra essere affatto portato.

Sono scelte, e certamente è stato scelto Yates per dare un taglio più maturo e serio, se non proprio drammatico-horrorifico, all'ultima parte della saga.
Nel complesso, comunque, Harry Potter e l’Ordine della Fenice è un buon film; a mio avviso di qualità inferiore a quella dei tre che lo hanno preceduto, ma comunque ancora di buon livello.

Fosco Del Nero


ADDENDUM del 25/08/20: questo addendum sarà ancora più lungo rispetto agli altri che lo hanno preceduto, dal momento che il film porta numerosi spunti ed elementi affini con il periodo storico che stiamo vivendo in questo momento.

Il film inizia subito con due dissennatori: ritorna dunque l'elemento del dissennatori-volador che attaccano l'essere umano per nutrirsene; è il medesimo mito dei vampiri, ma su base eterico-spirituale piuttosto che fisico-materiale.

La seconda cosa interessante da notare è lo zio di Harry, il babbano per eccellenza, ossia colui che non capisce niente per eccellenza, l'emblema dell'essere umano contemporaneo ottuso e meschino... e lo è anche nel corpo, giacché evidentemente è qualcuno che non ha avuto rispetto per il proprio corpo, che non conosce le leggi della natura e della vita e che riflette tale sua ignoranza all'esterno: nessuna conoscenza, nessuna disciplina, nessuna padronanza, nessun rispetto.
Il casting di Harry Potter è stato eccellente fin dai primi episodi.

Terza cosa da notare: iniziano a vedersi i primi prodromi di un regime. Falsità sui giornali, disinformazione, processi a innocenti.
Tale elemento aumenterà di tono man mano: politica, informazione giornalistica, lobby varie... tutte tese ad affermare ai quattro venti, a reti unificate, le loro menzogne, utili a portare avanti una certa agenda.
Viceversa, chi afferma qualcosa di opposto, ossia chi afferma il vero, viene screditato in automatico e a più riprese. Vi ricorda niente?

Altro elemento interessante del film: la storia si ripete. In passato c'è stata una guerra civile, col rischio di una dittatura feroce... e di nuovo si presentano i medesimi fatti, segno che la lezione non è stata appresa.
Anche questo elemento è molto attuale, in relazione ai tempi che corrono.

Proseguiamo con la figura irritante, prepotente, menzognera, vigliacca, psichicamente e fisicamente violenta, di Dolores Umbridge, la quale ricorda moltissimo i politici, i giornalisti e i personaggi pubblici contemporanei, nella loro supponente e arrogante falsità.
Harry dice, a qualcuno che gli sta dando del bugiardo: "Ti conviene leggere Il profeta, come la tua stupida mamma: ti dirà quello che devi sapere".
All'interno del film, Harry si sta evidentemente riferendo alle falsità giornalistiche.
All'esterno del film, va notato che il giornale in verità si chiama La gazzetta del profeta, mentre Il profeta è il famoso libro spirituale di Kahlil Gibran. Ho controllato e anche nella versione inglese del film non viene nominato il nome intero del giornale, ma solo la versione abbreviata, che coincide col noto testo spirituale. Magari questa è una coincidenza, ma una coincidenza interessante.
La questione delle falsità della stampa di regime rimane invece inalterata.

Il personaggio di Dolores Umbridge, inoltre, rappresenta perfettamente, oltre che l'arrogante disinformazione pubblica attuale, anche quella specie di finto buonismo imperante nei tempi contemporanei: si veste di rosa, ha decine di immagini di gattini nel suo ufficio, parla con un tono apparentemente dolce, fa finta di essere premurosa... però si vede bene che è tutto finto e che sta mentendo...
... esattamente come i personaggi pubblici attuali che essa rappresenta (ripeto: politici, giornalisti, personaggi pubblici, presunti virologi, etc).
Dice Luna, un personaggio non a caso legato, nel film, alla verità, alla dolcezza ("Lovegood") e all'informazione libera (il padre gestisce l'unico giornale non di regime): "Se io fossi Tusaichi, vorrei che ti sentissi tagliato fuori da tutti gli altri, perché se tu sei da solo, non sei una grande minaccia".
Questo è esattamente il paradigma informativo, anzi disinformativo, della stampa e della televisione attuali. Chi non se ne rende conto non ci vede.

A un certo punto, Dolores Umbridge viene nominata "Inquisitore Supremo", ossia colui che decide cosa è vero, cosa è falso, chi può andare in giro, chi no, chi può parlare, chi deve essere premiato o punito, chi organizza le ronde per individuare i dissidenti, etc.
E' la fase ulteriore del regime, quella a cui non siamo ancora arrivati ma che è in programma (sperando che non ci si arrivi, ovviamente, ma il programma è questo): libertà ancora più limitate, diritto di parola negato, arresti e punizioni, e via discorrendo.
Non a caso, nel film seguono menzogne giornalistiche sempre più spudorate, che letteralmente distorcono la realtà, al fine di orientare l'opinione pubblica e permettere al regime di continuare ad avanzare. Idem come sopra.

La censura non si abbatte solo su coloro che sono destinatari dell'informazione e dell'istruzione, ma agisce anche e soprattutto sui professionisti intermediari: nel film sono gli insegnanti, nella nostra realtà sono gli insegnanti, i dottori, i giornalisti, le forze dell'ordine, etc.
Nel film, qualche insegnante è mandato via, qualcuno è maltrattato, e comunque tutti vengono "messi in riga".
Idem come sopra: ci siamo in mezzo.

Quelli che si allineano facilmente al regime crescente chi sono?
Sono i repressi e i violenti: sono i controllori-delatori in stile Gazza, sono le persone malevoli come Draco e i suoi amici.
I due personaggi più libertari di tutti, i gemelli Winsley, viceversa, si ribellano e sbeffeggiano il sistema... uscendone in qualche modo.
Peraltro, e la cosa è curiosa, anche nel film la dittatura va avanti a colpi di decreti ministeriali e amministrativi, ma mai con le leggi... ma questo è possibile solo se l'opposizione è compiacente e fa essa stessa parte dell'agenda.

Altro elemento, questo di maggior interesse dal punto di vista esistenziale: stanti le menzogne pubbliche e lo svuotamento didattico (anche questo tema dolente dell'ultimo periodo), i ragazzi hanno l'idea di studiare da soli, ed Harry viene promosso insegnante: così, colui che era un allievo diviene egli stesso insegnante, perché evidentemente ha maturato quelle conoscenze-competenze-qualità che lo rendono idoneo per la "salita di livello".
Colui che prima beneficiava dell'istruzione diventa così istruttore egli stesso: prima riceveva, e ora dà... ma nel dare ovviamente riceve. E' il passaggio di ogni individuo a un certo punto del percorso evolutivo.

Proseguiamo: con uno dei suddetti decreti amministrativi si vietano le riunioni tra studenti e tutti i gruppi studenteschi. Di più: si vieta ai ragazzi di stare troppo vicini.
Col senno di poi, questo è quasi incredibile: nel quinto film di Harry Potter si parlava di "assembramenti" e di "distanziamento sociale". I raggruppamenti vengono vietati affinché le persone non siano pericolose.
La Umbridge in classe dice: "Non ci sarà bisogno di parlare".
Hermione ironicamente aggiunge, sottovoce: "Nemmeno di pensare".

Subito dopo tutti gli studenti vengono sottoposti a un interrogatorio per "sospette attività illecite": passiamo così dalla repressione della dissidenza alla punizione del sospetto. A tal scopo vengono costituite delle squadre di vigilantes-delatori.
Anche questa è una cosa tipica delle dittature, e infatti se n'è già visto qualche prodromo.

Nella conclusione del film, c'è un evento spirituale vero e proprio: la possessione di Harry da parte di Voldemort. Ricordo a tutti che L'esorcista non è un film di genere fantastico, e che se l'animo è debole, esso si presta a invasioni di ogni tipo.
Il male non si accontenta di uccidere, ma vuole possedere le anime delle creature deboli.
Infatti, in quel frangente Voldermort dice a Harry: "Così debole, così vulnerabile".
Harry gli risponde, giustamente: "Tu sei il debole: non conoscerai mai l'amore o l'amicizia, e mi dispiace per te". Questa è la posizione dello spirito animicamente evoluto e compassionevole: non odia nemmeno i demoni... ma non li fa entrare in casa propria e lotta contro le tenebre.

Il film si conclude come confido che si concluderà anche la storia reale: la verità viene fuori, chi ha usato violenza viene messo sotto investigazione, i ruoli vengono ristabiliti.
Come diceva Buddha: "Tre cose non possono essere nascoste a lungo: il sole, la luna e la verità".

Chiudo con alcune citazioni tratte dal film.

"La paura fa fare alla gente cose terribili."

"Caramel sta ostacolando la verità a ogni passo."

"Tutti abbiamo sia luce che oscurità dentro di noi. Ciò che conta è da che parte scegliamo di agire."

"Arriva una tempesta: faremo meglio a essere pronti quando arriverà."

"Più tieni alle cose, più hai da perdere."

"Le cose che perdiamo trovano sempre il modo di tornare da noi, anche se non sempre come noi ci aspettiamo."



Titolo: Harry Potter e l’Ordine della Fenice (Harry Potter and the Order of Phoenix).
Genere: fantasy, fantastico, drammatico.
Regista: David Yates.
Attori: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, Gary Oldman, Jason Isaacs, Helena Bonham Carter, Ralph Fiennes, Robbie Coltrane, Michael Gambon, Brendan Gleeson.
Anno: 2007.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

domenica 2 novembre 2008

Elephant - Gus Van Sant

Elephant è uno di quei film che non capisco.

O meglio, ciò che non capisco è il motivo per cui nel 2003 il film ha vinto sia il Festival di Cannes come miglior film, sia il premio come miglior regia.

Beh, a dire il vero la regia è davvero molto bella, e colpisce per la sua nitidezza: Gus Van Sant riprende i suoi protagonisti dalla media distanza, spesso da dietro e spesso con sfondi naturali o comunque verdeggianti.
In tal senso, la regia e fotografia sono veramente impeccabili.

Ciò che è un non senso, per me, è il premiare un film che per buona parte (un’oretta) è noioso e lento, con praticamente zero avvenimenti rilevanti, mentre per nel finale è un insensato massacro, con due ragazzini liceali che ammazzano chiunque trovino nella loro scuola.

Divertente?
No di sicuro.

Educativo?
Probabilmente nemmeno.

E poco importa il fatto che il film di Gus Van Sant si ispiri a un fatto vero, il massacro della Columbine High School (aprile 1999, 13 morti), e anzi la cosa costituisce un’aggravante, visto che il regista ha avuto la presunzione di conoscere le motivazioni dei due assassini, dipingendoli come due omosessuali frustrati dall’ambiente scolastico.
Non citando peraltro il fatto che i due veri autori del massacro aderivano al neonazismo.

Insomma, a mio avviso Elephant è una storia pretenziosa, che ha sfruttato la “popolarità” di un così tragico evento per disegnarci su un film, peraltro lento e noioso, da cui la valutazione scarsa.

Fosco Del Nero



Titolo: Elephant (Elephant).
Genere: drammatico.
Regista: Gus Van Sant.
Attori: Timothy Bottoms, Eric Deulen, Matt Malloy, Alex Frost, Elias McConnell.
Anno: 2003.
Voto: 4.
Dove lo trovi: qui.

Il mondo dall'altra parte