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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

mercoledì 30 aprile 2014

The hobbit - Jules Bass, Arthur Rankin Jr.

Quando ero bambino, vidi un film d’animazione di genere fantasy dagli elementi, se non orrorifici, quantomeno oscuri, sia nei toni che nei contenuti… solo da grande mi resi conto che avevo visto la versione animata de Il signore degli anelli, girata da Ralph Bakshi nel 1978.

E solo adesso sono venuto a conoscenza che esisteva un prodotto simile ispirato all’altro grande romanzo di J.R.R. Tolkien, ossia Lo hobbit: il film, mai importato in Italia, si intitola per l’appunto The hobbit, ed è stato girato nel 1977 dal duo Jules Bass e Arthur Rankin Jr.

Se le premesse sono simili (film d’animazione tratto da un libro fantasy), molto diversi sono gli esiti dei due prodotti, a cominciare dallo stile grafico, più fumettoso per Lo hobbit e più realistico per Il signore degli anelli (tenendo conto ovviamente delle limitazioni tecniche dell’epoca), per continuare con l’atmosfera generale, assai più leggera e infantile ne Lo hobbit di Bass e Rankin, e decisamente più dark e seria ne Il signore degli anelli di Bakshi.

Tra l’altro, confesso che, nonostante abbia letto il romanzo de Lo hobbit due volte, mi ricordavo la trama solo per sommi capi.
Eccola qui, sempre per sommi capi: un bel giorno lo stregone Gandalf si reca nella contea, nel villaggio dove vive lo hobbit Bilbo Baggins, e gli propone un’avventura al seguito di un cospicuo numero di nani. In quella comitiva, lui sarebbe stato il ladro, e avrebbe ricevuto come compenso una parte dell’antico tesoro dei nani, di cui il drago Smaug si era nel mentre impadronito e che sarebbe invece spettato di diritto al popolo dei nani e al legittimo erede Thorin.

Nella sua avventura, che il film riassume molto alla svelta, la compagnia avrà a che fare con molti pericoli, dai goblin ai ragni giganti, dall’ormai mitico Gollum fino al drago Smaug… oltre che con altri popoli come gli elfi e gli uomini.

Nonostante i grandi pericoli e persino le scene potenzialmente spaventose per un bambino, il tutto mantiene i toni della favola, grazie anche a una colonna sonora veramente bellissima, che contribuisce molto a dare al film dei contorni da un lato epici e dall’altro avventurosi piuttosto che orrorifici.

Nel complesso, devo dire di aver gradito The hobbit di Jules Bass e Arthur Rankin Jr.: certo, c’è una certa semplificazione rispetto al romanzo di Tolkien, tanto che il film dura poco pur essendo estratto da un libro corposo e denso, ma la sensazione è che l’obiettivo originario sia stato raggiunto, tanto che il film conserva un suo fascino a dispetto della vetustà delle tecniche di animazione, grazie soprattutto a doppiaggio (non essendo stato tradotto in italiano, è disponibile solo in inglese, eventualmente con sottotitoli) e colonna sonora.

Fosco Del Nero



Titolo: The hobbit (The hobbit).
Genere: animazione, fantasy, musicale.
Regista: Jules Bass, Arthur Rankin Jr.
Anno: 1977.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 28 aprile 2014

Star wars 4 - Una nuova speranza - George Lucas

Star wars 4 - Una nuova speranza originariamente si intitolava semplicemente Star wars, ossia Guerre stellari, salvo poi vedere mutato il suo titolo dopo la produzione degli altri episodi della saga fantascientifica.
Girato nel 1977, fu seguito negli anni successivi da L’impero colpisce ancora e Il ritorno dello jedi, e a decenni di distanza, come noto, dalla trilogia iniziale: La minaccia fantasmaL’attacco dei cloni, La vendetta dei Sith.

Dopo essermi visto la prima-seconda trilogia, passiamo ora alla seconda-prima, laddove per seconda si intende successiva dal punto di vista della trama e per prima precedente dal punto di vista della realizzazione, come credo sappiano tutti.

Una volta instaurato l’impero e massacrati a tradimento i jedi, ormai quasi estinti e persino dimenticati, le speranze di libertà sono sulle spalle della resistenza, che sta lottando senza esclusione di colpi con le forze imperiali, le quali a loro volta hanno messo a punto un’arma terribile, capace di distruggere un intero pianeta in pochi secondi: la Morte Nera.

Siamo circa venti anni dopo le vicende narrate ne La vendetta dei Sith, e i due figli di Anakin Skywalker-Darth Fener sono ormai un giovane uomo, Luke Skywalker, e una giovane donna, la principessa Leila Organa.
I destini dei due, anzi dei tre, si incroceranno, grazie anche alla collaborazione del duo Ian Solo e Chewbecca, e dei due droidi D-3BO e C1-P8, che per motivi inspiegabili nella trilogia più recente avevano altri due nomi, rispettivamente C-3PO ed R2-D2, peraltro molto più musicali.

In mezzo agli eventi anche il solito Obi-Wan Kenobi, uno dei pochi superstiti del massacro dell’episodio precedente, nonché l’unico personaggio presente in tutti e sei i film della saga.

Chiaramente questo film del 1977 propone un livello tecnologico ben inferiore a quelli della trilogia recente, ma lo sopravanza in fascino, tanto che su questo punto non è nemmeno il caso di discutere…
… anche se devo dire che alcune scelte sono quantomeno discutibili: da un lato il doppiaggio italiano, che fa dare del lei ai personaggi, cosa che proprio non si può sentire, e dall’altro qualche elemento di mancata continuità con l’episodio precedente, ascrivibile ovviamente alla trilogia recente e non a Una nuova speranza: per esempio, non ha alcun senso che Anakin, così intollerante e disubbidiente da ragazzino verso i suoi maestri, ora, diventato Darth Fener, sia dimesso e ubbidiente verso dei “semplici ufficiali” dell’esercito imperiale, dando addirittura del lei ad alcuni di essi e ricevendone il cambio il più confidenziale tu.

Anche il fatto ch'egli si lasci infinocchiare dal suo ben più inesperto figlio, il quale sta appena iniziando a ricevere un abbozzo di addestramento, nonché da Ian Solo, un semplice pilota di caccia spaziali, lascia decisamente il tempo che trova, specie considerando il talento che Anakin aveva da piccolo nonché il tempo supplementare che ha avuto per acuire i suoi poteri.

D'altronde, questi sono problemi che si hanno quando si fa una trilogia di film e poi due decenni dopo un’altra trilogia cronologicamente antecedente.

Una nuova speranza comunque ha un suo fascino e una sua bellezza, e non poteva essere altrimenti essendo stato il primo della saga. Faccio seguire ora alcune citazioni dal film stesso.

“La Forza è ciò che dà al jedi la possanza. È un campo energetico creato da tutte le cose viventi. Ci circonda, ci penetra, mantiene unita tutta la galassia.”

“Impara a sentire la Forza.”

“La Forza esercita una grande influenza sulle menti deboli.”

“Non preoccuparti per la tua ricompensa. Se ami solo il denaro, riceverai solo quello.”

“Usa la Forza, Luke. 
Usa il tuoi istinto. 
Ricorda, la Forza sarà con te sempre.”

E, concluso con questo classico, ormai entrato nell’immaginario collettivo (“Use the Force, Luke”), vi saluto.

Fosco Del Nero



Titolo: Star wars 4 - Una nuova speranza (Star wars: episode IV - A new hope).
Genere: fantascienza. Regista: George Lucas.
Attori: Mark Hamill, Harrison Ford, Carrie Fisher, Alec Guinness, Peter Cushing, Peter Mayhew, Phil Brown,Shelagh Fraser, Jack Purvis, Alex McCrindle, David Prowse, James Earl Jones.
Anno: 1977.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 25 aprile 2014

The island - Michael Bay

The island è un film ad alto budget e che probabilmente è nato come ambizioso, laddove parlo non solo di ambizioni da botteghino, ma anche a livello di qualità.

Il regista, che lo ha girato nel 2005, è Michael Bay, un nome che a me non dice niente e che, difatti, ha girato solamente pellicole commerciali, che io tendo a snobbare, come Bad boys, Pearl Harbor e Trasformers, e che proprio con The island ha probabilmente cercato di alzare la sua asticella.

Lo ha fatto con una sceneggiatura ambivalente e con un coppia di attori piuttosto patinata: Ewan McGregor (TrainspottingMoulin RougeBig fishStar wars 1 - La minaccia fantasma) e Scarlett Johansson (Scoop, Match point, Vicky Cristina Barcelona).

A cui inoltre si aggiungono, in piccole parti, l’algido Sean Bean (la trilogia de Il signore degli anelli, Equilibrium) e il duttile Steve Buscemi (Big fish, Il grande Lebowski, Le iene).

Il nome che però è più facile accostare a The Island, ancor più dei classici distopici come 1984Fahrenheit 451 o Il mondo nuovo, è La fuga di Logan, film del 1976 da cui The island riprende parte della trama, e che echeggia anche nei nomi dei protagonisti: in La fuga di Logan a fuggire erano Logan 5 e Jessica 6, mentre in The Island sono Lincoln Six Echo e Jordan Two Delta.

Anche la trama è molto simile, come dicevo: i protagonisti, così come moltissime altre persone, vivono la loro intera vita in una società ipertecnologica e figlia di un disastro nucleare, che ha reso invivibile la Terra all’aperto. Oltre al loro lavoro e alla controllata e ristretta vita sociale, il loro unico obiettivo è vincere la lotteria e andare finalmente sull’isola, evento accolto da ognuno con scene di giubilo.
Peccato che le cose non siano proprio come sembrano…

La distopia è quel genere letterario, e in questo caso cinematografico, in cui si tratteggia una società del futuro in cui libertà e diritti sono gravemente compromessi da un potere centrale. Il termine è l’opposto di Utopia, storico libro di Thomas More che al contrario ha finito per indicare una società edenica, di grande sviluppo sociale.

The Island rientra nel primo genere, anche se poi questo cede il passo nettamente all’azione, lasciandosi dietro peraltro tante incongruenze e imprecisioni di sceneggiatura… che minano la riuscita del film in buona parte, tanto che a tratti sembra di assistere a qualcosa privo di senso probabilistico e di puramente action. 

Peccato, perché il film ha diversi lati positivi, a cominciare da un’ottima fotografia e da qualche personaggio ben caratterizzato, anche se poi si perde nel qualunquismo per dare sfogo ad effetti speciali, inseguimenti, sparatorie, etc, e il tutto all’insegna dell’improbabile.

Ok, è fantascienza, e in questo caso fantascienza d’azione, ma, per l’appunto, se un regista vuole fare il salto di qualità deve portare al cinema un prodotto di qualità.

Fosco Del Nero



Titolo: The island (The island).
Genere: fantascienza, distopia, azione, sentimentale.
Regista: Michael Bay.
Attori: Ewan McGregor, Scarlett Johansson, Steve Buscemi, Sean Bean, Michael Clarke Duncan, Skyler Stone, Djimon Hounsou.
Anno: 2005.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 21 aprile 2014

Dark City - Alex Proyas

Il film presentato questa volta su Cinema e film è Dark City, film del 1998 girato da Alex Proyas, regista poco prolifico ma con al suo attivo alcuni film piuttosto noti come Il corvoIo, robot.

Dark City segue di quattro anni il successo internazionale avuto con Il corvo, e propone gli stessi toni cupi e scuri, per quanto con una sceneggiatura e un genere filmico completamente diversi. 
Il film è essenzialmente un film fantastico, oscillante tra fantascienza, horror e psicologico, a seconda del lato da cui lo si vuol guardare... e con dei riferimenti di tipo esistenziale, se si vuole guardare questo lato.

È un film piuttosto ambizioso, peraltro, sia nella scenografia sia nella trama.

Eccola, in breve: una razza aliena dai poteri mentali molto sviluppati sta rischiando l’estinzione sul suo pianeta, cosicché vaga nel cosmo alla ricerca di un pianeta abitabile… ed ecco che trova, ovviamente, la Terra e gli esseri umani.
A quel punto si mette a studiare gli uomini e la loro anima, di cui essa è sprovvista, in pratica rendendoli schiavi e marionette nel suo grande studio-esperimento, in cui codesti signori hanno il potere di addormentare gli uomini e farli vivere in realtà simulate da loro dirette, in totale stato di inconsapevolezza.

A parte che questa idea di fondo corrisponde secondo certi autori alla precisa situazione dell’umanità a seguito di un'antica invasione dominatrice aliena, e secondo certe dottrine esistenzial-spirituali al percorso evolutivo umano (gnosticismo, arconti, addormentamento nella illusoria realtà materiale, etc), andiamo ora a valutare il film in sé e per sé.
In sostanza, abbiamo una simulazione di città e una simulazione di vita, retta dai Signori dell’Oscurità, i quali peraltro odiano sia la luce che l’acqua (veglia/illuminazione ed emozioni/purezza, dunque). Ma soprattutto abbiamo la vita e l’amnesia di John Murdoch (Rufus Sewell; I pilastri della Terra, L'uomo nell'alto castello), che non solo non si ricorda cosa sta facendo, ma nemmeno di sua moglie Emma (Jennifer Connelly; Labyrinth, Phenomena, A beautiful mind, Innocenza infranta, Noah, Ultimatum alla Terra)…

… con l’intero film che in sostanza è una ricostruzione di chi è il protagonista, il quale svolgerà poi il ruolo di eletto distruggi-finzione, un po’ alla Neo di Matrix… ma un anno prima.

Anche se, a dire il vero, Dark City più che Matrix mi ha ricordato Il tredicesimo piano, dello stesso anno di Matrix e ugualmente ben riuscito. Dark City dal punto di vista realizzativo si pone una tacca sotto, dal momento che, a mio avviso, l'eccellente idea di fondo non è stata dispiegata al meglio, tanto nelle scene quanto nei dialoghi. La stessa presenza dei Signori, che peraltro curiosamente si chiamano tra di loro con nomignoli tipo Mister Book o Mister Hand, risulta poco incisiva, mentre avrebbe dovuto essere più solenne ed efficace.

Nel complesso, Dark City dà l’idea di un film molto ambizioso, nel suo apparato concettuale, che tuttavia non è stato dispiegato al meglio. Il risultato è un'opera certamente buona, ma che avrebbe potuto (e dovuto, considerando i temi esistenziali del film?) essere più importante.

Il contenuto, difatti, c'è, come dimostrano anche queste frasi, estrapolate dal film e dal ricchissimo significato simbolico.

"Prima c'era l'oscurità, poi vennero gli stranieri. Era una razza antica quanto il tempo. Erano padroni della più potente delle tecnologie: la capacità di alterare la realtà fisica con la sola forza di volontà. Loro chiamavano questa capacità "accordarsi". Ma stavano morendo: la loro civiltà era vicina alla fine. Perciò abbandonarono il loro mondo, in cerca di una cura per la loro mortalità. Un viaggio infinito li condusse verso un piccolo mondo azzurro, nel più remoto angolo della galassia: il nostro mondo. Qui pensarono finalmente di avere trovato quello che avevano sempre cercato."

"Io mi chiamo Daniel Paul Schreber. Sono un semplice mortale. Aiuto gli stranieri a condurre il loro esperimenti. Ho tradito la mia razza."

"Dovunque suo marito si trovi adesso, è in cerca di sé stesso."

"Devo mantenere il controllo."

"Ci stanno osservando, non c'è via di scampo."

"Chi sei?"
"Potremmo farti la stessa domanda, non credi?"

"Non mi sembra vero: è come se vivessi in un incubo. Che mi è successo?"

"Ho solo passato il tempo camminando in cerchio, pensando in cerchio. Non c'è via d'uscita."

"La notte qui non finisce mai."

"Quella lì non è mia moglie. Non so chi sia. Non so chi siamo tutti noi."

"Niente sembra essere reale.
È come se avessi solo sognato questa mia vita."

"Non vi interessava l'anima umana?
Questo è il fine del vostro grande zoo..."

"Tu possiedi un grande potere.
Puoi fare cose incredibili con la tua forza di volontà.
Posso insegnarti a usare il tuo potere consapevolmente.
Lascia che ti aiuti."

"Ogni tanto qualcuno si sveglia."

"Lo hai visto che cosa siamo: noi usiamo i vostri cadaveri come recipienti."

"Perché stanno facendo tutto questo?"
"La nostra capacità di essere singoli individui, la nostra anima, che ci rende diversi da loro.... credono di poter trovare l'anima umana se capiscono come funziona la nostra memoria. Tutta la loro razza è sull'orlo dell'estinzione, e credono che noi possiamo salvarli."

"Per questo qui è sempre buio: non sopportano la luce."

"La tua vita, la tua storia, è un'illusione."

"Cessi ogni attività; cessi ogni attività per sempre."

"Ricordati, John."

"È così, John, la pratica rende l'uomo perfetto."

"Ricordati, John: tu sopravviverai, riuscirai a trovare la forza in te stesso, e li batterai."

"So che puoi sconfiggerli, ma serve il massimo della concentrazione."

"Tu puoi fare accadere qualunque cosa vuoi, ma devi agire ora."

"Posso modellare il mondo a mio piacimento. Per farlo devo solo concentrarmi profondamente."

"Quella persona non ero io: non sono mai stato io."

"Ricordati."

"Puoi far accadere qualunque cosa vuoi, ma devi agire subito."

Altri concetti simbolici, espressi non a parole ma come eventi.
La gente che cade addormentata in massa; i Signori che mettono la mano sulla fronte degli uomini e dicono "Dormi", con quelli che parimenti cadono addormentati.

A inizio storia in un cinema viene proiettato un film intitolato "The evil" (cioè "Il male"), mentre a fine storia nel cinema viene proiettato un altro film, "Book of dreams", (ossia "Il libro dei sogni").

Vi sono immagini di spirali ovunque.

A inizio film il protagonista, caduto precedentemente in stato di incoscienza, si risveglia senza sapere cosa è successo e nemmeno senza sapere chi è, simbolo dell'esistenza umana; la prima cosa che fa il suddetto protagonista è andare a guardarsi allo specchio, altro simbolismo

Nello specchio vede che gli scende un rivolo di sangue esattamente dal terzo occhio, nella fronte.

Subito dopo gli cade in terra e si frantuma una sfera piena d'acqua (acqua simbolo di emozioni e sfera simbolo del mondo spirituale), mentre a fine film egli rompe un'altra sfera piena d'acqua, ma più grossa, una sorta di bacino idrico cittadino, come a certificare il suo percorso di ingrandimento-evoluzione.

Pochi secondi dopo guarda una cartolina con su scritto Shell Beach ("shell" tradotto come guscio, motivo per cui Ghost in the shell si traduce meglio come "Spirito nel guscio" piuttosto che "Fantasma nella conchiglia"), e così abbiamo lo spirito della sfera, le emozioni dell'acqua e la carne del guscio corporeo.

Si vede l'esperimento di un labirinto che contiene un topo che non riesce a uscirne, nonostante il labirinto non abbia tetto, perché il topo vede solo la dimensione orizzontale e non quella evolutiva verticale (esattamente come l'uomo, che vede solo il mondo orizzontale fenomenico e non quello verticale-spirituale).

Il protagonista si accorge che può sfuggire a quei signori-arconti-alieni-demoni manipolando i pensieri-energie e quindi lo stesso mondo fenomenico intorno a lui.

Più avanti il protagonista, avendo innanzi molte persone cadute addormentate, urla "Sveglia!" molte volte di fila.

Quando i signori neri si riuniscono ogni fine giornata per modificare fisicamente il mondo e spostare palazzi, strade, ponti, etc, tutto muta all'istante: ciò è una rappresentazione dell'illusione-maya del mondo fenomenico materiale.
L'"accordo", ossia l'inganno-manipolazione della realtà-apparenze a opera dei signori-arconti, non è dissimile, come concetto, dalla manipolazione del mezzi di comunicazione a livello denso e dalla manipolazione spirituale a livello sottile. La folla umana comunque subisce ed è ingannata.
Il livello denso è la propaganda-manipolazione collettiva.
Il livello sottile è l'illusione di maya.

L'umano che serve gli arconti effettua punture "addormentanti" negli esseri umani esattamente nel punto del terzo occhio.

Nel momento in cui John si risveglia-acquista consapevolezza, è in posizione di uomo vitruviano, con gambe leggermente allargate e braccia larghe ad altezza cuore-petto, e in quel mentre è diventato l'eletto, l'uomo superiore, cioè si è svegliato, si è ricordato.

Dopo tale risveglio, la città oscura, "Dark City" per l'appunto, si illumina e diviene luminosa con il sorgere del sole (compare anche un faro, simbolo esso stesso di illuminazione): dopo il buio, la luce, dopo l'inconsapevolezza, la consapevolezza... e infatti di notte si dorme, e di giorno si è svegli.

Aggiungo qualche altro concetto rilevante.

Il dottore parla di riportare all'ovile John, ossia la pecora fuggita dal gregge (e che rischia di aprire una  breccia nel gregge stesso).

Dire arconti, oppure demoni oppure satana (parola ebraica che significa "l'avversario", "il nemico") è la stessa cosa.

I demoni in questione utilizzano i corpi umani come contenitori-gusci ("shell"), cosa che nel film è detta apertamente: tecnicamente si tratta di possessione. Il tema degli arconti-demoni è dunque confermato.

Quando viene detto che "la notte qui non finisce mai", si sta usando, come in tante altre frasi, un doppio livello di significato: la notte non finisce mai nella città a livello fisico e non finisce mai nell'umanità dormiente a livello coscienziale.

Il detective impazzito si toglie la vita: ha compreso qualcosa, uscendo anche lui dal gregge, ma non si è risvegliato, cosa che lo rende disagiato; è la condizione psichica della persona che inizia un percorso, cominciando a capire certi fenomeni, ma si trova ancora agli inizi, oppure non riesce ad andare oltre. Viceversa, il protagonista del film conclude quel percorso: "Dobbiamo arrivare alla fine del canale", vien detto a un certo punto nel film.

Alla resa dei conti, viene evidenziato che i signori oscuri stavano cercando nel posto sbagliato: nella memoria e nella mente degli esseri umani, invece che nel cuore e nell'aspetto più profondo e spirituale. 
È lo stesso errore delle persone razionali e mentali, così come anche dei pagani/materialisti: non stanno cercando dove dovrebbero cercare, ossia nell'anima.

Un'ultima cosa: il nome del protagonista, John, è il più comune tra tutti, e simboleggia per l'appunto l'uomo comune, ogni singolo essere umano, chiamato a elevarsi tramite impegno, concentrazione e percorso interiore. A riprova di ciò, dopo che il protagonista dice a una donna che si chiamava John, lei risponde dicendo che dicono tutti di chiamarsi John.
A fine film il protagonista, l’uomo comune ora non più comune, finalmente vede all’orizzonte la tanto agognata “spiaggia”, che aveva cercato di raggiungere per tutto il film. La spiaggia rappresenta il traguardo spirituale della “pecora scappata dall’ovile” dei “pastori-arconti”, ossia il risveglio della coscienza.  Vi si indirizza, peraltro, insieme alla persona amata, che ancora non si di essere amata e di amare a sua volta: si è passati dai ricordi-memorie-mente-cervello al cuore-amore.

Insomma, si sarà capito: Dark City a livello cinematografico è un film di buon valore, che aumenta enormemente se si considerano anche i suoi contenuti e i suoi simboli. In questo secondo senso, esso è uno dei film più importanti mai girati, e la mia valutazione intende premiarlo in questo senso.

Fosco Del Nero



Titolo: Dark City (Dark City).
Genere: fantastico, psicologico.
Regista: Alex Proyas.
Attori: Rufus Sewell, Jennifer Connelly, Kiefer Sutherland, William Hurt, Richard O’Brien, Ian Richardson, Colin Friels, Mitchell Butel.
Anno: 1998.
Voto: 8.5.
Dove lo trovi: qui.

giovedì 17 aprile 2014

Pandorum - L’universo parallelo - Christian Alvart

Non mi ricordo come mai mi ero segnato il titolo del film Pandorum - L’universo parallelo… forse semplicemente perché il genere fantascienza-azione sembrava abbastanza corrispondente ai miei gusti.

Come prima cosa, il film si è rivelato essere più un fantascienza-horror.

Come seconda, non mi ha entusiasmato.

Come terza, ecco un accenno della trama: nel 2174 la Terra è a rischio sopravvivenza, cosicché l’umanità predisponde la colonizzazione di un pianeta non troppo lontano e vivibile: Tanis. Il viaggio durerà 123 anni, e l’astronave Elysium è progettata per dare il cambio, su base criogena, a otto diversi equipaggi.
A un certo punto, però, il tenente Payton e il caporale Bower si risvegliano senza che fosse in teoria il loro turno, e non sanno il motivo, un po’ perché non conoscono i piani generali e un po’ perché al momento del risveglio è normale avere perdita di memoria.
Uno dei due rimane in cabina di comando, mentre l’altro si avventura fuori per vedere com’è la situazione… scoprendo però che la nave è invasa da degli esseri poco umanoidi e molto cannibali, oltre che molto arrabbiati.

Pandorum - L’universo parallelo si muove su questi filoni: la fantascienza da un lato, l’horror da un altro, e infine la psicologia, con la memoria mancante utile a comporre il quadro generale.

In questo senso, non mancano né azione né ricostruzione storico-mentale, anche se, alla fine della fiera, il tutto sa tanto di molto rumore per nulla, nel senso che l’ambaradan della nave spaziale e degli umanoidi orrorifici è un contenitore abbastanza povero di contenuti, che anzi fa un po’ acqua nella sceneggiatura di fondo, poco credibile. 

Peccato, perché il film è eseguito in modo piuttosto buono, gli attori protagonisti convincono, pur pochi, e l’ambientazione claustrofobica fa ugualmente il suo buon lavoro.

Con un po’ di verve in più, soprattutto nella storia ma anche in qualche dialogo un po’ smorto e scontato, Pandorum - L’universo parallelo sarebbe stato un ottimo film di fantascienza-horror, mentre così sfiora appena la sufficienza e rimane nella mediocrità.

Fosco Del Nero



Titolo: Pandorum - L’universo parallelo (Pandorum).
Genere: fantascienza, horror.
Regista: Christian Alvart.
Attori: Dennis Quaid, Ben Foster, Cam Gigandet, Cung Le, Antje Traue, Jeff Burrell, Domenico D'Ambrosio, Jonah Mohmand.
Anno: 2009.
Voto: 5.5
Dove lo trovi: qui.

lunedì 14 aprile 2014

Star wars 3 - La vendetta dei Sith - George Lucas

La vendetta dei Sith è il terzo capitolo della saga esalogica di Star Wars, anche se, per la nota inversione delle due trilogie, questo è l’ultimo film girato.
Il film, dunque, connette la trilogia del 2000 alla trilogia del 1980, per semplificare le date, dando continuità alle due storie.

Dopo il secondo episodio, era ormai chiaro dove si sarebbe andati a parare, e si trattava solo di sistemare i vari tasselli e vedere come si sistemavano i dettagli.
Anche se, pur sapendo come sarebbero andate le cose, per certi versi viene spontaneo "tifare" in una certa direzione…

La direzione della redenzione di Anakin, per esempio, o la speranza che egli non perpetri il massacro del tempio jedi, bambini compresi.

Speranze vane, ovviamente, visto che le cose sono andate come dovevano andare, compresa la trasformazione definitiva di Anakin Skywalker in Dart Fener (che però nell'originale è Dart Vader, nome dal suono molto simile a Dark Father, ossia Padre Oscuro) e il passaggio dalla Repubblica retta dal Senato all’Impero retto da Palpatine-Dart Sidious.

La domanda dunque è: queste transizioni sono credibili oppure forzate?

Dal mio punto di vista, qualche forzatura c’è stata, presente soprattutto dal secondo episodio, a mio avviso il meno dotato dei sei film girati finora (sui nove previsti in tutto), col giovane Anakin che si avvicina al Lato Oscuro in modo poco plausibile, plagiato assai facilmente proprio lui che è stato praticamente cresciuto dai jedi e che si era dimostrato poco malleabile anche da parte loro… altra cosa forzata, dato il bambino positivo ed entusiasta che era quando Qui-Gon Jinn, Obi-Wan Kenobi e Yoda lo avevano preso in custodia.

Anche la faccenda del senato galattico e del disegno oscuro che è passato inosservato ai fior fior di jedi che erano lì presenti mi ha lasciato perplesso, cosa che sarebbe stata spiegabile solo con un’inusitata potenza del maestro sith, nettamente superiore a quella di tutti i jedi messi assieme… quando invece Mace Windu aveva praticamente sconfitto Dart Sidious con le sue sole forze, salvo poi essere tradito da Anakin… il quale un’oretta prima aveva tradito Palpatine… che poco dopo ha invece accettato come suo unico maestro. 

Pure il fatto che Mace Windu sia andato ad affrontare il nemico numero uno dei jedi con un piccolissimo drappello e persino senza consultare Yoda e il consiglio dei jedi è narrativamente forzato… come lo sono le distanze temporali tra il terzo episodio e il quarto, data la differenza di appena venti anni o ancora meno, nella quale tutta una galassia fa in tempo a dimenticarsi dei jedi, vent’anni prima riveriti e tenuti in gran conto, e dopo poco tempo considerati “una religione superstiziosa”… ma vabbé, molte cose in questa "trilogia iniziale” hanno lasciato un po’ perplessi, pur mantenendo in parte il fascino dei vecchi Star wars.

Anche se forse la traiettoria meno convincente tra tutte è quella di Padme, la quale nel primo episodio parte come regina dura e pura, nel secondo diviene una senatrice carismatica e importante, mentre nel terzo si trasforma d'improvviso in una mogliettina piagnucolosa che aspetta a casa che il marito torni dal lavoro. Davvero poco coerente.

Alla fine della fiera, degli episodi 1,2 3 e il mio preferito è nettamente il primo, La minaccia fantasma, l’unico senza forzature di trama, giacché si trattava dell’inizio e non c’era un predecessore cui ricollegarsi o un successore cui riallacciarsi in tutta fretta, nonché quello con più contenuti di spessore inseriti nei dialoghi, come ho evidenziato nella relativa recensione.

Anche de La vendetta dei Sith mi sono segnato qualcosa di "evolutivo", ossia quanto segue.

“La paura del distacco conduce al lato oscuro. La morte è parte naturale della vita: gioisci per coloro che intorno a te si trasformano nella Forza. Dolore non avere, rimpianto non avere. L’attaccamento conduce alla gelosia; l’ombra della bramosia essa è.”

“Esercitati a distaccarti da tutto ciò che temi di perdere.”

C'è anche qualcosa di tremendamente contemporaneo, a livello di politica e cultura generale.

“Hai mai pensato che potremmo essere noi dalla parte sbagliata?”
“Che vuoi dire?”
“Se la democrazia per cui operiamo avesse cessato di esistere, e la Repubblica fosse diventata il male stesso che noi vogliamo distruggere?”

“Ancora una volta i sith saranno i padroni della galassia... e sarà sempre pace.”

“È così che muore la libertà: sotto scroscianti applausi.”

La vendetta dei Sith, comunque, a mio avviso è superiore a L’attacco dei cloni, perché, pur con le forzature evidenziate e anche altre, mantiene una certa tensione scenica, grazie a molti scontri epici e importanti per l’evoluzione della storia: quello tra Anakin e il suo maestro Obi-Wan Kenobi, per esempio, dal quale nasce la famosa maschera nera, o quello tra Yoda e Palpatine, pur se interlocutorio. Pure la morte di Mace Windu e il passaggio definitivo di Anakin alle forze oscure non lasciano indifferenti.

Insomma, discreta valutazione per il terzo episodio di George Lucas… e ora mi vedo la trilogia originaria.

Fosco Del Nero



Titolo: Star wars 3 - La vendetta dei Sith (Star wars: episode III - Revenge of the Sith).
Genere: fantascienza.
Regista: George Lucas.
Attori: Ewan McGregor, Hayden Christensen, Natalie Portman, Ian McDiarmid, Samuel L. Jackson, Christopher Lee, Anthony Daniels, Jimmy Smits, Joel Edgerton, Keisha Castle-Hughes, Kenny Baker, Peter Mayhew, Silas Carson, Jay Laga'aia.
Anno: 2005.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

sabato 12 aprile 2014

Una ragazza, un maggiordomo e una lady - Norman Tokar

Con la recensione di oggi vado un po’ indietro nel tempo, e precisamente fino al 1978, anno in cui fu girato Una ragazza, un maggiordomo e una lady, film estratto da un romanzo e messo su schermo intorno ai volti di David Niven (attore al tempo già famoso per via di filmoni come Casino royale o Il giro del mondo in ottanta giorni) e Jodie Foster (attrice al tempo ragazzina, ma che sarebbe divenuta celebre grazie a film come Il silenzio degli innocenti o Contact).

Mi sono guardato Una ragazza, un maggiordomo e una lady per un motivo molto semplice: lo avevo visto da bambino, ne avevo un vago ricordo, positivo, e ho voluto rivederlo.

Come quasi sempre in questi casi, il ricordo è stato in parte offuscato dalla visione adulta: alla fine dei conti Una ragazza, un maggiordomo e una lady è un film sempliciotto, che si basa su un’idea interessante e potenzialmente ricca di spunti ma che poi la dispiega in modo semplicistico e assai naif.

La sufficienza è stiracchiata, seppur forse esagerata, dovuta essenzialmente al divertissement delle vari interpretazioni di David Niven e dalla bella scenografia in cui si svolge il tutto.

Quasi tutto a dire il vero, visto che il film inizia tra le strade di Los Angeles, per poi installarsi invece nella tenuta di campagna inglese di Candleshoe, dove vivono la vecchia Lady St. Edmund, il suo maggiordomo Priory e i suoi quattro figli adottivi, tutti presi dal vicino orfanotrofio.
Il loro destino di unirà a quello della giovane Casey in quanto lo scaltro Harry Bundage, constatando la grande somiglianza, cicatrici comprese, della ragazzina con la nipote scomparsa di Lady St. Edmund, approfitta delle sue conoscenze sul caso, dategli da una sua cugina ex servitrice a Candleshoe, per organizzare una messinscena: introdurre la ragazzina come la nipote scomparsa, e nel frattempo cercare grazie a lei un tesoro nascosto nella magione.

Anche la ragazzina è parecchio scaltra e i due si accordano per la frode…

Una ragazza, un maggiordomo e una lady è una commedia vecchio stile della Disney… o meglio, non tanto vecchio quanto Mary Poppins o Pomi d'ottone e manici di scopa, ma certamente più vecchio dei prodotti recenti.
Ci sono buoni e cattivi, c’è una redenzione, ci sono paesaggi bucolici, c’è un po’ di dinamismo ma sempre sfumato nella comicità.

Peccato, come detto, che allo spunto iniziale interessante non sia stato dato un seguito adeguato al potenziale…

Fosco Del Nero



Titolo: Una ragazza, un maggiordomo e una lady (Candleshoe).
Genere: commedia.
Regista: Norman Tokar.
Attori: David Niven, Jodie Foster, Helen Hayes, Leo McKern, Veronica Quilligan, Ian Sharrock, Sarah Tamakuni, David Samuels.
Anno: 1978.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 9 aprile 2014

Dove sognano le formiche verdi - Werner Herzog

Il film recensito stavolta è Dove sognano le formiche verdi, film del 1984 di Werner Herzog, regista famoso per Nosferatu, il principe della notte, remake dell’omonimo film di Murnau del 1922.

Mi sono guardato Dove sognano le formiche verdi perché mi era stato segnalato da un mio lettore come film dai contenuti interessanti… ma devo dire che il film mi ha piuttosto deluso.

Certamente il messaggio di fondo, ossia l’illusorietà del progresso e della tecnologia occidentale che uccide e devasta ogni cosa che trova sulla sua strada, è sacrosanto e condivisibile… ma il film, semplicemente, non è granché, poco interessante e vivace.

La cosa più vivace del film è che è tratto da una storia vera, ossia la causa civile del 1971 Milirrpum contro Nabalco Pty Ltd, in cui alcuni aborigeni arrivarono di fronte al giudice contro la compagnia mineraria in questione.

Andiamo quindi a tratteggiare in breve la trama di Dove sognano le formiche verdi: siamo nell’Australia del nord, in una remota zona del deserto in cui una compagnia mineraria sta trivellando il terreno alla ricerca di uranio, oltre che per avere dei dati scientifici sul terreno in questione.
Si dà il caso, però, che in quella terra vive da sempre una tribù di aborigeni, che si oppone alle suddette trivellazioni, sia per un motivo di principio (“è la nostra terra”), sia perché convinta che gli scavi causerebbero una reazione terribile delle formiche verdi, che addirittura metterebbe a repentaglio tutta l’umanità.
Le due parti finiscono per l’appunto in tribunale, e a nulla valgono gli sforzi del geologo Lance Hackett, la persona più vicina agli aborigeni e l’unica che tenta di comprenderne il punto di vista.

Torniamo a bomba: la morale di fondo del film è tanto condivisibile da essere scontata, nel senso che credo sia ormai chiaro a tutti che la ricerca spasmodica della tecnologia e del progresso, a costo di rovinare intere popolazioni, porzioni del pianeta o semplicemente di contribuire al distacco dell’uomo dalla natura, sia illusoria e perniciosa.

Tuttavia, la bontà del messaggio di fondo non è una scusa per produrre un film privo di mordente e ritmo, per larghi tratti noioso e dalla recitazione meno che mediocre… cui peraltro hanno partecipato alcuni aborigeni protagonisti della vera storia.

Insomma, Dove sognano le formiche verdi è ok per il tema ecologico (rapporto uomo-natura) e culturale (rispetto per le culture diverse), ma è decisamente meno ok per la realizzazione concreta.

Fosco Del Nero



Titolo: Dove sognano le formiche verdi (Wo die grünen ameisen träumen).
Genere: drammatico.
Regista: Werner Herzog Attori: Bruce Spence, Norman Kaye, Ray Barrett, Ralph Cotterill, Hugh Keays Byrne, Max Fairchild, Wandjuk Marika, Roy Marika, Nick Lathouris.
Anno: 1984.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 7 aprile 2014

Haunting - Presenze - Jan de Bont

Bentrovati. Quest’oggi recensisco un film horror del 1999, tratto da un romanzo del 1959: il film è Haunting - Presenze, mentre il romanzo, di Shirley Jackson, è L'incubo di Hill House, noto anche col titolo de La casa degli invasati.

Se molti conosceranno il film per via di questa conversione cinematografica, dotata peraltro di un cast di tutto riguardo (Liam Neeson, Catherine Zeta-Jones, Owen Wilson, Lili Taylor), probabilmente pochi avranno letto il libro originario, considerato nel suo genere un capolavoro, che peraltro è stato in parte modificato nel grande schermo.

Qualche nome cambiato, svariate scene modificate o introdotte ex novo, il finale modificato, il senso stesso di tutta la storia reso differente… L'incubo di Hill House difatti per tutta la sua durata rimaneva sospeso tra l’horror story e lo squilibrio psicologico della protagonista, Eleanor, mentre il film vira e con decisione verso la prima delle due ipotesi, non lasciando allo spettatore alcun dubbio o possibilità interpretativa, nel libro invece piuttosto consistenti.

Ma andiamo alla trama (del film): il Dr. David Marrow (Liam Neeson; Star wars 1 - La minaccia fantasma, Schindler's list) sta per condurre uno studio sulla paura, e per ricreare le condizioni adatte allo studio si avvale di due espedienti: da un lato sceglie una location fortemente suggestiva, peraltro con dei trascorsi “vivaci”, Hill House, e dall’altro sceglie persone fortemente suggestionabili, tra cui Eleanor (Lili Taylor; Four rooms, Ho sparato a Andy Warhol), Theo (Catherine Zeta-Jones; La maschera di Zorro, Traffic, Chicago, Ocean's twelve) e Luke (Owen Wilson; I Tenenbaum, ZoolanderTu, io e Dupree, 2 single a nozze, Starsky & Hutch).

Il problema sarà che la casa, da un lato bellissima e dall’altro inquietante, si dimostrerà protagonista di ben più di qualche chiacchiera da paese, rivelando pian piano i suoi segreti…

So che Haunting - Presenze non ha riscosso un grande successo presso critica e pubblico, nonostante un discreto risultato al botteghino, ma personalmente mi è sempre piaciuto, tanto che questa credo sia la terza volta che l’ho visto, oltre alla lettura del libro da cui è stato tratto… e anzi è uno di quei rari casi in cui ho preferito il film al libro.

Solo la scenografia, la colonna sonora e gli effetti speciali, non abbondanti ma ben dosati, valgono la visione. Anche la colonna sonora non è male, e nemmeno la recitazione degli attori protagonisti… che poi sono praticamente anche gli unici, visto che erano le sole presenze (umane) nella maestosa Hill House.

Certo, qualche dialogo sarebbe stato da migliorare, e anche, in parte, la caratterizzazione dei personaggi, ma è innegabile che Haunting - Presenze e la sua Hill House abbiano un certo fascino, e che siano dei degni rappresentanti del genere “casa infestata”.

Che poi il libro da cui è stato tratto il film non faccia parte di quel genere, o almeno non in modo netto, è un altro discorso…

In conclusione, comunque, Haunting - Presenze è a mio avviso un buon film horror, che presenta un buon equilibrio tra horror d’atmosfera e horror da effetti speciali, ma con una certa prevalenza per il primo dei due stili.

Fosco Del Nero



Titolo: Haunting - Presenze (Haunting).
Genere: horror.
Regista: Jan de Bont.
Attori: Lili Taylor, Liam Neeson, Catherine Zeta-Jones, Owen Wilson, Bruce Dern, Marian Seldes, Virginia Madsen, Todd Field.
Anno: 1999.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 4 aprile 2014

Star wars 2 - L’attacco dei cloni - George Lucas

Se ho molto apprezzato Star wars 1 - La minaccia fantasma, è andata meno bene con Star wars 2 - L’attacco dei cloni, il quale mi è sembrato più un "film di mezzo", un collante tra due episodi, che una storia a sé stante.

Certo, le valutazioni sono soggettive, e so di persone che hanno preferito il secondo episodio al primo, senza contare ovviamente la trilogia iniziale, ossia gli episodi 4, 5 e 6, ma i due film secondo me sono su livelli diversi, a favore del primo.

Se La minaccia fantasma aveva il carisma dell’inizio, nonché una sceneggiatura coerente e accattivante, L’attacco dei cloni zoppica da molti punti di vista, tanto che deve aggrapparsi alla storia d’amore tra Anakin e Amidala, essa stessa poco convincente, oltre che fuori luogo nella sua sdolcinatezza in una saga fantascientifica ed eroica come Star wars (con tanto di picnic sul prato…).

Ma andiamo a tratteggiare in breve la trama di questo secondo episodio della saga di Guerre stellari: la Repubblica è sempre più in crisi e l’elezione del nuovo cancelliere Palpatine non sembra aver dato stabilità all’organismo politico. Padme Amidala, esaurito il suo secondo mandato, non è più regina di Naboo, bensì senatrice della Repubblica, e in questa veste viene chiamata sul pianeta Coruscant per un’importante deliberazione. L’ennesimo attentato ai suoi danni costringe i jedi a seguirla e proteggerla (altro punto dolente del secondo episodio, che non trova di meglio che riproporre un segmento di trama del primo), cosa che il cresciuto Anakin Skywalker gradisce molto, essendo innamorato dell’ex regina fin da quando l'aveva conosciuta (altro punto dubbio: Anakin l’aveva conosciuta da bambino, e quando l’aveva lasciata non era mica innamorato di lei, semplicemente perché le donne non gli interessavano). Anche l’ex regina gradisce, e da qui nuovi problemi.

Un altro problema è il Conte Dooku, un ex jedi forse passato al lato oscuro, con Darth Sidious che continua a manovrare gli eventi da dietro le quinte (altro punto di domanda: Yoda e gli altri jedi anziani lo hanno avuto a due metri e, con tutta la loro sensibilità per la Forza, non lo hanno riconosciuto come Signore Oscuro?? Questo dettaglio non dico che manda all'aria tutte le vicende, per la sua incongruenza, ma ci va vicino).

Da qui il solito crescendo di azione ed effetti speciali… però stavolta non sostenuto da un’adeguata trama e tensione narrativa; infatti si è esagerato con l’azione proprio per sopperire alle altre carenze.

Anche dal punto di vista dei contenuti e dei dialoghi di spessore, il secondo episodio si rivela non troppo ricco, pur proponendo alcune citazioni di valore... in effetti di ottimo valore, valenti da sole il prezzo del biglietto.

“Il lato oscuro getta la sua ombra su tutto.”

“Stai pensando in negativo. 
Fai attenzione ai tuoi pensieri.”

“Col tempo, i sogni passeranno.”

“Ti è permesso amare? Credevo che fosse proibito a un jedi. L’attaccamento è proibito. Il possesso è proibito. La compassione, che io definirei amore assoluto, illimitato, è al centro della vita di un jedi. E quindi si può dire che noi siamo spronati ad amare.”

“Vai al centro della forza d’attrazione, e il tuo pianeta tu troverai…”

“La rabbia è un sentimento umano.”
“Io sono un jedi, e questo non è degno di un jedi.”

Certo, è qualcosa, meglio di niente, ma L’attacco dei cloni rispetto a La minaccia fantasma si rivela povero e inconcludente, e a tratti persino confusionario, con le strategie politico-diplomatiche che non sono spiegate chiaramente e che lasciano qualche dubbio allo spettatore… il quale alla fine si risolve nel “tifare” esclusivamente per i due jedi protagonisti: il più maturo Obi-Wan Kenobi (l’ottimo Ewan McGregor) e il giovane di belle speranze Anakin Skywalker (Hayden Christensen).

Fosco Del Nero



Titolo: Star wars 2 - L’attacco dei cloni (Star wars: episode II - Attack of the clones).
Genere: fantascienza.
Regista: George Lucas.
Attori: Ewan McGregor, Natalie Portman, Hayden Christensen, Ian McDiarmid, Samuel L. Jackson, Christopher Lee, Pernilla August, Daniel Logan, Jimmy Smits, Rose Byrne, Temuera Morrison, Jack Thompson.
Anno: 2002.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 2 aprile 2014

The freedom writers - Richard LaGravenese

La recensione di oggi su Cinema e film è dedicata a The freedom writers, film girato nel 2007 da Richard LaGravenese, regista il cui nome non mi dice nulla a livello di film girati, ma che anni prima si era segnalato per la scenografia de La leggenda del re pescatore, girato da Terry Gilliam.

Se il nome del regista non mi diceva molto, anche il cast di attori di The freedom writers dice poco: l’unica nota è la protagonista Hilary Swank, mentre il resto del cast è composto da ragazzini sconosciuti, e presi per rappresentare i giovani disagiati di Long Beach.

Ma andiamo subito alla trama del film: Erin Gruwell è una giovane insegnante appena nominata all’istituto Woodrow Wilson High School di Long Beach, in California. Il suo entusiasmo per avere a che fare col programma di integrazione razziale, lei che era figlia di un uomo che da giovane si è battuto molto per i diritti civili, viene rapidamente demolito dalla realtà: l’istituto è poco più di un parcheggio per dei giovani sfortunati e disadattati nell’attesa che vengano uccisi dalla guerra tra gang o che, semplicemente, abbandonino la scuola per non più ritornarvi.
Erin cerca di darsi da fare, ma non trova nessun appoggio: la sua superiore, il preside, suo padre, suo marito, tutti le suggeriscono di lasciar perdere, di non dannarsi l’anima, e magari pure di andarsene.
La donna tuttavia è più tosta di quello che sembrerebbe, e pian piano riesce a conquistarsi la fiducia di una classe quasi impossibile, persa nei suoi minigruppi nero, bianco, ispanico e orientale. Tanto che la giovane insegnante riuscirà ad ottenere dei risultati davvero incredibili date le premesse.

Ciò che più colpisce del film è che è tratto da una storia vera, intesa non solo come ambiente sociale e scolastico, ma proprio come individui: una Erin Gruwell ha davvero insegnato nel Woodrow Wilson High School di Long Beach negli anni “90, poco dopo i disordini sociali di Los Angeles del 1992, e davvero ha ottenuto risultati clamorosi.

Non mi ricordo nemmeno perché mi sono segnato il nome del film, e quindi perché l’ho visto, ma sono contento di averlo fatto: The freedom writers non è certamente il mio genere preferito, affatto, però ha un suo valore sociale e certamente può servire contemporaneamente come monito e come traguardo.

Certo, se in un film cercate divertimento o dialoghi brillanti o qualcosa di più creativo (come di solito faccio io!), allora forse è meglio che cerchiate altrove.

Fosco Del Nero



Titolo: The freedom writers (The freedom writers).
Genere: drammatico.
Regista: Richard LaGravenese.
Attori: Hilary Swank, Patrick Dempsey, April Lee Hernandez, Imelda Staunton, Scott Glenn, Mario, Jason Finn, Hunter Parrish, April L. Hernandez, Kristin Herrera.
Anno: 2007.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

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