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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

lunedì 30 giugno 2014

Incontri con uomini straordinari - Peter Brook

Il film recensito oggi su Cinema e film è decisamente particolare: parlo di Incontri con uomini straordinari, terminato nel 1979 e diretto negli anni precedenti da Peter Brook.

Incontri con uomini straordinari è la trasposizione dell’omonimo libro del maestro armeno Georges Ivanovic Gurdjieff ed è stato girato con l’assistenza di Jeanne de Salzmann, la principale erede spirituale di Gurdjieff (insieme a Ouspensky), cui si deve la memoria delle danze sacre che costituivano una parte importante dell’addestramento spirituale dell'insegnante armeno e che si intravedono anche a fine film in tutto il loro fascino.

Ma andiamo con ordine: Incontri con uomini straordinari, girato in Afghanistan, racconta la vita di Gurdjieff dall’adolescenza fino alla prima maturità e lo segue nei sui viaggio nel Vicino e nel Medio Oriente alla ricerca della verità e dell’illuminazione.

Il giovane Gurdjieff sente difatti che nella vita ci deve essere qualcosa di più che non la mera sopravvivenza, ed egli è intenzionato, insieme a un ristretto gruppo di amici, a trovare questo qualcosa.
Non trovando niente sui libri, decide di andare a cercare in prima persona… e in particolare decide di cercare la Confraternità di Sarmoung, un'antica scuola misterica che però nessuno sembra sapere dove sia, né se esista ancora.

Incontri con uomini straordinari è così il racconto tanto di un viaggio esteriore, tra vari paesi e città, quanto di un viaggio interiore, alla ricerca di sé stessi e della verità della vita.

Dopo un inizio un po’ in sordina (dovuto anche ai dubbi sulla scelta del giovane attore scelto per il giovane Gurdjieff), il film prende, tanto da risultare coinvolgente e a tratti emozionante, con numerosi sprazzi di bellezza e di energia intensa.

Certamente un film non può riassumere l’opera di un grande insegnante spirituale né la sua vita, e nemmeno una porzione di vita, ma comunque quest'opera riesce a dare l’idea della ricerca di consapevolezza che stava dietro tutto ciò che poi c’è stato nella vita del maestro armeno: tecniche psicofisiche, danze sacre, esercizi di risveglio, il Prieuré, l'Istituto per lo sviluppo armonico dell'uomo, etc.

In questo senso, i lettori e gli appassionati di Gurdjeff, nonché i ricercatori spirituali in genere, potranno senza dubbio largamente apprezzare Incontri con uomini straordinari come lo ho gradito io.

Ultime due cose.
La prima è che  il libro da cui il film è originato è piuttosto lungo e denso, e nel film non è stata proposta che una piccola porzione dei suoi contenuti.

La seconda è che mi sono segnato alcune frasi contenute nel film, che riporto di seguito.

"Così la tua famiglia vuole che tu diventi un prete."
"Sì, ma io sono interessato alla scienza."
"Allora studia medicina: corpo e anima dipendono l'uno dall'altra."

"Diventa te stesso, e poi Dio e Satana non avranno importanza."

"Sono certo, senza alcun dubbio, che attraverso certe esperienze possiamo sviluppare una sostanza davvero sottile in noi stessi. Quando moriamo, quella sostanza non muore contemporaneamente."

"Nulla mi convince: la scienza prova qualcosa, la religione un'altra. Entrambe sembrano essere ugualmente vere, e quindi? Ho letto ogni sorta di libri: nuovi, vecchi. Ho visto cose meravigliose a cui non so dare spiegazione, e sono più assetato che mai."

"Cosa stai cercando?"
"Voglio sapere perché sono qui."

"Stiamo cercando di capire la potenza delle vibrazioni."

"Pagheremo il prezzo."

"Sto iniziando a capire perché mi piace lavorare con il mio corpo: mi ferma dall'essere spazzato via da tutti i miei stupidi sogni."

"Sin da quando ero bambino, avevo la sensazione che qualcosa mancava in me; sentivo che oltre la mia vita ordinaria c'era un'altra vita, una vita che mi sta chiamando. Ma come aprirmi ad essa? Questa domanda non mi dà pace, e sono diventato come un cane affamato."

"La conoscenza accade direttamente, quando neanche un solo pensiero rimane tra te e la cosa che conosci. Poi vedrai te stesso così come sei, e non come tu vorresti essere."

"È davvero importante chi sono o cosa sono? Non è forse la curiosità il motivo per cui la tua vita non è approdata a nulla? Forse non è troppo tardi, se riesci a sentire con tutto il tuo essere che tu sei realmente vuoto, ti consiglio di provare una volta ancora. Ad una condizione, io ti aiuterò. La condizione è: muori in modo cosciente alla vita che hai condotto finora."

"Non troverai mai la risposta da solo. 
Da solo un uomo può fare davvero poco: la sua unica speranza è trovare un luogo dove il vero sapere è ancora vivo."

"Al momento giusto ci sarà una guida."

"La fede non può essere data agli uomini. 
La fede non è il risultato del pensare, arriva dalla conoscenza diretta."

"Pensare e conoscere sono abbastanza differenti. Bisogna sforzarsi di comprendere, e solo questo può condurre a Dio."

"Hai trovato il tuo posto, figlio mio? Sei venuto come un agnello, ma non dimenticarti che tu possiedi anche un lupo. Riesci a trovare la forza per permettere a queste due creature opposte di vivere insieme in te stesso? Ascolta attentamente: questo non accadrà da sé. Non è sufficiente solo pensarci, sognare, aspettare. In qualsiasi momento il lupo può divorare l'agnello, e tu devi imparare cosa significa diventare responsabile. Questa è una scienza esatta, ed è per questo che sei qui."

"Sono felice che tu sia arrivato qui da te stesso senza il mio aiuto. Ciò dimostra che durante questo tempo non sei rimasto a dormire."

"Affermare.
Negare.
Riconciliare."

"Ora hai finalmente trovato la condizione in cui il desiderio del tuo cuore può divenire la realtà del tuo essere. Resta qui fino a quando avrai acquisito una forza in te che niente può distruggere. Dopo potrai tornare indietro alla vita e lì misurerai costantemente te stesso con forze che ti mostreranno il tuo posto."

Fosco Del Nero



Titolo: Incontro con uomini straordinari (Meetings with remarkable men).
Genere: drammatico, psicologico, esistenziale.
Regista: Peter Brook.
Attori: Dragan Maksimovic, Mikica Dimitrijevic, Terence Stamp, Warren Mitchell, Natasha Parry.
Anno: 1979.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.

sabato 28 giugno 2014

A serious man - Joel Coen, Ethan Coen

Ricapitolando i film dei fratelli Coen visti finora, abbiamo Il grande Lebowski (che adoro da tempo), Fargo (che non mi è dispiaciuto), Burn after reading (che non mi ha entusiasmato) e Fratello, dove sei? (che al contrario ritengo strepitoso).

Abbiamo oggi un nuovo candidato: A serious man, film del 2009… che è preceduto da un racconto yiddish senza nessun collegamento con la trama del film, inserito come introduzione alla cultura ebraica (lo yiddish, altrimenti detto giudeo-tedesco, è la lingua parlata dagli ebrei originari dell’Europa centro-orientale).

Andiamo subito alla trama sintetica: siamo nel 1967, nel Mid West americano, e Larry Gopnik è un professore di fisica dalla personalità piuttosto semplice e dimessa. Tanto semplice e dimessa che molti si approfittano di lui, che dunque ha parecchi guai da affrontare.

A cominciare dalla moglie Judith, che ha chiesto il divorzio per risposarsi con tale Sy Ableman, e proseguendo col fratello Arthur, sorta di semi-genio semi-demente alle prese con scommesse, polizia e sistemi di previsione matematici.
Anche i suoi due figli non sono da meno: Danny ruba soldi per comprarsi la droga, mentre Sarah li ruba per potersi permettere la plastica al naso.
Come se non bastasse, Larry deve affrontare le richieste e poi le accuse di un suo allievo coreano e del suo genitore.

Come sempre, Joel ed Ethan Coen non ci risparmiano bizzarrie e situazioni surreali, stavolta in salsa ebrea, con tanto di citazioni bibliche e interventi di rabbini: Larry ne consulterà addirittura tre per chiedere un consiglio esistenziale per quello che è un periodo a dir poco ingarbugliato della sua vita (il più giovane dei tre, peraltro, è interpretato da Simon Helberg, diventato famoso con The Big Bang Theory… e pure lì era ebreo, guarda la coincidenza).

Alla fine della fiera, A serious man ha due valenze: da un lato quella del grottesco, e dall’altro quella più psicologica, che si addentra nella morale, nel giudizio, nel senso della vita, nelle aspettative…

… che sono quasi sempre deluse, ben rappresentate in questo senso dal tornado che si intravede alla fine del film.

Film che, sarò sincero come sempre, non mi ha fatto impazzire e che, anzi, mi ha fatto notare come i film più brillanti dei fratelli Coen (almeno, tra quelli che ho visto io, e ovviamente a parer mio), siano tra i più risalenti, mentre i più recenti sono quelli che mi hanno deluso.

In questo caso, abbiamo una sorta di psicodramma col sorriso tirato sulle labbra, ricco di personaggi quasi tutti umanamente discutibili o deboli… certamente un panorama umano non entusiasmante.
Accompagnato da situazioni improbabili e surreali, che in questo caso non mi hanno divertito.

Insomma, io rimango su Il grande Lebowski e Fratello, dove sei? (e Fargo a seguito).

Fosco Del Nero



Titolo: A serious man (A serious man).
Genere: commedia, drammatico.
Regista: Joel Coen, Ethan Coen.
Attori: Michael Stuhlbarg, Richard Kind, Fred Melamed, Sari Lennick, Adam Arkin. Aaron Wolff, Jessica McManus, Brent Braunschweig, David Kang, Simon Helberg.
Anno: 2009.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

giovedì 26 giugno 2014

Qualcosa è cambiato - James Brooks

Credo che avessi già visto Qualcosa è cambiato anni fa, ma non sono sicuro di averlo visto tutto.
Forse ne avevo visto solo qualche spezzone, data la notevole fama del film, che peraltro al tempo fece incetta di nomination e di premi un po’ dappertutto.

Ad ogni modo, per chi non lo conoscesse, ecco in sintesi la tram: Melvin Udall è uno scrittore di romanzi sentimentali, cosa piuttosto paradossale, visto che nella realtà è un misantropo sociopatico e paranoico.
In particolare, egli ha poca simpatia per gay, neri, ebrei, vecchiette e cagnolini, e genericamente pure per le donne, cosa che non esita a manifestare con battute dal sarcasmo feroce. Una delle poche persone che riesce a sopportarlo è Carol Connelly, cameriera del suo ristorante abituale.
Simon Bishop è invece un vicino di casa di Melvin, bersaglio preferito del malefico uomo in quanto gay delicato e sensibile.

La vita di Melvin sarà stravolta da due eventi: da un lato la malattia del figlio di Carol, che le impedirà di andare a lavoro, e quindi a lui di avere in ristorante l'unica cameriera che lo sopporta, e dall’altro lato l’aggressione subita da Simon, che a sua volta determinerà altri cambiamenti.

Qualcosa è cambiato è essenzialmente una commedia brillante dai risvolti sentimentali, ma decisamente più efficace sul primo versante che sul secondo, tanto che la prima parte del film, quella in cui viene presentato l’uomo burbero e misantropo, è assai più convincente della seconda, quella in cui il burbero convertito fa il mieloso con la donna che gli ha fatto cambiare carattere.

Per carità, il movente dell’amore e la trasformazione interiore sono due messaggi-eventi lodevoli, ma sono stati a mio avviso rappresentati in modo semplicistici e pacchiano, oltre che non realistico date le premesse comportamentali dei vari personaggi…

… cosicché, per l’appunto, il film si fa ricordare soprattutto per le intemperanze verbali del suo protagonista centrale, un ottimo Jack Nicholson (Le streghe di EaswickQualcuno volò sul nido del cuculo, ShiningBatman, Terapia d’urtoL’ultima corvè), ben assistito peraltro da Helen Hunt (La maledizione dello scorpione di Giada, Un sogno per domani, Innamorati pazzi) e Greg Kinnear (The gift – Il dono, Little miss sunshineAmerican schoolC’è posta per te).

Da citare anche la simpatica piccola parte di Cuba Gooding Jr. (Instinct - Istinto primordiale, Al di là dei sogni).

Nel complesso, ho gradito abbastanza Qualcosa è cambiato, anche se, come detto, la parte formativo-sentimentale a mio avviso non è stata all’altezza della parte umoristica e di quella psicologica, tanto da abbassare il livello qualitativo del film.

Fosco Del Nero



Titolo: Qualcosa è cambiato (As good as it gets).
Genere: commedia.
Regista: James Brooks.
Attori: Jack Nicholson, Helen Hunt, Greg Kinnear, Cuba Gooding Jr., Skeet Ulrich, Shirley Knight, Yeardley Smith.
Anno: 1997.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

martedì 24 giugno 2014

Uno strano caso - Emile Ardolino

Uno strano caso è un film tanto accattivante quanto interessante.
È accattivante perché il trio di attori protagonisti è decisamente in palla, ed è interessante perché prende spunto da una tematica di tipo esistenziale, sarebbe a dire la reincarnazione.

Andiamo subito a vederne la trama in sintesi: Louis e Corinne Jeffries (Cybill Shepherd; Taxi driver, Moonlighting) sono una bellissima coppia, affiatati e innamorati. Tra l’altro i due hanno appena saputo di aspettare un bambino, e quindi sono superfelici.

La loro felicità però è brutalmente interrotta: un incidente stradale si porta via Louis, lasciando Corinne vedova e madre single.

Louis, una volta giunto nell’aldilà, ha molta fretta di tornare: una volta appurato che la sua vecchia vita è ormai andata, si trova il “posto” più vicino immediatamente disponibile, e rinasce in tutta fretta come Alex Finch (Robert Downey Jr.; Sherlock Holmes, A scanner darkly - Un oscuro scrutare4 fantasmi per un sogno, Iron Man, Zodiac), persino prima di ricevere il “vaccino” celeste.

23 anni più tardi, Alex, alla ricerca di lavoro come giornalista, s’imbatte prima in Philip (Ryan O'Neal; Barry LyndonLove story), il suo vecchio migliore amico che nel frattempo si è amorevolmente preso cura di Corinne, di cui è sempre stato innamorato ma a cui non ha mai rivelato il suo amore, e poi in Corinne stessa… oltre che in Miranda, ossia sua figlia, che dunque in questa nuova vita è praticamente sua coetanea.

Anzi, a essere più preciso conosce prima Miranda, di cui si invaghisce, e poi finisce a casa loro portato da Philip, che ha preso in simpatia il suo coraggioso tentativo di essere assunto in redazione.

Il problema è che tornare nella sua vecchia casa gli riattiva i ricordi della vita precedente… cosa che il “vaccino” avrebbe dovuto impedire.
È così che lui e Corinne si ritrovano… ma ora c’è una figlia di mezzo, nonché un amico fraterno per cui Corinne ha sviluppato negli anni un certo affetto…

Dunque, si parte dallo spunto della reincarnazione, e poi si prosegue con una commedia sentimentale… piuttosto brillante, devo dire, tanto che lo spunto iniziale passa decisamente in secondo piano, anche perché “affidato” nella sceneggiatura a una donna bislacca e un po’ fuori di testa, che comunque ha il tempo di lanciare qualche semino per le menti fertili.

“Incontriamo sempre le anime cui siamo attaccati, sia nel bene che nel male, vita dopo vita.”

“A volte io mi chiedo: perché sto qui a preoccuparmi delle vite passate con tutti i guai che ho nel presente?” 

Niente di male, visto che i tempi non erano maturi, e anzi questo film comunque ha introdotto il concetto presso un pubblico decisamente preso da altre cose.

Tornando al film, Uno strano caso è un ottimo film: brioso, interessante, con ottimi dialoghi e ottime recitazioni, su tutti Robert Downey Jr., che non a caso avrebbe poi fatto carriera, nonostante una vita un po’ sregolata e condizionata da droghe e dipendenze varie.

Nel caso non l’abbiate mai visto, non sarebbe una brutta idea cercarlo e guardarlo.

Fosco Del Nero



Titolo: Uno strano caso (Chances are).
Genere: commedia, fantastico, sentimentale.
Regista: Emile Ardolino.
Attori: Robert Downey Jr., Ryan O'Neal, Cybill Shepherd, Christopher McDonald, Mary Stuart Masterson, Joe Grifasi, Josef Sommer.
Anno: 1989.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 20 giugno 2014

Dragonfly - Il segno della libellula - Tom Shadyac

Dragonfly - Il segno della libellula è stata una sorpresa, e non perché il film mi sia piaciuto moltissimo, ma perché codesto film di genere drammatico-sentimental-fantastico è stato girato da Tom Shadyac, il regista dei ben diversi Ace Ventura - L'acchiappanimali, Il professore matto, Bugiardo bugiardoUna settimana da Dio. Insomma, dai film comico-demenziali del primo Jim Carrey al psico-fanta-drammatico con Kevin Costner ce ne passa…

Ma andiamo subito a vedere la trama di Dragonfly - Il segno della libellula: Emily Darrow, dottoressa che lavora come volontaria in Sud America, muore in un incidente, per la disperazione del marito Joe (Kevin Costner; Balla coi lupi, Un mondo perfetto, Waterworld, L’uomo dei sogni), che è anch’egli medico ma che non l’aveva voluta seguire nella sua vocazione di aiuto alle popolazioni più povere e che anzi era contrario alla sua partenza essendo essa incinta.

Il corpo della donna, tuttavia, al contrario di quelli dei numerosi altri passeggeri dell’autobus finito dentro una scarpata e poi dentro un lago, non viene trovato, cosa che, pur nell'estrema improbabilità di una salvezza, lascia viva la speranza del marito.
Anche per via di numerosi segnali che sembrano inviatigli dal mondo dell’aldilà, tramite diversi canali: oggetti che si spostano, coincidenze, bambini che riferiscono messaggi della donna, etc.

In definitiva, l’uomo, pur essendo molto cerebrale ed essendo circondato da amici ugualmente cerebrali come Miriam (Kathy Bates; Misery non deve morire, Pomodori verdi fritti), viene scosso nelle sue convinzioni, tanto che finisce per seguire i messaggi ricevuti.

Dragonfly - Il segno della libellula, in sé, non è strepitoso, dal momento che, stringi stringi, porta avanti una sceneggiatura banalissima il cui esito si indovina fin dalle prime battute, e che peraltro non convince molto nei dialoghi e nel comportamento dei personaggi, purtuttavia il film non annoia, e anzi, pur nel suo procedere in linea retta, porta avanti due messaggi di fondo non trascurabili: da un lato avere fiducia nell’esistenza, e dall’altro seguire i messaggi della vita, elementi che lo rendono più interessante di un film di genere simile ma privo di codesta energia di fondo.

In questo senso, sorprende un poco meno la paternità del regista “comico”, dal momento che anche altri film di Tom Shadyac avevano qualcosina di interessante in questo senso: Una settimana da Dio, Bugiardo bugiardo, I am.

Insomma, in qualche modo Dragonfly - Il segno della libellula strappa una sufficienza.
Che magari sale a più che sufficienza per le fan sfegatate di Kevin Costner.

Fosco Del Nero



Titolo: Dragonfly - Il segno della libellula (Dragonfly).
Genere: drammatico, fantastico, psicologico.
Regista: Tom Shadyac.
Attori: Kevin Costner, Kathy Bates, Susanna Thompson, Linda Hunt, Joe Morton, Ron Rifkin, Robert Bailey Jr., Lisa Banes, Matt Craven.
Anno: 1987.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 18 giugno 2014

Fratello, dove sei? - Joel Coen, Ethan Coen

In questo ultimo periodo mi sto facendo una cultura sui film dei fratelli Coen (Joel Coen ed Ethan Coen, per la precisione).
Difatti, mi sono detto: se l’unico loro film che ho visto (Il grande Lebowski) mi è piaciuto così tanto, può essere che mi piacciano molto anche gli altri loro film, o almeno alcuni.

La risposta esatta è “almeno”: Fargo mi è piaciuto discretamente, Burn after reading non tanto, mentre Fratello, dove sei? mi è piaciuto moltissimo.

I protagonisti sono il trio George Clooney (Dal tramonto all’alba, L’uomo che fissa le capre, Ocean’s eleven), John Turturro (Zohan, Dentro la grande mela) e Tim Blake Nelson

Anche se la storia è talmente variegata e vivace che sono tanti i coprotagonisti: tra i tanti, cito John Goodman, il protagonista della serie tv Pappa e ciccia (oltre che de Il grande Lebowski e di altri film).

Tornando a Fratello, dove sei?, va detto che il film è liberamente ispirato all’Odissea di Omero, tanto che il personaggio di George Clooney, quello più centrale tra tutti, si chiama Ulisse.

Andiamo quindi a dare un’occhiata alla trama: nel Mississipi degli anni ''30 tre galeotti (Ulisse, Delmar e Pete) scappano dai lavori forzati, e nella loro fuga, che è anche la ricerca di un ricco tesoro, si imbattono in personaggi di ogni risma, da un lato richiami al capolavoro di Omero, e dall’altro metafore della vita e, almeno così sembra, della società americana.
Giusto così, en passant, cito alcuni dei personaggi che incontrano: si parte dal profeta cieco e si continua col prete battezzante, e via avanti col musicista che ha venduto l’anima al diavolo, il venditore di Bibbie, un rapinatore di banche fuori di testa (beh, non che gli altri non lo siano), tre sirene, politicanti, etc.
Il tutto finisce con Ulisse che torna da sua moglie Penny-Penelope… che sta per sposare un altro uomo.

Ah, e mi dimenticavo che durante la loro fuga-ricerca i tre, divenuti quattro col musicista-venditore di anima hanno anche il tempo di incidere, sotto il nome dei Soggy Bottom Boys, una canzone… che a loro insaputa sta spopolando in tutto il paese (e che in effetti è molto gradevole all’ascolto e che è una canzone che al tempo ebbe un certo successo: Man of constant sorrow di Dick Burnett).

Insomma, per non farla troppo lunga, Fratello, dove sei? è un film che ha tutto: una trama vivacissima, riferimenti culturali, ironia a tutto spiano, una regia efficace ma che non si fa mai notare troppo, interpretazioni eccellenti, in primis George Clooney e John Turturro, davvero bravi, e pure una colonna sonora all’altezza. 

Se non lo avete ancora visto, e magari amate l’ironia e i film dall’ambientazione un po’ retrò, o magari anche solo i fratelli Coen o gli attori presenti, non fatevelo scappare.

Nel film non mancano peraltro frasi intelligenti o significative, come quella che segue che inserisco a rappresentare in generale gli ottimi dialoghi:
"Anche se la strada è tortuosa, il cuore scoraggiato e afflitto, voi seguite il vostro cammino.
Seguitelo fino alla vostra salvezza."

Fosco Del Nero



Titolo: Fratello, dove sei? (O brother, where art thou?).
Genere: commedia, drammatico.
Regista: Joel Coen, Ethan Coen.
Attori: George Clooney, John Turturro, Tim Blake Nelson, John Goodman, Holly Hunter, Charles Durning, Del Pentecost, Michael Badalucco, J.R. Horne.
Anno: 2000.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 16 giugno 2014

American graffiti - George Lucas

Siamo nell’estate del 1962 ed è una notte particolare per molti dei protagonisti della storia, che decideranno della loro vita in un senso o nell’altro.
La mattina dopo due di essi, Steve e Curt, devono partire per un college dall’altra parte degli Stati Uniti, e dunque daranno un taglio alla loro vecchia vita nella loro cittadina.
La differenza tra di loro è che Steve non vede l’ora, pur sapendo che così la sua storia con Laurie probabilmente finirà, mentre Curt ha molti dubbi, tanto che è indeciso.
Il primo dei due, tra l’altro, è interpretato da Ron Howard, divenuto famoso prima come Ricky Cunningham in Happy Days e poi come regista di film importanti (A beautiful mind, per citarne uno).
Gli altri due protagonisti della storia sono John e Terry: il primo è il Fonzie di turno: forte, sicuro di sé, spaccone, bravo con le macchine, bravo con le ragazze. Il secondo è invece tutto il contrario: piccolino, impacciato, imbranato, di scarso successo col gentil sesso.

American graffiti, girato nel 1973 da George Lucas, si svolge in una sola notte, ed è una notte decisiva per tutti i ragazzi e le ragazze raffigurati, per un verso o per un altro. Se tutti partono dal drive-in della zona (il Mel’s Drive), ognuno poi farà il suo giro-percorso, per arrivare da una certa parte, fisica e non fisica.

Il film di Lucas è divenuto famoso per molti motivi: intanto, all’epoca ebbe uno straordinario successo al botteghino, ed è rimasto nella storia come film culto rappresentante un’epoca degli Stati Uniti: i favolosi anni sessanta, per l’appunto.

In secondo luogo, vanta una colonna sonora anch’essa storica, che va avanti a furia di Beach Boys, The Platters, Buddy Holly, Chuck Berry, etc, favorita in questo da una trasmissione radiofonica che tutti i giovani della città ascoltano immancabilmente, condotta da tale Lupo Solitario, sorta di emblema, agli occhi dei giovani, della libertà e della vita.

Se nel film c’è azione, tra corse automobilistiche e flirt adolescenziali, c’è anche molta introspezione, e una certa malinconia di fondo: è il periodo di passaggio dall’adolescenza alla maturità, dallo studio al lavoro (o comunque allo studio di livello superiore), dalle relazioni del momento ad altre possibili relazioni… in una parola, è il momento in cui si decide il proprio futuro.

Ogni ragazzo deciderà a modo suo e, al di là della scelta, American graffiti è riuscito nell’intento di rappresentare un affresco di una generazione, forse anche più di una, con i suoi sogni e le sue criticità… come non esita a comunicarci il film stesso nei titoli di coda, con tanto di incidenti e morti in guerra.

A seconda dei gusti, American graffiti può piacere o meno, ma comunque per la sua valenza storico-generazionale è un film interessante, che val la pena di vedere.

Fosco Del Nero



Titolo: American graffiti (American graffiti).
Genere: commedia, sentimentale.
Regista: George Lucas.
Attori: Richard Dreyfuss, Ron Howard, Paul Le Mat, Charles Martin Smith, Cindy Williams, Harrison Ford, Candy Clark, Mackenzie Phillips, Wolfman Jack, Bo Hopkins, Manuel Padilla jr, Beau Gentry.
Anno: 1973.
Voto: 6.5.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 13 giugno 2014

Burn after reading - A prova di spia - Joel Coen, Ethan Coen

Film come Burn after reading - A prova di spia ti fanno capire quanto certi attori sono bravi… magari anche certi attori a cui vengono solitamente affidate delle parti un po’ tipizzate e che magari finiscono per avere la fama di attori “monouso”.

Mi riferisco in questo caso a George Clooney (Dal tramonto all’alba, L’uomo che fissa le capre), mai visto così farfallone e fanfarone, e a Brad Pitt (Fight Club, L’esercito delle dodici scimmie, Fuga dal mondo dei sogni, The snatch, Bastardi senza gloria), davvero convincente nella parte del tontolone da palestra.

A completare il quartetto di protagonisti, altri due volti di un certo valore: John Malkovich (Rounders - Il giocatore, Ombre e nebbia, La leggenda di Beowulf) e Frances McDormand (Fargo), che peraltro è la moglie di uno dei fratelli Coen, i registi di questo film e di altri film come Il grande Lebowski, Fratello, dove sei? e lo stesso Fargo.

Se ho apprezzato molto alcune interpretazioni, purtroppo ho apprezzato molto di meno la sceneggiatura in generale, che stringi stringi non è altro che una commedia degli equivoci basata su tradimenti, divorzi e doppi giochi di svariati personaggi.
Che è commedia, intendiamoci, agli occhi di noi spettatori, ma che come argomenti sarebbe da film drammatico: tradimenti, ricatti, omicidi, etc.

Ma andiamo a dire in breve la trama: Osborne Cox è un analista della CIA che viene declassato per il suo vizio dell’alcol. Egli, allora, indispettito, si dimette, cosa che fungerà da goccia che fa traboccare il vaso con la moglie Katie, che peraltro ha una relazione con Harry Pfaffer, donnaiolo dal taglio piuttosto adolescenziale e immaturo.
Le loro vite si incroceranno, seppur in modo casuale, con quelle di Linda Litzke e Chad Feldheimer, istruttori di palestra decisamente più ingenuotti, la prima fissata con le operazioni chirurgiche che si vuol fare e il secondo fissato, più semplicemente, con la musica e i frullati.

Il film fa parte di una sorta di trilogia stilistica, se non narrativa, intitolata Trilogia degli idioti e composta dagli altri due film, precedenti, Fratello, dove sei? e da Prima ti sposo, poi ti rovino.

Come accennato, nel complesso Burn after reading - A prova di spia non sfonda, almeno a mio avviso: purtroppo non bastano alcuni ottimi attori e alcune ottime caratterizzazioni per dare corpo a una storia tutta fondata su fraintendimenti e coincidenze, priva peraltro di dialoghi ficcanti… e tutta situazionale, per l’appunto.

Detto ciò, va menzionato il finale del film, nell’ufficio della CIA, davvero divertente… e che peraltro potrebbe anche essere stato non dico l’inizio del film nella concezione dei registi, ma il riferimento di fondo di tutta l’opera (persino la CIA non capisce cosa succede).

Fosco Del Nero



Titolo: Burn after reading - A prova di spia (Burn after reading).
Genere: commedia, drammatico.
Regista: Joel Coen, Ethan Coen.
Attori: John Malkovich, George Clooney, Frances McDormand, Brad Pitt, Tilda Swinton, Richard Jenkins, J. K. Simmons, David Rasche.
Anno: 2008.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 11 giugno 2014

Harold e Maude - Hal Ashby

Harold e Maude è stata una bellissima sorpresa.
Non lo avevo mai sentito nominare ma, su suggerimento di un mio lettore, sono andato a vedermelo.

Partiamo dalle informazioni di base: il film dura un’ora e mezzo e racconta la storia dell’amicizia tra Harold Chasen, un ricco 18enne già stanco della vita, che passa il suo tempo tra funerali di sconosciuti e finti suicidi, e Marjorie Chardin, detta Maude, che è praticamente il suo opposto: quasi 80enne, ha vissuto una vita piena e continua a divertirsi e a celebrarla in ogni sua forma.

Tra i due, conosciutisi per caso a un funerale, nasce una tenera amicizia, con la donna che sarà una sorta di guida alla vita per il ragazzo, il quale infine, pur in modo difficile, riuscirà ad apprezzare la bellezza dell’esistenza e a scegliere la vita ("suicidando" infine non più sé stesso, ma la sua automobile funebre, la quale rappresentava la sua tendenza alla morte e al vuoto interiore).

Il film, non molto noto al grosso del pubblico (all'interno del quale c’ero anche io), gode di buona fama presso la critica e il pubblico di nicchia, tanto che è uno dei film scelti per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

Dopo aver visto il film, peraltro, mi sono ricordato che il nome del regista, Hal Ashby, non mi era nuovo, e difatti era lo stesso dell’ottimo Oltre il giardino, anch’esso film particolare, brillante e dai significati profondi (tra l’altro si chiude con una frase assai significativa di una voce fuori campo: “La vita è uno stato mentale”, a certificare il fatto che il regista in questione è molto attento alla "vita interuore").

Tornando al film di oggi, Harold e Maude è un'opera sulla libertà, sul non attaccamento, sul gioire, sul vivere il momento presente e sul vivere la vita in senso lato. 
Nonché, dall’altro punto di vista, un'opera sul giudizio, sulla limitatezza mentale e sulla chiusura emotiva. 

Notevole soprattutto l’interpretazione di Ruth Gordon-Maude.
Molto bella anche la colonna sonora di accompagnamento composta da brani di Cat Stevens, tra i quali spicca l'ispirata e ispirante If you want to sing out, sing out ("Se vuoi cantare ad alta voce, canta ad alta voce"), vero manifesto concettual-emozionale del film, di cui riporto di seguito il testo perché merita.

"Se vuoi cantare ad alta voce, canta ad alta voce.
E se vuoi essere libero, sii libero.
Perché ci sono un milione di cose che puoi essere.
Sai che ci sono.
E se vuoi vivere in alto, vivi in alto.
E se vuoi vivere in basso, vivi in basso.
Perché ci sono un milione di strade da prendere.
Sai che ci sono.
Tu puoi fare quel che vuoi,
hai varie opportunità,
e se riesci a trovare una nuova strada
puoi intraprenderla oggi stesso.
Puoi far avverare tutto,
e puoi anche non far nulla,
vedrai… è facile…
hai solo bisogno di saperlo.
Se vuoi dire sì, dì si.
E se vuoi dire no, dì no.
Perché ci sono un milione di strada da prendere.
Sai che ci sono.
E se vuoi essere me, sii me.
E se vuoi essere te, sii te.
Perché ci sono un milione di cose da fare.
Sai che ci sono.
Tu puoi fare quel che vuoi,
hai varie opportunità,
e se riesci a trovare una nuova strada
puoi intraprenderla oggi stesso.
Puoi far avverare tutto,
e puoi anche non far nulla,
vedrai… è facile…
hai solo bisogno di saperlo.
Se vuoi cantare ad alta voce, canta ad alta voce.
E se vuoi essere libero, sii libero.
Perché ci sono un milione di cose che puoi essere.
Sai che ci sono."

In chiusura, invece, riporto alcune citazioni tratte dal film, ugualmente meritevoli.

“A me piace guardare le cose che crescono e che sbocciano” (una frase quasi identica veniva detta anche in Oltre il giardino, perché in ambo i casi i protagonisti principali fungono da insegnanti evolutivi... per quanto in modo molto diverso).

“A un sacco di gente piace essere morta, solo che non è morta veramente. È solo che si tira indietro dalla vita. E invece bisogna cercare, correre i rischi, soffrire anche magari, ma giocare la partita con decisione.”

“– Tu preghi?
– Prego? No, io comunico.
– Con Dio?
– Con la vita.”

“Non è meraviglioso tutto quello che c'è intorno a noi?
Sono cose vive!”

“– Credo che tu scombussoli un po' la gente... non so se sia giusto...
– Beh, se qualcuno si scombussola è perché è troppo attaccato a qualche cosa. Io ho un po' la funzione di dolce ammonitrice: oggi ci siete, domani chissà, non vi attaccate alle cose della vita.”

“Non ti devi preoccupare di come ti giudica il mondo.”

“Secondo me gran parte delle brutture di questo mondo viene dal fatto che della gente che è diversa permette che altra gente la consideri uguale.”

“Bisogna provare qualcosa di nuovo ogni giorno. La vita ci è stata data per scoprirla e non dura mica in eterno!”

Un'ultima considerazione: alla fine della storia, il giovane Maude deve affrontare il suicidio di una persona amata... lui che ne ha inscenati tanti finti per procurare fastidio e dolore alla madre: la cosa sa molto di punizione karmica, al di là del fatto che il regista l'abbia pensata in questo modo o meno.

Bene, la recensione dell’inaspettato, brillante e originale Harold e Maude è terminata.
A presto con la prossima recensione e buone cose a tutti.

Fosco Del Nero



Titolo: Harold e Maude (As good as it gets).
Genere: commedia.
Regista: Hal Ashby.
Attori: Cyril Cusack, Ruth Gordon, Bud Cort, Vivian Pickles, Charles Tyner, Ellen Geer, Eric Christmas, G. Wood, Judy Engles, Shari Summers, Tom Skerritt, Susan Madigan.
Anno: 1971.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 9 giugno 2014

Star wars - La guerra dei cloni - Dave Filoni

Dopo essermi visto l’intera saga di Star wars, sarebbe a dire la trilogia degli anni 70-80 e la trilogia degli anni 90-00, visto che c’ero mi sono visto anche il film d’animazione diretto nel 2008 e cronologicamente collocato all’interno del secondo episodio (ossia L'attacco dei cloni), e che è in sostanza l’avvio di una serie animata realizzata in computer grafica e prodotta dalla Disney, che è andata avanti per cinque stagione e che poi è stata interrotta.

Non so se mi vedrò la serie, e per il momento recensisco Star wars - La guerra dei cloni, film che dura circa un’ora e mezza e che vede protagonisti Obi Wan-Kenobi, Anakin Skywalker, ancora dal lato dei buoni (il passaggio a Darth Fener si concretizzerà come noto nel terzo episodio del film) e la sua padawan (non richiesta) Ahsoka.

Buona parte del film, in effetti, si gioca sul duo Anakin-Ahsoka, entrambi personaggi piuttosto vivaci e restii alle rigide consegne, tanto che la certezza, non detta, è che il maestro Yoda gliela abbia assegnata proprio per questo motivo.

Ecco in breve la trama: il conte Dooku ha rapito il figlio di Jabba the Hat, tanto che questi richiede l’aiuto della Repubblica e dei jedi per ritrovarlo. Il malvagio conte, però, intende far ricadere la colpa del rapimento proprio sui jedi, e porta avanti le sue macchinazioni, diretto dall’ancora non scoperto Palpatine-Lord Sidious.

Avviene così l’ennesimo atterraggio su Tatooine, il pianeta natale di Anakin, l’ennesima diatriba con Jabba e l’ennesima missione riuscita dei jedi, con l’ennesimo aiuto della senatrice Amidala.

Un po’ troppi “ennesimi”, e infatti il film non brilla per originalità, se non quella di vedere in versione animata i vari jedi, cloni e droidi.
E, alla fine, l’unico elemento di novità, come detto, è il rapporto vivace e simpatico tra Anakin e la sua padawan Ahsoka.

Particolare importante: sono stati mantenuti, almeno nella versione italiana (ma credo anche in quella originale) le voci dei film stessi, cosicché la sensazione di essere in Star wars è fortemente accentuata.

Ma, ahimè, La guerra dei cloni non sfonda, accontentandosi di una sufficienza stiracchiata.
Meglio di nulla, certamente… ma si poteva mettere su schermo una sceneggiatura più brillante.

Fosco Del Nero



Titolo: Star wars - La guerra dei cloni (Star wars - The clone wars).
Genere: animazione, fantascienza.
Regista: Dave Filoni.
Anno: 2008.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 4 giugno 2014

Rushmore - Wes Anderson

Rushmore è il terzo film di Wes Anderson che vedo, topo I Tenenbaum, e Il treno per Darjeeling.
L’impronta peraltro è evidente, a cominciare dal cast: il protagonista è Jason Schwartzman, coprotagonista anche ne Il treno per Darjeeling, ed è affiancato da Bill Murray, presente anche ne I Tenenbaum e in un cameo ne Il treno per Darjeeling… oltre che indimenticato protagonista di capolavori della commedia quali Ghostbusters e Ricomincio da capo.

Il film, peraltro, se diretto da Wes Anderson, è stato scritto a quattro mani con Owen Wilson… altro protagonista sia ne I Tenenbaum e ne Il treno per Darjeeling.
Tanto che in Rushmore fa una piccola parte anche il di lui fratello, Luke Wilson… che recitava anche ne I Tenembaum oltre che nel film d'esordio alla regia di Wes Anderson, Un colpo da dilettanti, in cui tanto per cambiare recita insieme al fratello Owen, loro al debutto come attori.
Insomma, abbiamo capito che registi e attori sono quasi sempre gli stessi.

Similmente agli altri due film, peraltro, anche il genere è sempre sulla commedia grottesca e surreale: in questo caso il protagonista, Max Fischer, è uno studente di una scuola superiore, la Rushmore per l’appunto, prestigiosa scuola privata cui è giunto grazie a una vivace personalità e a una borsa di studio, lui che è figlio di un barbiere… ma che dice di essere figlio di un cardiochirurgo per darsi un tono.

In codesta scuola Max è membro, spesso presidente o fondatore, di numerosi club, tanto che, seppur stimato dai professori, non gli rimane molto tempo per studiare ed è a rischio espulsione per le valutazioni scarse.

A complicargli le cose, il ragazzo si è fissato con un’insegnante, Rosemary Cross, tanto che si dà da fare per conquistarla, grazie anche all’aiuto economico del più maturo amico Herman Blume, uomo già piuttosto disilluso dalla vita… che però finisce per innamorarsi della donna a sua volta, con tutte le complicazioni del caso e la guerra che seguirà col tenace Max.

Il mio commento per questo film è: peccato.

Peccato, perché parte bene, e le premesse per un prodotto di valore, se non proprio memorabile, c’erano tutte… però il film si perde per strada, in modo anche un po’ banalotto, disperdendo il potenziale di partenza dato da una storia originale e da una figura altrettanto originale, e finendo per descrivere la diatriba di due ex amici e poi, ancora più banalmente, il ricongiungimento di varie persone.

Insomma, pur risultando Rushmore un film curioso e simpatico, gli ho preferito nettamente I Tenenbaum e Il treno per Darjeeling.
Ma, nel caso siate dei fan di Wes Anderson e del suo ricco entourage, probabilmente vi piacerà comunque.

Fosco Del Nero



Titolo: Rushmore (Rushmore).
Genere: commedia, drammatico, surreale.
Regista: Wes Anderson.
Attori: Jason Schwartzman, Bill Murray, Olivia Williams, Luke Wilson, Brian Cox, Seymour Cassel.
Anno: 1998.
Voto: 5.5.
Dove lo trovi: qui.

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