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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

lunedì 25 febbraio 2013

Journey

Su Cinema e film, nomen omen, solitamente vengono recensiti film.

Tuttavia a volte capita anche che ci passi qualcos’altro: dalle serie televisive, che comunque sono parenti stretti dei film, ai fumetti, che con essi hanno in comune l’aspetto visivo, ai videogiochi, che se non ne sono vicini parenti, ne sono quantomeno cugini più o meno lontani.

Di videogiochi ne avevo recensito finora appena due, anche perché negli ultimi anni non è che abbia video video-giocato molto, per non dire nulla. 
Anche i due già apparsi (i bellissimi Planetscape Torment e Final Fantasy VIII) sono apparsi più come memoria di vecchie glorie, che non come passatempi del momento. 
Il terzo della lista, invece, l’ho giocato adesso ed è stata una vera e propria esperienza di vita: parlo di Journey, videogioco del 2012 per Playstation 3.

Journey, e chi lo ha giocato concorderà senz’altro, non è un videogioco classico, tanto che non vi è uno scopo, non vi è un ritmo, non vi è una trama.

C’è solo un viaggio: un viaggio surreale effettuato da uno strano personaggio umanoide con mantello e cappuccio che parte da un deserto e attraversa rovine e situazioni atmosferiche di vario genere.

Il viaggio parte come solitario, ma a tratti la figura incappucciata incontrerà delle creature di vario tipo, per quanto il viaggio rimanga essenzialmente solitario… 
… proprio come la vita.

La bellezza di Journey, oltre che estetica e auditiva, sta anche nel suo essere simbolo dell'esistenza: si viaggia da soli, ma in certi momenti abbiamo compagnia, vi è un obiettivo all’orizzonte, ma vi è soprattutto un flusso da seguire, vi sono sfide e difficoltà, ma ci sono anche le risorse per superare tutto… e alla fine ci si accorge che l’esistenza è ciclica.

Bellezza umana nella bellezza sensoriale: i programmatori, nella modalità multiplayer online, hanno predisposto la possibilità di incontrare durante il proprio viaggio (che dura poco, circa 3 ore o anche meno), altri giocatori online, e interagire con loro… nel modo più semplice possibile: emettendo una nota, unica modalità comunicativa del personaggio, e cooperando per il reciproco vantaggio con la semplice vicinanza.
Lo dico da sempre: i videogiochi, come qualunque strumento, possono educare in positivo come in negativo… proprio come televisione, film, libri, fumetti, scuola, etc.

Nella confezione di Journey, peraltro, sono inclusi altri due giochi, Flow e Flower, anch’essi molto particolari, originali e sensorialmente bellissimi (perlomeno, per i due sensi coinvolti: vista e udito… anche se pure il tatto, con le vibrazioni dei joypad moderni, ha un inizio di coinvolgimento).

Se questi due sono originali e interessanti, Journey è pero letteralmente magnificente, e ve ne consiglio l’esperienza di cuore, giacché proprio di questo si tratta: un’esperienza… e magnifica. 

Fosco Del Nero



Titolo: Journey.
Genere: avventura.
Produttore: Thatgamecompany.
Anno: 2012.
Voto: 9.
Dove lo trovi: qui.

giovedì 21 febbraio 2013

Cloud Atlas - Tom Tykwer, Andy Wachowski, Lana Wachowski

Cloud Atlas è un film piuttosto insolito, lo dico da subito per coloro che da una megaproduzione colossal si attendono dei film di cassetta piuttosto commerciali, o anche per coloro che dai registi di Matrix (e sceneggiatori di un altro cult futuristico-orwelliano, V per Vendetta), i fratelli Wachowski, si attendono un film d’azione fantascientifica.

Tecnicamente, a dire il vero, in Cloud Atlas c’è un filone di fantascienza, e riguarda due delle sei storie narrate nel film, che peraltro è piuttosto corposo con i suoi 160 minuti.
Due storie, infatti, si svolgono nel futuro: una nella Seul del 2144, in cui vige una società di tipo orwelliano, e una nel 2321 in una Terra riportata all’età della pietra da un non meglio precisato evento apocalittico.
A tali due filoni-periodi storici si aggiungono la metà dell’800, in cui il tema di fondo è quello della schiavitù nera, gli anni “30 del '900, tra amori omosessuali e composizioni musicali, gli anni “70 a San Francisco, tra corruzione e attentati, e infine i giorni nostra: l’unica delle sei vicende con uno sfondo comico vede un anziano editore rinchiuso per ripicca in una casa di riposo da cui vuole uscire.

Cloud Atlas è tratto dall’omonimo libro di David Mitchell, e rappresenta il film tedesco più costoso di tutti i tempi… e forse anche il film indipendente più costoso di sempre. Anche se all’originale matrice tedesca poi si sono affiancati USA, Singapore e Hong Kong. 

Gli stessi fratelli Wachowski si sono aggiunti in corsa al progetto iniziale di Tom Tykwer con una suddivisione molto semplice: i primi si sono occupati delle due storie futuristiche e di quella di metà Ottocento (ossia quelle con un grado di estetismo e di tensione narrativa più forti, soprattutto le prime due), mentre il secondo delle rimanenti tre.

L’aspetto più particolare di Cloud Atlas è il fatto che, pur in presenza di sei filoni diversi, fatto già anomalo per un film, per quanto certo non nuovo, essi non sono stati seguiti in modo classico, ossia assegnando tot minuti al primo, poi al secondo, e così via fino al sesto per poi riprendere il giro, ma la telecamera si sofferma sull’uno o sull’altro più per motivi contenutistici che non di minutaggio.
Questo ha significato letteralmente saltare dall’uno all’altro, magari anche per pochi secondi, magari per inquadrare il medesimo luogo ma a distanza di tempo, o per evidenziare nel futuro le conseguenze di eventi passati.

Anche se, a dirla tutta, Cloud Atlas, in questo suo particolare incedere, fa perdere la nozione del tempo, punto che probabilmente era il principale sfondo dell’opera: tutto si svolge in simultanea e tutto è legato con tutto...

… persino i vari personaggi simili nell’aspetto e nei caratteri che si ritrovano nelle varie epoche, e che sembrano voler suggerire la reincarnazione nonché il percorso evolutivo (alcuni sono personaggi "bassi" in ogni epoca, alcuni "elevati" in ogni epoca, mentre altri ancora partono da energie basse nel passato e divengono migliori in epoche successive grazie a scelte responsabilizzanti e compassionevoli).
A questo proposito, un doveroso un accenno al pesantissimo ed efficacissimo trucco cui sono stati sottoposti i vari Tom Hanks (La retata, Il codice Da Vinci, Angeli e demoni) o Hugh Grant (Criminali da strapazzo), a volte irriconoscibili o quasi.
Nel cast anche la bella Halle Berry (che appare nel blog per la prima volta proprio con questo film), il simpatico Jim Broadbent (Harry Potter e il principe mezzosangue) e il cattivissimo Hugo Weaving (il mister Smith di Matrix).

Tuttavia, un po’ gli eccessivi trucchi, un po’ il senso del comico che si affaccia di quando in quando, a tratti fanno perdere alla storia tensione ed epicità, largamente donata invece dai due scenari futuristici; d'altro canto, essendo il film molto lungo, circa 160 minuti, ciò contribuisce a renderlo meno pesante e più digeribile.

Insomma, Cloud Atlas da un lato sembra volersi proporre come colossal (cast, realizzazione encomiabile dei due scenari futuristici, storia enorme, messaggi di fondo molto belli, anche se a volte si perdono tra i frequenti e rapidi cambi di scena, di spazio e di tempo), ma da un altro lato sembra moderarsi da sé (momenti comico-grotteschi, attori che recitano finanche cinque ruoli con trucchi pesantissimi), in un mix piuttosto strano.
E che forse sarebbe stato meglio evitare, lasciando spazio alla sola componente colossal-epica, anche in ragione di una oggettiva non semplicità di visione e di ricollegamento tra i vari filoni, personaggi ed eventi.

Forse sta in questa difficoltà di visione, specie per lo spettatore facilmente distraibile, lo scarso successo ottenuto negli USA, per utilizzare un eufemismo. In effetti, Cloud Atlas è tutto fuorché un film da botteghino americano. 
Neanche da botteghino italiano, forse, ma questo lo diranno i numeri dei nostri cinema.

Di mio, chiudo la recensione con alcune frasi interessanti e dal senso vagamente esistenziale estrapolate dal film (a proposito di temi esistenziali, è citato Castaneda, così come il karma e le vite passate), le quali però più che esposte in modo ben visibile sono quasi sempre buttate nel mucchio, per così dire.

"La nostra vita non è nostra.
Da grembo a tomba siamo legati ad altri, passati e presenti.
E da ogni crimine ed ogni gentilezza generiamo il nostro futuro."

"Puoi mantenere il potere sulle persone finché dai loro qualcosa.
Deruba un uomo di ogni cosa, e quell'uomo non sarà più in tuo potere."

"Spesso la sopravvivenza richiede coraggio."

"La conoscenza è uno specchio, e per la prima volta in vita mia mi era concesso di vedere chi ero veramente."

"Devi fare tutto quello che non puoi non fare."

"C'è un ordine naturale in questo mondo."

"Queste forze, che possono modellare e alterare chi pensiamo di essere, cominciano molto prima che nasciamo, e continuano dopo che spiriamo. Le nostre vite e le nostre scelte, come traiettorie di quanti, sono comprese momento per momento. Ad ogni punto di intersezione, ogni incontro suggerisce una nuova potenziale direzione." 

"Non preoccuparti, va tutto bene.
Va tutto così perfettamente, maledettamente bene."

"Capisco ora che i confini tra rumore e suono sono convenzione.
Tutti i confini sono convenzioni, in attesa di essere superati.
Si può superare qualunque convenzione solo se prima si può concepire di poterlo fare."

"La separazione è un'illusione.
La mia vita si estende ben oltre i limiti di me stesso."

"Perché continuiamo a ripetere gli stessi errori ogni volta?"

"Dobbiamo tutti combattere, e se necessario morire, per insegnare alle persone la verità."

"Conoscere se stessi è possibile solo attraverso gli occhi degli altri."

"La natura della nostra vita immortale è nelle conseguenze delle nostre parole e azioni, che continuano a spandersi nell'arco di tutto il tempo."

"Io credo che la morte sia solo una porta.
Quando questa si chiude, un'altra si apre."

Fosco Del Nero



Titolo: Cloud atlas (Cloud atlas).
Genere: fantastico, drammatico.
Regista: Tom Tykwer, Andy Wachowski, Lana Wachowski.
Attori: Tom Hanks, Halle Berry, Jim Sturgess, Jim Broadbent, Hugo Weaving, Bae Doo-na, Zhou Xun, Ben Whishaw, James D'Arcy, Keith David, Susan Sarandon, Hugh Grant.
Anno: 2012.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 18 febbraio 2013

Matrix - Andy e Larry Wachowski

La recensione di oggi di Cinema e film si riferisce a uno dei film di maggior successo degli ultimi decenni, e forse di tutta la storia del cinema: parlo di Matrix.

Certo, non sarà una novità, ma questa mia terza visione, dopo le due dell’immediata uscita del film (e quindi ormai quattordici anni fa!), è certamente avvantaggiata dal famoso senno di poi, e da elementi di valutazione che non avevo all’epoca.

Questa lettura del film sarà di tipo introspettivo-esoterico, e la cosa non è ugualmente una novità, visto che su Matrix e sul suo simbolismo sono stati scritti persino dei libri. 
D’altronde, non è un mistero che i due registi del film, i fratelli Wachowski (che al tempo erano due fratelli, mentre ora sono un fratello e una sorella… probabilmente è un effetto speciale di Hollywood) fossero due studiosi di tematiche esoteriche (e probabilmente ispirati dall'esistenza oltre le loro stesse conoscenze). 

Prima della pappardella filosofico-esisenzialistico-esoterica, ecco in sintesi la trama di Matrix, per quei due esseri umani che ancora non sapessero di cosa si tratta: un bel giorno l'impiegato Thomas Anderson, che conduce una doppia vita come hacker chiamato Neo (parola anagramma di "one", che occhieggia sia al concetto di "the one", l'eletto, sia al concetto metafisico di "one", unità), viene contattato tramite computer da tale Trinity, che lo conduce da Morpheus, leader di una resistenza contro Matrix, la matrice illusoria in cui vivono molti esseri umani, addormentati e inconsapevolmente succubi delle macchine che ora governano la Terra, dopo aver vinto una guerra mondiale contro l’uomo. 
Da qui inizia la lotta di Neo contro l’Agente Smith e l'intera matrice. 

Detto questo, veniamo al sodo. 
Molti studiosi di esoterismo ritengono che Matrix rappresenti precisamente la realtà in cui viviamo. 
Magari non precisamente, ma quasi precisamente, con alcune varianti. 
Tra l’altro, molti maestri spirituali hanno sostenuto qualcosa di simile, e avranno avuto i loro buoni motivi per sostenerlo.

Ma andiamo al film.
Si parte dall’ambivalenza sonno-veglia, che sarebbe quella dell’uomo, il quale vive in uno stato di addormentamento, e non a caso le prime parole rivolte al protagonista della storia sono queste: "Wake up, Neo", ossia "Risvegliati, Neo", che poi diventerebbe "Risvegliati, Uno", secondo l'anagramma di cui sopra. E subito dopo gli vien detto: "Matrix ti possiede".
Si passa poi al numero 101, numero binario, tipico da realtà simulata-matrice. Si tenga presente che "matrix" in italiano viene sì tradotto con “matrice”, ma in latino letteralmente significa "utero": matrix dunque è l’utero che ci contiene tutti (e da cui dobbiamo nascere, una volta risvegliati, e in questo senso Matrix non racconta altro che la storia millenaria della risurrezione dell'eletto, ossia del risveglio spirituale).
Un altro elemento che suggerisce il mondo della dualità (ossia quello illusorio in cui viviamo) è il pavimento a scacchi, che non a caso è da lungo tempo un simbolo massonico (a proposito, i massoni non sono quelli che si scambiano favori tipo far assumere il figlio o far fare carriera al nipote, cose comunque dal canto loro già poco limpide, ma sono coloro che, ai piani alti, collaborano con chi intende instaurare un’oligarchia mondiale sullo stile di 1984, Il mondo nuovoV per vendetta, Fahrenheit 451, nota col nome di "nuovo ordine mondiale", in precedenza "novo ordo seclorum", come testimonia la frase stampata sui dollari... anche se va detto anche che questo è il lato degenerato della massoneria, e che ve ne sarebbe un altro a esso contrapposto e di segno positivo-evolutivo). Non a caso il luogo in cui Neo e Morpheus si vedono per la prima volta è un trionfo di pavimento a scacchi: è il luogo in cui l'eletto Neo sceglie di superare la dualità, ossia l'illusione; per l'appunto, è qui che egli sceglie la pillola rossa, quella con cui l'inganno verrà svelato.
Poco dopo Neo apre un libro intitolato "Simulacra & Simulation", e anche questo si inserisce nel discorso dell'illusorietà della realtà fenomenica, che per l'appunto è un mero simulacro, una simulazione fittizia.
E, a proposito di cose fittizie, poco dopo un personaggio secondario dice a Neo: "Io non ti conosco. Tu non esisti". Al di fuori del contesto narrativo, il contenuto-significato è chiaro anche in questo caso.
Al tipo in questione, peraltro, Neo risponde chiedendo: "Mai provata la sensazione di non sapere se sei sveglio o se stai ancora sognando?".

Procediamo con un altro simbolo: il contenitore di Morpheus delle due pillole, che è riflettente. Proprio come la realtà, che è uno specchio visibile del mondo invisibile, come sa chiunque sia impegnato in un percorso di crescita personale… o che abbia letto qualche libro di esoterismo al di là del suo impegno.
Tra l’altro poco dopo Neo stesso penetra e si fonde con uno specchio, immagine simbolica che non necessita di commenti.
Riguardo a Morhpeus, da notare che egli si siede in una poltrona con i braccioli che sembrano due leoni-sfingi, da sempre simboli di forza e conoscenza.
Morpheus, tra l’altro, guida la Nabucodonosor, nome ispirato al sovrano babilonese che ha governato dal 605 a.C. al 562 a.C. A chiunque abbia studiato un poco di storia (di vera storia, non di quella finta di scuola e telegiornali), Babilonia riporterà tante cose alla mente, dalle "inspiegabili" conoscenze astrologiche dei Sumeri, ai loro “miti” su storia e divinità Annunaki, agli antichi testi che parlano di guerre mondiali, esplosioni atomiche, macchine volanti… e che peraltro per buona parte hanno ispirato la Bibbia, la quale in un discrete proporzioni non è altro che una riscrittura di antichi testi sumeri, per l’appunto, ma con i nomi cambiati (parlo del Vecchio Testamento, chiaramente, non della seconda parte concernente Gesù, che è del tutto un'altra cosa, e come datazione e come consapevolezza). Tra l’altro Nabucodonosor è colui che ha conquistato Gerusalemme e distrutto il Tempio di Salomone, e coloro che hanno studiato un po’ di storia "cospirativa" avranno qualche collegamento mentale anche da questo riferimento. Anche perché la stessa Zion riporta alla mente il testo biblico, essendo stata la prima roccaforte degli Hyksos-Ebrei.
Curiosamente, poi, l’equipaggio della Nabucodonosor comprende nove persone: il 9 in numerologia non è un numero qualunque, e simboleggia l’evoluzione-illuminazione personale e la ricerca della verità (nei tarocchi è l’Eremita)... proprio come l'equipaggio della nave, Morpheus in testa.

Ma torniamo a Morpheus, che dice a Neo (per aiutarlo nel risveglio, lui che porta il nome del dio del sonno-sogno): “Tu sei uno schiavo, Neo. Come tutti gli altri sei nato in catene, sei nato in una prigione che non ha sbarre, che non ha mura, che non ha odore, una prigione per la tua mente”.
E ancora: "Adesso ti dico perché sei qui. Sei qui perché intuisci qualcosa che non riesci a spiegarti. Senti solo che c'è. È tutta la vita che hai la sensazione che ci sia qualcosa che non quadra nel mondo; non sai bene di che si tratta, ma l'avverti, è un chiodo fisso nel cervello, da diventarci matto".
E ancora: "Matrix è il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità".
E ancora: "Nessuno di noi purtroppo è in grado di descrivere Matrix agli altri. Dovrai scoprire con i tuoi occhi che cos'è".
E ancora: "Segui il coniglio bianco", evidentemente riferendosi al romanzo Alice nel paese delle meraviglie, da sempre considerato un a storia di scoperta e viaggio interiore.
E ancora: "Hai mai fatto un sogno tanto realistico da sembrarti vero? E se da un sogno così non ti dovessi più svegliare? Come potresti distinguere il mondo dei sogni da quello della realtà?".
E ancora: "Che cos'è Matrix? È controllo. Fintanto che Matrix esisterà, la razza umana non sarà libera".
E ancora: "Sei vissuto in un mondo fittizio".
E ancora: “Miliardi di persone vivono le loro vite, inconsapevoli”.
Proprio come si sostiene che sia in ambito esistenziale da un lato (spiritualità)… e in ambito materiale dall’altro (cospirazionismo).
I due sentieri di conoscenza, peraltro, percorsi a lungo si uniscono, e c’è sempre qualcuno che li percorre prima, fungendo da apripista e facilitatore al risveglio degli altri.
E, a proposito di sentieri da percorrere, a Neo vien detto questo: "La risposta è intorno a te. Ti sta cercando, e ti troverà, se tu lo vorrai". Ossia, il sentiero è lì, ed è a disposizione di chi ha voglia di camminare.
E gli vien detto anche: "Cerco di aprirti la mente, ma posso solo indicarti la soglia. Sei tu che la devi attraversare".
E pure: "Una cosa è conoscere il sentiero giusto, un'altra è imboccarlo".

Nel film è Morpheus, che peraltro con Trininy e Neo forma una strana trinità… e il nome stesso di Trinity lo prova, così come lo suggerisce la conversazione in cui si dice che Morpheus è stato come un padre per l’equipaggio della nave.
Abbiamo dunque “una sorta di padre”, “una sorta di Madonna tutta pelle e arti marziali” (faccio notare che nella tradizione gnostica lo Spirito Santo era considerato di genere femminile, e giustamente, visto che la creatura-figlio nasce per forza da un'energia maschile e un'energia femminile combinate), e abbiamo poi l’eletto, il "figlio", il messia tanto atteso che porterà (sacrificandosi in posizione croce, e resuscitando da morto) l’umanità al risveglio e alla vittoria sugli usurpatori, su coloro che la stanno sfruttando assorbendone le energie, come una sorta di grande allevamento… anzi, di campo coltivato. 
Essendoci una trinità, nonché un messia, ci stava bene anche la figura di un traditore, ed eccolo nelle vesti di Cypher. Il suo nome peraltro, aggiungendo la sillaba "lu", praticamente diverrebbe Lucifero; il quale non a caso è il grande traditore, il grande ingannatore, il dissimulatore per eccellenza... a proposito di matrice e di illusioni.

A proposito, il primo incontro tra Neo e Trinity avviene sotto il ponte di Adam Street. Qua ci sono due simboli: il ponte rappresenta il punto di passaggio da un luogo a un altro, una vera e propria soglia da attraversare; la via è Adam Street, ossia la "via di Adamo", "il cammino di Adamo". Il cammino di Adamo, a sua volta simbolo dell'uomo e dell'intera umanità, è il percorso destinico ed evolutivo della razza umana: anche qua si sta parlando di consapevolezza.

Poco dopo la scelta di Neo, egli chiede a Morpheus: "Sono morto, vero?".
E questi risponde: "Tutto l'opposto".
A essere morti, infatti, sono i dormienti, mentre il percorso della consapevolezza, pur se impegnativo, risveglia le persone, le rende finalmente vive, da sonnambule che erano.

Torniamo da Neo che si è appena svegliato: prima di svegliarsi si è confusi, si intuisce qualcosa ma non si afferra bene il tutto. Durante il risveglio si è letteralmente nella melma, mentre dopo si guadagna in forza e visione. 
“Riposa, Neo, le risposte arriveranno”, gli dice Morpheus durante la fase di “transizione”.
Il Neo appena risvegliatosi, tra l'altro, si accorge di avere lungo il corpo degli spinotti, da cui veniva prelevata la sua energia attraverso dei cavi... e grossomodo nei punti energetici del corpo, chakra in primis.

La transizione, peraltro, comprende allenamento e impegno: nulla è gratis, e tutto va guadagnato... anche in ambito esistenzial-spirituale. 
E allora vai di kung-fu e jujitsu, che nella nostra vita sarebbero forza e consapevolezza, interiori piuttosto che esteriori. 
Per aiutarlo a prendere consapevolezza nel suo potere, il “padre” Morpheus dice al suo “figlio prediletto”: “Non pensare di esserlo, convinciti di esserlo. Devi lasciarti tutto dietro, Neo: paura, dubbio, scetticismo. Sgombra la tua mente”. 
E ancora: "La tua mente lo rende reale".
A proposito di mente e manipolazione delle menti, il mentore dice questo al suo allievo, parlando della folla umana inconsapevole: "Fino a che non le avremo salvate, queste persone faranno parte del sistema. Tanti di loro sono così assuefatti, così disperatamente dipendenti dal sistema, che combatterebbero per difenderlo. Se non sei uno di noi, sei uno di loro". Una descrizione che indiscutibilmente ben si adatta alla realtà contemporanea.
A proposito dei "collaborazionisti del sistema", i programmi umani quali l'Agente Smith sono chiamati "guardiani", mentre i macchinari sono chiamati "sentinelle", a conferma del fatto che si tratta di una prigione e che il sistema fa di tutto affinché gli individui non ne escano.

Mentre poco dopo l’Oracolo gli mostra il celebre "Conosci te stesso" ("Nemet nosce"), e gli dice che “Si è qualcosa se si crede di esserlo”, proprio come ci è stato detto per secoli e millenni in ambito esoterico-spirituale, fino ai recenti filoni di crescita personale.
Uno dei bambini nell'appartamento dell'Oracolo, invece, dice questo a Neo: "Non cercare di piegare il cucchiaio, è impossibile. Cerca invece di fare l'unica cosa saggia: giungere alla verità: il cucchiaio non esiste. Allora ti accorgerai che non è il cucchiaio a piegarsi, ma sei tu stesso".
Interessanti anche questa frase, a proposito di identità: "Matrix non è in grado di dirti chi sei". Ossia: il sistema è forte, potentissimo, capace di tessere una fitta rete di illusioni, ma non ha consapevolezza e non è in grado di donare consapevolezza alle persone. D'altronde, la consapevolezza umana lo fa crollare, mentre si nutre dell'energia inconsapevole dell'uomo.

Un altro evento che simboleggia perfettamente l’evoluzione spirituale dell’uomo è la “morte” di Neo. Sorvoliamo peraltro sul fatto che muore e poi torna in vita, proprio come qualcun altro, e andiamo al suo cambiamento interiore: egli passa da fuggitivo, braccato dagli agenti, i servi del sistema, a guerriero, dopo l’evento trasformazionale della morte (si noti che nei tarocchi la Morte significa proprio cambiamento, passaggio).
Ossia, nel momento della prova, della maggiore difficoltà, Neo prende consapevolezza dei suoi mezzi; proprio come succede nella nostra vita. Ogni evento, infatti, ci porta un insegnamento, e più è grande la prova, più è grande la ricompensa, ossia la forza che ne traiamo e che sarà una nostra risorsa da quel momento in poi.

Da notare, peraltro, come l’Agente Smith, il servo del sistema, spesso parli di tempo e di futuro ("Il futuro è il nostro mondo, il futuro è il nostro tempo"), ossia del nostro nemico secondo tutti i grandi maestri spirituali, ciò che ci impedisce di vivere nel presente, nel qui e ora, con consapevolezza.
Anche se, a voler essere precisi, il nemico non è il tempo, che è illusorio, ma la nostra mente, che ci tiene nella dualità (ricordate il pavimento a scacchi, le due pillole, i numeri-codici binari, etc): la mente duale nei tarocchi è rappresentata dal Diavolo che, etimologicamente parlando ("diabolum"), è "ciò che divide" (contrapposto a "simbolo-symbolum", "ciò che unisce").

Questa dualità che è così confortevole, e da cui abbiamo paura a staccarci (e anzi, gli addormentati finiscono per essere i più grandi servi del sistema, simbolicamente ospitando di volta in volta l'agente di Matrix), aspettando sempre il momento propizio posizionato in un prossimo futuro (“Come si si stesse aspettando qualcosa”, dice l’Oracolo a Neo).
Una volta trovato il coraggio di cambiare-morire, però, una volta percorso tutto il tunnel del bianconiglio, e magari essersi rotolati nel fango, si arriva dall’altra parte, laddove l’obiettivo è inevitabilmente uno.

Per dirla con Neo: “Mostrerò loro un mondo senza di voi, un mondo senza regole e controlli, senza frontiere e confini. Un mondo in cui tutto è possibile”. 
Una sentenza che accogliamo volentieri come una promessa... di cui siamo chiamati a fare parte.

In conclusione, Matrix è un film bellissimo nell’estetica, nel ritmo e nei contenuti, con un messaggio di rara profondità, e infatti ha avuto il successo che ha avuto.
Difficile trovare qualcosa di più in un unico film… e se l’aspetto esoterico-esistenziale a voi non interessa, rimangono sempre personaggi, estetica e ritmo.

Fosco Del Nero



Titolo: Matrix (The matrix).
Genere: fantascienza, azione, esistenziale.
Regista: Andy e Larry Wachowski.
Attori: Keanu Reeves, Carrie-Anne Moss, Laurence Fishburne, Hugo Weaving, Gloria Foster, Marcus Chong, Julian Arahanga, Matt Doran, Joe Pantoliano, Belinda Mcclory.
Anno: 1999.
Voto: 9.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 11 febbraio 2013

Delicatessen - Jean Pierre Jeunet, Marc Caro

Delicatessen è il quarto film di Jean Pierre Jeunet che recensisco, dopo i più famosi Il favoloso mondo di Amelie e Una lunga domenica di passioni e l’ugualmente sconosciuto La città dei bambini perduti.
In tutti e quattro si respira un senso di surreale, ma sempre con un tono leggero da commedia a lieto fine.

Protagonista della storia è Dominique Pinon, attore feticcio del regista francese, che se lo è portato persino sulla scena di Alien - La clonazione (oltre che nei film prima citati).

Il film si svolge in un imprecisato futuro e in un imprecisato quartiere periferico di Parigi, dove gli abitanti di un palazzo, capitanati dall’arrogante macellaio, hanno trovato un modo originale per superare la crisi economica e alimentare di quei tempi.
Louison finirà in mezzo a codesto modo originale, dapprima come garzone del palazzo e poi come…

Delicatessen è una sorta di gioco di stile, una commedia al contempo leggera (nei toni) e pesante (nei contenuti, persino molto pesante), che diverte lo spettatore un po’ per la trama in sé, un po’ per i numerosi personaggi bizzarri e interessanti, e un po’ per alcune scene memorabili, come quella dell’incontro d’“amore” del macellaio che diventa una sorta di sinfonia dell’intero palazzo.

Il tutto, povertà, violenza e rivolta sociale, è alleggerito dalla storia d’amore, tenerissima, tra l’eccentrico Louison e l’ancora più eccentrica Julie, che poi è la figlia del macellaio-caporale.

Delicatessen, film particolare come pochi se ne trovano in giro (qualcuno direbbe "purtroppo"; io che sono appassionato di commedie francesi e di genere surreale dico "per fortuna"), piacerà senza dubbio ai fan di Jean Pierre Jeunet, di cui questa è l’opera prima scritta insieme al fumettista Marc Caro (e infatti il film sembra la ripresa cinematografica di una sceneggiatura su fumetto), e difatti è stato un bel viatico alla carriera del regista francese, che poi avrebbe conseguito un successo letteralmente planetario con Il favoloso mondo di Amelie nel 2001.

A mio avviso, da vedere, fosse solo per curiosità… o per la scena dell’ “amore sinfonico”.

Fosco Del Nero



Titolo: Delicatessen (Delicatessen).
Genere: commedia, surreale, fantastico.
Regista: Jean Pierre Jeunet, Marc Caro.
Attori: Dominique Pinon, Pascal Benezech, Jean-Claude Dreyfus, Marie-Laure Dougnac, Karin Viard, Ticky Holgado, Anne-Marie Pisani, Boban Janevski, Mikael Todde, Edith Ker, Jacques Mathou, Rufus, Howard Vernon, Chick Ortega, Jean-François Perrier.
Anno: 1990.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 4 febbraio 2013

Nudi e felici - David Wain

In apparenza Nudi e felici sembrava una piacevole commedia umoristico-sentimentale con un tocco di originalità.

Ecco il perché dalla trama sommaria: George e Linda, marito e moglie, vivono a New York e inseguono il sogno di abitare nel prestigioso quartiere di West Village.
Prestigioso e costoso, e difatti i due, per potersi permettere anche solo un piccolo locale, devono sborsare una cifra notevole… che poi non potranno più sostenere dopo che George avrà perso il posto di lavoro e Linda avrà visto svanire i suoi sogni di gloria relativamente al documentario sui pinguini cui stava lavorando.

Conclusione: i due per questioni di soldi decidono di andare a vivere ad Atlanta, dove il fratello di George, Rick, gli garantisce un posto di lavoro, ma anche una certa dose di umiliazione e bassezze.

Altra conclusione: la coppia, trovatasi male dai parenti, decide di provare a vivere in quella simpatica e strana comunità incontrata per strada, l’Elysium, che li aveva ospitati dopo un incidente con la macchina.

In essa i due avranno a che fare con nudismo, vegetarianesimo, non violenza, meditazione, amore libero, presunte guide spirituali, etc etc.

Ora, se tale spunto di partenza avrebbe anche potuto generare una commedia di valore, e magari anche con dei valori umani importanti, in concreto ha mancato completamente il bersaglio, finendo per essere un film comico che fa ridere poco e che propone una serie piuttosto lunga di luoghi comuni e banalità sui temi sopra elencati, in modo probabilmente anche anacronistico, visto che si parla di argomenti e pratiche ormai sempre più diffuse e quindi ormai fuori mercato rispetto al facile umorismo.
E anche alla facile sensualità, per citare un’altro cliché del film.

La presenza di due bravi e simpatici attori come Paul Rudd e Jennifer Aniston non solleva che in minima parte una pellicola che parte anche benino, con qualche gag azzeccata, ma diventa ben presto inutile e insulsa.
Insomma, di mio vi consiglio di dedicare il vostro tempo a qualche altro film che non a Nudi e felici.

Fosco Del Nero



Titolo: Nudi e felici (Naked and happy).
Genere: commedia, comico, sentimentale
Regista: David Wain.
Attori: Paul Rudd, Jennifer Aniston, Justin Theroux, Alan Alda, Malin Akerman, Ken Marino, Joe Lo Truglio, Kathryn Hahn, Kerri Kenney-Silver.
Anno: 2011.
Voto: 4.
Dove lo trovi: qui.

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