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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

mercoledì 29 gennaio 2014

Vip, mio fratello superuomo - Bruno Bozzetto

Tempo fa stavo cercando una canzone con soggetto “tigre”, oltre allo scontato Uomo Tigre.
Mi serviva per una compilation in cui ogni canzone era riferita al soprannome di uno dei giocatori di una squadra di calcio a 5 di amici.

Cerca e cerca, è uscito fuori Metti un tigre nel doppio brodo di Herbert Pagani, che non avevo mai sentito nominare, canzone che fa parte della colonna sonora del film d’animazione Vip, mio fratello superuomo, il quale anch’esso mi era sconosciuto. 

Cosa ovvia, peraltro, un po’ perché poco noto, un po’ perché più vecchio di me di più di dieci anni: il film è infatti datato 1968, cosa che spiega il suo livello tecnico assai arretrato rispetto agli standard odierni.

Tra l’altro, non si trattava di una megaproduzione di Hollywood, ma di un progetto italiano, diretto dal fumettista e direttore di animazione Bruno Bozzetto
In effetti, il film ha un’impronta molto fumettistica, tanto che è uscito anche come fumetto in un giornale per ragazzi dell’epoca. 

Che tipo di film è Vip, mio fratello superuomo?

È essenzialmente una storia parodistica, che prende di mira i supereroi, l’apparenza, l'ego, il desiderio di successo e di primato della società moderna, il consumismo, la superficialità. E ancora: pubblicità, comunicazione di massa, controllo della mente, automatizzazione dell'uomo.
Un programmino non da poco… 

Programma che Vip, mio fratello superuomo porta avanti in modo semplice e lineare, leggero e gradevole, senza urlare ma in modo assai chiaro. 

Alcuni punti del film, poi, sono di grande bellezza, e resteranno nella memoria dello spettatore, come la scena stessa con sottofondo la canzone Metti un tigre nel doppio brodo, assai evocativa, o la scena della canzone Compra da Happy Betty, brillante a dir poco.

Non a caso, facendomi un giro in rete, ho visto che, pur se poco noto, il film è stato molto apprezzato dalle generazioni precedenti alla mia… ennesima prova che per fare un prodotto di qualità non serve un budget altissimo o una tecnologia sconvolgente.
Ennesima prova anche del talento e dell'inventiva italici... quando agli italiani è dato modo di esprimersi e di creare.

Se dunque come me non ne avevate mai sentito parlare, vi consiglio di vedervi Vip, mio fratello superuomo, film probabilmente più attuale ora di quando uscì 45 anni fa.
Buona visione.

Fosco Del Nero



Titolo: Vip, mio fratello superuomo.
Genere: animazione, grottesco.
Regista: Bruno Bozzetto.
Anno: 1968.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 27 gennaio 2014

La mano infernale - Lorenzo Buscaino

È sempre difficile giudicare un film amatoriale, girato da dei giovani con un budget praticamente inesistente (su internet ho letto 200 euro, figuratevi) perché, se sono ovvie certe limitazioni, comunque si sta valutando un prodotto, che peraltro è anche in vendita, per cui comunque si esige un poco di qualità o comunque di creatività.

Il film recensito quest’oggi rientra proprio in questa categoria: La mano infernale, diretto da Lorenzo Buscaino nel 2012 e liberamente ispirato dal racconto di William Wymark Jacobs La zampa di Scimmia.

Il cast, ovviamente di attori non professionisti e anzi molto caserecci, si regge in sostanza sulle due figure di Eros Bosi e Lorenzo Acquafredda

Ma bando alle ciance e passiamo alla trama: il film parte con una ripresa ambientata nel passato, con due giovani che stanno seppellendo un misterioso oggetto dentro una sacca.
Il fatto che la sacca si muova, un improvviso fulmine, suoni lugubri nonché la tensione dei due personaggi fanno pensare a un oggetto assai pericoloso.

Dopo questa scena, si va al presente, e conosciamo subito i due protagonisti della storia: uno è Sebastian (Eros Bosi), un giovane alle prese con bollette e problemi lavorativi, mentre l’altro è Fux (Lorenzo Acquafredda), altrettanto giovane ma più orientato allo studio.

Le vicende si movimentano quando Sebastian, un giorno, trova per caso proprio l’oggetto che era stato sepolto tanto tempo prima, che si rivelerà essere prima un bozzolo e poi una mano esaurisci-desideri. 
Ovviamente le cose non saranno rose e fiori…

Tanto per cominciare, non si può non apprezzare la voglia, l’impegno e la passione di chi, con pochissimi mezzi, riesce a confezionare un film che ha una sua coerenza e struttura, per quanto decisamente amatoriale. Per cui, in questo senso, complimenti e auguri per i prossimi lavori.

D’altro canto, non si può nemmeno non sottolineare alcune criticità del film.
Passi l’assenza di mezzi e di tecnologia, però per alcune cose non occorre avere dei finanziamenti dietro: per esempio alcuni dialoghi a dir poco ingenui e irrealistici, nonché dei repentini cambi di pettinatura e di aspetto fisico, dovuti certamente a un lasso di tempo tra una ripresa e un’altra… ma certamente brutti da vedere in un film, almeno si sarebbe potuto cercare di avvicinare le due pettinature, per dire, senza passare da Balotelli al topo di biblioteca.

Ingenue anche molte recitazioni, con alcuni personaggi secondari che proprio non riuscivamo a stare davanti a una telecamera… invece i due attori principali se la sono cavata, pur nei limiti di un tentato horror dalle venature surreali e a tratti comiche.

In particolare, un po’ per la parlata e un po’ per l’energia, risulta divertente Lorenzo Acquafredda, mentre Eros Bosi, se meno divertente del collega, appare più realistico.

Altra critica: alcune scelte narrative sono assolutamente discutibili, ma questo è un po’ un problema di molti horror… genere in cui, si sa, i protagonisti se la vanno a cercare al di là di ogni intelligenza e buon senso.

In conclusione, La mano infernale è un film simpatico che regala un’ora spensierata e gradevole, pur con tutte le limitazioni di un film assolutamente amatoriale-artigianale.
Vedremo se il successivo lavoro, Passepartout, presenterà miglioramenti.

Fosco Del Nero



Titolo: La mano infernale.
Genere: horror, surreale.
Regista: Lorenzo Buscaino.
Attori: Eros Bosi, Lorenzo Acquafredda, Annalisa Mancuso, Mauro Pietrini, Andrea Buscaino, Carlo Buscaino.
Anno: 2012.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: qui.

giovedì 23 gennaio 2014

Vexille - Fumihiko Sori

Oggi recensisco un film di animazione di qualche anno fa: Vexille, film diretto nel 2007 da Fumihiko Sori.
Animazione giapponese, dunque, e contesto futuristico.

Siamo difatti nel 2067, in un mondo in cui la sperimentazione robotica è diventata talmente pregnante da essere stata dichiarata illegale dalle Nazioni Unite.
Il Giappone, però, desideroso di continuare sulla strada della sperimentazione tecnologica, si rifiuta di aderire al divieto, isolandosi totalmente dal resto del mondo, che per decenni non saprà nulla di ciò che stava accadendo nell’arcipelago nipponico, grazie a una protezione ultratecnologica che circonda il Giappone e rende impossibile qualunque comunicazione con l’esterno.
Passano così dieci anni: nel 2077 gli Stati Uniti, convinti che il Giappone abbia da tempo superato ogni limite etico accettabile, e che anzi possa essere pericoloso per il resto del mondo, invia alcuni membri di un corpo speciale, la Sword, per indagare.
Vexille è una degli agenti inviati, e scoprirà molto più di quanto non si sarebbe aspettata…

Vexille è un film che ha diversi rimandi: Blade runner, col suo futuro cyberpunk, è chiaramente uno; un altro è Dune, con i suoi vermoni nel deserto (in questo caso non organici ma composti di metalli); un altro ancora è il capolavoro dell’animazione giapponese Akira; infine, nel film c’è anche qualcosa di Final Fantasy, altro caposaldo dell’animazione giapponese.

I temi esplorati dal film di Fumihiko Sori sono grossomodo sempre quelli: il contrasto tra la natura e la tecnologia, l’abuso della sperimentazione, che conduce sempre a disfunzioni sociali e a drammi etici e umani.

Vexille in questo senso non è molto originale, e probabilmente non puntava troppo sull’elemento innovazione.
Su cosa puntava allora?

Senza dubbio sull’aspetto visivo, decisamente bello, anche per via di una colorazione tenue e poco aggressiva (molto presenti tinte seppia e grigie leggere). Animazione ottima, e caratterizzazione visiva dei personaggi pure.

Tuttavia, il film sconta l’elemento innovazione di cui abbiamo detto poc’anzi, e in più ha il difetto di non eccellere né nei dialoghi né nella caratterizzazione psicologica dei personaggi (non parliamo della musica tecno).

Insomma, Vexille offre un condivisibile messaggio di fondo e una certa bellezza per gli occhi (meno per le orecchie)… cose che possono essere sufficienti per la visione: decidete voi.

Fosco Del Nero

ADDENDUM del 05/09/21: mi sono rivisto Vexille poiché, col senno di poi, il film propone elementi piuttosto attuali... davvero molto attuali. Difatti, nel film si parla di una sorta di pandemia programmata dal governo, a cui segue un vaccino obbligatorio che rende tutte le persone degli automi. In senso letterale... ma in senso coscienziale la cosa non è molto diversa, nel senso che è ben noto che i poteri oscuri stanno lavorando, e da molto tempo, per addormentare la coscienza umana (Steiner predisse molto tempo fa cosa avrebbero cercato di fare in avvenire... ossia adesso e nei tempi a seguire).

Ecco alcune citazioni tratte dal film.

"Dobbiamo affrontare questa minaccia per la società internazionale e neutralizzarla contando solo sulle nostre forze."

"È arrivato il momento di fare luce su tanta oscurità."

"Dieci anni fa, appena prima dell'inizio della politica dell'isolamento, il Giappone venne colpito da una malattia sconosciuta che si propagò velocemente da Tokio. L'infezione procurava una febbre violenta, con alto tasso di mortalità. Non possedevamo informazioni sulle cause, né sulle modalità di trasmissione... avevamo soltanto un programma di vaccinazioni obbligatorie. Quello fu l'inizio della nostra tragedia. La pandemia era una creazione del governo, e la vaccinazione che ricevemmo non era nient'altro che un cyber-virus: esso invadeva ogni singola cellula del corpo, trasformando in bio-metallo la sua struttura molecolare, facendo sì che il corpo umano fosse reso macchina dall'interno. La cosa peggiore è che il cyber-virus era ancora in fase di sperimentazione."

"Siamo una nazione di cavie."

"Alla fine ci troviamo tutti nella stessa barca: cerchiamo di proteggere la stessa cosa."



Titolo: Vexille (Vexille).
Genere: fantastico, drammatico, animazione, distopia.
Regista: Fumihiko Sori.
Anno: 2007.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 20 gennaio 2014

The walking dead - Frank Darabont

La recensione odierna di Cinema e film è dedicata a una serie tv recente, tanto che è ancora in corso.
Si tratta peraltro di una serie tv che ha riscosso un certo successo nel mondo: parlo di The walking dead, serie basata sull’omonimo fumetto di Robert Kirkman, che peraltro è anche produttore dello show televisivo… il quale ha poi dato vita anche a un videogioco, tra le altre cose.

Genere della serie: horror-fantastico-drammatico. Siamo difatti in tema zombie e apocalisse mondiale.

Da una serie di grande successo, che si appresta a cominciare la su quarta stagione, mi sarei aspettato, qualcosa di più brillante, a cominciare dall’avvio, che in pratica è identico al film 28 giorni dopo: il protagonista era in coma in ospedale, e si è “perso” un avvenimento di una certa importanza: un qualche virus ha trasformato in zombie la gran parte delle persone, e quelle da essi morse diventano a loro volta zombie. 

Lui, Rick Grimes, un bel giorno si sveglia nel suddetto ospedale e vede come in un incubo il disastro onnipresente.
Ancora barcollante, la prima cosa che fa è cercare la sua famiglia, ossia la moglie Lori e il figlio Carl, ma non li trova.
La sua ricerca lo porterà a trovare un gruppo di sopravvissuti poco fuori città, comprendente, tra gli altri, il saggio e anziano Dale, l’istintivo Daryl, la spaventata Andrea, il tranquillo Glenn, e pure il suo migliore amico e collega poliziotto Shane.
Il gruppo cercherà quindi di sopravvivere nonostante le infinite insidie, e i problemi legati all’alloggio, allo spostamento, all’approvvigionamento di cibo, alla scarsità di munizioni.

Ora vi dico perché la serie non mi ha entusiasmato.
Oltre alla carenza di originalità, perché di originale e innovativo non c’è veramente nulla, la serie è molto forzata: certe reazioni emotive sono forzate solo per far andare la trama in un certo modo, molti dialoghi sono ugualmente forzati, molte scelte dei protagonisti non hanno proprio senso… altro che ponderare per bene  le scelte perché da esse dipende la sopravvivenza propria e del gruppo.
Il tutto dà la sensazione di essere forzato giusto per portare ad eventi drammatici.

Anche i personaggi, peraltro, sono caratterizzati in modo insufficiente, e danno spesso la sensazione di essere macchiette unidirezionali.

In questo modo, ci si può affezionare a loro solo per inerzia, perché si è stati con loro a lungo, ma, sono onesto, non ce l’ho fatta ad andare avanti oltre la seconda serie, che ho terminato praticamente a forza.

Per me, poi, che do una grande importanza ai dialoghi e alla profondità dei personaggi, The walking dead è risultato davvero banale e piatto, e non basta certo tutta l’azione e tutto lo splatter per farne un prodotto notevole.

Alla fine della fiera, The walking dead è una serie tv di basso profilo, che potrà piacere solo agli amanti di horror-splatter o di polpettoni melensi e drammatici.

Fosco Del Nero



Titolo: The walking dead (The walking dead).
Genere: serie tv, horror.
Ideatore: Frank Darabont.
Attori: Andrew Lincoln, Laurie Holden, Chandler Riggs, Norman Reedus, Steven Yeun, Melissa Suzanne McBride, Lauren Cohan, Sarah Wayne Callies.
Anno: 2010-in corso.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

giovedì 16 gennaio 2014

Il gabbiano Jonathan Livingston - Hall Bartlett

Se ho letto ormai svariati anni fa Il gabbiano Jonathan Livingston, il capolavoro della narrativa spirituale di Richard Bach, e se ne avevo anche sentito l’audiolibro, non avevo tuttavia ancora visto l’omonimo film.

Non perché non sapessi della sua esistenza, ma perché davo per scontato che non avrebbe potuto essere all’altezza del libro e, quindi, lo avevo evitato in partenza.
Avendone però sentito parlare bene, mi sono deciso e l’ho visto.

La trama rimane essenzialmente la stessa del libro, pur se con qualche variazione e con una gestione dei tempi assai differente, per ovvi motivi temporali: il protagonista è il gabbiano Jonathan Livingston, il quale, per via del suo desiderio di volo e di libertà, viene esiliato dal suo stormo di nascita.
Jonathan allora inizia un lungo peregrinare, che lo porterà fino a un nuovo stormo, in cui Chiang e Maureen gli faranno da maestri.
Dopo aver imparato da loro l’essenza del vero gabbiano, a sua volta Jonathan diventerà un maestro e il suo primo allievo sarà Fletcher, anch’egli esiliato dal medesimo stormo… cui i due ritorneranno per insegnare a loro volta ad altri gabbiani come loro, che sentono che nella vita c’è qualcosa di più oltre che “il mangiare, il beccarsi tra noi o il diventare importanti nello stormo”.

E, a proposito, riporto ora alcune frasi tratte dal film, in modo da dare un’idea più precisa, a chi non avessero mai sentito parlare del bellissimo Il gabbiano Jonathan Livingston, su cosa andrà a trovare nel film… anche se più che il film consiglio sempre il romanzo. 

“C'è un mondo incredibile lassù: nessuno di noi l'ha mai visto o ne ha sentito mai parlare. 
Lassù si può vedere dappertutto: per la prima volta in vita mia ho visto dove viviamo.”

“Ciao, Jonathan, siamo tuoi fratelli. 
Siamo venuti a condurti più in alto.”

“– Io sono vecchio, sono stanco. Io non posso volare più in alto di così.
– Invece sì che puoi, Jonathan, perché tu hai imparato tutto. Hai finito una scuola, ed è arrivato il momento di cominciarne un’altra.”

“Tu hai idea di quante vite dobbiamo aver vissuto noi, prima che ci passasse lontanamente per il cervello che al mondo c'è qualcos'altro che conta oltre che il mangiare e il beccarsi fra noi o il diventare importanti nello stormo?
Mille, diecimila vite, Jonathan! E poi altre cento vite per imparare che c'è qualcosa chiamata "perfezione". E altre mille ancora per capire che lo scopo della vita è raggiungere quella perfezione e insegnarla agli altri.”

“Il paradiso non è un luogo.
Il paradiso è essere perfetti.”

“Puoi arrivare dovunque, nello spazio e nel tempo... dovunque desideri arrivare.
Io sono andato in ogni luogo possibile, in ogni dove e in ogni quando.
Dopo un po', si comincia a credere che lo spazio e il tempo non siano cose reali.”

“Per volare alla velocità del pensiero, verso un luogo qualunque, che esiste ora, che sia mai esistito o che mai sarà, devi cominciare a persuaderti che ci sei già arrivato.”

“Pensa semplicemente all'amore e vediamo dove vai a finire.”

“I simili si attraggono a vicenda. Dov’è il tuo pensiero, lì sarà anche il tuo corpo, prima o poi. Prova ancora, e fissa il tuo pensiero su qualcosa che hai sempre amato.”

“Una gran parte dell’amore consiste nel dare: dividere le cose che si conoscono con qualcuno che cerca di imparare. Prova ancora, e questa volta pensa a dare. 

“Un giorno saprai quanto tempo fa è cominciato il tuo volo e che viaggio stupendo hai compiuto. Ora tu sei pronto a intraprendere il più difficile e il più meraviglioso dei viaggi: sei pronto a volare in alto e conoscere il significato della bontà e dell'amore.”

“È importante dare quel che si è trovato, come un regalo, a chiunque sia disposto ad accettarlo.”

“Jonathan, continua a istruirti sull'amore.”

“Arriva sempre il momento di separarsi e di dirsi addio.
Jonathan, va' con il mio amore.”

“Il vostro corpo, da una punta di un’ala all’altra, non è altro che pensiero puro, in una forma concreta, visibile. Spezzate le catene che imprigionano il vostro pensiero, e anche il vostro corpo sarà libero.”

“Sì, lo so, un gabbiano sa a malapena camminare…
Ma non capisci? Un gabbiano non è stato creato per camminare, è stato creato per volare.
E quando impara a volare è la più pura, la più bella, la più aggraziata creatura del mondo. Questo vale per te, vale per me, vale per tutto lo stormo. Noi possiamo librarci liberi nel cielo, ma spesso non lo vogliamo.
È questo il regalo che possiamo fare: aiutare quelli che vogliono imparare a capire.”

“Esiliando te e gli altri gabbiani hanno fatto del male solo a loro stessi. Un giorno lo capiranno. Un giorno vedranno quello che tu vedi. Perdonali, e aiutali a capire.”

“L'unica vera legge è quella che conduce alla libertà.
Altra legge non c'è.”

“Certo, l'odio non si può amare. Ma devi esercitarti a vedere il bene in ciascuno di loro e aiutarli a vedere chiaro in sé stessi: è questo che io intendo per amore. E ci provi gusto, quando afferri lo spirito del gioco.”

“Abbiamo imparato tutti e due quello che si prevedeva che imparassimo nel nostro tempo.”

“L'unico modo per trovare l'amore e la perfezione è dentro di noi.”

Il film è bello, ben fatto se si considera l’oggettiva difficoltà di avere come "personaggi" dei gabbiani, e peraltro propone degli scenari naturali molto belli a vedersi. Tuttavia, non regge il confronto con il capolavoro originale di Richard Bach, ed è a questo che vi rimando, anche perché il film, forse per motivi di tempo, non riesce a proporre tutti i contenuti e il senso di evoluzione presente invece nel libro.
Viceversa credo che, dopo aver letto il libro, si possa apprezzare maggiormente anche il film.
Nel caso, buona visione.

Fosco Del Nero 



Titolo: Il gabbiano Jonathan Livingston (Jonathan Livingston seagull).
Genere: fantastico, spirituale.
Regista: Hall Bartlett.
Anno: 1973.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 13 gennaio 2014

Hancock - Peter Berg

Hancock è un film di alcuni anni fa, girato da Peter Berg e interpretato da Will Smith (Man in black, Io sono leggenda, Hitch, Io, robotIndependence Day, Il principe di Bel Air), Charlize Theron (Aeon Flux, La maledizione dello scorpione di giada, Prometheus, The italian job) e Jason Bateman (noto soprattutto per la sua partecipazione ad alcune serie televisive, ma che ricordo anche in Juno).

È il primo caso di un film di supereroi che non deriva da fumetti, ed è improbabile pure che vi sia il passaggio inverso, dal grande schermo al fumetto, per via dell’inconsueta figura del protagonista principale, Hancock, un eroe che vorrebbe essere tale ma che è mal visto dalla popolazione per la sua tendenza involontaria alla devastazione e all’ubriacatura… con le due cose che spesso sono connesse.

Un giorno, dopo l’ennesima “prodezza”, Ray Embrey, unico beneficiario del disastro nonché esperto in immagine e pubbliche relazioni, decide di imbarcarsi nell’impresa di rendere amato e il più possibile civile quel supereroe tanto inopportuno.
Hancock, dopo un’iniziale resistenza, accetta, anche perché attratto in modo strano dalla di lui moglie, Mary.  
In effetti la sensazione del supereroe non era sbagliata…

Il film ha diverse nature: da un lato è, come detto, un film sui supereroi, con tanto di gente che vola, gente che solleva auto, gente che respinge proiettili, e svariate minuzie che non sto qui a dirvi per non rovinarvi il gusto di vederle in diretta.
Da un altro lato, è un film dal sapore quasi comico, un po’ per il personaggio di Hancock e un po’ per il doppiaggio di Ray, che non so come sia nella voce originale, ma che in italiano dà un sapore piuttosto umoristico al tutto, quasi parodistico (e non solo quello: si veda per esempio la scena del carcere).
Infine, c’è il melodramma di Hancock e del suo strano rapporto con Mary, moglie di Ray.

Quest’ultimo è certamente la parte più debole del film, che non sarebbe probabilmente entrato nella storia del cinema se avesse proseguito lungo i primi due percorsi intrapresi, ma che sarebbe risultato di sicuro più coerente e gradevole da vedere.

Invece, a un certo punto, tra i minuti 40 e 50, Hancock passa da film semi-brillante e originale sui supereroi a polpettone melenso e anche poco credibile.

Peccato, perché i tre attori protagonisti sembravano in palla, specialmente Will Smith che come sempre buca lo schermo, anche nei panni di un supereroe ubriacone e smemorato.

In definitiva, a mio avviso il film non è neanche sufficiente, ma per curiosità si può vedere…

Fosco Del Nero



Titolo: Hancock (Hancock).
Genere: fantastico, commedia, drammatico, sentimentale.
Regista: Peter Berg.
Attori: Will Smith, Jason Bateman, Charlize Theron, Jae Head, Maetrix Fitten, Thomas Lennon, Eddie Marsan, David Mattey, Johnny Galecki.
Anno: 2008.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: qui.

giovedì 9 gennaio 2014

The war at home - Rob Lotterstein

Quest’oggi recensisco la serie televisiva meno politically correct che abbia mai visto: The war at home, situation comedy che ha goduto di sole due stagioni prima di venire cancellata.

Me le sono viste entrambe, per un totale di 44 episodi, 22 a stagione.

Passo subito alla trama: Dave e Vicky sono una coppia piuttosto giovanile, ma con già tre figli grandi a carico: gli adolescenti Hillary, Larry e Mike.
La prima è una 16enne piuttosto carina e frivola, i cui exploit sentimentali daranno continui grattacapi al padre. 
Il secondo, invece, gli dà i problemi opposti: poiché appassionato di musical e di attività più da donna che da uomo, nonché per una certa riservatezza sociale, il padre crede che sia omosessuale.
Il terzo è un adolescente decisamente più “standard”: ci prova con le ragazze, ama lo sport, le scommesse sportive, odia fare i compiti di scuola, etc.

Va detto che nemmeno i genitori sono esattamente dei modelli di vita, come non mancano di sottolineare loro stessi.

Anzi, The war at home è un concentrato delle debolezze umane, affrontate però con ironia. Anche se sarebbe forse più corretto dire con sarcasmo, data la natura feroce e spesso cinica dei commenti, soprattutto quelli di Dave verso i propri figli!

La particolarità di questa serie è data dalle scene fuori campo, in cui i protagonisti rivelano alla telecamera i loro veri pensieri, spesso taciuti durante la scena di vita sociale.

Sulle prime la serie tv non mi aveva entusiasmato, anche perché non mi convinceva troppo l’attore che interpreta Dave, che peraltro mi ricordavo come comparsa in qualche episodio di Friends di oramai tanti anni fa.
Però, devo dire che il format funziona e diverte, tanto che alla fine mi è dispiaciuto avere a disposizione solo due stagioni.

Ribadisco comunque che l’umorismo di The war at home è veramente anticonvenzionale, letteralmente cinico, per cui la serie non fa certamente al caso di tutti.

Una cosa che non mi è piaciuta affatto è la continua marchetta pubblicitaria per un marchio di birra, per una bevanda energetica, per una marca di patatine fritte in confezione… sia per la sfacciataggine della cosa in sé, sia perché relativa a prodotti alimentari che non fanno certo bene alla salute… e che qua sono messi in bella vista e consumati a ripetizione anche a beneficio spettatori di bambini e ragazzini (Dave, per esempio, è raro che non abbia una bottiglia di birra in mano).

Menzione speciale per un personaggio che mi è piaciuto tanto: Kenny, il vicino di casa nonché migliore amico di Larry, nonché segretamente innamorato di lui.

Fosco Del Nero



Titolo: The war at home (The war at home).
Genere: serie tv, comico.
Ideatore: Rob Lotterstein.
Attori: Michael Rapaport, Anita Barone, Kyle Sullivan, Kaylee DeFer, Dean Collins, Rami Malek.
Anno: 2005-2007.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 6 gennaio 2014

Men in black 3 - Barry Sonnenfeld

Barry Sonnenfeld è un regista noto essenzialmente per due successi: La famiglia Addams e Men in black.
Sfortunatamente, non è riuscito ad andare oltre quelle due pellicole, tanto che gli unici altri suoi film che si ricordano sono… i seguiti dei suddetti film.

Con Men in black Sonnenfeld è arrivato a quota tre, ma, come quasi sempre capita in questi casi, si tratta di seguiti usciti più per fare cassa che per autentica ispirazione e qualità.

Già Men in black 2 si era rivelato piuttosto al di sotto del suo predecessore, e Men in black 3 completa la discesa, risultando piuttosto banale e anche poco divertente.
A salvarlo, i soli Will Smith, nei panni del solito irriverente Agente J e Josh Brolin, che indossa invece i capi giovanili dell’Agente K, per quello che perlomeno riesce nell’inusuale impresa di essere sia un sequel che un prequel.

Difatti, la trama di Men in black 3 si affaccia sul passato tramite il classico espediente del viaggio nel tempo, con i protagonisti buoni e cattivi impegnati a modificare il passato per evitare un certo presente-futuro.

Se i buoni sono sempre gli stessi, il cattivo stavolta è Boris l’animale, criminale intergalattico rinchiuso nella prigione di Lunar Max, costruita appositamente per lui... e che riesce a fuggire e a cambiare qualcosina del passato…

A dare una mano all’Agente J e al giovane Agente K, l’alieno Griffin, che forse è l’unica idea brillante di tutto il film.

Per il resto, lo spunto banale del viaggio nel tempo (non si può ricalcare impunemente Ritorno al futuro senza lo scomodo paragone) e un umorismo meno ispirato e decisamente più piatto dei due precedenti episodi, primo soprattutto.

Insomma, Men in black 3 è stato una delusione, il tipico caso di sequel (o prequel) che i produttori e il regista avrebbero dovuto risparmiarsi.
Gli incassi però sono stati - ahimé - piuttosto cospicui, segno che spesso il nome paga più della qualità. 
Beh, nulla di nuovo… però dovremmo una buona volta deciderci a premiare più la seconda che non il primo…

Fosco Del Nero



Titolo: Men in black 3 (Men in black III).
Genere: fantastico, fantascienza, commedia.
Regista: Cameron Crowe.
Attori: Will Smith, Tommy Lee Jones, Josh Brolin, Jemaine Clement, Emma Thompson, Michael Stuhlbarg, Sharlto Copley, Alec Baldwin.
Anno: 2012.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

Il mondo dall'altra parte