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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

martedì 28 aprile 2009

La profezia di Celestino - Armand Mastroianni

La profezia di Celestino è la conversione cinematografica dell’omonimo e fortunato libro di James Redfield, una sorta di mix tra avventura, scritto spirituale e romanzo sentimentale dal forte contenuto esistenzial-new age.

Questo film, che ne riprende abbastanza fedelmente la trama, è stato curato peraltro dallo stesso James Redfield, che ne è stato produttore e sceneggiatore.

Per i più curiosi, preciso anche che il titolo La profezia di Celestino secondo alcuni è frutto di un errore di traduzione del titolo originale, The celestine prophecy, laddove “celestine” significherebbe “celestiale” e non “di Celestino” (in effetti nel titolo in inglese non si usa il genitivo sassone, ma la cosa non è chiarissima).

Precisato ciò, in estrema sintesi questa è la trama del libro e del film: in Perù spunta fuori un certo manoscritto, contenente nove profezie di grande impatto e significato, tanto da coinvolgere un numero crescente di persone con il loro messaggio spirituale e tanto da far preoccupare i poteri forti, governo e chiesa in primis, di subire un rovesciamento dell’ordine costituito (ognuno nel proprio settore di competenza).
Ecco dunque che i “buoni” vanno alla ricerca del manoscritto e delle nove profezie che lo compongono per diffonderle, mentre i “cattivi” lo cercano anch’essi, ma per distruggerlo (o per nasconderlo, com'era già stato in passato).

La struttura dell’intreccio è concettualmente molto semplice, mentre non è semplice il gioco di coincidenze (tra l’altro una delle illuminazioni tratta proprio l’argomento delle “coincidenze”) che conducono il protagonista, John, sempre più avanti nella storia e nella comprensione del messaggio del manoscritto, soprattutto grazie agli incontri con i vari Will, Marjorie, Julia, Padre Sanchez, Padre José, etc.

Devo dire tuttavia che, come spesso capita, il film non regge il confronto con il libro, ma piuttosto ne costituisce una sorta di complemento, utile a rendere visivamente quanto già letto nello scritto (in particolare, sono spettacolari i paesaggi naturali e le rovine del Perù, nonché molto belli gli effetti visivi cromatici).
Viceversa, chi si comprasse il dvd e lo guardasse senza avere mai letto il libro probabilmente non apprezzerebbe molto lo spettacolo, posto che gli apparirebbe spezzettato e confuso.
In particolare, l’inizio del film è poco convincente e lascia un po’ perplessi.
Si aggiunga inoltre una recitazione sommaria, resa da attori di non grande talento, e una regia non certo d’eccellenza.

Ma il punto principale è la trama: il lettore del libro forse apprezzerà il film avendo già acquisito e con buona probabilità apprezzato i contenuti del libro (in questo caso il voto è 6.5)… lo spettatore casuale viceversa proverà senza dubbio un senso di confusione e di frustrazione (in questo caso il voto è 5-5.5, anche per via di una certa energia melodrammatica che non giova molto alla sceneggiatura e all'ambientazione).
Il consiglio è dunque quello di leggere prima il libro e solo in un momento successivo, eventualmente, vedervi il film de La profezia di Celestino.

Termino la recensione con alcune frasi estratte dal film.

"Non guardare con gli occhi della mente, ma con quelli dell'anima, poiché la vita che verrà è già davanti a noi, in attesa di svelarci la natura del mondo.
Guarda con attenzione. Trova gli occhi per vedere."

"San Francesco scorgeva la bellezza dove nessuno poteva vederla."

"Devi imparare a vedere il mondo come è veramente.
C'è molto di più al mondo di quanto tu creda, molta più bellezza ed energia."

"Tutto avrà un senso; alla fine capirai.
Chiunque incontrerai qui ti insegnerà qualcosa."

"È questa la condizione umana: gli uomini vogliono l'energia, però lottano per prenderla agli altri, invece che cercarla dentro di sé."

"Tu continua ad imparare... qualcuno ti aiuterà.
Troverai sempre aiuto."

"Facciamo parte del flusso evolutivo.
Siamo qui per uno scopo, e raggiungendolo contribuiremo a far avanzare l'umanità."

"Se fai attenzione noterai certe idee o immagini che arrivano all'improvviso. Il loro compito è guidarti. Se le segui, le coincidenze diventeranno più frequenti."

"Lasciati portare dal flusso."

"Devi seguire la tua strada.
Ricordati di ascoltare sempre il tuo intuito."

"Nessuno sa mai dove va, non del tutto.
Fidati dell'istinto e osserva bene tutto quello che trovi. Qualcosa succederà."

"Cerca di vedere sempre il lato positivo, il raggio di luce."

"La guida interiore farà evolvere il mondo verso un paradiso che è già qui.
Chi ne è consapevole conosce il proprio destino."

Fosco Del Nero



Titolo: La profezia di Celestino (The celestine prophecy).
Genere: avventura, drammatico, esistenziale.
Regista: Armand Mastroianni.
Attori: Matthew Settle, Thomas Kretschmann, Sarah Wayne Callies, Annabeth Gish, Hector Elizondo.
Anno: 2006.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: qui.

domenica 26 aprile 2009

Wall-E - Andrew Stanton

La recensione di questa volta è dedicata a un film d’animazione che ha riscosso un grande successo in tutto il mondo, tanto da arrivare all’agognata statuetta dell’Oscar: sto parlando di Wall-E, film realizzato nel 2008 da Pixar Animation Studios in collaborazione con Walt Disney Pictures e diretto da Andrew Stanton, già regista di Alla ricerca di Nemo.

Probabilmente sarò impopolare nel giudicarlo, posto che, in mezzo a tanti 9 che ho trovato su internet, assegnati a tale film, io mi limito a un più modesto 6.5, e nemmeno troppo entusiastico, per i motivi di seguito elencati.

Ma cominciamo dalla trama: nel 2105 la Terra viene evacuata a causa di un eccesso di produzione di rifiuti, fatto che l’aveva resa inabitabile.
Vengono prese dunque due decisioni:
- il pianeta viene del tutto abbandonato dalla razza umana,
- viene lasciato sul globo un esercito di robot incaricati di ripulirlo, in attesa di un rientro dell’umanità.

Nel 2805, tuttavia, l’umanità è ancora nello spazio sulle sue navi spaziali, mentre sulla Terra, dopo ben 700 anni, solo un robottino è rimasto in funzione: Wall-E, acronimo che sta per Waste Allocation Load Lifter Earth-Class.

La sua routine è piuttosto monotona, come peraltro i primi venti minuti del film: va in giro e deposita dei cubi di rifiuti gli uni sugli altri, tanto da aver costruito delle specie di grattacieli.
La sua unica compagnia è uno scarafaggio squittente (fatto che non contribuisce a migliorare la prima parte del film, specie se lo si vede mentre si mangia...).

La monotona vita di Wall-E viene cambiata dall’arrivo di un’astronave, che lascia sul pianeta Eve, un robot molto più tecnologico che ha il compito di cercare una prova della sostenibilità della vita sulla Terra dopo tanti anni.
Non a caso, l’acronimo stavolta è Extraterrestrial Vegetative Evaluator.

Sta di fatto che i due simpatizzano, e che Wall-E seguirà Eve, una volta riportato sull’astronave madre, dove da centinaia di anni vivono gli uomini, in pigrizia fisica e mentale, tanto da lasciare dei dubbi su chi siano gli essere umani e chi i robot.

Tecnicamente parlando, il film è molto ben fatto, e su questo non c’è nulla da dire.
Anche se la prima parte dell’animazione è composta da panorami e colori tristi e morti, ben poco gradevoli.
Ok, è stato fatto apposta, ma in tal modo 20 minuti passano lentamente…

Il successivo messaggio, invece, quello dell’umanità meno umana dei robot, è piuttosto banale e demagogico, come molto facile è il sentimentalismo di cui sono stati dotati i robot… ma solo alcuni, fatto peraltro tecnologicamente difficile anche solo da immaginare…

Se si aggiunge poi pure il contenuto ecologista, con la Terra distrutta dall’inquinamento umano, siamo a tre elementi piuttosto banali, che vanno avanti per tutto il film in modo altrettanto scontato e banale.

Non nego che le avventure di Wall-E e Eve, e in primis il loro rapporto praticamente da innamorati, non strappino un sorriso, ma il tutto si ferma lì: il film, in sostanza, è composto dall’ottima realizzazione tecnica e da qualche scena toccante (come quella del ballo nello spazio).

Per il resto, un po’ di banalità e un po’ di umorismo.
E, in definitiva, a mio avviso un film poco più che sufficiente, ma nulla di più.
Molto meglio, per rimanere in tema animazione e Pixar, Alla ricerca di Nemo, oppure Monster & Co.

Fosco Del Nero



Titolo: Wall-E (Wall-E).
Genere: animazione, commedia, fantascienza.
Regista: Andrew Stanton.
Anno: 2008.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 24 aprile 2009

2 single a nozze - David Dobkin

La recensione di oggi è dedicata a un film non particolarmente pretenzioso (certamente meno di alcuni recensiti di recente, per esempio Waking life, Vicky Cristina Barcelona, Ponyo sulla scogliera), ma che, semplicemente, è una commedia dal sapore goliardico: 2 single a nozze.

Protagonisti del film Owen Wilson (I Tenenbaum, Haunting- Presenze, Starsky & Hutch, Una notte al museo, Tu, io e Dupree) e Vince Vaughn (Starsky and Hutch, Palle al balzo - Dodgeball), rispettivamente John e Jeremy, due single professionisti dell’imbucata ai matrimoni, che praticano sostanzialmente per conoscere ragazze approfittando del clima positivo della festa.

Talmente professionisti da avere, oltre che una lunga esperienza, anche un corpus di regole da seguire…

Tuttavia, John sta iniziando a stancarsi della cosa, rendendosi conto di non essere più un ragazzino, anche se poi si fa convincere da Jeremy a partecipare al matrimonio dell’anno, durante il quale i due conoscono il primo Rachel (Rachel McAdams, ossia Regina George di Mean girls) e il secondo Gloria, due sorelle della famiglia Cleary, capitanata da William Cleary (Christopher Walken, il cavaliere senza testa de Il mistero di Sleepy Hollow e attore della vecchia guardia), tanto importante quanto bislacca.

Questo incontro in qualche modo cambierà le loro vite…

Come detto, 2 single a nozze è una commedia senza pretese di profondità, peraltro molto vivace e spigliata, cose che negli Usa gli è costata il divieto ai minori di diciassette anni (tanto per cominciare, comincia con una sfilza di nudi o seminudi), tuttavia possiede una comicità spontanea e sincera, che peraltro nella fase finale diventa in pratica un film sentimentale…

… come peraltro era intuibile fin dall’inizio, e difatti il film non brilla per originalità.

In definitiva, 2 single a nozze è un film da mero intrattenimento, che tuttavia dà diverse tacche a diversi altri film del medesimo genere e che, dietro la sua veste patinata e goliardica, è in definitiva un buon film comico.

Fosco Del Nero



Titolo: 2 single a nozze (Wedding crashers).
Genere: commedia, comico, sentimentale.
Regista: David Dobkin.
Attori: Owen Wilson, Vince Vaughn, Rachel McAdams, Christopher Walken, Will Ferrell, Ellen Albertini Dow, Jenny Alden, Summer Altice, Betsy Ames, Camille Anderson, Ivana Bozilovic, Diora Baird.
Anno: 2005.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

martedì 21 aprile 2009

La grande corsa - Blake Edwards

Dopo aver visto e gradito Hollywood party, film del 1968 con Peter Sellers girato da Blake Edwards, ho deciso di guardarmi qualche altro film del medesimo regista, nella speranza che la freschezza e la bellezza di quella commedia non fosse un caso isolato, ma un vero e proprio marchio di fabbrica.

La scelta è ricaduta su questo La grande corsa, film del 1965 con Tony Curtis, Jack Lemmon e Natalie Wood, che credo che all’epoca fossero discretamente famosi...

Dico fin da subito che siamo un paio di gradini sotto Hollywood party, nonostante La grande corsa sia una produzione importante, non a caso vittoriosa anche di tre premi Oscar.

In breve, ecco la trama de La grande corsa: nell’America di inizio 900 delle competizioni sportive e dei primi mezzi meccanici di una certa importanza, due personaggi si contendono il primato di scavezzacollo: il primo è il Grande Leslie, giovane uomo elegante e sempre vestito di bianco (Tony Curtis); il secondo è il suo rivale, il Professor Fate, scorbutico e al contrario sempre vestito di nero (Jack Lemmon).

I due si troveranno così a competere per la Grande corsa, una gara in macchina da New York a Parigi, passando per ghiacci e monarchie orientali.
Leslie punta tutto su competenza e bravura, Fate invece su astuzia e inganno.
Il primo è aiutato da fido Ezechiele, un uomo tutto d’un pezzo.
Il secondo da Carmelo, un americo-siculo dall’accento piuttosto divertente.

In mezzo ai loro piani, Maggie DuBois (la bella Natalie Wood), una femminista-suffragetta convinta, desiderosa di dimostrare che le donne sono brave tanto quanto gli uomini.

Gli elementi su cui punta il film sono i seguenti:
- la corsa in sé,
- la rivalità Leslie-Fate (sentita in realtà più da quest’ultimo come complesso di inferiorità verso il più dotato avversario),
- la conflittualità tra il latin lover Leslie e la femminista Maggie,
- gli scenari esotici (i ghiacci, la pianure assolate, la monarchia)
- i numerosi equivoci capitati lungo il tragitto, comprensivi anche di un tentato colpo di stato.

E in sostanza La grande corsa non è altro che una lunga commedia degli equivoci, anzi, un vero e proprio film umoristico colmo di gag e situazioni più o meno divertenti.
Non vi è dunque una gran profondità, né la semplice freschezza che vi era, invece, in Hollywood party, o, per trovare un film d’argomento e di anno di produzione simile, in Casino royale.

Tanto che due ore e mezza suonate per una commediola sì gradevole, ma in definitiva non certo memorabile, paiono un po’ troppe…
Nonostante premi e titoloni, per me è una sufficienza stiracchiata.

Fosco Del Nero



Titolo: La grande corsa (The great race).
Genere: commedia.
Regista: Blake Edwards.
Attori: Tony Curtis, Natalie Wood, Peter Falk, Jack Lemmon, Keenan Wynn, Vivian Vance, Larry Storch, Arthur O'Connell.
Anno: 1965.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

domenica 19 aprile 2009

Dharma & Greg - Dottie Dartland, Chuck Lorre

Finora ho recensito solamente due serie tv, nonostante io sia in realtà un grande appassionato di serie televisive, e principalmente di due tipi: le sit-com (diminutivo di situation comedy) e le serie di genere fantastico.

Per fare due esempi, Friends per il primo caso e Lost per il secondo.

Il lato negativo delle serie tv è che, se le guardi direttamente quando vanno in onda, ti legano a dei giorni e degli orari fissi, per cui è parecchio scomodo seguirle come si deve.
Se, viceversa, te le guardi per conto tuo, devi procurarti le varie stagioni per conto tuo… in ogni caso ci perdi un po’ di tempo.

E ci perdi tempo per definizione, perché, se la serie ti piace, la segui tutta, cosa che significa un enorme investimento di tempo: supponiamo che essa duri per esempio cinque stagioni, ognuna da venti puntate, e che ogni puntata sia di un’ora: sono dunque 100 ore, mica poco.

Ad ogni modo, veniamo alla serie tv che vi segnalo ques’oggi, che è una sit-com e che è già discretamente famosa e apprezzata in Italia, anche se non quanto si meriterebbe (all’estero ha vinto anche dei premi, ma da noi ha funto soprattutto da tappabuchi): parlo di Dharma & Greg, situation comedy girata tra il 1997 e il 2002 per un totale di 119 episodi.



Vi dico subito che è la mia seconda serie tv comica, subito dietro all’inarrivabile Friends… ed è l’unica che e mio avviso riesce perlomeno ad avvicinarsi.

Merito soprattutto del connubio tra i due protagonisti: Dharma (Jenna Elfman) e Greg (Thomas Gibson), nonché dell’incontro-scontro dei loro due mondi.
Greg proviene da una famiglia alto-borghese, i Montgomery, con Edward (Mitch Ryan) e Kitty (Susan Sullivan) suoi fieri alfieri. La sua educazione e i suoi valori di partenza, sono dunque quelli tradizionali dell’educazione ufficiale, dell’apparenza, del risparmio, del successo.

Dharma, invece, è una Finklestein, e i suoi genitori, peraltro mai sposatisi perché il matrimonio dal loro punto di vista è un’istituzione borghese fatta per limitare la libertà delle persone, sono Larry (Alan Ranchins) e Abby (Mimi Kennedy), due personaggi veramente fuori dal comune, che hanno educato la figlia alla libertà, al rispetto della natura, all’amore fraterno, all’anticonformismo.

In tale quadretto si inseriscono anche il miglior amico di Greg, Pete (Joel Murray), e la migliore amica di Dharma, Jane (Shae D'Lyn), i quali peraltro quando si incontrano fanno scintille.

Come detto, Dharma &Greg si basa sull’incontro-scontro tra i due stili di vita delle rispettive famiglia, ma definirla così sarebbe decisamente riduttivo, visto che, stagione dopo stagione, essa regala tanto: divertimento, valori morali, insegnamenti preziosi, personaggi indimenticabili, gag a non finire.

Come per Friends e per pochi altri casi, ci sono puntate che mi ricordo nel dettaglio, e che, quando le vedo per caso, spesso so citare battuta per battuta.
Insomma, per me Dharma & Greg è una serie tv divertentissima, che vale veramente la pena procurarsi e vedersi per conto proprio...

... se le si perdona quanto occorre perdonare anche alla sit-com futura dei medesimi autori, ossia The Big Bang theory (evidentemente la loro è una missione personale), sarebbe a dire il ridicolizzare la cultura legata a salute, benessere, yoga, meditazione, natura, vegetarianesimo, percorso interiore, negazione della manipolazione di massa, etc.
Beh, nessuno è perfetto.

Fosco Del Nero



Titolo: Dharma & Greg.
Genere: serie tv, commedia, comico.
Ideatore: Dottie Dartland, Chuck Lorre.
Attori: Jenna Elfman, Thomas Gibson, Mimi Kennedy, Alan Ranchins, Mitch Ryan, Susan Sullivan, Shae D'Lyn, Joel Murray.
Anno: 1997-2002.
Voto: 8.5.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 17 aprile 2009

L’anima gemella - Sergio Rubini

Questa è la seconda volta che vedo L’anima gemella di Sergio Rubini, con la prima che fu a ridosso della sua uscita al cinema, nell’ormai lontano 2003.

Ecco quello che pensai al tempo: film originale, divertente e appassionante al tempo stesso, privo tuttavia dello spessore del capolavoro, soprattutto per via di una recitazione poco convincente da parte degli attori protagonisti.

In sostanza, si tratta dello stesso giudizio che ne do oggi.

Ecco la trama de L’anima gemella: Tonino (Michele Venitucci) sta per sposarsi con Teresa (Valentina Cervi), arrogante e viziata figlia di un ricco commerciante pugliese. Tuttavia, egli è innamorato, neanche tanto segretamente, con la di lei cugina Maddalena (Violante Placido).

Tanto che, in piena cerimonia, molla la mancata sposa e fugge con la sua amata, che evidentemente aveva lasciato per motivi utilitaristici (tra le altre cose, mezza sua famiglia lavora nell’impresa del padre di Teresa).

Teresa, però, non la prende bene, tanto da spingersi a chiedere a una fattucchiera del posto di diventare uguale a Maddalena nell’aspetto, per poter così “riprendersi” Tonino.
La donna si rifiuta di farlo… suo figlio Angelantonio (Sergio Rubini), però…

Due elementi di questo film attirano l’attenzione in modo rumoroso: il genere fantastico-surreale e l’evidente parlata pugliese, resa irresistibile in alcuni attori (nello stesso Sergio Rubini-Angelantonio, per esempio).

Non convincono invece le recitazioni dei tre giovani attori protagonisti, a cominciare dalle due ragazze (Violante Placido secondo me è un’attrice mediocre; mentre Valentina Cervi forse non a caso non si è più vista in produzioni di spessore).

Peccato, comunque, perché il film è una riuscita mescolanza di drammatico, commedia, sentimentale e grottesco, che probabilmente avrebbe meritato degli interpreti più memorabili.

Ad ogni modo, Sergio Rubini si conferma buon attore e buon regista.

Fosco Del Nero



Titolo: L’anima gemella (L’anima gemella).
Genere: fantastico, drammatico, sentimentale.
Regista: Sergio Rubini.
Attori: Michele Venitucci, Violante Placido, Valentina Cervi, Sergio Rubini, Dino Abbrescia, Alfredo Minenna, Rino Diana, Maria De Fano.
Anno: 2003.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

martedì 14 aprile 2009

Twilight - The Twilight saga 1 - Catherine Hardwicke

Quest’oggi recensisco un film che ha avuto un grande successo lo scorso anno: Twilight.
Per chi non lo sapesse, si tratta di un film di genere fantastico, e che peraltro si presenta con i connotati dell’horror, essendo una storia sui vampiri.

Tuttavia, è di un film che in realtà lascia decisamente da parte l’aspetto orrorifico del tipico cliché sul vampirismo, per fare largo spazio al romanticismo e al sentimentalismo adolescenziale.
In tal senso, appare evidente la mano femminile di Catherine Hardwicke, già regista di Thirteen.

Ecco in breve la trama di Twilight: Isabella Swan (Kristen Stewart, attrice di cui sono certo sentiremo parlare in futuro), che tuttavia si fa chiamare Bella (forse in allegorica contrapposizione con la Bestia vampiro), si trasferisce da Phoenix, dove viveva con la madre, nella piccola cittadina di Forks, dove invece vive il padre.
Qui conosce Edward Cullen, un suo coetaneo diciassettenne di cui si innamora praticamente all’istante, essendo peraltro apparentemente ricambiata.
Ma Edward è strano: di un pallore cinereo, freddo al tatto, dagli occhi cangianti, forte e veloce oltre ogni immaginazione, appartenente peraltro a una famiglia molto chiacchierata.
La ragazza non ci metterà molto (grazie a una rapida ricerca su Google: i tempi che cambiano) a comprendere la reale situazione, e poi…

Come detto, Twilight ha avuto molto successo, specialmente tra il pubblico giovanile, come era plausibile che fosse, visto che è un film con protagonisti ragazzi e girato per un pubblico di ragazzi.
Probabile, invece, che gli appassionati storici di vampiri e affini rimangano un po’ delusi da questa pellicola, visto che la componente orrorifica è recessiva a favore di quella sentimentale, e visto che alcuni punti sono stati, dal romanzo originario e successivamente dal film, drasticamente rivisitati.

Per esempio, ai vampiri la luce non fa male, ma semplicemente fa loro brillare la pelle (un effetto molto glamour), ragion per cui non si mostrano quando vi è un sole acceso (cosa comunque rara nel piovoso nord del Nord America); ognuno di loro ha poteri particolari (per esempio, Edward non è particolarmente forte, ma è molto veloce e legge nel pensiero); di notte non dormono (tanto che nelle loro camere nemmeno hanno i letti… punto tra l’altro molto discutibile, perché certamente così non agevolano la mimetizzazione tra gli umani).

Alcune scene peraltro eccedono nell’americanismo, come la partita di baseball della famiglia Cullen (credo sia la prima volta nella storia della letteratura e del cinema che si vedono dei vampiri giocare a baseball), o come il ballo di fine anno (con lei che offre il collo a lui: molto romantico).
In generale, comunque, la trama è semplice e non particolarmente strutturata.

Tra gli elementi di potenziale disturbo si aggiunga anche un finale forse eccessivamente sospensivo, che lascia una sensazione di incompiutezza.
L’originalità stessa della storia non è il massimo: infatti, la ragazza umana che si innamora del vampiro buono (sarebbe a dire di un vampiro che ha rinunciato per etica a mangiare gli uomini) sa molto di Buffy.

A questo riguardo, da citare assolutamente una frase di Edward: "Io e la mia famiglia ci consideriamo vegetariani: sopravviviamo grazie al sangue degli animali".
Il senso del suo discorso è chiaro, anche se fa ridere considerando che la definizione di vegetariano è "colui che mangia vegetali".
Ad Edward andrebbe detto anche (frase successiva) che i vegetariani non mangiano tofu e sono perfettamente soddisfatti della loro dieta, tanto quanto un ex fumatore che ha sconfitto definitivamente il fumo è soddisfatto del fatto di non fumare più (diverso è ovviamente il caso del fumatore o del drogato in astinenza che sta ancora lottando contro la sua dipendenza).
Ma non pretendiamo troppo da un film destinato ai ragazzini.

Tra i punti forti del prodotto, invece, da citare l’ottimo casting (in particolare la scelta dei due protagonisti Kristen Stewart e Robert Pattinson, veramente "a profilo"), la buona recitazione e una fotografia, un montaggio e una colonna sonora all’altezza.

Il giudizio finale su Twilight è quello di un discreto film, che però, almeno a pare mio, avrebbe potuto essere molto migliore con pochi accorgimenti.

Fosco Del Nero



Titolo: Twilight (Twilight - The Twilight saga 1).
Genere: drammatico, horror, sentimentale.
Regista: Catherine Hardwicke.
Attori: Kristen Stewart, Robert Pattinson, Billy Burke, Taylor Lautner, Peter Facinelli, Nikki Reed, Ashley Greene, Anna Kendrick, Jackson Rathbone, Elizabeth Reaser, Cam Gigandet, Edi Gathegi.
Anno: 2008.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

domenica 12 aprile 2009

Waking life - Risvegliare la vita - Richard Linklater

Nuova recensione su Cinema e film e, tanto per cambiare, si tratta di un film veramente particolare: Waking life - Risvegliare la vita.

Per cominciare, si tratta di un film d’animazione, peraltro di genere innovativo, il cosiddetto rotoscoping animation, sorta di miscellanea tra la computer grafica e il disegno artigianale.

Riferisco fin da subito che non è un film adatto a chi soffre di mal di mare, visto che la grafica è tutt’altro che statica, ma anzi in perenne movimento, praticamente senza punti fissi.

Non è nemmeno un film adatto a coloro che dal cinema desiderano azione e movimento.
E nemmeno, per dirla tutta, e qua la sto sparando un po’ grossa, a coloro che esigono che un film abbia una trama.
Sì, perché Waking life - Risvegliare la vita non ha una trama…

Ecco in breve in cosa consiste tale film d’animazione: Wiley Wiggings è un giovane ragazzo cui sorge il dubbio di stare sognando, sia perché gli succedono cose strane (tipo levitare), sia perché incontra tipi a dir poco bizzarri (tutti, praticamente), sia perché è stato investito da una macchina e da quel momento in poi non fa che risvegliarsi di continuo.
In pratica, ha il dubbio di star vivendo un enorme sogno, a volte lucido e a volte meno lucido.

Tale sogno è composto da una serie di dialoghi con numerosi personaggi, i quali parlano, in modo colto e sofisticato, di argomenti assai impegnativi.
In pratica, abbiamo una sfilza di dialoghi sui massimi sistemi, vita, morte ed esistenza latu sensu, con tanto di citazioni di Kierkegaard, Mann, Dick, etc.

La cosa curiosa, visivamente parlando, è che alcuni degli interlocutori sono volti di noti personaggi statunitensi (attori o intellettuali), che sono stati ripresi dal vivo e su cui poi è stato applicato il lavoro di rotoscoping animation.

Ecco i pro e i contro di Waking life - Risvegliare la vita.

Partiamo dalla tecnica animata, considerabile un pro in quanto a innovazione, ma un fatto negativo in quanto a eleganza e pura bellezza (perlomeno, non corrisponde al mio gusto, e anzi ho trovato il film piuttosto brutto da vedere).

Trama (o meglio, assenza di trama): presumo che molti considererebbero tale fatto un contro… io non credo che lo sia in assoluto, ma nel caso specifico devo dire che la lunga sequela di dialoghi, del tutto slegati tra loro e a volte noiosi e pretenziosi, rende il film certamente più impegnativo della media.

Apparato concettuale: Waking life a tratti si perde appare in una sorta di vacua concettosità e cerebralità, più vicina alla filosofia e alla dissertazione che non all'evoluzione interiore, ma in altri frangenti si dimostra più ispirato e portatore di ottimi spunti. Per esempio, l'aneddoto finale su Philip K. Dick è davvero ispirante (il fatto non sorprende, giacché di Linkater ho recensito anche A scanner darkly - Un oscuro scrutare, conversione animata di un romanzo di Dick).

In definitiva, siamo di fronte a un prodotto sui generis, che potrebbe piacere agli amanti dell’animazione e dei film lenti e concettuali, ma che senza dubbio annoierà a morte tutti gli altri. Di mio, pur non avendolo gradito troppo dal punto di vista estetico, lo premio con un'alta valutazione per i suoi contenuti importanti... evidentissimi nei numerosi brani che seguono. 
Forse è il film con maggiori citazioni proposte, e se fa parte certamente dei film con le citazioni più significative.

"Il sogno è il destino."

"Io credo che il veicolo debba essere un'estensione della personalità."

"Questa è la mia piccola finestra sul mondo: ogni istante uno spettacolo diverso. Io magari non lo capisco, forse non sono neanche d'accordo con questo mondo, ma sai una cosa? Lo accetto, e continuo tranquillo a galleggiare."

"Segui la corrente: si sa che tutti i fiumi finiscono in mare."

"È come arrivare su questo pianeta con una scatola di pastelli. C'è chi ha una scatola da otto pastelli, e chi invece ha quella da sedici... ma quello che conta è quello che fai con i pastelli, con i colori che ti hanno dato."

"Non mettetevi limiti."

"Io temo che stiamo perdendo la capacità di vivere la vita con passione, di assumerci la responsabilità di quello che siamo, la capacità di raggiungere dei risultati e di sentirci soddisfatti della vita. Siamo noi a crearci la nostra vita."

"È vero che al mondo siamo sei miliardi di persone e stiamo aumentando, ciononostante quello che fai fa la differenza. Fa la differenza innanzitutto in termini materiali, fa la differenza per le altre persone, e crea un precedente.
Da questo bisogna capire che non dobbiamo mai chiamarci fuori e pensare di essere vittime di una concomitanza di forze. Siamo sempre noi a decidere chi siamo."

"La vecchia evoluzione è fredda, sterile, inefficiente. È un'evoluzione che si manifesta attraverso l'adattamento sociale; parliamo di parassitismo, di predominio, di immoralità, di guerra, di predazione. Tutto questo subirà una sdrammatizzazione. Tutto questo subirà un'involuzione. Il nuovo paradigma evoluzionistico ci offrirà i tratti umani della verità, della lealtà, della giustizia, della libertà: queste saranno le manifestazioni della nuova evoluzione."

"Chi ha in mano il potere ci vuole semplici spettatori passivi, e non ci ha dato nessun altro diritto di scelta, a parte l'occasionale, puramente simbolico e partecipatorio atto del voto: vuoi il burattino di destra o vuoi il burattino di sinistra?"

"Forse io esisto solo nella tua mente."

"Non giudicare se non vuoi essere giudicato."

"Arrenditi, soldato; arrenditi, soldato: a questo ci ha abituato il ventesimo secolo.
Ma adesso, nel ventunesimo secolo, è ora di alzarsi e capire che non dobbiamo farci ammassare in questa trappola per topi. Non dobbiamo sottometterci alla disumanizzazione."

Mi preoccupa molto la struttura, mi preoccupano molto i sistemi di controllo, quelli che controllano la mia vita e quelli che vogliono controllarla ancora di più. Io voglio la libertà: questo voglio... e anche voi dovreste volerla."

"Ognuno di noi deve assolutamente sbarazzarsi dell'avidità, dell'odio e dell'invidia, e anche dell'insicurezza, perché questo è il modo con cui ci controllano, con cui ci fanno sentire patetici e piccoli, in modo che spontaneamente cediamo la nostra sovranità, la nostra libertà e il nostro destino.
Dobbiamo assolutamente capire che finora siamo stati condizionati a livello di massa."

"Dire sì a un unico singolo istante equivale a dire sì all'intera esistenza."

"Il momento non è solo il passaggio di un niente, un vuoto. Anzi, è vuoto, ma di tale pienezza che il grande momento, la grande vita dell'universo, vi pulsa all'interno, e ognuno, ogni oggetto, ogni posto, ogni azione, lascia un segno.
Questa è la storia dopo la storia."

"La cosa buffa è che le nostre cellule si rigenerano completamente ogni sette anni. Quindi già diverse volte siamo diventati persone completamente differenti... eppure restiamo sempre sostanzialmente noi stessi."

"In realtà la differenza tra, diciamo, Platone e Nice e l'uomo medio è maggiore di quella che esiste tra lo scimpanzé e l'uomo medio."

"Un popolo ben armato è la miglior difesa contro la tirannia."

"Una volta un amico mi disse che l'errore peggiore che si possa fare è quello di credere di essere vivi mentre stai dormendo nella sala d'attesa della vita."

"Tu sai che dicono che i sogni sono reali soltanto finché durano.
Ma non si può dire lo stesso della vita?
In realtà si tratta solo di due opposti stati di coscienza... che poi non sono tanto opposti, tutt'altro."

"Per il sistema funzionale di attività neurale che crea il nostro mondo non c'è alcuna differenza tra il sognare una percezione o un'azione e quella stessa azione o percezione da svegli.

"Il trucco è renderti conto che stai sognando fin dall'inizio. Devi essere capace di riconoscerlo, devi essere capace di chiederti: 'Oh, cavolo, ma è un sogno?'.
Sai, quasi nessuno si fa queste domande, né da sveglio né tantomeno quando dorme; è come se tutti fossero sonnambuli quando sono svegli e vegliamboli quando sognano."

"Per lui Dio e la realtà sono la stessa cosa.
Siamo tutti un Dio rivelato."

"Il momento è un momento sacro.
È sacro, ma non ce ne andiamo in giro come se non lo fosse, come se alcuni momenti fossero sacri e altri no."

"Com'è fare il personaggio di un sogno?
Infatti in questo momento non sono sveglio."

"Tu pensi che noi siamo limitati dal mondo e dai suoi confini, ma in realtà siamo noi a creare quei confini."

"Tu continui a cercare di capire i tuoi confini, ma sembra che ora che sai di stare sognando puoi fare tutto quello che vuoi... perché tu stai sognando, ma sei sveglio."

"Tutto dipende da me: sono io quello che sogna."

"Noi siamo gli autori di noi stessi, co-autori di un gigantesco romanzo di Dostoevskij con protagonisti dei clown.
Il mondo è un esame per stabilire se sappiamo davvero elevarci alle esperienze dirette.
La vista è un esame per stabilire se sappiamo guardare oltre."

"Una vita compresa equivale a una vita vissuta."

"Quando ci si rende conto di essere un personaggio dei sogni, ma dei sogni di qualcun altro, è allora che si ha la consapevolezza di sé  stessi."

"Tu non hai ancora incontrato te stesso, ma il vantaggio di incontrare altra gente nel frattempo è che qualcuno potrebbe presentarti a te stesso."

"Per molti secoli l'idea che la vita sia racchiusa in un sogno è stata uno dei temi principali di diversi filosofi e poeti. Non è quindi sensato pensare che anche la morte sia racchiusa in un sogno? Che dopo la morte la nostra vita cosciente continui in ciò che potremmo definire il corpo del sogno?"

"Ci sono ancora dentro: non riesco a venirne fuori. 
Va avanti da parecchio: io continuo a svegliarmi, ma continuo solo a svegliarmi in un altro sogno... e la cosa comincia a darmi sui nervi."

"Ecco cosa è il tempo, ecco cosa è la storia: soltanto un continuo sogno a occhi aperti, una distrazione."

"In realtà esiste un solo istante, ed è quello di adesso, è l'eternità. 
È un istante in cui Dio sta ponendo una domanda, e la domanda in pratica è: tu vorresti essere tutt'uno con l'eternità, vorresti vivere il paradiso? E tutti noi diciamo 'No, grazie, non ancora'. Quindi il tempo in realtà non è altro che un continuo rifiuto a questo invito di Dio.
Al di là delle straordinarie differenze, c'è soltanto una storia, ed è la storia del passaggio dal no al sì. 
Tutta la vita è un 'no, grazie, no, grazie, no grazie', poi solo alla fine è 'sì, mi arrendo, sì, accetto, sì, comprendo'. insomma, questo è il percorso."

"Non c'è altro che un solo istante, e noi ci siamo sempre dentro."

"È questo il mio problema: io sono in trappola."

"Se puoi svegliarti, devi farlo."

Fosco Del Nero



Titolo: Waking life - Risvegliare la vita (Waking life).
Genere: animazione, esistenziale, filosofico.
Regista: Richard Linklater.
Attori: Wiley Wiggins, Ethan Hawke, Julie Delpy, Nicky Katt.
Anno: 2001.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 10 aprile 2009

Be kind rewind - Gli acchiappafilm - Michel Gondry

Sono un fan di Jack Black, di cui ho già visto diversi film (finora ho recensito Tenacious D e il destino del Rock), e di cui ogni tanto ripesco qualche passata interpretazione come attore.

Stavolta è stato il turno di Be kind rewind - Gli acchiappafilm, film girato da Michel Gondry (Se mi lasci ti cancello) nel 2008… dunque non sono andato molto indietro nel tempo…

Tra gli altri interpreti, da segnalare Mos Def (il divertentissimo Guida galattica per autostoppisti) e la senatrice Mia Farrow (Rosemary’s baby di Roman Polanski; Crimini e misfatti e Zelig di Woody Allen).

Ma torniamo a questo Be kind rewind: in sostanza, si tratta di una commedia umoristica, con un lieve contenuto fantastico, utile giusto a dare lo spunto per lo spunto comico.

Ed eccolo, lo spunto comico: il signor Fletcher, proprietario di una scalcinata videoteca che ha sede nel palazzo in cui si dice che abbia abitato la stella del jazz Fats Waller, si deve assentare per qualche giorno, ed allora lascia il negozio nelle mani del suo assistente, Mike (Mos Def).

Tuttavia, un bel giorno Mike si accorge che tutte le cassette della videoteca sono smagnetizzate… e questo perché il suo bislacco amico Jerry (Jack Black), convinto che la centrale elettrica del quartiere produca scorie nocive, nel tentativo di sabotarla rimane contaminato in qualche modo da una forte scarica elettromagnetica.

Per evitare di mandare in fallimento l’attività, i due, prima del ritorno del titolare, decidono allora di rigirare film più richiesti (classici come Ghostbusters o King Kong) per conto loro, ovviamente in versione molto “low budget”.
Sta di fatto che la loro regia amatoriale riscuote un certo successo nel quartiere prima e all’esterno poi, tanto che…

Be kind rewind - Gli acchiappafilm si mostra gradevole e spigliato, benché in esso manchi del tutto la pretesa del grande film.
L’intento probabilmente era comunque quello di realizzare un discreto prodotto d’intrattenimento per il cinema e per l’homevideo, con l’obiettivo che può dirsi tutto sommato centrato.

Tra tali due film recensiti con Jack Black, comunque, preferisco di gran lunga Tenacious D e il destino del rock (e, tra gli altri, mi è piaciuto School of rock).

Fosco Del Nero



Titolo: Be kind rewind - Gli acchiappafilm (Be kind rewind).
Genere: commedia, comico.
Regista: Michel Gondry.
Attori: Jack Black, Mos Def, Mia Farrow, Sigourney Weaver, Arjay Smith, John Tormey, Frank Girardeau, Matt Walsh, P.j. Byrne.
Anno: 2008.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 8 aprile 2009

Ponyo sulla scogliera - Hayao Miyazaki

Dopo Nausicaa della valle del vento, La città incantata, Il castello di Cagliostro, Il castello errante di Howl e Porco Rosso, ecco su Cinema e film un nuovo film di Hayao Miyazaki, il maestro dell’animazione nipponica: Ponyo sulla scogliera.

Se andate a rivedervi le recensioni di tali film, che spero con tutto il cuore che abbiate visto (così come i non ancora recensiti Kiki - Consegne a domicilio e Laputa - Castello nel cielo), capirete quanto io ammiri Miyazaki e il suo lavoro, notevole da ogni punto di vista: l’aspetto tecnico dell’animazione, le trame, la profondità dei personaggi, i messaggi trasmessi, etc.

Ecco perché il nuovo film di Hayao Miyazaki e dello Studio Ghibli era attesissimo da milioni di fan in tutto il mondo, e a ragione.

Passiamo ora a parlare proprio di Ponyo sulla scogliera,.
L’inizio, devo essere sincero, non è dei migliori e appare un po’ fiacco, forse anche per la mancanza iniziale di dialoghi ed eventi, e con un’animazione marina poco avvincente.
Tuttavia, non si fa in tempo a formulare il pensiero che il film inizia a coinvolgere, trascinare e persino commuovere lo spettatore.
Grazie soprattutto a un elemento assai semplice: il rapporto che si viene a creare tra Sosuke, bambino di cinque anni, e Ponyo, un pesciolino rosso (pesciolina, in realtà) che in qualche modo muta la sua forma per il desiderio di divenire un essere umano.
Aggiungiamoci anche i personaggi, tutti molto ben riusciti, di Risa, madre di Sosuke, donna forte e vitale, di Fujimoto, ex umano e ora stregone del mare, padre di Ponyo, e di Gran Mamare, dea del mare e madre di Ponyo.

In altre occasioni ho sottolineato come i film di animazione di Miyazaki non siano destinati all’infanzia, come l’ottusa mentalità di noi italiani-occidentali vorrebbe (non sta scritto da nessuna parte che l’animazione equivalga all’infanzia: si tratta di uno strumento come libri, fumetti, film, che può declinarsi in infiniti modi), e difatti essi trattano sempre argomenti e temi assai importanti: l’amore, la natura, la convivenza pacifica e le guerre, il coraggio, le difficoltà della vita, etc.

Tuttavia, questo Ponyo sulla scogliera abbassa un poco il tipico target del regista, posto che esso appare come una sorta di moderna favola digitale.
Il mix di sentimenti, magia, personaggi e immagini, infatti, rende il film molto adatto alle fasce di età medio-basse, oltre che, ovviamente, agli adulti.

Anche se, a onor del vero, non mancano alcune scene potenzialmente ansiogene, come quella del mare in tempesta, o come quella della separazione tra Sosuke e Ponyo a inizio film.

Da sottolineare la solita tematica, cara a Miyazaki, ossia l’ecologismo e il rapporto con la natura, oltre che un altro messaggio, altrettanto importante: il razzismo è semplicemente stupido, e si possono amare le creature le più diverse da noi.
Anche il tema della fiducia esce fuori di tanto in tanto, come mostra la seguente frase:
“Certo stanno accadendo un sacco di cose misteriose, e adesso non ne conosciamo il perché. Però presto o tardi lo sapremo, no?”.

Da sottolineare anche il grande risalto dato alle figure femminili (anche questa è una cosa abbastanza tipica delle storie di Miyazaki): in tutto il film si vedono donne o bambini, con gli uomini adulti o assenti (Koichi) o pericolosi (Fujimoto).

In definitiva, Ponyo sulla scogliera è un altro colpo di classe di Hayao Miyazaki, anche se, secondo me, leggermente inferiore agli altri suoi capolavori.
In chiusura, sottolineo di averlo visto in lingua originale con i sottotitoli: preferisco così, visto che spesso il doppiaggio italiano degli anime giapponesi li rovina letteralmente, o comunque non si dimostra all'altezza del prodotto originale.

Buona visione.

Fosco Del Nero



Titolo: Ponyo sulla scogliera (Gake no ue no Ponyo).
Genere: anime, animazione, commedia, fantastico.
Regista: Hayao Miyazaki.
Anno: 2008.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

domenica 5 aprile 2009

L’amico di famiglia - Paolo Sorrentino

Altro film italiano, stavolta diretto da Paolo Sorrentino: L’amico di famiglia, film uscito nel 2006 e ambientato nell’agropontino.

Esordisco precisando che mi è stato consigliato da un amico, la stessa persona che peraltro mi ha suggerito in passato altri film, tra cui Cresceranno i carciofi a Mimongo, che ho di recente recensito (trovandolo molto gradevole, peraltro).

Tra i due, ad essere onesto, ho decisamente preferito quest'ultimo, data la mia forte antipatia verso i film drammatici e ambientati in contesti sociali “fastidiosi”.
Laddove per fastidioso intendo quella gamma di emozioni che va da antipatico a ributtante.

Esattamente la gamma di emozioni che evoca L’amico di famiglia, film incentrato sul personaggio di Geremia de' Geremei (caratterizzato ottimamente da Giacomo Rizzo), anziano sarto di paese, ma soprattutto usuraio, capace, dietro gli insegnamenti di famiglia (come lui era usuraio suo padre), di accumulare una certa ricchezza (un milione di euro o poco più).

Egli vive con la madre, anziana donna ormai paralizzata, oltre che rozza e anch’essa fastidiosa.
Quanto al “figlioletto”, trattasi di personaggio particolare: viscido, manipolatore, avaro, cinico, decisamente brutto e sgraziato, e tuttavia intelligente, acuto e capace di un certo eloquio.

Geremia di fatto è in mezzo a quasi ogni evento del paese, dai negozi ai matrimoni… e proprio uno di tali eventi gli permetterà di sfruttare il suo potere economico e sociale per “conquistare” Rosalba (l’affascinante Laura Chiatti), giovane e bella ragazza, promessa sposa e figlia di un uomo che gli deve parecchi soldi…

Quello che turba di L’amico di famiglia non è solo il personaggio di Geremia, come detto sordido e sporco, ma anche e soprattutto l’ambiente che lo circonda, visto che esso è sudicio e squallido quanto lui, dall’amico protettore Gino (un eclettico Fabrizio Bentivoglio) alla stessa Rosalba, al di lei padre, etc.
Quanto e forse più di lui…

Tanto che, forse, la morale di fondo è proprio il classico “non fidarti di nessuno”.

In definitiva, L’amico di famiglia è un film tutto sommato ben fatto, ma che, per gusto personale, non ho gradito in modo particolare.

Fosco Del Nero



Titolo: L’amico di famiglia (L’amico di famiglia).
Genere: Paolo Sorrentino.
Regista: drammatico.
Attori: Giacomo Rizzo, Fabrizio Bentivoglio, Laura Chiatti, Clara Bindi, Gigi Angelillo, Barbara Valmorin, Lucia Ragni, Marco Giallini, Giorgio Colangeli, Valentina Lodovini.
Anno: 2005.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 3 aprile 2009

Vicky Cristina Barcelona - Woody Allen

Ecco la recensione dell’ultimo, discusso, film di Woody Allen, anch’esso, come ormai recente abitudine del regista americano, avente due punti in comune con i suoi ultimi lavori, quali Match point o Sogni e delitti:
- è ambientato fuori dagli Usa,
- non è una commedia divertente, ma un film sui rapporti amorosi e interpersonali.

Sto parlando ovviamente di Vicky Cristina Barcelona, girato nel 2008 in Spagna, tra Barcellona e Oviedo.

Ecco in breve la trama di Vicky Cristina Barcelona: Vicky (Rebecca Hall) è una giovane donna prossima al matrimonio. I suoi valori più importanti sono serietà, fedeltà, sicurezza.
La sua amica Cristina (Scarlett Johansson), invece, è tutto l’opposto: i suoi punti di riferimento sono la libertà, il divertimento, la mutevolezza.

La storia prende le mosse dal viaggio che Vicky, invitata da amici di famiglia, propone all’amica a Barcellona.
La prima ne approfitterà per perfezionare la sua conoscenze della cultura catalana, suo oggetto di studio, mentre per la seconda sarà un’ottima opportunità per dimenticare una recente delusione d’amore.

Le due, a una mostra d’arte, incontrano l’affascinante pittore Juan Antonio (Javier Bardem), che, di punto in bianco, le inviterà a Oviedo per una breve vacanza.
Vicky non vuole accettare, ma Cristina sì, e alla fine prevarrà il suo desiderio.
Juan Antonio, da buon artista, ha un passato movimentato, compreso un matrimonio fallito con la bella pittrice Maria Elena (Penelope Cruz)…

Come detto, Vicky Cristina Barcelona non è una delle vecchie commedie in stile Woody Allen (tra le migliori, ho già recensito Amore e guerra, Manhattan, La dea dell’amore), e nemmeno uno degli ibridi di recente produzione (come per esempio Scoop, anch’esso con Scarlett Johansson), ma rimane più nella scia di Match point e soci, per quanto in tale caso non vi siano delitti o omicidi a denunciare la società odierna, fatta di obiettivi e di gente capace di ogni cosa pur di raggiungerli.

Rimane dunque, semplicemente, una riflessione sulle possibili declinazioni dell’amore e delle relazioni interpersonali, peraltro decisamente impreziosita dalla presenza di attori del calibro di Penelope Cruz, Scarlett Johansson, Rebecca Hall e lo stesso Javier Bardem.

In definitiva, dunque, Vicky Cristina Barcelona è un discreto film… anche se io rimango dell’idea che il vecchio Woody Allen fosse infinitamente migliore di quello di ultima generazione.

Fosco Del Nero



Titolo: Vicky Cristina Barcelona (Vicky Cristina Barcelona).
Genere: drammatico, sentimentale.
Regista: Woody Allen.
Attori: Scarlett Johansson, Rebecca Hall, Javier Bardem, Penelope Cruz, Patricia Clarkson, Chris Messina, Julio Perillán, Kevin Dunn, Josep Maria Domènech, Manel Barceló.
Anno: 2008.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 1 aprile 2009

Hollywood party - Blake Edwards

Ho guardato Hollywood party per la presenza in esso di Peter Sellers, attore molto popolare e apprezzato negli anni 60 e 70, e tuttavia finito nel dimenticatoio nei decenni seguenti, tanto che fino a poco tempo fa non avevo mai sentito parlare di lui.

Ho tuttavia già visto alcuni dei film in cui è stato protagonista, come Oltre il giardino (1979), ma soprattutto Casino royale (1967), film veramente fuori di testa e divertentissimo che ho avuto la fortuna di incrociare di recente… e per puro caso!

Avendo apprezzato Sellers (attore molto caratterizzante e, si dice, personalità assai complessa e difficile), mi sono dunque deciso a vedere quest’altra sua prova, trovando anch’essa decisamente ispirata.

Da sottolineare inoltre il nome di Blake Edwards, regista del celeberrimo Colazione da Tiffany (oltre che di altri riusciti film come Operazione sottovesteVictor VictoriaLa grande corsa).

In Hollywood party Sellers è Hrundi Bakshi, un aspirante attore del medio oriente, capitato a Hollywood forse per caso e capace di rovinare per sbadataggine un intero set cinematografico.
E la sbadataggine è forse il suo elemento più centrale, posto che trattasi di un personaggio un po’ fantozziano, autentico generatore di caos e situazioni imbarazzanti.
Il personaggio tuttavia è delizioso, tanto da far stare in piedi un film interamente ambientato in un’unica casa, per quanto molto grande, senza trama e col solo pretesto di una festa, che dà il nome al titolo, trattandosi di una festa di registi, produttori e attori di Hollywood… cui Bakshi è ovviamente invitato per sbaglio.

Hollywood party è un storia al contempo esilarante (si dice peraltro che siano state esilaranti anche le riprese del film) e ironica parodia del mondo dello show business del cinema americano, che il film si diverte a scimmiottare senza tregua.

All’interno di tale buffa e irriverente parodia, Peter Sellers, col suo Hrundi Bakshi, fa ridere, sorridere e commuovere, visto che, in mezzo a tutto il trambusto della festa egli, tra una trovata e l’altra, ha anche il tempo di innamorarsi della carinissima Michele (Claudine Longet), una giovane donna francese, mezzo attrice e mezzo cantante, che ha il buon gusto di non vendersi all’arrogante produttore di turno… e non a caso familiarizzerà proprio col più semplice e umile Bakshi (che però, ad onor del vero, non ha proprio l'aria di essere un indiano).

In definitiva, Hollywood party è un film che vale certamente la pena vedere, tenero e spassoso al tempo stesso.



Fosco Del Nero


Titolo: Hollywood party (The party).
Genere: comico, commedia.
Regista: Blake Edwards.
Attori: Peter Sellers, Claudine Longet, Jean Carson, Natalia Borisova, Marge Champion, Corinne Cole, Janice Kane, Al Checco.
Anno: 1968.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

Il mondo dall'altra parte