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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

lunedì 29 novembre 2010

La bussola d’oro - Chris Weitz

Da poco sul sito sono passati diversi film fantasy-fantastici.

Quello di oggi si trova a metà strada tra i due: parlo de La bussola d’oro di Chris Weitz, film tratto dal primo e omonimo romanzo della saga Queste oscure materie, di Philip Pullman.

Intanto, per gli smemorati (o, semplicemente, per quelli che semplicemente guardano film migliori), ricordo che Chris Weitz è il regista di New moon, il seguito di Twilight, e altresì sottolineo che gli attori principali di questo La bussola d’oro sono da un lato la giovanissima e talentuosa Dakota Blue Richards (vista nell’altro fantasy Moonacre - I segreti dell'ultima luna) e dall’altro la più navigata Nicole Kidman (Eyes wide shut, Moulin Rouge, The others).

La trama de La bussola d’oro sostanzialmente si colloca a metà tra la fiaba per bambini e il film fantasy per i grandi, pur pendendo più dal primo lato.

Ed eccola, la trama: in un mondo alternativo al nostro, vivono uomini, orsi parlanti, streghe, etc.
L’aspetto peculiare (persino ancora più peculiare del fatto che gli orsi parlano) è che ogni essere umano ha il proprio "daemon", ossia la rappresentazione in forma fisica della propria anima, che dunque è esterna all’individuo, e non interna, in una sorta di rapporto simbiotico.
Tuttavia, alcuni loschi figuri, detto Ingoiatori, tramano per separare i bambini dal loro daemon, per scopi oscuri (ma presumibilmente poco nobili), tanto che molti bambini spariscono o vengono ritrovati privati della loro preziosa controparte. 
La piccola ma sveglia Lyra (Dakota Blue Richards) si troverà a indagare sul fenomeno, prima tra le mura dell’istituto in cui viene educata e protetta dal suo zio e tutore Lord Asriel (Daniel Craig), poi sotto l’ala dell’affascinante Mrs. Coulter (Nicole Kidman).
Nella storia poi confluiranno molti personaggi e gruppi, come i Gyziani, o gli stessi orsi polari.

La bussola d’oro ha punti forti evidenti, e punti deboli altrettanto evidenti, che ne limitano la valutazione verso il basso.
Tra i primi la grande cura estetica (fotografia, montaggio, costumi, etc), l'incipit assolutamente accattivante, le atmosfere fantasy ben riuscite, qualche spunto notevole (come l’idea dei daemon… che ovviamente è del libro, però, non del film).

Tra i secondi, lo sviluppo della trama un po’ zoppicante e frettoloso (cosa peraltro tipica delle conversioni cinematografiche da romanzi), dei personaggi affatto memorabili (ma taluni invece son tratteggiati assai bene), e un clima generale un po’ freddino (e non per colpa degli orsi polari), come se si trattasse di una buona tesi compilativa, ma priva di spessore e del colpo di genio.

Peccato, perché gli spunti del romanzo da cui è tratto il film sono molto interessanti, a cominciare dalla connessione tra essere umano e daimon (ossia tra corpo e anima), proseguendo poi con la "polvere" (ossia l'energia-prana), continuando con l'aletiometro-bussola d'oro (strumento di conoscenza diretta della realtà per chi ha gli occhi-consapevolezza adatti) e concludendo con il gruppo di potere dalle ambizioni totalitarie che vuole negare sia la verità che le ricerche, e che intende zittire l'anima degli esseri umani.
Tutte queste cose sono letteralmente descrittive della realtà in cui viviamo.

Aggiungo, in conclusione, un paio di frasi tratte dal film... sorprendentemente attuali, come spesso è con i romanzi fantasy dal sapore esistenziale.

"Il Magisterium è ciò che occorre alla gente. I suoi membri regolano le cose dicendo alla gente cosa fare. 
Certe persone sanno cosa è meglio per loro e altre persone non lo sanno."

"È un aletiometro, un misuratore di verità, una bussola d'oro: ti consente di vedere quello che gli altri vogliono nascondere."

"Non ho sentito voci di una guerra."
"Le sentirai: è anche la tua guerra, che tu lo sappia o no."
"E su che sarà la contesa."
"Nient'altro che il libero arbitrio."

Fosco Del Nero



Titolo: La bussola d’oro (The golden compass).
Genere: fantastico, fantasy.
Regista: Chris Weitz.
Attori: Dakota Blue Richards Nicole Kidman, Sam Elliott, Eva Green, Daniel Craig, Ben Walker, Adam Godley, Nonso Anozie, Tom Courtenay, Simon McBurney, Jim Carter Charlie Rowe.
Anno: 2007.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 26 novembre 2010

Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo: il ladro di fulmini - Chris Columbus


Peraltro, vi rimaniamo con un nome mica da poco: quel Chris Columbus che ha contribuito non poco alla fama mondiale di Harry Potter con i primi due film della serie: Harry Potter e la pietra filosofale ed Harry Potter e la camera dei segreti, e che peraltro si era già distinto in passato con film come L’uomo bicentenario, Mrs. Doubtfire, Mamma ho perso l’aereo, tutti evidentemente orientati al mondo dell’infanzia.

Non posso non segnalare peraltro due sue sceneggiature, I Goonies e Piramide di paura, entrambe ormai mitiche.

Il film che prendiamo in esame oggi è Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo: il ladro di fulmini, datato proprio 2010, e tratto dai romanzi di Rick Riordan.

In pratica, si tratta di un tentativo di riproporre il prototipo “Harry Potter” in vesti diverse: Stati Uniti e non Inghilterra, dei dell’olimpo e non personaggi fantasy-magici.

Come ogni qualvolta non si è spinti dall’ispirazione autentica ma solo dallo spirito di emulazione (o peggio, dagli intenti commerciali), il progetto è fallito, e in modo anche piuttosto pacchiano.

A partire, a mio avviso, dalla scelta del cast principale, poco brillante e anche mal diretto (persino la bravissima Uma Thurman non ci fa una gran figura, pur in una parte secondaria).

Ad ogni modo, andiamo a vedere la trama di Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo: Percy Jackson ha dei poteri straordinari, ma ancora non lo sa.
Egli non ha mai conosciuto suo padre, che è niente di meno che il dio Nettuno.

Un bel giorno, qualcuno ruba la folgore di Zeus, e per motivi non meglio precisati tutti pensano sia stato Percy, da cui le minacce di Zeus e tirapiedi vari.
Ergo, l’adolescente viene portato in un campo di addestramento per semidei, in cui potrà sviluppare i suoi poteri.

Ci rimarrà tuttavia pochissimo, per lanciarsi subito in una missione pericolosissima, tra Minotauro, Medusa, Idra, etc (ovviamente tutti verranno sconfitti, nonostante il ragazzo sia rimasto pochissimo al campo di addestramento…).

La trama è piatta, e peraltro poco motivata.
I personaggi sono stereotipati e poco carismatici… anzi, il protagonista principale è pure antipatico.
Tutto sa di già visto, compresi gli effetti speciali, che certo non bastano per fare di un film qualunque un bel film.

Insomma, Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo: il ladro di fulmini di Chris Columbus mi ha deluso abbastanza, e non ve ne raccomando affatto la visione.

Fosco Del Nero



Titolo: Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo: il ladro di fulmini (Percy Jackson & the Olympians: the lightning thief).
Genere: fantastico, fantasy, commedia.
Regista: Chris Columbus.
Attori: Logan Lerman, Brandon T. Jackson, Alexandra Daddario, Rosario Dawson, Pierce Brosnan, Uma Thurman, Sean Bean, Kevin McKidd, Joe Pantoliano, Melina Kanakaredes, Serinda Swan.
Anno: 2010.
Voto: 4.5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 24 novembre 2010

Ember - Il mistero della città di luce - Gil Kenan

Ultimamente sto recensendo parecchi film di genere fantastico, tra fantasy, fantascienza e affini vari, cosa che non mi dispiace affatto, data la passione che provo per il settore.

Tra gli altri, sono passati di recente Prince of Persia, Metropolis, Aeon Flux, Parnassus… peraltro, anche film di un certo livello, come potete leggere da soli nelle rispettive recensioni.

Aggiungo ora un altro candidato alla lista, per quanto di livello qualitativo un po’ più basso: Ember - Il mistero della città di luce, film realizzato nel 2008 da Gil Kenan, un regista giovanissimo alla sua seconda produzione dopo il film di animazione Monster house.

Il film tra l'altro è tratto da un romanzo (di Jeanne DuPrau).

Ecco la trama di Ember - Il mistero della città di luce: in un futuro remoto, a seguito di un evento catastrofico, l’umanità si è rifugiata in un’unica città sotterranea, Ember, progettata come rifugio per circa 200 anni, dopo i quali gli uomini potranno riuscire all’aria aperta, essendo presumibilmente terminato il pericolo esterno.

I sindaci della città dunque, uno dopo l’altro, si sono tramandato tale obiettivo e cosa occorrerà fare nel momento giusto… l’informazione, però, contenuta in una scatola sigillata, viene persa con la morte improvvisa del settimo sindaco, e la popolazione nel frattempo si è convinta che Ember sia l’unico posto in cui vivere, e che non esista nemmeno un “fuori” (tra l’altro, questa è precisamente la trama di Universo di Heinlein, libro di fantascienza che ho letto da poco).

Quando al sindaco attuale (un immarcescibile Bill Murray; Ghostbusters, Ricomincio da capo, Sos fantasmi, Lost in translation), egli è un corrotto che pensa al suo benessere e non a quello dei suoi cittadini, e contro di lui si scontreranno Lina Mayfleet e Doon Harrow, due adolescenti convinti del fatto che dalla città si possa uscire…

Dunque, siamo in piena fantascienza futuristica, e con una leggera impronta distopica (1984 di Orwell), per quanto molto soft e con un clima più da commedia che non da dramma.

La scenografia del film è piuttosto ben fatta e curata, però sfortunatamente alla storia manca quella profondità, tanto di trama quanto di personaggi, che ne avrebbe fatto un gran film.
Anche i dialoghi appaiono tutto sommato banali e poco brillanti.

Non è probabilmente un caso lo scarso successo al cinema, tanto negli Usa quanto qua da noi.

Ad ogni modo, Ember - Il mistero della città di luce non è proprio da buttare, e potrebbe valere la pena vederlo se siete degli appassionati del genere fantastico-futuristico.

Fosco Del Nero



Titolo: Ember - Il mistero della città di luce (City of Ember).
Genere: fantastico.
Regista: Gil Kenan.
Attori: Harry Treadaway, Saoirse Ronan, Bill Murray, Tim Robbins, Martin Landau, Marianne Jean-Baptiste, Mackenzie Crook, Toby Jones, Mary Kay Place, B.J. Hogg, David Ryall, Lucinda Dryzek.
Anno: 2008.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 22 novembre 2010

Rounders - Il giocatore - John Dahl

Rounders - Il giocatore è un film del 1998 (quindi oramai discretamente vetusto) diretto da John Dahl, e con protagonisti gli attori Matt Damon (Dogma, The bourne identity, I fratelli Grimm e l'incantevole strega), Edward Norton (Fight Club, The italian job), John Malkovich (Le relazioni pericolose, Essere John Malkovich), Gretchen Mol (Il tredicesimo piano, Accordi e disaccordi) e John Turturro (Dentro la grande mela, Zohan - Tutte le donne vengono al pettine).

Il genere sostanzialmente oscilla tra drammatico e commedia, ma, se il genere è in dubbio, non lo è assolutamente il protagonista incontrastato della pellicola: il poker.

O, per essere più precisi, il  texas hold’em, variante del poker recentemente esplosa anche qua da noi nelle sale da poker on line, ma da tempo assai popolare nei paese anglosassoni.

Ecco in sintesi la trama di Rounders - Il giocatore: Mike McDermott (Matt Damon) è uno studente in legge grande appassionato di carte e di gioco, dal talento notevole.
Tuttavia, proprio il suo talento lo aveva portato a rinnegare la sua passione, promettendo a se stesso che non avrebbe più giocato dopo aver perso tutti i suoi risparmi in un’unica partita, contro il forte Teddy KGB (John Malkovich), uno strozzino di origine russa.

Un bel giorno, esce di galera il suo amico Lester "Worm" Murphy (Edward Norton), che in qualche modo riesce a far rompere la promessa a Mike.
Risultato: i due si lanciano in nuove partite, per la gioia della ragazza di Mike, Jo (Gretchen Mol), oltre che del suo mentore nel gioco, Joey (John Turturro).

Rounders - Il giocatore si muove tra partite di poker, relazioni interpersonali (molte spiacevoli), malavita e botte, e riesce per tutta la sua durata a tenere vivo l’interesse dello spettatore, fatto non da poco (in fin dei conti, quando vediamo un film o leggiamo un libro vogliamo per l'appunto essere coinvolti, no?).

I personaggi sono ben caratterizzati, e la sceneggiatura regge bene, pur in assenza di virtuosismi in cabina di regia o di un estetismo particolarmente sviluppato a livello di fotografia, costumi, colonna sonora o quant’altro, a riprova del fatto che per fare un buon film non servono per forza degli effetti speciali o un budget milionario, ma basta una buona storia, dei personaggi ben dipinti e dei dialoghi ficcanti.

Buone le recitazioni degli attori protagonisti, come buono è il film in generale.

Fosco Del Nero



Titolo: Rounders - Il giocatore (Il giocatore).
Genere: drammatico, commedia.
Regista: John Dahl.
Attori: Matt Damon, Edward Norton, John Malkovich, Gretchen Mol, John Turturro, Famke Janssen, Martin Landau.
Anno: 1998.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 19 novembre 2010

Happy feet - George Miller II

Happy feet è un film che mi ha colpito piacevolmente, e questo nonostante le animazioni occidentali in stile Disney o Pixar non siano il mio genere preferito: trovo difatti che molte di esse siano poco originali e un po’ superficiali (e questo anche senza contare i processi per messaggi subliminali violenti e sessuali in cui è stata coinvolta la Disney in passato).

In tal senso, preferisco di gran lunga l’animazione nipponica (per esempio, dico senza mezzi termini che chi non apprezza Miyazaki difetta per forza o di immaginazione o di dolcezza o di intelligenza, non vi sono altre possibilità), oppure le produzioni occidentali indipendenti e particolari, come gli spettacolari Azur e Asmar, Kirikù e la strega Karabà, I figli della pioggia (che peraltro in moltissimi punti è stato saccheggiato dal più blasonato Avatar).

Ok, ok, ma perché mi ha colpito Happy feet?

Molto semplice: perché dietro la facciata innocua di un film per famiglie ricco di gag e canzoni nasconde uno strato profondo ma importante di film di denuncia sociale.

Addirittura?

Beh, detta così sembra si tratti di un film di protesta, cosa che non è, purtuttavia la trama affronta in modo assai intelligente, per quanto assai metaforico, argomenti come la diversità, il conformismo, la chiusura mentale, le convinzioni sociali, la religione, la dittatura politica.
Inoltre, il film consiglia senza mezzi termini di seguire la propria voce interiore.
Temi non da poco, ne converrete.

Anzi, a dirla tutta Happy feet sembra la versione animata e comica de Il gabbiano Jonathan Livingston, celebre libro di crescita personale-spiritualità.
Leggere per credere.
Oppure credetemi anche senza leggerlo, ché fate prima.

Ad ogni modo, ecco in grande sintesi la trama di Happy feet: Mambo è un pinguino imperatore un po’ particolare: a differenza dei suoi colleghi di specie, tutti ottimi cantanti (soprattutto Gloria, la pinguina di cui è innamorato), egli è stonato come una campana, e possiede invece il talento del ballo.
In effetti, sembra il Fred Astaire del Polo Sud… peccato che agli altri pinguini del ballo non importi nulla, e anzi la sua diversità dal resto della comunità lo porta ad essere dileggiato da tutti, suo padre compreso, cosa che lo condurrà prima a una sorta di ostracismo sociale e poi a una straordinaria avventura di ricerca, che diventerà anche un percorso di crescita personale nonché, una volta alla “resa dei conti”, di evoluzione sociale collettiva.

Tecnicamente il film è impeccabile: la realizzazione animata è fantastica, come ottima è la colonna sonora, praticamente composta interamente da evergreen dei decenni passati, lasciati in lingua originale e quindi cantati dai vari Robin Williams, Brittany Murphy, etc.
Da citare anche l’ottimo doppiaggio in italiano, con le varie specie caratterizzate ottimamente, e spesso con diversi accenti (ad esempio, con accento ispanico).

Non stupisce in tal senso il grande successo di Happy feet nei cinema Usa (200 milioni di dollari), bissato in parte anche in Italia (5 milioni di euro).
Consigliato.

Fosco Del Nero



Titolo: Happy feet (Happy feet).
Genere: animazione, commedia, musicale.
Regista: George Miller II.
Anno: 2006.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 17 novembre 2010

Lock and stock - Pazzi scatenati - Guy Ritchie

Finora ho recensito tre film di Guy Ritchie, regista inglese conosciuto tanto per il suo talento filmico, quanto per il suo passato matrimonio con Madonna (dico passato, ma in realtà non sono molto aggiornato col gossip, nel caso qualcuno mi smentisca): sul sito sono passati difatti The snatch, Revolver e Travolti dal destino, col primo che è il più vecchio (2000) e l’ultimo che è il più recente (2005).

Peraltro, l’elenco anagrafico è anche la classifica di qualità… classifica completata da Lock and stock, di poco precedente a The snatch e ugualmente bello, a differenza delle ultime produzioni di Ritchie.

Ma partiamo dalla base, il genere: Lock and stock - Pazzi scatenati è di difficile classificazione, posto che, a leggere la trama, sembrerebbe trattarsi di un thriller e pure piuttosto sanguinolento.
A ben vedere, tuttavia, trattasi di commedia con uno spiccato gusto del grottesco.

Proprio come piace a me, peraltro…
Ma andiamo subito alla trama, molto sintetizzata per via del gran numero di situazioni e personaggi: Bacon (Jason Statham; The snatch, The italian job, Revolver, London), Tom (Jason Flemyng; La leggenda degli uomini straordinari), Soap (Dexter Fletcher) ed Eddie (Nick Moran) hanno deciso di sfruttare il gran talento di quest’ultimo per le carte per giocarsi tutti i loro risparmi in una partita a three card brag (un gioco di casino di origine britannica, anche conosciuto come flush o teen patti) contro Harry l’Accetta, boss della mala locale e personaggio veramente poco raccomandabile, come esemplificato a più riprese dai suoi due collaboratori, Barry il Battista e Big Chris.

Eddie perde la partita, mettendo i quattro nei guai e dando inconsapevolmente il via a tutta una serie di avvenimenti….

Il film, di media durata, si presenta fin da subito vivace e coinvolgente, e mantiene un ritmo alto per tutta la sua durata, risultando assai gradevole e divertente.

Come detto, pallottole, sangue, coltelli, fucili e accette sono una sorta di sfondo perenne nella storia, ma il tono grottesco e umoristico del tutto impedisce di vedere Lock and stock come un film drammatico o un thriller, e anzi spesso spuntano fuori risate e sorrisi.

La trama è piena di nodi, che però si sciolgono tutti assieme nel finale, i personaggi sono veramente molto ben caratterizzati e si ricorderanno a lungo, mentre i dialoghi sono veramente efficaci.

Insomma, non è un caso che questo Lock and stock - Pazzi scatenati abbia lanciato la carriera di Guy Ritchie, che spero anzi possa tornare presto al livello delle sue prime opere.
Da citare peraltro anche le recitazioni di Vinnie Jones, ex giocatore del Chelsea e anche lui presente in The snatch, e di Sting, il noto cantante (già visto peraltro in Dune e Le avventure del barone di Munchausen).

Fosco Del Nero



Titolo: Lock and stock - Pazzi scatenati (Lock and stock and two smoking barrels).
Genere: commedia, grottesco.
Regista: Guy Ritchie.
Attori: Jason Statham, Jason Flemyng, Dexter Fletcher, Nick Moran, Vinnie Jones, Frank Harper, Huggy Leaver, Steven Mackintosh, Sting.
Anno: 1998.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 15 novembre 2010

Jennifer’s body - Karyn Kusama

Recentissimamente ho recensito il film di fantascienza Aeon Flux, diretto da tale Karyn Kusama, regista giapponese naturalizzata statunitense, e oggi raddoppio con Jennifer’s body, della stessa regista e più recente di quattro anni.

In ambo i casi si tratta di storie al femminile: nel primo film la protagonista era la bella Charlize Theron, nelle vesti di eroina del futuro, mentre nel secondo la protagonista è Megan Fox, nelle vesti di demone assetato di sangue.

Stiamo dunque cambiando genere, come illustrerà la seguente sintesi della trama.
Jennifer Check (Megan FoxTransformersBad boys 2) è la ragazza più bella della scuola, ed è amica d’infanzia di Needy Lesnicky (Amanda Seyfried; Mean girls, Mamma mia!), al contrario bruttina e imbranata.

Una sera, esse si recano al concerto del gruppo musicale dei Low Shoulder, il cui leader Nikolai Wolf (Adam BrodyOrange County), approfittando del suo charme, riuscirà a portare Jennifer in disparte nel bosco, dove la sacrificherà a Satana in cambio di fama e ricchezza.

Qualcosa va storto, però, e la ragazza, pur generosamente accoltellata, non muore, e anzi si risveglia invasa da un demone assai affamato di sangue e carne umani…

Detto così Jennifer’s body sembra un horror movie di serie B degli anni 80, e in effetti l’unica differenza è l’anno di produzione, visto che la pellicola non ha nulla di bello da offrire (se non forse Megan Fox).

La trama è risibile e si fatica a prenderla sul serio, i dialoghi sono parecchio banali, gli attori non brillano certo per interpretazioni da Oscar (a loro difesa, va detto che sarebbe stato difficile con questa sceneggiatura), e il tutto pare sostanzialmente un casus belli per mettere su schermo forme femminili, sangue e violenza (purtroppo non in quest’ordine di volumi).

La cosa peggiore è che tutto sembra succedere senza un perché, con le scelte narrative che non convincono, e, come capita sempre nei film dell’orrore di basso profilo, con i personaggi protagonisti che danno stolida prova di idiozia (“mi hanno appena detto che quella tipa è il mostro succhiasangue responsabile degli ultimi tre efferati omicidi del paese? Ma sì, appartiamoci un po’ nel bosco con lei”).

La regista tra l’altro si dimentica di alcune cose chiamate genitori, o insegnanti, o polizia, che la storia non contempla se non quando le fa comodo, ma non in tutte le altre circostanze in cui ci si aspetterabbe la loro presenza.

Insomma, non ci siamo proprio.
Forse forse l’unico spunto originale e degno di nota di Jennifer’s body è il finale di un minuto, durante la sigla di chiusura… ma francamente non vi consiglio di perdere il vostro tempo per arrivare fino a lì.

Fosco Del Nero



Titolo: Jennifer’s body (Jennifer’s body).
Genere: horror, splatter.
Regista: Karyn Kusama.
Attori: Megan Fox, Amanda Seyfried, Johnny Simmons, Adam Brody, J.K. Simmons, Amy Sedaris, Chris Pratt, Kyle Gallner.
Anno: 2009.
Voto: 4.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 12 novembre 2010

Eastwick - Maggie Friedman

Negli ultimi mesi ho proposto pochissime serie tv; non che non mi piaccia il genere d’intrattenimento, anzi, tuttavia esso prende parecchio tempo e quindi non sempre è agevole (al contrario dei film che sono un genere da “una botta e via”).

Le ultime ad essere passate tra le pagine di Cinema e film sono lo storico In viaggio nel tempo (da ragazzino l’adoravo, e mi piace tuttora), il recente ed esotico Il maestro e Margherita (serie russa spettacolare basata sull’omonimo romanzo di Bulgakov) e V - Visitors (il remake dello scorso anno dello sceneggiato di grande successo degli anni 80).

Stavolta è il turno di Eastwick, serie tv a metà tra fantastico e commedia, il che è un mix che gradisco molto.

Peraltro, la serie televisiva si basa sul romanzo di John Updike Le streghe di Eastwick, che già aveva ispirato diverse altre opere, tra cui il celebre film del 1987 con Cher, Susan Sarandon, Michelle Pfeiffer e Jack Nicholson.

La regia è nelle mani di Maggie Friedman, e peraltro si vede un tocco femminile in molte cose, a partire dal punto di vista totalmente femminocentrico (termine che non so se esiste, ma che comunque suona meglio di "ginecentrico"), o anche nell’estetica dallo stile molto curato e vivace.

Le protagoniste sono Roxie Torcoletti (Rebecca Romijn-Stamos, Femme fatale), Joanna Frankel (Lindsay Price) e Kat Gardener (Jaime Ray Newman), affiancate dal deus ex machina Darryl Van Horne (un Paul Gross veramente in parte).

La trama è tutto sommato semplice: la piccola comunità di Eastwick ha già avuto in passato momenti un po’ turbolenti e particolari, soprattutto per via di alcune donne un po’ speciali, con la situazione che va a ripetersi adesso: le tre donne citate involontariamente stringono una sorta di patto, che “chiamerà” in città Darryl Van Horne, il quale le aiuterà a dar forza ai loro poteri naturali.

Il tutto tra commedia e magia, con la componente sentimentale-relazionale-amicale a fare da sfondo alle vicende, intrise come detto di femminilità da cima a fondo.
Spicca in particolare il rapporto assai vivace e pungente tra Roxie Torcoletti e Darryl Van Horne, ma è la serie in generale a colpire per la sua piacevole leggerezza.

Lo sceneggiato ha esordito a fine 2009, presentando tredici episodi nella prima stagione… prima e ultima, purtroppo, dato che, a causa del deludente livello di ascolti, ne è già stata annunciata la sospensione.

Dunque, dovremo accontentarci delle tredici puntate della prima serie, che non sono completamente conclusive, ma abbastanza da poterle vedere come un’opera unica.

In definitiva, Eastwick è consigliato a chi cerca una serie televisiva gradevole e vivace, a metà strada tra fantastico e commedia; non un capolavoro, ad essere onesti, ma un’opera discreta sì.

Fosco Del Nero



Titolo: Eastwick (Eastwick).
Genere: serie tv, fantastico, commedia.
Ideatore: Maggie Friedman.
Attori: Rebecca Romijn-Stamos, Lindsay Price, Jaime Ray Newman, Paul Gross, Sara Rue, Ashley Benson, Jon Bernthal, Johann Urb, Matt Dallas, Veronica Cartwright.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 10 novembre 2010

Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo - Terry Gilliam

Terry Gilliam è uno dei miei registi preferiti di sempre, e non a caso su Cinema e film sono passate diverse sue creazioni, e precisamente (in ordine di anzianità): Brazil, Le avventure del barone di Munchausen, L'esercito delle dodici scimmie e Tideland - Il mondo capovolto.

Di questi, solo l’ultimo non mi è piaciuto (mi ha fatto schifo, a dire il vero), ho molto apprezzato gli altri tre, mentre tra i non recensiti tempo fa vidi I fratelli Grimm e l’incantevole strega (discreto, ma non all’altezza dei lavori migliori del regista).

La recensione odierna è dedicata al suo ultimo film, uscito al cinema lo scorso anno, ossia Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo.

Siamo migliorati rispetto al pessimo Tideland?
Sì, e di molto.

Anzi, ci siamo riaccostati ai fasti di Brazil e Le avventure del barone di Munchausen, con una storia tutta creatività e immaginazione, molto curata nell’estetica (fotografia e costumi eccellenti), con dei personaggi memorabili, dei dialoghi brillanti e un livello di coinvolgimento che si mantiene alto per tutta la pellicola (laddove film più pompati, come Inception, mi hanno fatto spesso sbadigliare).

Ecco in sintesi la trama di Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo: il dottor Parnassus (Christopher Plummer; The new worldL'esercito delle dodici scimmieLa pantera rosa colpisce ancora) è il personaggio centrale di una bislacca comitiva, composta da sua figlia Valentina (Lily Cole), dal giovane Anton (Andrew Garfield; Non lasciarmiThe social network) e dal nano Percy (Verne TroyerLove guru).
I quattro vanno in giro col loro carrozzone ambulante, inscenando di piazza in piazza un bizzarro spettacolo, che appare scalcinato e di poche pretese, ma che in realtà, grazie alle facoltà mentali di Parnassus, offre agli spettatori la possibilità di finire nel loro mondo dei sogni.
Parnassus non è una persona normale: grazie alle sue scommesse col diavolo egli ha conseguito prima l’immortalità e poi il vero amore, ma ha dovuto concedergli sua figlia al compimento dei sedici anni, ormai prossimi…

L’incontro col mellifluo Tony (Heath Ledger; I segreti di Brokeback Mountain, I fratelli Grimm e l’incantevole strega, Il cavaliere oscuro) darà il via alle danze della storia.

Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo ha avuto una lavorazione molto travagliata, per via della scomparsa di Heath Ledger durante le riprese (non a caso il film è dedicato a lui), con Gilliam che ha dovuto rivedere il copione e affidare tre mini-parti a tre grandi attori del cinema contemporaneo, niente di meno che Johnny Depp (La nona porta, Il mistero di Sleepy Hollow, Alice in wonderland), Jude Law (Existenz, Sleuth - Gli insospettabili, AlfieCloser) e Colin Farrell (The new world, In Bruges, Sogni e delitti).

Insomma, che dire di un film che ha una sceneggiatura di spessore (che tra l'altro presenta molti contenuti e riferimenti di tipo esoterico), una regia di valore, un cast di attori di livello, grande cura dei dettagli, appassionante e originale?

Per me, semplicemente, questo è il cinema.
Con Terry Gilliam alla macchina da presa creatività e immaginazione sono assicurate, con l'aggiunta di qualche spunto di tipo esistenziale.

A tal riguardo, ecco un elenco di alcuni simbolismi presenti nel film: la figura del diavolo (e l'invito a non fraternizzare/scherzare con lui), l'occhio che tutto vede dentro la piramide, lo specchio con un mondo all'interno, il fiore di loto, i tarocchi, una statua di Buddha, un monastero orientale, il segno del terzo occhio in mezzo alla fronte, il concetto di immortalità, una barca di stile egiziano con l'effige del dio Anubi (il quale ha a che fare coi morti e col mondo dei morti), un percorso simbolo del percorso evolutivo.

Ecco invece qualche frase interessante... a cominciare da un brano assai bello che si riferisce con tutta evidenza al percorso di ascesa spirituale (ciò che è il tema non detto dell'intera storia: la scelta dell'essere umano di dirigersi verso l'alto o verso il basso in termini coscienziali.).

"Hai fatto la scelta giusta. La strada per Parnassus è ripida e molto lunga, ma con perseveranza e determinazione raggiungerai la vetta. Tieni alto lo spirito, cammina leggero, ascolta la musica del cuore, e le nuvole spariranno e il cielo si aprirà. E tu diventerai un uomo, figlio mio."

"Questo mondo in cui viviamo è pieno di magia, per coloro che sono in grado di vederla."

"Non preoccuparti se non capisci tutto subito."

"Cosa fate voi qui?"
"Raccontiamo la storia eterna, la storia che sostiene l'universo senza la quale niente esisterebbe."

"Non si può fermare il racconto della storia."

"Lui credeva nella necessità del pericolo, della paura, dell'ignoranza come stato di felicità.
Ed io sostenevo il potere dell'immaginazione per trasformare ed illuminare la vita."

"Non è mai finita."

"Ci è stato mandato per un motivo.
Le carte non mentono."

"Lo specchio è... impossibile da descrivere. È un mistero, è ogni cosa, è te, è me, è noi, è lui che sorregge ogni cosa dietro quello specchio."

"Preparati a rinascere."

"Tu ci credi alle coincidenze?"
"No, sono cose che non esistono: c'è un motivo per tutto."
"Sì, è così infatti."

Fosco Del Nero



Titolo: Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo (The imaginarium of Doctor Parnassus).
Genere: fantastico, drammatico.
Regista: Terry Gilliam.
Attori: Christopher Plummer, Lily Cole, Andrew Garfield, Verne Troyer, Heath Ledger, Johnny Depp, Jude Law, Colin Farrell, Tom Waits, Cassandra Sawtell, Paloma Faith.
Anno: 2010.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 8 novembre 2010

Aeon Flux - Il futuro ha inizio - Karyn Kusama

Altro film di fantascienza futuristica con tendenze distopiche alla 1984 di Orwell: Aeon Flux (la distopia è il genere letterario opposto all'utopia, che prende il nome dal celeberrimo Utopia di Tommaso Moro).
Lo accompagna una fama mediamente positiva, e quindi anche mediamente negativa; fama meritata, come ho potuto notare.

Questo probabilmente spiega il perchè di uno scarso successo al botteghino, nonché di una critica un po’ tiepida a riguardo.

Ecco la trama di Aeon Flux, titolo che coincide anche con il nome della protagonista: nel 2011 un virus letale ha spazzato vi la gran parte dell’umanità, i resti della quale troviamo, 400 anni dopo, racchiusi in un’unica città, Bregna, completamente separata dalla natura circostante e apparentemente civiltà idilliaca.
Le apparenze tuttavia lasciano il tempo che trovano, e la realtà è quella di una dittatura (quella della famiglia Goodchild) in cui chi non si conforma al volere centrale viene tacitato, o peggio fatto sparire.
Il risultato è lo svilupparsi di una resistenza intestina, di cui Aeon Flux (Charlize Theron) è una delle principali portavoce, sorta di arma assassina umana; la sua missione di uccidere il dittatore avrà tuttavia degli sviluppi imprevisti…

L’incipit del film è ottimo, e promette molto, come peraltro la struttura dello stesso, uno dei tanti colossal di fantascienza che girano nel mondo del cinema americano.
Inoltre, la grande cura per i dettagli e per l’estetica in generale non può non colpire lo spettatore: la fotografia è ottima, i costumi altrettanto ottimi, e il montaggio si fa notare per molte scelte registiche spettacolari.

Sfortunatamente, la trama non si distingue in positivo, non andando al di là del solito scontro tra potere centrale oppressivo e resistenza anarchica, pur con alcune piccole variazioni sul tema.

Il risultato è un film tecnicamente impeccabile (chi lo ha diretto, Karyn Kusama, non a caso ha anche vinto dei premi come regista), ma che manca della profondità necessaria per arrivare al livello del classico del genere… o solamente al livello di un ottimo film.

In tal senso, mi ha ricordato un altro film di fantascienza futuristica che ho recensito di recente, Il mondo dei replicanti, che tecnicamente era abbastanza notevole (anche se questo più per gli effetti speciali, mentre Aeon Flux per le scelte estetiche), ma che non era particolarmente originale o brillante.

In definitiva, Aeon Flux - Il futuro ha inizio è una gioia per gli occhi (Charlize Theron in tal senso aiuta, pur non essendo tra le mie attrici preferite), ma un po’ meno per il cervello, visto che a livello di intreccio e di dialoghi non eccelle.

Nel caso, guardatelo con questa prospettiva; la bellezza estetica è un motivo sufficiente per vederlo. Inoltre, per chi fosse interessato a determinati argomenti, il film propone numerosi spunti a livello di simboli o di citazioni... forse persino al di là delle intenzioni degli autori.
Alcune citazioni son peraltro alcune particolarmente attuali, e le propongo di seguito.

"Hanno costruito delle mura per proteggerci. Ci hanno detto che al di là di esse la natura si era impadronita del mondo. I veri problemi però sono all'interno: siamo ossessionati da dolori indicibili, la gente scompare e il nostro governo nega questi crimini. Provvedono ai nostri bisogni finché siamo tranquilli, perciò barattiamo la libertà per una gabbia dorata. Ma vi sono ribelli che si rifiutano di fare questo scambio."

"Questa è vita secondo te?"

"Sappiamo solo quello che decidono loro."

"Il mio lavoro è una piccola parte di un grande esperimento."

"Niente è come sembra."

"Questa è una guerra. Siamo tutti coinvolti."

"È questione di tempo: presto la gente alzerà gli occhi e si domanderà cosa sta accadendo."

"Non senti qualcosa che non va dentro di te?"

"Io non so chi sono."

"Ci fu una complicazione, alla fine, quando trovammo la cura per il virus. 
Il vaccino ebbe un effetto collaterale indesiderato: la sterilità."

"Ciò che eravamo è sopravvissuto dentro di noi, oltre la morte."

"Le nostre menti si stanno risvegliando."

"Siamo fatti per morire: è questo che dà significato a ciò che facciamo."

"Siamo dei fantasmi."

Fosco Del Nero



Titolo: Aeon Flux - Il futuro ha inizio (Aeon Flux).
Genere: fantascienza, drammatico, fantastico.
Regista: Karyn Kusama.
Attori: Charlize Theron, Marton Csokas, Amelia Warner, Jonny Lee Miller, Sophie Okonedo, Caroline Chikezie, Pete Postlethwaite, Frances McDormand, Yangzom Brauen, Nikolai Kinski.
Anno: 2006.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 5 novembre 2010

Battle royale - Kinji Fukasaku

Era parecchio tempo che non recensivo un film giapponese; l’ultimo era stato l’horror Uzumaki, e questo rappresentante non gli è molto lontano, trattandosi di un thriller-splatter: Battle royale, diretto da Kinji Fukasaku nel 2000 e basato su un precedente romanzo.

Di seguito passo a riverirvi la trama di Battle royale, non certo banale.
In un imprecisato futuro e in un imprecisato stato orientale la società civile è collassata: la violenza, specie giovanile, è alle stelle, e la disoccupazione al 15% ( e fa sorridere che questo sia un dato attuale in alcune regioni italiane).

Il governo decide dunque di varare una riforma educativa, nota come Millenium educational reform act (nota anche come BR Act) che prevede, tra le altre cose, una sorta di esperimento scolastico-educativo, che peraltro sa anche molto di reality show: una quarantina di studenti liceali è stata presa e portata su un’isola deserta (deserta ad eccezione della presenza dell’esercito a monitorare il tutto), nella quale i ragazzi dovranno uccidersi a vicenda entro tre giorni.

Solo chi rimarrà vivo potrà tornare a casa, mentre, se rimarranno più persone, esse saranno simultaneamente eliminate tramite un collare elettrico, che tra l'altro funge anche da segnalatore della posizione.

Inizia subito una specie di caccia all’uomo collettiva, che manda in panico alcuni, terrorizza altri, e ne esalta altri ancora.

Il risultato è un bagno di sangue, tra coltellate, mitragliate, sforbiciate (e non calcistiche…), avvelenamenti, impiccagioni, mutilazioni di vario tipo, etc.

Peraltro, il tutto mi ha ricordato il manga Fortified school, che ho recensito di recente, che tuttavia possedeva una maggiore carica violenta e fantastico-surreale, mentre Battle royale rimane più sul psicologico.

Alla fine della fiera, siamo di fronte a un film privo di qualunque pretesa intellettuale, e tra l’altro senza virtuosismi estetici o tecnici, ma che si fa comunque guardare e che intrattiene come se fosse una sorta di videogioco.

Clima e trama, tra l’altro, sono talmente surreali che è quasi impossibile concentrarsi sul lato violento-sanguinolento, e quasi quasi si è tentati di guardare Battle royale come una commedia umoristica.
Sufficiente… ammesso che non dia fastidio la visione del sangue, nel qual caso guardate qualcosa di più tranquillo.

Fosco Del Nero



Titolo: Battle royale (Batoru rowaiaru).
Genere: drammatico, splatter, thriller.
Regista: Kinji Fukasaku.
Attori: Takeshi Kitano, Tatsuya Fujiwara, Aki Maeda, Taro Yamamoto, Sosuke Takaoka, Kou Shibasaki, Masanobu Ando, Chiaki Kuriyama, Takashi Tsukamoto, Eri Ishikawa, Sayaka Kamiya, Asami Kanai, Anna Nagata.
Anno: 2000.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 3 novembre 2010

Metropolis - Fritz Lang

Chi mi legge da tempo credo ormai abbia compreso una cosa, la quale è la mia promessa implicita nel momento in cui scrivo recensioni: mi importa poco il nome del film o del regista o dell’attore, e i miei voti si basano solamente sul senso di piacere/piacevolezza evocato dal film, sensazione che poi motivo in recensione, cercando di far capire al lettore cosa può aspettarsi dal film e se eventualmente può piacere a lui, nonostante a me non sia piaciuto o viceversa.

Ergo, il fatto che ora stia recensendo uno dei film più importanti della storia, ossia Metropolis di Fritz Lang, non mi porterà certo ad attribuirgli ipso facto un 9 di voto, come fanno molti pseudocritici per darsi un tono e per far finta di capirne di cinema.
Intendiamoci, anche io faccio finta di capirne, però almeno non do 9 a un film solo perché è “storico”.

Ma andiamo con ordine: Metropolis è un film muto girato nell’ormai lontanissimo 1927 dal regista austriaco Fritz Lang e ambientato nel 2026, quindi un secolo dopo.
È una delle opere principali del cinema espressionista ed è stato un precursore di molti altri capolavori, tanto del cinema quanto della narrativa, da Blade runner a Brazil per il primo, da 1984 a Il mondo nuovo per la seconda.

Ben prima di Orwell e del suo 1984 (scritto nel 1948), Lang immagina una società gerarchica e completamente controllata, con una classe di padroni, sfruttatori, e una classe di servi, sfruttata e tenuta all’oscuro di tutto, utile solo a mantenere in vita i privilegi dei ricchi.
Ricchi che governano tutta Metropolis dalla Torre di Babele, un edificio magnificente al centro della città, un luogo dalla skyline tuttora avveniristica e che nel 1927 doveva apparire probabilmente quasi folle (per l’epoca il film era una meraviglia tecnologica).
Negli uffici centrali risiede Johhan Fredersen, l’uomo più potente tra tutti, tanto altezzoso nel suo potere quanto suo figlio Freder si dimostra sensibile e di mente aperta, tendente a solidarizzare con la situazione delle classi povere.
In una delle sue missioni in incognito, nelle catacombe in cui si riuniscono gli operai, egli si avvicina a Maria, una sorta di oratrice (che però sembra più una profetessa-sacerdotessa, anche per il luogo in cui si trova) la quale predica l’amore, l’unione delle classi sociali e l’avvento di un "mediatore" che riunirà ricchi e poveri.
Maria, peraltro, somiglia molto a Hel, la madre di Freder, morta durante il parto e vecchia fiamma dello scienziato Rotwang, a cui però la donna ha preferito il politico Johhan Fredersen.

Tutti questi personaggi avranno un ruolo importante nella storia, in un crescendo rossiniano. E, forse non a caso, il film è strutturato come un’opera teatrale, con un lungo prologo, un intermezzo e un furioso finale.

Da sottolineare che, a posteriori, Fritz Lang ha ripudiato il finale del film, che era stato scritto da Thea von Harbou, al tempo sua collaboratrice, pochi anni dopo divenuta sua moglie e dopo qualche anno ancora diventata ex moglie, soprattutto a causa del fatto che lei entrò nel partito nazista, cosa poco gradita a Lang.

A proposito del partito nazista, Hitler era un grande ammiratore di Metropolis (e come avrebbe potuto non esserlo?), ma il film stesso al tempo ebbe delle recensioni veramente poco lusinghiere, tanto da avere sulle prime uno scarso successo e anzi essere definito da Orson Wells (regista dell’altrettanto storico La guerra dei mondi) come “uno dei peggiori film mai fatti”.

Altra considerazione che è doveroso fare: Metropolis è un concentrato di riferimenti al mondo dell’occultismo e dell’esoterismo e, onestamente, la cosa mi ha molto sorpreso, perché non lo avevo mai sentito accostato a tali argomenti.
Ecco alcuni riferimenti piuttosto palesi:
- la Torre di Babele ricorda la Statua della Libertà con la corona di raggi e la fiaccola, statua che a sua volta è stata costruita da un noto massone e che è un’effige della regina Semiramide, anch’essa babilonese,
- il nome di Maria non è simbolico: da un lato riecheggia la madre di Gesù; dall'altro lato l’iconografia di Maria è stata realizzata su quelle precedenti di Ishtar, Astarte, Iside, Venere, Artemide e Semiramide stessa, fino alla Columbia esportata negli Stati Uniti e che appare nei film dell’omonima casa produttrice (con un’icona praticamente identica a quella della Statua della Libertà), oltre che nel distretto nel quale è stata sistemata la capitale federale, ossia la sede del potere,
- il Dio Moloch che divora alcuni uomini,
- i palazzi che sembrano formare una piramide (la stessa originaria Torre di Babele era una piramide ziggurat dedicata al dio Marduk),
- le croci bianche (la croce bianca è un simbolo ben precedente al cristianesimo),
- la colomba e il pesce (idem come sopra: la colomba era il simbolo della madre Semiramide, mentre il pesce era il simbolo del padre Nimrod; completava la “trinità” babilonese Tammuz, il figlio che si era sacrificato per salvare l’umanità),
- il pentacolo (uno enorme rivolto sia verso il basso e altri più piccoli con la punta verso l’alto),
- il riferimento all’Apocalisse di Giovanni,
- le catacombe,
- la cattedrale gotica e i gargoyle,
- infine, a proposito di gargoyle, gli occhi verticali di alcuni attori del film (questi mi hanno lasciato di stucco, ma senza dubbio deve trattarsi o di lenti a contatto o di un effetto speciale in voga nel 1927).

Ma lasciamo perdere tutto questo, e concludiamo il commento del film.
Non me lo sarei aspettato, trattandosi di un film muto (do molta importanza ai dialoghi), nonché di un film a cui mancano dei pezzi, ma Metropolis di Fritz Lang mi è piaciuto; ha tensione e passione e peraltro, pur con i limiti tecnologici derivanti dalla sua vetustà, si dimostra tuttora in qualche modo spettacolare.

Chiudo con poche frasi estratte dal film, la prima delle quali ne sintetizza il senso.

"Mente e braccia hanno bisogno di un mediatore.
Il mediatore tra la mente e le braccia deve essere il cuore."

"Lascia riposare i morti."

"Grande è il mondo e il suo creatore, e grande è l'uomo."

Fosco Del Nero



Titolo: Metropolis (Metropolis).
Genere: fantastico, fantascienza, drammatico.
Regista: Fritz Lang.
Attori: Alfred Abel, Gustav Fröhlich, Brigitte Helm, Rudolf Klein-Rogge, Fritz Rasp, Theodor Loos, Erwin Biswanger, Heinrich George.
Anno: 1927.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 1 novembre 2010

La vita segreta della signora Lee - Rebecca Miller

Neanche mi ricordo perché ho visto (in inglese, peraltro) La vita segreta della signora Lee, ma probabilmente perché l’ho trovato tra le segnalazioni positive di qualche sito internet, o inserito in qualche classifica.


A torto, almeno per quanto mi riguarda, visto che il film mi ha annoiato un po’ e intrattenuto molto poco.



E questo nonostante un cast molto ricco, comprendente attori del calibro di Robin Wright Penn (la bellissima e indimenticabile principessa de La storia fantastica, oltre che la coprotagonista di Forrest gump), Keanu Reeves (DraculaMatrix, Constantine), Winona Ryder (che ha recitato con Reeves in Dracula e in A scanner darkly, ma che ci ricordiamo volentieri anche per Ragazze interrotte, Sirene, Beetlejuice), Julianne Moore (Evolution, Boogie nights), Monica Bellucci (anche lei già collega di Reeves, ma in Matrix reloaded).


Tra l’altro, il produttore esecutivo del film è Brad Pitt, mentre la regia è di Rebecca Miller, peraltro autrice del libro da cui è tratto il film.

Ed eccoci invece alla trama di La vita segreta della signora Lee: Pippa Sarkissian Lee (Robin Wright Penn da grande e Blake Lively da ragazzina), ragazza di origine armena, ha sposato Herb Lee, uomo più grande di lei di ben trent’anni.
Il film comincia con i due già avanti negli anni, per poi tornare indietro all’adolescenza e alla gioventù di Pippa tramite dei flash back, tra l’altro piuttosto numerosi e consistenti.

Veniamo così a sapere che Pippa ha avuto una vita non facilissima, e che nel corso degli anni ha letteralmente vissuto diverse esistenze, tanto da mostrare diverse personalità.

Tra l’altro, anche coloro che le stanno intorno non sembrano completamente equilibrati: da sua madre al marito Herb, dal suo nuovo spasimante Chris (Keanu Reeves) all’amica di famiglia Sandra (Winona Ryder), per non parlare dell’ex moglie del marito, Gigi (Monica Bellucci), o della fidanzata di sua zia, Kat (Julianne Moore).

Anzi, messi uno vicino all’altro probabilmente convincerebbero qualcuno a riaprire i manicomi, fatto che dunque ci impedisce di sorprenderci vedendo che la stessa Pippa ogni tanto mostra comportamenti bizzarri.

Ad ogni modo, il film non mi è piaciuto tantissimo: la trama è qualunque, e non basta certo mettere su dei personaggi un po’ squilibrati per avere una storia originale, tanto più che i dialoghi sono piuttosto banali (e questo nonostante il film si dia delle arie da film impegnato e colto) e che la pellicola non colpisce nemmeno per la fotografia, o per la colonna sonora.

Insomma, La vita segreta della signora Lee è un prodotto che si può tranquillamente non guardare, ma che comunque non è pessimo, e che magari potrebbe persino piacervi se siete appassionati di psicodrammi familiari (non troppo caricati, tuttavia, e anzi il film spesso ha un tono leggero, quasi da commedia).

Fosco Del Nero



Titolo: Le vite segrete della signora Lee (The private lives of Pippa Lee).
Genere: drammatico, commedia, psicologico.
Regista: Rebecca Miller.
Attori: Robin Wright Penn, Alan Arkin, Blake Lively, Keanu Reeves, Winona Ryder, Julianne Moore, Monica Bellucci, Maria Bello, Tim Guinee, Mike Binder, Madeline McNulty, Ryan McDonald, Zoe Kazan, Robin Weigert.
Anno: 2009.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

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