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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

venerdì 30 gennaio 2009

La ragazza che saltava nel tempo - Mamoru Hosoda

Oggi recensisco un nuovo anime, che si aggiunge alla già discreta lista di produzioni animate orientali già presente in archivio.

Il titolo del film d’animazione è La ragazza che saltava nel tempo, e rende evidente di per sé quale è l’argomento principe del film: proprio i viaggi nel tempo.

Difatti Makoto Konno, giovane e vivace studentessa delle superiori, un giorno s’imbatte per caso in un congegno per viaggiare nel tempo, e da quel momento inizia a spostarsi indietro nel tempo (sempre di poco) per divertirsi o per rendere migliori (naturalmente dal suo punto di vista) le cose che la circondano.
A un certo punto però si rende conto che ogni cambiamento ha comportato delle conseguenze, spesso spiacevoli.
E il numero dei viaggi nel tempo disponibili, si accorge a un certo punto, sta per esaurirsi…

Lo spunto di La ragazza che saltava nel tempo è interessante ed è affrontato con un tono leggero e spigliato: il focus sono i normali fatti della vita, non cose epiche o importanti, magari del passato remoto.

Carina poi l’idea del viaggio nel tempo con rincorsa e volo, anche se dopo qualche viaggio le cose iniziano a sembrare ripetitive.
Ed è lì che l’anime procede a una svolta, assumendo infine toni seri e finanche drammatici…

Dico altre due cose di questo La ragazza che saltava nel tempo.
La prima è che la grafica è eccellente, veramente precisa e curata, un piacere per la vista.

La seconda è che è ottimo anche il doppiaggio italiano, giusto riconoscimento al successo che in tutto il mondo, e anche in Italia, hanno avuto le produzioni animate nipponiche (si pensi per esempio a La città incantata o a Il castello errante di Howl di Hayao Miyazaki).

Insomma, La ragazza che saltava nel tempo è un film d’animazione davvero consigliato, per la bellezza visiva, la grande cura e gli spunti di riflessione che offre; ancor di più se siete amanti dell'animazione giapponese.

Fosco Del Nero



Titolo: La ragazza che saltava nel tempo (Toki wo kakeru shpjo).
Genere: anime, commedia, fantastico, animazione.
Regista: Mamoru Hosoda.
Anno: 2006.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

martedì 27 gennaio 2009

Provaci ancora, Sam - Herbert Ross

Ormai mi sono lanciato nelle recensioni dei film di Woody Allen, dopo i vari Manhattan, Sogni e delitti, Scoop, Match point, Amore e guerra, etc…

Nelle precedenti recensioni ho detto quale dei due generi del regista e attore americano io preferisco: rispetto ai moderni Match point e soci, basati su dilemmi sociali, arrivismo, cinicità e delitti, preferisco, e di gran lunga, il Woody Allen vecchio stile, tutto umorismo e ironia.

Fortunatamente, il film che recensisco oggi fa parte proprio di questa categoria: a Manhattan e Amore e guerra, entrambi molto belli e divertenti, va ad aggiungersi dunque Provaci ancora, Sam.

E, proprio come nei precedenti due casi, i due protagonisti del film sono i medesimi: Diane Keaton e lo stesso Woody Allen.

Da precisare comunque che Provaci ancora Sam non è diretto da Allen (bensì da Herbert Ross), ma si basa comunque su una sua commedia teatrale, oltre che vederlo come attore principale, per cui lo stile è in ogni caso il medesimo.

Allen è Sam Felix, un uomo lasciato dalla moglie e fortemente emotivo e insicuro.
Diane Keaton è invece Linda Christie, sua amica nonché moglie del suo migliore amico, Dick.
I due coniugi, per risollevarne le sorti, gli organizzano degli incontri con varie donne, che però vanno sempre male per i tentativi di Sam di impressionarle.

Fino a che…

Come in altre occasioni, Allen mette in scena un triangolo amoroso, di cui egli stesso è uno dei vertici.
In tale occasione, decisamente ben riuscita, il tutto è reso interessante e spesso irresistibile dalla presenza di una voce fuori dalla scena, nientemeno che Humphrey Bogart, personaggio che compare a Sam di volta in volta suggerendogli come comportarsi (strepitosa la scena in cui Bogart lo istiga a provarci con Linda quando i due sono sul divano).

Peraltro, nel corso del film a Sam compare a volte anche l’ex moglie Nancy, sorta di altra faccia della medaglia: Bogart lo vuole più proattivo e deciso, mentre Nancy cerca di soffocarne l’intraprendenza.

Va da sé che lo stesso titolo di Provaci ancora, Sam, così come alcune scene, si rifà al classico del 1949 Casablanca, interpretato proprio da Humphrey Bogart.

Non svelo ovviamente il finale, finale di quello che è un film gustoso e brillante, che vi consiglio caldamente.
Buona visione.

Fosco Del Nero



Titolo: Provaci ancora, Sam (Play it again, Sam).
Genere: commedia.
Regista: Herbert Ross.
Attori: Woody Allen, Diane Keaton, Jerry Lacy, Susan Anspach, Tony Roberts.
Anno: 1972.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

domenica 25 gennaio 2009

Saint Ange - Pascal Laugier

Mi sono imbattuto in Saint Ange per puro caso, e anzi per errore, ma alla fine l’ho guardato lo stesso.

Facendo bene, per diversi motivi.

La prima cosa che mi ha colpito di Saint Ange è la presenza di Virginie Ledoyen, sex symbol francese e attrice di buone qualità in film come 8 donne e un mistero (François Ozon) o Una top model nel mio letto (Francis Veber).

La seconda è stata invece una straordinaria similitudine con The orphanage - El orfanato, film spagnolo del 2007 e già successo internazionale
In entrambi i casi, il centro dell’azione è un vecchio orfanotrofio, in cui finisce a vivere una donna, che scoprirà le cose terribili successe ai bambini che ci avevano vissuto molti anni prima.

Entrambi i film, peraltro, si situano a metà tra il thriller psicologico e l’horror, anche se prevale la prima componente (diciamo che lo stile è quello da ghost story lanciato dall'ottimo The others con Nicole Kidman).

Virginie Ledoyen è Anna Jurin, una giovane donne che finisce nel vecchio orfanotrofio di Saint Ange per lavorare, ma che finisce per avere col luogo più legami di quanti non avrebbe pensato inizialmente.
Tra l’altro, Anna è anche incinta e prossima a partorire…

La storia fa respirare molta tensione, e nel finale anche qualche momento di paura.

Il finale stesso, peraltro, è ambiguo e disturbante, assistito anche da una fotografia che per tutto il film si mantiene su ottimi livelli e da un’atmosfera che è opprimente e malata al punto giusto.

A proposito di malattia, ottima Lou Doillon nella parte della squilibrata Judith: raramente ho visto un attore così in parte…

In definitiva, Saint Ange è un buon film, che io ho preferito di poco al più famoso El orfanato (che peraltro lo segue di tre anni, e che quindi pecca di scarsa originalità).

Fosco Del Nero



Titolo: Saint Ange (Saint Ange).
Genere: horror, thriller psicologico.
Regista: Pascal Laugier.
Attori: Virginie Ledoyen, Catriona MacColl, Lou Doillon, Virginie Darmon, Dorina Lazar, Jérôme Soufflet.
Anno: 2004.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 23 gennaio 2009

Kung fu Panda - Mark Osborne, John Stevenson

Kung fu Panda è il film di animazione della Dreamworks recentemente uscito nei cinema italiani, mentre negli Usa è già stato distribuito come dvd.
Per chi non lo sapesse, si tratta di un film di animazione, a metà tra commedia, comico e arti marziali.

Ecco la trama in breve: Po, un grosso panda imbranato, sogna di essere un combattente kung-fu, ma nella realtà è il figlio di un semplice venditore di spaghetti.
Un venditore di spaghetti che peraltro non è nemmeno un panda, ma un’anatra.
Po però non ne vuole sentire di fare lo spaghettaro per tutta la vita, e un bel giorno si reca all’evento in cui il saggio Oogway (una tartaruga) avrebbe scelto il Guerriero Dragone, ossia colui che avrebbe, secondo la profezia, salvato l’intera Valle della Pace, minacciata dal ritorno del fortissimo e cattivissimo guerriero Tai Lung (un leopardo delle nevi).
Compagni di ventura, il Maestro Shifu (un panda minore), Tigre, Mantide, Scimmia, Gru e Vipera, ossia i cinque allievi del maestro tra i quali si supponeva che sarebbe stato scelto il Guerriero Dragone, titolo poi andato a Po, insieme all’antipatia e alla sfiducia di tutti gli altri.

Pur in forma animata, l’incipit di Kung fu Panda ricorda da vicino quello di The forbidden kingdom: una persona qualunque si ritrova ad essere in qualche modo un guerriero kung-fu e a compiere un’importante missione.

All’inizio il film non sembra granché, soprattutto a causa di una traduzione italiana che pare goffa e incerta.
Poi, però, la storia inizia a ingranare, dimostrandosi alla fin fine divertente e ispirata.

Da sottolineare l’eccellente cast di doppiatori in lingua originale: Jack Black, Dustin Hoffman, Angelina Jolie, Jackie Chan, Lucy Liu.
In italiano, invece, occorre accontentarsi del pur bravino Fabio Volo.

Molto bello il concetto centrale del film: ogni persona deve andare incontro alla propria vocazione... che si riesce a concretizzare quando siamo capaci di sovvertire aspettative, luoghi comuni e convinzioni limitanti.

In definitiva, Kung fu Panda è un bel film di animazione, che unisce una storia interessante, umorismo, buoni sentimenti e insegnamenti, avendo inoltre il vantaggio di essere adatto a grandi e piccoli.

Chiudo la recensione con alcune frasi ispiranti del film... che peraltro non son del tutto originali, ma prese qui e lì.

"Nulla è impossibile."

"Spesso ci si imbatte nel proprio destino nella strada presa per evitarlo."

"La tua mente è come quest'acqua, amico mio: quando viene agitata, diviene difficile vedere.
Ma se le permetti di calmarsi, la risposta ti appare chiara."

"Il caso non esiste."

"Normale, non normale. Spaghetti, non spaghetti. Ti preoccupi troppo di ciò che era e di ciò che sarà. C'è un detto: ieri è storia, domani è un mistero, ma oggi è un dono... per questo si chiama presente."

"Un vero guerriero non molla mai."

"Maestro, ho una bruttissima notizia."
"Shifu, esistono solo le notizie, non sono né belle né brutte."

"Il panda non adempirà mai al suo destino, né tu a tuo, finché non rinuncerete all'illusione del controllo."

"Per rendere una cosa speciale devi solo credere che sia speciale."

Fosco Del Nero



Titolo: Kung fu Panda (Kung fu Panda).
Genere: animazione, comico, arti marziali.
Regista: Mark Osborne, John Stevenson.
Anno: 2008.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 21 gennaio 2009

Crimini e misfatti - Woody Allen

Ennesimo film di Woody Allen recensito su Cinema e film.

Dopo il trittico di film più recenti, ossia Match point (che in pratica ne costituisce la versione moderna), Scoop (che mischia commedia e dramma) e Sogni e delitti (che è il più anonimo dei tre), si ritorna a un film di qualche anno prima: parlo del notissimo Crimini e misfatti, che, guarda caso, è un po’ il precursore delle tre produzioni appena citate, dato che con esso Woody Allen ha in parte abbandonato il suo tipico humor graffiante passando dalla commedia al drammatico con venature noir.

In Crimini e misfatti il passaggio dai film umoristici con Allen protagonista a quelli drammatici con Allen in veste solo di regista è ben rappresentato, visto che l’humor è presente solo parzialmente, come è marginale il ruolo recitato dal regista e attore americano.

Chi ha già letto una delle precedenti recensioni saprà già che preferivo, e di gran lunga, i film del primo Woody Allen piuttosto che quelli di ultima generazione, che secondo me ne hanno snaturato la naturale verve ironico-satirica a vantaggio di un genere che rimane meticcio in modo irrisolvibile.

Ad ogni modo, ecco in breve la trama di Crimini e misfatti.
Judah Rosenthal (Martin Landau) è uno stimato dottore oculista, che però ha un problema: la sua amante vuole rivelare tutto a sua moglie, nella speranza che il matrimonio finisca.
La donna, tale Dolores Paley (Anjelica Huston), non vuole sentire ragioni, tanto che il dottore si decide a farla uccidere da un killer professionista (aiutato dal fratello, un mezzo criminale).
Dopo, però, Rosenthal è preda del rimorso, tanto da considerare di costituirsi...

Parallela alla storia del dottore è quella di Cliff Stern (Woody Allen), un uomo di mezza età la cui vita è un mezzo fallimento.
Sta fallendo il suo matrimonio, sta fallendo professionalmente come regista, e fallisce anche nella storia con Halley Reed (Mia Farrow), che gli preferisce Lester, odiato fratello della moglie, uomo ricco, famoso e di successo.

I due uomini, alla fine di un percorso inverso, in cui il primo sembra cadere ma poi si rialza, mentre il primo sembra sollevarsi, ma poi crolla, si incontrano e, in qualche modo, si confrontano, con la voce fuori campo che illustra la visione retrostante al film.

La vita è fatta di scelte, ogni scelta porta con se delle conseguenze, siamo la somma delle scelte passate, etc.

Allen esplora i sentieri dell’ambizione sociale, del successo e dei rapporti interpersonali alla luce di quello che si è disposti a fare o a non fare per raggiungerli.

Crimini e misfatti è senza dubbio un film di valore, ma per me meno importante dei “veri” film di Woody Allen, come Amore e guerra, Manhattan o La dea dell'amore, che a mio avviso mostrano il meglio del regista americano.

Fosco Del Nero



Titolo: Crimini e misfatti (Crimes and misdemeanors).
Genere: drammatico.
Regista: Woody Allen.
Attori: Martin Landau, Mia Farrow, Anjelica Huston, Woody Allen, Alan Alda, Sam Waterston, Daryl Hannah, Caroline Aaron, Victor Argo, Jerry Orbach, Claire Bloom.
Anno: 1989.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

domenica 18 gennaio 2009

La leggenda di Beowulf - Robert Zemeckis

La leggenda di Beowulf è un film che merita una lunga introduzione, per diversi motivi.

Partiamo dai suoi creatori.
La sceneggiatura è di Neil Gaiman, scrittore e fumettista, autore di romanzi quali Stardust e di fumetti quali Mirrormask, dei film tratti dai quali ha curato anche la sceneggiatura. Gaiman è noto per essere una delle menti più brillanti e innovative del panorama letterario e cinematografico americano.

La regia invece è di Robert Zemeckis, altro geniaccio di Hollywood, regista di capolavori quali Ritorno al futuro e Chi ha incastrato Roger Rabbit, nonché produttore di altre opere di valore, per esempio il più recente Interstate 60.

Ora passiamo al cast di attori e attrici, abbastanza ricco.
Abbiamo Anthony Hopkins nel ruolo di Hrothgar, Re della Danimarca, John Malkovich nei panni del consigliere Unferth, Angelina Jolie a interpretare la Strega.
Completano il quadro Crispin Glover, nella parte del mostro Grendel, Robin Wright Penn nel ruolo della regina Wealtheow e soprattutto Ray Winstone in quello dell’eroe Beowulf.

Attenzione, però, perché La leggenda di Beowulf , pur essendo stato recitato da attori in carne e ossa, è stato poi trasformato in animazione grazie a una sofisticata tecnica digitale, dai risultati spesso sorprendenti.
è 
In effetti, spesso si ha la sensazione di vedere cose reali, anche se ogni tanto l’animazione non è impeccabile.

Dunque, una sorta di mix tra un film recitato e un film animato.
Di che genere?

Il tutto è ispirato al poema epico nordico di Beowulf, leggendario eroe danese alle prese con soldati, re, regine, mostri e streghe.

I mostri e le streghe sono proprio il problema di Re Hrothgar, il cui popolo è tormentato da Grendel, una sorta di enorme troll dalla forza spaventosa e dall’udito ipersensibile (le sue spedizioni punitive sono infatti generate dal troppo rumore che proviene dalle feste del castello e che lo fanno soffrire, pur a lunga distanza).

Grendel è il figlio della Strega, interpretata in poche ma memorabili scene dalla bellissima Angelina Jolie… e i due peraltro hanno un misterioso legame proprio con Re Hrothgar.

Interviene allora Beowulf, il quale vuole riscuotere la taglia messa da Hrothgar sulla testa di Grendel…

Diciamo subito che il film ha un suo perché, sia per l’innovazione tecnica, sia per i suoi contenuti: si tratta di un fantasy drammatico e cupo, denso di violenza, morte, sesso e dilemmi etici. Non vi sono grandi altezze, e anzi il tutto assume contorni piuttosto materiali e persino grossolani; certamente un film per un pubblico maturo dunque, e nemmeno troppo sofisticato.

La leggenda di Beowulf, in definitiva, è un film consigliato specialmente agli appassionati di animazione e di storie fantastiche di genere "magia e spada".

Fosco Del Nero



Titolo: La leggenda di Beowulf (Beowulf).
Genere: animazione, fantasy, fantastico, drammatico.
Regista: Robert Zemeckis.
Attori: Ray Winstone, Anthony Hopkins, Angelina Jolie, John Malkovich, Robin Wright Penn, Brendan Gleeson, Crispin Glover, Alison Lohman, Costas Mandylor.
Anno: 2007.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 16 gennaio 2009

Io la conoscevo bene - Antonio Pietrangeli

Recensisco quest’oggi un film che mi è stato consigliato proprio da qualcuno di voi lettori, precisamente tra i commenti de Il sorpasso: parlo di Io la conoscevo bene.

Il punto in comune tra i due film è quello di descrivere la realtà sociale dell’Italia anni "60 in pieno miracolo economico, con i suoi cliché e i suoi fenomeni.

Assai differente è però il tono dei due film, laddove Il sorpasso, finale tragico a parte, per tutta la sua durata è sostanzialmente una commedia briosa e allegra, mentre Io la conoscevo bene è un film che, sotto la patina della disinvoltura di quel periodo, mantiene una grande tristezza, e fin dal suo avvio.

Soprattutto per via della sua protagonista, Adriana Astarelli, interpretata da una giovanissima Stefania Sandrelli.

E questa è la prima cosa che mi ha colpito del film, e che riporto: spesso le generazioni più recenti sottovalutano o ignorano il fascino o le bellezze delle generazioni precedenti.
Questo vale per la musica, per la cultura, per i libri, o anche per la semplice bellezza fisica.

Questa è l’ennesima volta che mi stupisco di fronte a una bellezza passata, che io finora avevo conosciuto solo per l’età matura del presente: mi era successo con Catherine Deneuve ne La mia droga si chiama Julie, mi era successo con Brigitte Bardot in Un’adorabile idiota, con Stella Stevens in Una fidanzata per papà, con Sandra Dee in Come sposare una figlia… e mi è successo anche con Stefania Sandrelli in Io la conoscevo bene.

Stefania Sandrelli da ragazza non possedeva la bellezza fulminante di altre donne, quali quelle appena citate, ma al contrario un fascino e una femminilità particolari. Fascino, bellezza, ingenuità e fragilità che sono parte integrante del personaggio di Adriana Astarelli, una giovanissima ragazza scappata dalla famiglia e dalla campagna alla ricerca di fortuna in città.
Il suo sogno è quello di fare l’attrice, ma la ragazza più che il successo attira guai, uomini inaffidabili e lavoretti per tirare a campare... laddove invece i ragazzi di buon cuore e i lavori sicuri non l'attirano, e in verità non li vede nemmeno (eppure li incontra, come il pugile gentile o il meccanico affettuoso).

Ciò che sorprende del film è il suo cinismo: il contrasto tra l’indole gentile di Adriana e i suoi problemi è forte, anche se per tutta la durata della storia esso rimane sullo sfondo, come un dolore sordo e sopportabile, che alla fine però esplode, fino all’epilogo finale.

Io la conoscevo bene in realtà riesce a regalare molti momenti di spensieratezza, ma tirando le somme è uno dei film più drammatici e tristi che abbia mai visto.

Da sottolineare la presenza nel cast di attori quali Nino ManfrediUgo TognazziFranco Fabrizi ed Enrico Maria Salerno.

La cosa curiosa del film è che è esso stesso a definire il suo personaggio centrale, e dunque l'intera opera, tramite le parole di un personaggio secondario del film, che non a caso è uno scrittore, ruolo simile a quello del regista. Egli, parlando di Adriana, dice: "Le va bene tutto, è sempre contenta, non desidera mai niente, non invidia nessuno, è senza curiosità. Non si sorprende mai, le umiliazioni non le sente... eppure, povera figlia, dico io, gliene capitano tutti i giorni. Le scivola tutto addosso, senza lasciare traccia, come su certe stoffe impermeabilizzate. Ambizioni, zero. Morale, nessuna. Neppure quella dei soldi perché non è nemmeno una puttana. Per lei ieri e domani non esistono; non vive neanche giorno per giorno perché questo la costringerebbe a programmi troppo complicati. Perciò vive minuto per minuto. Prendere il sole, sentire i dischi e ballare sono le sue uniche attività. Per il resto, è volubile, incostante, ha sempre bisogno di incontri nuovi e brevi, non importa con chi... con se stessa, mai".

Non è un quadro molto positivo, e non è riferito alla sola protagonista del film, giacché ogni singolo personaggio è a suo modo deviato e corrotto fino al midollo: dall'attore di successo arrogante al donnaiolo fasullo e bugiardo, dal procacciatore d'affari ruffiano al datore di lavoro sfruttatore. Si salvano solo... quei pochi personaggi che Adriana non vede, accecata com'è dai lustrini del successo mondano.

In effetti, in tal senso il film possiede anche una valenza didattica: quando si è vuoti dentro, si cerca fuori, ma è una ricerca destinata inevitabilmente al fallimento.
Il segreto, come suggerisce saggiamente lo scrittore-regista, forse ancor più saggiamente di quanto egli pensasse, è cercare se stessi dentro.

Fosco Del Nero



Titolo: Io la conoscevo bene (Io la conoscevo bene).
Genere: drammatico, commedia.
Regista: Antonio Pietrangeli.
Attori: Stefania Sandrelli, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, Mario Adorf, Enrico Maria Salerno, Jean-Claude Brialy, Joachim Tuchsberger, Franco Fabrizi, Franca Polesello, Sandro Dori, Solvi Stubing, Franco Nero. Barbara Nelli.
Anno: 1965.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

martedì 13 gennaio 2009

Match point - Woody Allen

Match point è l'ennesimo film di Woody Allen recensito, peraltro anch’esso facente parte, insieme a Scoop (2006) e Sogni e delitti (2007), del trittico di film girato fuori dagli Usa e di genere particolare rispetto alle passate produzioni del regista ebreo.

Infatti, Allen si è repentinamente spostato dalla commedia brillante e arguta, di cui è sempre stato un fiero esponente, al genere drammatico.
Nei suoi ultimi film, infatti, non mancano mai omicidi, tradimenti, ambizioni illecite.

Match point (il primo del trittico essendo stato girato nel 2005) è stato senza dubbio il film più apprezzato di tale nuova tendenza alleniana.

Devo però dire che preferivo, e di gran lunga, il Woody Allen vecchia maniera, veramente unico nel suo genere, mentre trovo questi drammi esistenziali in cui confluiscono ambizione sociale, inganno e violenza veramente fiacchi e persino piuttosto banali.

Per di più, praticamente negli ultimi film (tranne, in parte, Scoop) è scomparso il tratto saliente del regista: ossia l’umorismo arguto e dissacrante, ridotto a pallida e fumosa riflessione sulla fallacità e sulla casualità della vita umana.

E non basta la presenza nel film di una vedette come Scarlett Johansson, sorta di nuova musa del regista americano, per sollevarne le sorti.
Tanto più che persino la morale di fondo, per cui nella vita tutto sarebbe casuale o quasi, similmente alla pallina da tennis che prende il nastro e può cadere di qua o di là indifferentemente, lascia molto perplessi… per non dire che è una semplificazione ridicola dell'esistenza, e che peraltro annulla meriti, qualità e determinazione.

Ma al di là delle considerazioni filosofiche, semplicemente a mio avviso Allen si è snaturato.

Alla fine Match point è un discreto film drammatico, ma nulla più: il mio consiglio è di vedervi piuttosto i più vecchi e decisamente più ispirati Manhattan o Amore e guerra.

Fosco Del Nero



Titolo: Match point (Match point).
Genere: drammatico.
Regista: Woody Allen.
Attori: Jonathan Rhys-Meyers, Scarlett Johansson, Emily Mortimer, Brian Cox, Matthew Goode, Ewen Bremner, Penelope Wilton.
Anno: 2005.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

domenica 11 gennaio 2009

Cruel intentions 2 - Roger Kumble

Dopo aver rivisto per l’ennesima volta il bellissimo Cruel intentions, mi sono deciso a vedere anche il secondo film della serie, ossia Cruel intentions 2, che tuttavia costituisce non un seguito, ma il prequel del film originale.

La regia, sulla scia del grande successo del primo episodio, è stata affidata ancora a Roger Kumble, ma il cast di attori e attrici è stato completamente rivoluzionato.

A interpretare Sebastian Valmont dunque non più Ryan Phillippe, ma Robin Dunne, e nei panni della sua sorellastra Kathryn Marteuil non più Sarah Michelle Gellar (ossia Buffy), ma Amy Adams.

Lo dico subito così mi levo il pensiero: la trama è pessima, i protagonisti sono pessimi, il prologo è pessimo, i dialoghi sono pessimi… e indovinate un po’ come è il film?

Cruel intentions 2 non è nient’altro che la brutta, pallida e insulsa copia del primo film, e la cosa onestamente stupisce, dato che il regista è il medesimo.
Ma tutto è scandalosamente pacchiano, dalla scelta del cast alla storia.

Ad ogni modo, il film riprende le vicende di Sebastian Valmont e Kathryn Marteuil, descrivendo però quello che sarebbe successo prima del primo Cruel intentions, ossia il momento in cui Sebastian va a vivere a casa Valmont-Marteuil e si “scontra” con la cinica sorellastra Kathryn.

Inizia poi a frequentare la prestigiosa scuola di Manchester Prep, dove conosce Danielle (Sarah Thompson) e se ne innamora… però…

Non svelo la trama per quei coraggiosi (più masochisti che coraggiosi, però) che intendano vedere il film, che comunque, lo ripeto, è a dir poco scarso.

Una somma di luoghi comuni, banalità e incongruità psicologiche (sia tra il primo Cruel intentions, sia all’interno di questo stesso film).
Per di più, mentre il primo episodio, pur cinico, conteneva in calce una sua morale, questo film ne è completamente sprovvisto, e anzi sembra esaltare il marcio.

Insomma, il mio consiglio è di starne alla larga.

Fosco Del Nero



Titolo: Cruel intentions 2 (Cruel intentions 2).
Genere: commedia.
Regista: Roger Kumble.
Attori: Robin Dunne, Amy Adams, Sarah Thompson, Keri Lynn Pratt, Mimi Rogers, David McIlwraith.
Anno: 2000.
Voto: 3.5.
Dove lo trovi: qui.

giovedì 8 gennaio 2009

Sogni e delitti - Woody Allen

Sogni e delitti è il terzo film che Woody Allen gira al di fuori degli Stati Uniti, dopo il celebratissimo Match point e il meno fortunato Scoop.

Vediamo come è andata stavolta al talentuoso regista americano.

Non male, ma nemmeno bene, devo dire, posto che i livelli di Manhattan e di Amore e guerra sono lontanissimi.

E non giova ad Allen la presenza di due attori del calibro di Colin Farrell e Ewan McGregor nei ruoli dei protagonisti Terry e Ian, due fratelli alle prese con problemi di soldi.

Il primo, ragazzo tranquillo e introverso, ha maturato tali problemi per via della sua passione per il gioco d’azzardo (poker e corse dei cani soprattutto) e per l’alcool, mentre il secondo, giovane ambizioso ed estroverso, sta tentando di avere successo in alcuni rischiosi investimenti immobiliari nonché di conquistare le grazie di una bella attrice (Hayley Atwell).

Sta di fatto che i due si trovano costretti a chiedere aiuto al ricco zio, che si dichiara disponibile ad aiutarli a patto che…

Problemi economici, vizi e ambizione sociale si mescolano ad umorismo ed etica, in un collage che però si dimostra poco efficace, con Woody Allen meno ispirato del solito.

Anzi, viene da dire persino che il tipo umorismo graffiante e sarcastico di Allen è assente in Sogni e delitti, che non a caso tende più al dramma che non alla commedia.

Insomma, Woody Allen a mio avviso ha fatto ha fatto decisamente di meglio.

Fosco Del Nero



Titolo: Sogni e delitti (Cassandra's dream).
Genere: commedia, drammatico.
Regista: Woody Allen.
Attori: Colin Farrell, Ewan McGregor, John Benfield, Peter Hugo Daly, Clare Higgins, Ashley Medekwe, Hayley Atwell, Sally Hawkins, Andrew Howard.
Anno: 2007.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: qui.

domenica 4 gennaio 2009

Final Fantasy VIII

Dopo aver recensito solo film per un bel po’ di tempo, per una volta cambio argomento, e ne approfitto per mettere il tassello “due” alla categoria dei videogiochi (dopo il bellissimo Torment).

Posto che è da molto tempo che non ne faccio, il videogame in questione sarà anch’esso piuttosto vecchiotto, e nello specifico è uno dei videogiochi che ho amato di più in assoluto, probabilmente il più bel capitolo di una famosissima saga.
Sto parlando di Final Fantasy VIII, creato nel 1999 dalla Squaresoft (ora Square-Enix).

Probabilmente a coloro che vi hanno giocato staranno già luccicando gli occhi, tanto è il livello di coinvolgimento che di solito Final Fantasy regala a chi lo gioca (a chi lo vive).
Se ci hai giocato, infatti, come dimenticarsi di Squall, Rinoa, Zell, del Garden di Balamb??
Impossibile…

Tuttavia, per chi non lo avesse mai fatto, ecco in breve la complessissima trama di Final Fantasy VIII, riassunta in estrema sintesi.

Dalla fine della Guerra di Galbadia, avvenuta 17 anni prima, è stato creato un gruppo di soldati scelti, i SeeD, addestrati nei tre Garden esistenti.
Uno di essi è il Garden di Balamb, nel quale inizia la nostra storia, con protagonista centrale Squall Leonhart, un adolescente talentuoso ma molto introverso e taciturno.
Egli si aprirà poco a poco, grazie anche alle amicizie con alcuni compagni di studio del Garden: Zell Dincht, un giovane impulsivo ma fidato, Selphie Tilmitt, una ragazza allegra e solare.
Ma, soprattutto, si aprirà per via dell’affetto che nasce tra lui e Rinoa Heartilly, capo della resistenza di Timber all’occupazione dei soldati di Galbadia.

Parte della crescita di Squall sarà dovuta anche alla rivalità con Seifer Almasy, sua nemesi nel Garden di Balamb e suo futuro nemico al di fuori dello studio, visto che egli passerà presto dalla parte della strega Artemisia.

Tra i personaggi secondari (ma non tanto, perché la trama in Final Fantasy VIII è fittissima e ricca di colpi di scena), il preside Cid Kramer, sua moglie Edea Kramer, la giovane insegnante Quistis Trepe, il latin lover Irvine Kinneas, la giovane Ellione, il soldato di Galbadia Laguna Loire.

E come non citare i Guardian Force, sorta di armi-divinità che si possono abbinare ai vari personaggi, naturalmente una volta vinti al nemico di turno o conquistati al termine di difficoltose missioni?
Ancora mi ricordo i loro nome, in parte originali e in parte mitici: Shiva, Bahamut, Odino, Ifrid, Quetzal, Cerberus, etc.

Da citare assolutamente il Triple Triad, un gioco di carte che non influisce sulla trama del gioco, ma che è una presenza fissa, posto che in ogni luogo si trova qualche personaggio con cui giocare.
In sostanza, in un quadro di nove carte i giocatori ne dispongono una a testa, con un valore per lato.
Il valore più forte conquista il lato debole, e chi vince la mano può scegliere una carta dell’avversario.
Inutile dire che in molti dedicavano al Triple Triad tanta attenzione quanto al resto del gioco…

Cos’altro dire?

In questo Final Fantasy VIII, il primo ad essere tradotto in italiano e dunque quello che nel nostro paese ha dato grande fama a tutta la saga, i personaggi sono graficamente realistici, al contrario di molti altri episodi della serie, in cui invece hanno un’aria super deformed.

Qualcos’altro ancora?

Che nel corso del gioco si esplorerà una ricchissima mappa, con molte quest, sia obbligatorie che facoltative, e che addirittura si esplorerà non solo lo spazio, ma anche il tempo, dando vita a intrecci assolutamente inattesi.

Insomma, un capolavoro: vale la pena riprenderlo e giocarci.

Fosco Del Nero



Titolo: Final Fantasy VIII.
Genere: fantasy, gioco di ruolo, gdr.
Produttore: Squaresoft.
Anno: 1999.
Voto: 9.
Dove lo trovi: qui.

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