Slide # 1

Slide 1

Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

Slide # 2

Slide 2

L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

Slide # 3

Slide 3

Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

Slide # 4

Slide 4

Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

Slide # 5

Slide 5

Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

domenica 30 agosto 2009

Misora per sempre - Mitsuru Adachi

Un altro manga recensito in modo parziale, ossia dopo la sola lettura del numero uno.

Per la precisione, il secondo del noto e apprezzato mangaka Mitsuru Adachi (molti si ricorderanno il fumetto o il cartone animato di Rough o Touch), dopo Miyuki.

Tra i vari “numeri primi” finora presentati (e, lo ricordo, acquistati totalmente a caso), gli unici due a mio avviso meritevoli di proseguimento erano proprio Miyuki e High school debut.

Misora per sempre è il terzo manga decente che trovo tra quei dieci, e probabilmente non è un caso, visto che la firma è in entrambi i casi quella di Adachi.

Fatto assolutamente evidente nel tratto grafico, che ricorda enormemente i suoi fumetti più famosi, prima citati.
Meno evidente, invece, nella trama, che anzi in un paio di punti si discosta dal suo solito.

Intanto, siamo di fronte a un manga di breve durata, lungo appena cinque volumetti.
In secondo luogo, l’età media dei protagonisti è più bassa del solito, visto che ci siamo spostati dal liceo alle scuole medie (il primo anno, peraltro)… anche se, ad onor del vero, i ragazzi sembrano già piuttosto svegli di testa.
Infine, se è vero che anche stavolta c’è di mezzo lo sport, è pure vero che in Misora per sempre vi è una forte componente di tipo fantastico, posto che alcuni dei protagonisti hanno ricevuto in dono (per un evento del loro passato) dei super-poteri.

Protagonista principale è Misora, studentessa al primo anno di scuola media, a cui si affiancano i suoi amici Ryudo, Kouta e Miyako, nonché i suoi “nemici” Atsushi e Tsuyoshi.
Da citare, tra i comprimari, anche Jushiro e Chiyonosuke, nonché il gatto parlante Bake.

Ecco in breve la trama di Misora per sempre: data la scarsità di nascite degli ultimi anni, molti club sportivi della scuola fanno fatica a racimolare il numero di atleti necessari per la loro disciplina.
Da cui l’idea del rental club, composto dagli studenti più dotati fisicamente, capaci di cimentarsi in diverse attività sportive, e quindi di volta in volta prestati a questo o a quel club…
Tra di essi, anche Misora… ma anche dei loschi figuri con cui Misora e i suoi amici avevano già avuto dei dissapori nel recente passato…

In definitiva, Misora per sempre è un manga gradevole e interessante, che, anche per la sua brevità, varrebbe la pena di leggere e collezionare, specie se siete fan del maestro Mitsuru Adachi.

Fosco Del Nero



Titolo: Misora per sempre (Itsumo Misora).
Genere: manga, commedia.
Autore: Mitsuru Adachi.
Anno: 2000.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

giovedì 27 agosto 2009

Travolti dal destino - Guy Ritchie

Travolti dal destino è il remake-rifacimento di un classico del 1974, ossia Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto, diretto da Lina Wertmüller e con protagonisti Mariangela Melato e Giancarlo Giannini.

Tale remake è invece opera di Guy Ritchie, negli anni precedenti al 2002 segnalatosi come uno dei registi più talentuosi e promettenti dell’intero panorama internazionale per merito di due gioielli come The snatch e Lock & stock, cui sono seguiti invece degli altri film meno meritevoli, come Revolver e questo stesso Travolti dal destino.

La prima cosa che viene in mente è una semplice parola: perché?

Perché un regista che mostra un indubitabile talento per un certo genere cinematografico deve improvvisare prodotti di genere completamente diverso?
Peraltro, cimentandosi in remake e perdendo così una delle sue migliori qualità, ossia l’originalità…

Solo per fare recitare quella che al tempo era sua moglie, ossia la cantante Madonna?

Peraltro, la stessa Madonna, pur essendo decisamente più una cantante che un’attrice, non sfigura nel ruolo di Amber, la ricca donna americana che viene nel Mediterraneo per una crociera con marito e altra gente ricca, e che prima si dedica a esasperare il pescatore-cameriere Giuseppe Cuccurullo, e poi finisce per innamorarsi di lui dopo il loro naufragio su una piccola isola disabitata.

Da notare anche che il ruolo di Cuccurullo, ruvido e schietto marinaio siciliano, è stato ereditato da Adriano Giannini, figlio di Giancarlo Giannini, protagonista nel film originale.

Tornando a Madonna, decisamente meglio nella parte della ricca viziata e fastidiosa che non in quella della donna innamorata e sottomessa.
Interessante poi una sorta di pseudo-cameo, con Amber-Madonna cantante e ballerina nelle fantasie di Giuseppe.

Travolti dal destino, dunque, è:
- un film poco originale (come lo sono quasi tutti i remake),
- un film poco stimolante,
- un film privo di arte,
- un film privo di grandi attori.

Vi è anche qualche lato positivo:
- panorami e fotografia sono notevoli,
- la sfida iniziale tra Amber e Giuseppe fa ridere (la successiva storia d’amore, invece, è tanto preannunciata e banale quanto piatta),
- la colonna sonora non è male.

Insomma, siamo di fronte a un prodotto assolutamente mediocre che avrebbe potuto benissimo non essere girato.
E notate che ciò non è per via del confronto con l’originale, visto che non ho mai visto il film della Wertmüller, ma per una valutazione intrinseca.

Insomma, Travolti dal destino non fa proprio schifo, ma nemmeno è meritevole di visione.

Fosco Del Nero



Titolo: Travolti dal destino (Swept away).
Genere: sentimentale, drammatico, commedia.
Regista: Guy Ritchie.
Attori: Madonna, Adriano Giannini, Jeanne Tripplehorn, Bruce Greenwood, Elizabeth Banks, Michael Beattie, David Thornton, Yorgo Voyagis, Beatrice Luzzi, Lorenzo Ciompi.
Anno: 2002.
Voto: 4.5.
Dove lo trovi: qui.

martedì 25 agosto 2009

27 baci perduti - Nana Djordjadze

Neanche mi ricordo da dove ho tratto l’indicazione di questo film (probabilmente da qualche sito internet), ma mi sono trovato comunque prima a vederlo e ora a recensirlo.

Intanto, partiamo dai nomi: il film è 27 baci perduti, ed è una coproduzione tedesco-georgiana del 2000 diretta da Nana Djordjadze.

Passo subito a raccontare in breve l’inizio del film: in un imprecisato piccolo paese dell’est Europa due eventi sconvolgono la vivace estate degli abitanti del villaggio.

Il primo è l’arrivo in paese di una quattordicenne assai vivace e irriverente, tanto nelle parole quanto nei modi (compresa la sua disinibizione).

Il secondo è la proiezione al cinema del paese del film Emmanuelle, nota pellicola erotica, che ha il potere di scandalizzare alcuni, di interessare altri, e di ispirare altri ancora... e con conseguenze assai svariate.

Tra i suoi spettatori maggiormente interessati, ovviamente, la suddetta quattordicenne, Sybilla, spettatrice abusiva della proiezione (naturalmente vietata ai minori) insieme all’amico Mickey, un suo coetaneo timido e perdutamente innamoratosi di lei fin dal primo momento in cui l’ha vista.
Peccato che Sybilla si sia innamorata a sua volta del padre di lui, Alejandro, di “soli” 27 anni più grande di lei (anche se, come dice lei, 14 e 41 sono lo stesso numero, solo capovolto).

In mezzo a tale inusuale triangolo, tutti i personaggi del paese, dal tenente imbranato alla sua moglie "sbarazzina", dallo scemo del villaggio al capitano di una nave senza mare (cameo di Pierre Richard, già protagonista di film come La capra o Due padri e mezzo).

La caratterizzazione dei personaggi, a questo riguardo, è veramente ottima, e si farà fatica a dimenticare alcuni dei protagonisti, specialmente la meravigliosa Sybilla (Nutsa Kukhianidze) e Mickey.
Ma, in generale, è tutta l’atmosfera che circonda il paese ad avere un tocco di magico e di surreale, nonostante 27 baci perduti non contenga alcun elemento fantastico.

Il risultato finale è un film difficile da classificare, visto che non è una commedia, non è un film drammatico, non è proprio un film sentimentale, non è manco un film surreale, e nemmeno un film storico, nonostante l’ambientazione fortemente caratterizzata, ma che lascia dietro di sé indubitabilmente un buon sapore... che poi è quello che più conta.

Un sapore triste e dolce allo stesso tempo, malinconicamente indefinito, sia per l’amore che lo spettatore si attendeva, e che non c’è stato, sia per il suo finire come era iniziato, ossia con un soffio di vento.

In conclusione, 27 baci perduti è un film particolare e di buona fattura.
Da citare le musiche di Goran Bregovic, e infatti, specie nel suo inizio, il film ricorda un po’ lo stile gitano di Emir Kusturica, sovente associato al musicista bosniaco.

Fosco Del Nero



Titolo: 27 baci perduti (27 missing kisses).
Genere: surreale, drammatico, sentimentale.
Regista: Nana Djordjadze.
Attori: Nutsa Kukhianidze, Shalva Iashvili, Eugenij Sidichin, Pierre Richard, Dato Gogibedachvili, Levani Outchaneichvili, Amalia Mordvinova.
Anno: 2000.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

    domenica 23 agosto 2009

    Miami guns - Takeaki Momose

    Dopo avere recensito Macross 7 Trash, manga che ho letto interamente (se lo meritava, per quanto non fosse un capolavoro), torno ora alla serie di numeri uno, di cui ho già recensito alcuni esemplari.

    Numeri uno comprati a caso, per tentare la sorte… con risultati non molto incoraggianti, visto che su una decina ne ho trovato solo un paio decenti, di cui varrebbe la pena continuare la lettura.

    Sfortuntamente, non è certo il caso di Miami guns, disegnato da Takeaki Momose tra il 1997 e il 1999, e consistente in 4 tankobon (ossia i volumi giapponesi, che mediamente sono più spessi e corposi di quelli tipici italiani, anche se molte testate di manga si sono adeguate alle dimensioni degli originali).

    Ad ogni modo, ecco in breve la trama della storia: Yao Sakurakouji è una liceale figlia di uno degli uomini più ricchi e in vista della sua città, Miami.

    Tre caratteristiche la contradistinguono:
    - è molto bella (col mangaka che non si tirerà indietro dal mostrare in abbondanza le sue grazie),
    - ha una fissa per inseguimenti, sparatorie, etc,
    - è abbastanza fuori di testa.

    La ragazza decide di arruolarsi in polizia per sfogare le sue tendenze violente, ma troverà una serie di ostacoli...

    Conoscerà inoltre Lu Amano (nome che peraltro ricorda molto la celeberrima Ai Amano di Video Girl Ai), anch’essa una bella figliola, nonché figlia del capo della polizia, postale accanto per tenerla d’occhio e limitarla nelle sue turbolenze.

    Miami guns, in buona sostanza, si compone di questi due spunti: le scene sexy con le due belle protagoniste e le scene d’azione.
    Onestamente, troppo poco per meritare un voto sulla sufficienza, contando che persino il tratto grafico non brilla per meriti particolare, e anzi è piuttosto ordinario.

    Pure l’umorismo, su cui l’opera dovrebbe puntare molto posto che si tratta di una commedia, risulta assai piatto e poco coinvolgente.

    Probabilmente l’unico lato positivo del fumetto è quello di durare pochi volumetti… volumetti che comunque vi consiglio di non comprare, a meno che da un manga non vogliate proprio quei due elementi (belle ragazze e azione) e nient’altro (perché nient’altro c’è).

    Fosco Del Nero



    Titolo: Miami guns (Maiami ganzu).
    Genere: manga, commedia, poliziesco.
    Autore: Takeaki Momose.
    Anno: 1997-1999.
    Voto: 4.5.
    Dove lo trovi: qui.

    giovedì 20 agosto 2009

    Nana - The movie - Otani Kentaro

    Sono secoli ormai che non recensisco un film giapponese, con l’assenza dell’Oriente che è stata nel mentre attenuata da qualche anime o qualche manga.

    Tuttavia l’ultimo film con attori in carne e ossa dista ormai cinque mesi, e peraltro non era proprio un grandissimo film (The machine girl… non guardatelo).

    Ritorno a una delle mie passioni, per l'appunto il cinema giapponese (e orientale in generale), con questo Nana - The movie, film ispirato a un manga di grande successo, tanto grande da aver generato, per l’appunto, una trasposizione cinematografica (a cui ha fatto seguito anche un sequel).

    Preciso come prima cosa di non conoscere l’omonimo manga, e di non poter dunque effettuare un raffronto tra fumetto e film; tuttavia, pare che l’adattamento sia stato molto fedele, tanto nell’atmosfera del racconto, quanto nei caratteri dei personaggi, pur nella limitazione ovvia data dai tempi cinematografici (difficile far rientrare in un solo film un manga di decine di volumetti, o un romanzo di 400 pagine).

    Ad ogni modo, ecco la trama di Nana - The movie: Nana Komatsu e Nana Osaki hanno in comune due cose: il nome e il treno scelto per andare a Tokio. Quanto all’estetica e al carattere, le due sono veramente l’una agli antipodi dell’altra, con Nana Komatsu ragazza femminile e dolce, e Nana Osaki rocker tutta d’un pezzo.
    Le due si perdono di vista dopo il viaggio in treno, ma il destino le farà rincontrare in fretta, tanto che le due finiranno per condividere un appartamento.

    Altra cosa in comune tra di loro: una storia d’amore difficile, la prima col volubile Shinji e la seconda col lontano Ren, che ha lasciato il gruppo rock dei Blast, in cui suonava anche la ragazza, per il più noto gruppo dei Trapnest, già molto famosi a Tokyo e in tutto il Giappone.

    Le due Nana, pur nella loro enorme diversità, finiranno per farsi da spalla a vicenda, col film che oscilla tra drammatico, commedia e sentimentale.

    I pro di Nana - The movie sono:
    - dei personaggi ben caratterizzati,
    - fotografia e costumi piuttosto curati.

    I contro, invece:
    - alcuni spunti poco credibili (per esempio, perché Nana e Ren non continuano la loro storia anche a distanza se il loro amore era così forte??),
    - è vero che la storia si fa seguire bene, ma comunque la trama non è certo un capolavoro di originalità o di inventiva.

    In definitiva, Nana - The movie è un discreto film, che io ho apprezzato abbastanza e che probabilmente piacerà agli appassionati del manga o del cinema giapponese in generale.

    Fosco Del Nero



    Titolo: Nana - The movie (Nana).
    Genere: commedia, sentimentale.
    Regista: Otani Kentaro.
    Attori: Aoi Miyazaki, Hiroki Narimiya, Mika Nakashima, Saeko, Ken'ichi Matsuyama, Yuna Ito, Momosuke Mizutani, Tomoki Maruyama, Tetsuji Tamayama, Anna Nose, Takehisa Takayama, Ryuhei Matsuda.
    Anno: 2005.
    Voto: 6.5.
    Dove lo trovi: qui.

    martedì 18 agosto 2009

    High school debut - Kazune Kawahara

    Nuovo manga proposto su Cinema e film, proposto nel vero senso della parola, dato che non si tratta di una vera e propria recensione, dal momento che, come in casi precedenti (Wingman, Kiss of voice, Sempre più blu, Miyuki, Wedding peach), del presente fumetto ho letto solo il primo volumetto (ho comprato una decina di “numeri uno” a caso per tentare la sorte).

    Stavolta il prescelto è Hign school debut, manga disegnanto dal 2003 da Kazune Kawahara e tuttora in corso di pubblicazione in Giappone (con l’Italia, nella persona della Star Comics, che segue a ruota).

    Preciso in apertura che non conoscevo né manga né autore, e che l’acquisto era proprio “al buio”.

    Ecco in sintesi la storia su cui si basa High school debut.
    Haruna Nagashima è una studentessa un po’ particolare: fino a questo momento, infatti, ha pensato solo alla scuola e allo sport (è un’ottima atleta di softball), mentre ha completamente trascurato altre cose, come moda, shopping e ragazzi.
    Arrivata nella scuola superiore, però, decide che è il momento di trovarsi un ragazzo, e che, dunque, è il momento anche di migliorare il suo aspetto, posto che da sola proprio non sa vestirsi.
    Non riuscendo da sola nell’ “impresa”, chiede aiuto a Yo Komiyama, un ragazzo del secondo anno molto popolare e dallo spiccato gusto estetico.
    Yo prima rifiuta, ma poi cambia idea, prendendola sotto la sua ala protettrice… a condizione che lei non si innamori di lui.
    Nelle vicende entrano anche Mami, amica Haruna, nonché Fumiya, Asami e Asaoka, amici invece di Yo.

    Come intuibile, la trama del manga è molto leggera, come leggero è il tono generale della storia (stringi stringi, è una commedia adolescenziale che si basa sul gusto nel vestire!), tuttavia…

    Tuttavia, High school debut ha un suo perché, e il fumetto si fa leggere volentieri.
    Merito forse di un tratto grafico vivace e gradevole, assai espressivo tanto nei personaggi quando nel contorno.
    O forse dei personaggi principali, che incuriosiscono.
    O ancora, dal tono spigliato e divertente.

    Non a caso, tra i numeri uno fin qui proposti, Hign school debut è uno dei due (l’altro è Miyuki di Mitsuru Adachi) che a mio avviso varrebbe la pena di continuare a leggere (e infatti forse lo farò); non ha certo lo spessore del capolavoro, ma del buon prodotto sì.
    Nel caso lo abbiate letto tutto o in buona parte, fatemi sapere cosa ne pensate.

    Fosco Del Nero



    Titolo: High school debut (Koukou debut).
    Genere: commedia, sentimentale.
    Autore: Kazune Kawahara.
    Anno: 2003 - in corso.
    Voto: 6.5.
    Dove lo trovi: qui.

    domenica 16 agosto 2009

    Tropic thunder - Ben Stiller

    Dopo i vari American pie, American school, La ragazza del mio migliore amico, etc, ecco una nuova pellicola di tipo comico-demenziale, Tropic thunder, anch’essa uscita al cinema nel 2008.

    Regista e attore principale, Ben Stiller, nome di solito sinonimo di divertimento.
    In questo film, peraltro, egli è accompagnato da diversi attori di spicco, tra cui Robert Downey Jr., Jack Black, Tom Cruise, Matthew McConaughey, etc.

    Da segnalare anche i numerosi cameo, in personaggi interpretanti se stessi: Tyra Banks, Tom Hanks, Jennifer Love Hewitt, Tobey Maguire, Sean Penn, Alicia Silverstone, etc.

    Ecco in breve la trama: Tropic thunder è un film in produzione, ma che, un po’ per lo scarso polso del regista, un po’ per il gran numero di prime donne sul palco, in pochi giorni ha già accumulato un notevole ritardo, nonché registrato molte spese.

    Dopo una colossale reprimenda da parte del produttore Les Grossman (Tom Cruise), e dietro suggerimento di John "Quadrifoglio" Tayback, il reduce di guerra autore del libro da cui viene tratto il film, il regista decide di portare gli attori nel vero Vietnam, senza informarli della cosa, per una migliore finzione scenica.

    Solo che il regista muore dopo tre secondi calpestando una mina francese rimasta attiva, con gli attori (Tugg Speedman, Kirk Lazarus, Jeff "Fats" Portnoy) che dunque rimangono soli, ancora convinti di essere calati nella finzione, e ignari del fatto di essere finiti nel bel mezzo del triangolo d’oro della produzione di droga dell’Indocina.
    Da qui tutta una serie di sventure e di gag…

    Dico subito che da Tropic thunder mi aspettavo di più, un po’ per la presenza di alcuni attori che fanno ridere al solo sentirli nominare (Ben Stiller, Jack Black), un po’ per la fama positiva che circondava il film stesso.

    Invece, ho trovato un film sì pieno di gag verbali e visive, ma non eccessivamente divertente, e per alcuni versi proprio stupido.

    Mi ripeto dunque un’altra volta: il genere comico, persino quello demenziale, non necessariamente è o deve essere di bassa qualità, e difatti abbiamo abbondanti esempi per l’uno e per l’altro lato.

    Per il meglio, io cito i primi American pie, Fatti, strafatti e strafighe, o Zohan - Tutte le donne vengono al pettine.
    Per il secondo, cito capolavori come Maial college, American pie 5, etc.

    Questo Tropic thunder sta nel mezzo, più vicino ai primi ma non certo divertente e ispirato com'essi.

    Fosco Del Nero



    Titolo: Tropic thunder (Tropic thunder).
    Genere: commedia, comico.
    Regista: Ben Stiller.
    Attori: Ben Stiller, Robert Downey Jr., Jack Black, Bill Hader, Matthew McConaughey, Tom Cruise, Nick Nolte, Jay Baruchel, Steve Coogan, Brandon Jackson, Danny McBride, Valerie Azlynn.
    Anno: 2008.
    Voto: 5.5.
    Dove lo trovi: qui.

    giovedì 13 agosto 2009

    Wedding peach - Sukehiro Tomita, Nao Yazawa

    Dopo la parentesi di Macross 7 Trash, letto nella sua interezza, torno a recensire un manga di cui non ho continuato la lettura oltre il primo numero.

    Il manga in questione è Wedding peach, disegnato dal duo Sukehiro Tomita e Nao Yazawa negli anni tra il 1994 e il 1996, ma portato in Italia solo nel 2004.

    Francamente, si potevano risparmiare di portarlo, e forse non è un caso che l’operazione è stata fatta negli anni del boom dei manga in Italia, laddove il genere del fumetto giapponese nei decenni precedenti era stato più che altro un fenomeno di nicchia (e, posto che era poca la domanda, era poca anche l’offerta, mentre poi sono state importate caterve di manga, spesso di dubbia qualità).

    Ecco in breve la storia di questo fumetto: la protagonista è Momoko Hanasaki, che frequenta il primo anno delle scuole medie con le amiche Yuri Tanima e Hinagiku Tamano.
    Le tre ragazze, oltre all’amicizia e alla scuola, hanno anche un’altra cosa in comune: la simpatia per Kazuya Yanagiba, capitano della squadra di calcio della scuola.

    Un bel giorno, Momoko viene attaccata da un losco figuro, di nome Pluie, accompagnato peraltro da uno strano esserino, di nome Jama-Pi.
    I due si rivelano essere degli emissari della Tribù dei Demoni, guidata da Reine Deviler.

    Solamente l’intervento dell’Arcangelo Limone salverà dalla situazione Momoko, alla quale il suo biondo salvatore donerà il Saint Miroir, che, dietro la pronuncia di una formula magica (che vi risparmio), trasforma la ragazza in una supereroina.

    Probabilmente l’Arcangelo Limone glielo dona per non doverla vedere un’altra volta, di modo che da lì in poi lei se la cavi da sola…

    Per una curiosa coincidenza “non doverla vedere un’altra volta” è anche la mia posizione ufficiale verso Momoko e Wedding peach, un fumetto veramente inutile.

    Già la scelta dei nomi di cose e personaggi (Saint miroir, Arcangelo Limone, Reine Deviler) fa intuire quanta scarsa o nulla originalità e senso estetico vi siano nell’opera, che dura solo sei volumi, ma che non merita nemmeno la lettura del primo.

    Anzi, mi domando come mai la Star Comics abbia deciso di importare il fumetto in Italia… forse la fascia di pubblico supposta era quella delle bambine-adolescenti, e in particolare di quelle prive di buon gusto.

    Ad ogni modo, io il mio parere ve l’ho dato, poi vedete voi che fare.
    L’unica cosa buona di Wedding peach è che almeno non è fastidioso (ci sono film e fumetti che sono peggio che inutili, e per l’appunto irritanti).

    Fosco Del Nero



    Titolo: Wedding peach (Ai tenshi densetsu wedingu pichi).
    Genere: sentimentale, commedia.
    Autore: Sukehiro Tomita, Nao Yazawa.
    Anno: 1994-1996.
    Voto: 4.
    Dove lo trovi: qui.

    martedì 11 agosto 2009

    La ragazza del mio migliore amico - Howard Deutch

    Negli ultimi tempi si è un po’ abbassato il livello medio dei film proposti, dato che ho proposto numerose commedie, specie di tipo comico-demenziale.
    Sarà l’aria estiva…

    Quest’oggi nuovo appuntamento con tale filone, dal momento che il film recensito è La ragazza del mio migliore amico, film dello scorso anno con protagonisti Dane Cook, Jason Biggs (American pie, Anything else) e Kate Hudson (Tu, io e Dupree, Come farsi lasciare in 10 giorni, Alex & Emma).

    Ecco la trama: Dustin (Jason Biggs) è il classico bravo ragazzo, molto gentile e disponibile, ma anche un po’ imbranato, e non certo particolarmente affascinante.

    Deve pensarla senza dubbio così Alexis (Kate Hudson), la ragazza con cui è uscito per diverse settimane, che di punto in bianco gli dice che preferisce rimanergli amica, ma che, per il momento, non lo vede come partner.

    Disperato, Dustin si rivolge allora al suo migliore amico, Tank (Dane Cook), il cui lavoro è a dir poco bizzarro: egli si procura un appuntamento con le ragazze che hanno appena lasciato i suoi clienti, offrendo loro il peggior appuntamento della loro vita.

    L’obiettivo è far capire alle gentil donzelle quanto l’uomo possa essere squallido, e che in effetti il loro ex ragazzo non era poi così male.
    Tasso di successi di tali exploit: altissimo…

    La ragazza del mio migliore amico peraltro comincia proprio con un decalogo di cosa non fare a un appuntamento, con la malcapitata di turno letteralmente in preda al panico (e anche al vomito, come si vedrà).
    Ora, i problemi insorgono quando Dustin chiede a Tank di aiutarlo in tal senso con Alexis…

    Non vi svelo il prosieguo del film, che peraltro non si distingue in tal senso per originalità, rispettando il solito copione di eroe redento e di amore più forte di ogni avversità.

    Il giudizio generale su La ragazza del mio migliore amico non è elevatissimo, e non arriva nemmeno alla sufficienza, per diversi motivi.

    Partiamo dagli attori, che non mi sono piaciuti troppo (Biggs è un po’ sacrificato in uno stereotipo poco brillante, Cook non fa altro che fare il macho rozzo, mentre la Hudson non mi è mai piaciuta troppo); continuiamo con la trama, che parte da uno spunto originale, ma che poi si perde nel qualunquismo; ancora, i dialoghi, spesso anch’essi banali nella loro sciatteria.

    Ok, il film fa ridere ogni tanto, ma giusto ogni tanto, e alla fine della fiera è una commedia volgare in stile fratelli Farrelly con un tocco di romanticismo nel finale.
    A mio avviso, si può vedere molto di meglio.

    Fosco Del Nero



    Titolo: La ragazza del mio migliore amico (My best friend’s girl).
    Genere: commedia, comico, sentimentale.
    Regista: Howard Deutch.
    Attori: Dane Cook, Jason Biggs, Kate Hudson, Lizzy Caplan, Alec Baldwin, Diora Baird, Jenny Mollen, Riki Lindhome, Amanda Brooks, Andrew Caldwell.
    Anno: 2008.
    Voto: 5.
    Dove lo trovi: qui.

    domenica 9 agosto 2009

    Macross 7 Trash - Haruhiko Mikimoto

    Nuovo manga recensito, anche se stavolta, a differenza degli ultimi casi in cui avevo presentato dei manga di cui avevo letto solo il primo numero (giudizio parziale, ok, ma non tutto merita di essere letto fino alla fine, e l’informazione è comunque utile), si tratta di un recensione “completa”.

    Difatti, ho letto tutti e 14 volumetti del manga in questione: Macross 7 Trash, disegnato da Haruhiko Mikimoto tra il 1995 e il 2001 (un lasso temporale assai esteso per un fumetto non così lungo).

    Il nome Macross probabilmente dirà molto agli appassionati di fantascienza, di manga o semplicemente di cartoni animati giapponesi, visto che esso rappresenta uno degli anime fantascientifici di maggior successo degli anni “80.

    Questo Macross 7 Trash costituisce una sorta di storia-fumetto successiva a quella del suo predecessore e ispiratore, ambientata ovviamente nel medesimo mondo, e segnatamente la maxiflotta Macross 7.

    In particolare, la storia è ambientata soprattutto in City 7, la parte cittadina dell’astronave, mentre Heaven ne è la parte cimiteriale.

    Il protagonista è Shiba Mido, 17enne sicuro di sé e arrogante, vero asso con gli air-blade, con i quali, dietro la spinta di Mahara Fabrio, 27enne agente governativo, parteciperà al torneo di Tornado Crush, dietro al quale in realtà si nasconde un mistero assai fitto… e un grande pericolo…

    Altri personaggi principali della storia sono Enika Cellini, l’amica-pseudofidanzata di Shiba; Abraham De Baseron, un militare spietato e appartenente alla razza degli Zendradi, degli umanoidi incapaci di provare emozioni; Maximilian Jenius, leader della flotta e forse padre di Shiba.

    Il giudizio su Macross 7 Trash è discreto, come deducibile dal voto.

    Il tratto grafico è piacevole e scorrevole, anche se spesso risulta un po’ scarno per l’assenza di fondali o di contorni, o confuso, specie nelle scene di lotta del torneo di Tornado Crush.

    I personaggi sono ben caratterizzati, e rimangono impressi nella memoria del lettore, segno del fatto che sono stati tratteggiati con buona profondità.

    La lunghezza totale del manga è mediana, con 14 volumetti abbastanza agili, che si leggono assai in fretta, posto che nel fumetto non vi sono molti dialoghi, o particolarmente impegnativi.
    Questo però fa sì che spesso il volumetto si legga in una decina di minuti (per leggerne uno di Berserk ci metto mezz’ora e più), e che lascia una fastidiosa sensazione di “incompiuta leggerezza”.

    Quanto alla trama, si lascia seguire bene, anche senza conoscere tutta la saga di Macross (e io non la conosco se non di fama e a grandi linee), anche se in alcuni frangenti appare un po’ forzata.

    In definitiva, Macross 7 Trash è un discreto prodotto a mio avviso, un manga superiore a tanti altri, ma che non può reggere il confronto con i vari, e ne cito un paio, Berserk, Ushio e Tora, Video Girl Ai (cito anche quest’ultimo perché in Macross 7 Trash vi è una discreta componente relazionale-sentimentale, anche se a mio avviso sviluppata poco e male).

    Fosco Del Nero



    Titolo: Macross 7 Trash (Macross 7 Trash).
    Genere: fantascienza, drammatico, sentimentale.
    Autore: Haruhiko Mikimoto.
    Anno: 1995-2001.
    Voto: 7.
    Dove lo trovi: qui.

    venerdì 7 agosto 2009

    American pie 4 - Band camp - Steve Rash

    Dopo aver recensito i primi tre film della saga (American pie 1, American pie 2 e American pie 3), propongo anche il quarto, diverso dagli altri per diversi motivi.

    Il motivo principale è che gli attori di American pie - Band camp non sono quelli dei precedenti episodi.

    Ancora, stavolta abbiamo un protagonista centrale, in luogo di diversi co-protagonisti.

    Inoltre, non si hanno più ambientazioni scolastiche o universitarie, ma si va direttamente nel tanto citato (da Michelle, la ragazza di Jim) campo della banda di Tall Oaks.

    Infine, mentre i primi tre episodi erano stati fatti per il cinema, questo quarto è uscito direttamente in homevideo, senza passare per le sale cinematografiche.

    Devo dire subito una cosa: mi è piaciuto anche questo quarto episodio della saga, nonostante tanto i primi quanto American pie - Band camp siano stati bistrattati da parte della critica.

    Ok, è vero, tutti e quattro i film sono palesemente comico-demenziali.
    Ok, è vero, tutti e quattro sono spesso ruvidi e a tratti proprio volgari e terra terra.
    Ok, non si parla di filosofia o di storia.

    Però, il punto è che:
    - hanno dei personaggi molto ben caratterizzati,
    - hanno una trama fitta e un ritmo alto, tanto che non annoiano mai,
    - fanno ridere.

    Questo quarto film, in particolare, si concentra sulla figura di Matthew Stifler, il fratello minore di Steven Stifler, del tutto intenzionato a seguirne le orme sia a livello umano, sia come produzione video (con la “Stiffmeister Production”).

    E, se possibile, Matt sembra ancora più rozzo e sciolto del fratello maggiore, cosa che non si tarderà a vedere…

    Anche se, e con l’andare avanti del film diverrà chiaro anche questo, egli è meno insensibile di quanto vorrebbe dare a intendere.
    Complice anche l’amore-odio con Elyse Houston, sua amica d’infanzia e direttrice della banda del campo, che dovrà impegnarsi nelle gare in programma tra i diversi campi in gara.

    In mezzo, numerosi personaggi, anch’essi ben riusciti: dal nerd Ernie al maniaco Jimmy, dal gigante Oscar alla suonatrice di bassotuba Chloe.
    Per non parlare di Brandon Vandecamp, il cui nome Matt, in svariati impeti di competitività, storpierà in modi ridicoli.

    Da citare anche i già noti Noah Levestein (il padre di Jim) e Chuck Sherman (noto Sherminator).

    Anche American pie - Band camp, dunque, mi ha divertito, e, anzi, persino più del terzo episodio della serie (i primi due forse sono un poco meglio).
    Ok, ok, non è Kubrick, ma probabilmente American pie è più divertente di Kubrick, e i ricercatori ci dicono che ridere fa bene...

    Fosco Del Nero



    Titolo: American pie 4 - Band camp (American pie 4 - Band camp).
    Genere: commedia, comico.
    Regista: Steve Rash.
    Attori: Tad Hilgenbrinck, Arielle Kebbel, Jason Earles, Matt Baker, Matt Barr, Tara Killian, Carla Alaponte.
    Anno: 2005.
    Voto: 7.
    Dove lo trovi: qui.

    martedì 4 agosto 2009

    5 centimeters per second - Makoto Shinkai

    Era da parecchio che non recensivo un anime (ossia un film d’animazione giapponese), e con l’articolo di oggi pongo rimedio a tale lacuna.

    Il fortunato prescelto è 5 centimeters per second (che sarebbe la velocità con la quale cadono a terra i fiori di ciliegio), anime del 2007 diretto da Makoto Shinkai e vincitore di alcuni premi del settore.

    Il sottotitolo di 5 centimeters per second invece è “A chain of short stories about their distance”, e svela che si tratta di una serie di storie indipendenti, tre per la precisione, per quanto legate da un denominatore comune.

    Quanto al genere, si tratta di un anime drammatico con protagonisti degli adolescenti (tutti piuttosto tristi e malinconici peraltro), la cui crescita è seguita con i capitoli di cui sopra.

    I tre episodi di 5 centimeters per second ci raccontano la giovinezza di Takaki Tohno, tra infanzia e adolescenza.
    In particolare, il focus è sui sentimenti, suoi e delle sue amicizie (una fidanzatina storica con cui coltiva un rapporto a distanza causa separazione, una compagna di scuola, etc).

    Come detto, siamo di fronte a un prodotto piuttosto triste e malinconico, tanto nei dialoghi quanto nel ritmo, tanto nei paesaggi quanto nelle musiche, che difficilmente potrà piacere agli amanti dell’azione o delle commedie divertenti.

    Si aggiunga a ciò il fatto che 5 centimeters per second non è stato ancora importato in Italia, e dunque per ora è possibile vederlo solo con i sottotitoli in inglese.
    Vale comunque la pena di vedere questo anime, non fosse altro per la grafica veramente spettacolare.
    Credo infatti, e i premi ricevuti sono andati essi stessi in questa direzione, che non si sia mai vista un’animazione così bella e curata, soprattutto per quanto riguarda gli sfondi e l’uso delle luci.

    Alcuni punti sono veramente notevoli, con il mix tra sfondi statici e dinamici e l’inserimento di effetti luce (pioggia, neve, sole, nuvole, insegne luminose, etc) che è favoloso.

    Tale magnificenza dei paesaggi stride un po’, invece, con i personaggi, disegnati alla vecchia maniera (fumettosa e cartoonistica, non sgradevole ma non all'avanguardia come il resto). Forse sarebbe giovata una maggior cura e innovazione anche in questo caso, anche se va comunque molto bene così dal punto di vista estetico.

    5 centimeters per second è comunque un anime da vedere, non fosse altro per la meraviglia visiva. Quanto alla storia (e in particolare il ritmo lento), può piacere o non piacere secondo i gusti individuali. Per me, è discreto ma non eccellente.

    Un dettaglio: il film è a malapena un lungometraggio, visto che dura un paio di minuti più di un'ora, e quindi è molto breve per gli standard cinematografici odierni.

    Fosco Del Nero



    Titolo: 5 centimeters per second (Byousoku 5 centimeters).
    Genere: anime, animazione, sentimentale, drammatico, adolescenziale.
    Regista: Makoto Shinkai.
    Anno: 2007.
    Voto: 7.
    Dove lo trovi: qui.

    Il mondo dall'altra parte