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Nella vita bisogna avere il coraggio di volare.

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L'unico posto in cui puoi trovare la forza è dentro di te.

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Ogni tanto ricordati di amare qualcuno.

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Se vuoi che il mondo cambi, inizia a darti da fare tu stesso.

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Sai ancora sorprenderti dell'esistenza?

Corso di esistenza

mercoledì 27 agosto 2014

Bless me, Ultima - Oltre il bene e il male - Carl Franklin

Bless me, Ultima - Oltre il bene e il male è un film recentissimo, dello scorso anno, che prende le mosse dall’omonimo romanzo di Rudolfo Anaya, ambientato nel New Messico (quindi Stati Uniti) nel 1940, quindi durante la Seconda Guerra Mondiale.

Il protagonista centrale, che peraltro è anche la voce narrante della storia, è il piccolo Juan Antonio Marez y Luna, figlio di Gabriel Marez e di Maria Luna… e dunque, etimologicamente parlando, erede dell’energia girovaga del mare da un lato e dell’energia protettiva e materna della luna dall’altro.
La prima è quella che ha portato prima suo padre e poi i suoi fratelli, di lui molto maggiori, a girare per il mondo, mentre la seconda è quello che lo ha avvicinato ai misteri della vita, grazie soprattutto alla guida di Ultima, curandera, erede dell’antica tradizione spirituale del luogo.
Saggia e guaritrice, tuttavia da molti è mal vista perché, in un’epoca già invasa dal cristianesimo, è da molti additata come strega. In particolare, Tenorio, potentato del villaggio, la vuole vedere morta, perché la incolpa dei guai della sua famiglia.

Detto questo, del film non c’è molto altro da dire, senza ovviamente anticipare la trama, dal momento che Bless me, Ultima - Oltre il bene e il male ondeggia, a proposito di mare e di luna, tra il film drammatico, il film psicologico e il film introspettivo-spirituale, pur senza spingere troppo su quest’ultimo tasto e, anzi, dando sempre l’impressione di limitarsi apposta.

In questo senso, a essere prevalente è decisamente la componente drammatica, con la rivalità e la lotta tra Tenorio e la famiglia dei Mares-Luna, nonché il breve percorso di formazione del piccolo Antonio accanto a Ultima.

Tuttavia, qualche spunto interessante nel film c’è, e ho preso appunti.

Qua il padre di Antonio gli parla brevemente di come noi giudichiamo le cose. 
"Molte delle cose che definiamo malvagie non lo sono affatto.
È solo che non le capiamo veramente, e le chiamiamo malvagie."

Qua il padre sintetizza il significato di comprensione e compassione.
"Alla fine comprendere vuol dire avere semplicemente compassione. Compassione per la gente.
In tutto il mondo non esiste magia più grande."

Qua Ultima parla della Terra e delle sua creature-piante. 
"Parlaci, è un essere vivente come tutte le cose: come gli alberi, le rocce, il fiume.
Prima di strapparlo via dalla sua casa, devi parlarci un pochino."

Qua la donna parla dell'intervento volontario sulla vita delle persone.
"Quando si prova ad alterare il destino di un uomo viene messa in moto una catena di eventi che nessuno è in grado di controllare. Puoi accettare questa responsabilità?"

Qua essa parla della speranza, in risposta a qualcuno che diceva che...
"E' senza speranza."
"La vita non è mai senza speranza."

Qua parla dell'effetto boomerang-karmico di quel che si immette nel mondo.
"Il male che avete fatto tornerà dritto sui vostri volti."

Qua parla della guarigione.
"I modi per guarire non riguardano soltanto il corpo."

Qua della malvagità dell'uomo e dei suoi effetti.
"Gli uomini malvagi creano disarmonia, che raggiunge e distrugge la vita.
Ma passa tutto quanto.
Passa tutto quanto."

Qua del fatto che la luce scacciano sempre la tenebre.
"Dio è sempre più potente del male: ricordatelo sempre, Antonio.
Anche il bene più piccolo può sconfiggere tutti i poteri del male che esistono al mondo."

Infine, in queste ultime tre citazioni, lo stesso Antonio riassume degli insegnamenti appresi dalla curandera.
"C’è bellezza sia nel giorno che nella notte, e quando cala la notte c’è pace nel fiume e nelle colline. 
Ultima mi ha insegnato ad ascoltare il mistero della terra vivente, e a sentirmi completo nel compimento del suo tempo."

"Il nostro destino deve sbocciare come un fiore; solamente con il sole, la terra e l'acqua, che lo fanno germogliare... e nient'altro deve interferire."

"Ultima ci aveva insegnato a trarre forza dalle nostre esperienze, a vedere la meraviglia della nostra vita. Ci aveva insegnato che l’anima eterna si espande se abbracciamo la vita e tutto quello che ci circonda."

Bello anche il riferimento all'essere dei puri di cuore, connesso alla benedizione e al perdono.

Nel complesso, Bless me, Ultima - Oltre il bene e il male è un buon film, con una buona ambientazione e una buona recitazione, che però lascia la sensazione che avrebbe potuto essere qualcosa in più, non avendo osato oltre.

Fosco Del Nero



Titolo: Bless me, Ultima - Oltre il bene e il male (Bless Me, Ultima).
Genere: drammatico.
Regista: Carl Franklin.
Attori: Luke Ganalon, Miriam Colon, Benito Martinez, Dolores Heredia, Castulo Guerra, Joaquín Cosio, Manuel Garcia-Rulfo, Reko Moreno.
Anno: 2013.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 25 agosto 2014

The illusionist - Neil Burger

Di recente avevo visto un film diretto da Neil Burger, sarebbe a dire l’ispirato e dinamico Limitless.
Essendomi piaciuto, ho deciso di andare a ritroso e vedermi anche The illusionist, film che ha preceduto il primo di cinque anni.

Se alla regia c’è il promettente Neil Burger, davanti alla macchina da presa abbiamo il bravo Edward Norton (Fight club, Tutti dicono I love you, Rounders - Il giocatore), la bella Jessica Biel (London, Un matrimonio all’inglese) e il caratterista Paul Giamatti (Man on the moon, The Truman show, La versione di Barney).

Ecco in breve la trama: siamo all’inizio del 1900, in Austria. La storia parte con due adolescenti, Eduard Abramovitz e Sophie von Teschen, che si innamorano l’uno dell’altra. Il problema è che il primo è un ragazzino qualunque, mentre la seconda è una nobile, i cui parenti non vedono di buon occhio l’amicizia con un semplice plebeo, tanto che i due vengono separati.

Un paio di decenni dopo, Eduard è adulto, fa l’illusionista e si fa chiamare Eisenheim.
Data la grande fama che si è conquistato, un giorno va a vedere un suo spettacolo persino il principe ereditario Leopold, con al seguito la sua promessa sposa… che è proprio Sophie.

I due vecchi innamorati si riconoscono, e da qui iniziano i problemi, che si chiamano sia Leopold sia Walter Uhl, ispettore di polizia che l’erede al trono ha messo alle costole dell’illusionista.

Essenzialmente, The illusionist è un mix tra film psicologico, film drammatico e film sentimentale, anche se ammicca al fantastico per via dell’ambivalenza, sciolta solo a fine storia, tra giochi di prestigio e veri poteri psichici.

La parte più bella del film è l’atmosfera, sostenuta anche e soprattutto da una bellissima fotografia, che davvero impreziosisce l’opera.

Anche l’interpretazione degli attori protagonisti è all’altezza, e in particolare mi ha fatto sorridere vedere Paul Giamatti, solitamente impegnato in piccole parti umoristiche, alle prese stavolta con un ruolo più serio… benché sia proprio connaturato all’attore un certo senso del grottesco.

Per quanto riguarda la trama, viceversa, è un po’ banale, nel senso che avevo indovinato la seconda parte del film, finale compreso, in largo anticipo… anche se a dirla tutta ad un certo punto della storia la mia previsione stava vacillando perché il film sembrava andare in direzione opposta, rimanendo dunque incerto fino allo scioglimento finale.

Nel complesso, The illusionist, che al contrario esplora poco se non nulla il tema dei poteri psichici e del mondo oltre il mondo materiale, è una buona pellicola compilativa, ma non offre nulla di innovativo e di straordinario.
Comunque assolutamente di buona fattura e meritevole di visione.

Fosco Del Nero



Titolo: The illusionist (The illusionist).
Genere: drammatico, psicologico, sentimentale.
Regista: Neil Burger.
Attori: Edward Norton, Jessica Biel, Paul Giamatti, Rufus Sewell, Eddie Marsan, Aaron Johnson, Eleanor Tomlinson, Jake Wood, Tom Fisher.
Anno: 2006.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

sabato 23 agosto 2014

Harry Potter e la camera dei segreti - Chris Columbus

Dopo la recensione di Harry Potter e la pietra filosofale ecco che arriva Harry Potter e la camera dei segreti, film che lo ha seguito un anno dopo, nel 2002.
Mentre la saga letteraria andava avanti, dunque, anche quella cinematografica procedeva, dopo gli incassi record del primo film, bissati quasi completamente anche dal secondo film.

Bis anche per la regia di Chris Columbus, regista specializzato in commedie per giovani, che qui dà un taglio alla storia un poco più maturo rispetto al primo film, anche se l’aumento della tensione scenica e anche dei tono cupi avverrà soprattutto dal terzo film in poi, per poi culminare negli ultimi film della saga, decisamente drammatici e dalle tinte fosche.

Il film dura una decina di minuti in più del suo predecessore, già lunghetto di suo peraltro, ma soprattutto aumenta nella qualità, risultando senza dubbio uno dei più riusciti tra gli otto dedicati alla saga di Harry Potter.

Ecco in breve la trama del film: durante l’estate Harry non ha ricevuto nessuna notizia dai suoi amici, tanto da essere assai deluso, e in più ha dovuto sopportare le solite angherie degli zii, anche se la sua situazione pare essere un poco migliorata in virtù del timore nascosto dei suoi parenti. 
Purtroppo un giorno ci si mette anche l’elfo domestico Dobby, che consiglia ad Harry di non tornare ad Hogwarts, perché quell’anno succederanno cose assai pericolose.
Inutile dire che Harry ignora gli avvertimenti dell’elfo, e torna nella scuola pur tra mille difficoltà. 
Proprio come aveva predetto Dobby, però, iniziano ad accadere cose inquietanti: alcuni studenti vengono trovati pietrificati, mentre Harry sente delle voci inquietanti lungo i corridoi, lungo uno dei quali viene trovata una scritta che annuncia l’apertura della camera dei segreti.
Va da sé che Harry, Ron ed Hermione indagheranno sugli avvenimenti, e va da sé che dietro c’è nuovamente Voldemort, che continua a preparare il suo ritorno.

Harry Potter e la camera dei segreti ha tanta qualità che letteralmente ne trabocca: tutto è bellissimo, dalla scenografia alla fotografia, dagli effetti speciali alle recitazioni. Paradossalmente, forse è proprio il protagonista centrale ad essere il meno dotato, ma fa nulla, la media è comunque alta.

E poco importa anche che manchino parecchie cose dal libro da cui il film è tratto (fatto che si confermerà anche per le trasposizioni cinematografiche successive, data la sempre maggiore mole dei libri della Rowling), giacché il film è una gioia per gli occhi e per le orecchie, considerati anche la colonna sonora e il doppiaggio. 
Peraltro, per variare un po’ le cose i suddetti film si possono anche guardare in lingua originale, con eventuali sottotitoli per chi ne avesse bisogno.

Insomma, dopo l’ottimo esordio di Harry Potter e la pietra filosofale, Chris Columbus fa ancora meglio con Harry Potter e la camera dei segreti, film davvero ricco, emozionante e scintillante, che non a caso ha riscosso ottimi esiti non solo presso il pubblico, ma anche presso la critica.

Chiudo la recensione con alcune considerazioni su un paio di simbolismi presenti nel film.
Il portale che porta alla tana dell'obelisco si apre recitando una formula in serpentese, e si apre con sette sigilli verticali che si muovono. Sembra proprio un riferimento ai chakra, compreso il fatto che il primo chakra è quello legato alla forza kundalini, tradizionalmente rappresentata proprio dal serpente.

Harry stesso lotta contro un enorme serpente... esattamente come deve fare ogni essere umano: tale serpente è in grado di immobilizzare-pietrificare-addormentare. Questa è la lotta più difficile, perché il serpente siamo noi stessi, e noi stessi abbiamo il potere di addormentarci o di risvegliarci.

Nel film compaiono anche alcune frasi dal sapore vagamente profetico.
A proposito di contenuti di genere esistenziale, se il titolo del primo film accennava alla pietra filosofale (la pietra alchemica di trasmutazione interiore, di generazione dell'oro interiore), il titolo del secondo film accenna alla camera dei segreti (lo spazio interiore in cui occorre scendere in meditazione per elevarsi).

"C'è un complotto: dovranno accadere le cose più terribili."
La frase è facilmente interpretabile in termini mondani, in relazione a quanto sta succedendo nel mondo, ma è ancor più facilmente interpretabile in termini spirituali: l'universo complotta sempre affinché l'essere umano sia sottoposto alle prove che gli permetteranno di evolvere.

"Cose terribili stanno per accadere a Hogwarts, ora che la storia sta per ripetersi."
Quest'ultima frase allude al principio ciclico dell'esistenza: quando qualcosa non è superato, tornerà a riproporsi, seppure in un'altra forma, ma nelle stesse proporzioni energetico-spirituali.

Fosco Del Nero



Titolo: Harry Potter e la camera dei segreti (Harry Potter and chamber of secret).
Genere: fantasy, commedia, drammatico.
Regista: Chris Columbus. Attori: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, Richard Harris, Maggie Smith, Alan Rickman, Kenneth Branagh, Robbie Coltrane, Tom Felton, Christian Coulson, Bonnie Wright, James Phelps, Oliver Phelps, Jason Isaacs, Richard Griffiths, David Bradley, Shirley Henderson, Julie Walters, Mark Williams.
Anno: 2002.
Voto: 8.5.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 20 agosto 2014

Stardust memories - Woody Allen

Stardust memories è un dei pochi film di Woody Allen che non avevo ancora visto, e che quindi va ad aggiungersi alla lista dei vari (cito quelli che mi sono piaciuti di più) Amore e guerraLa dea dell’amoreIl dormiglioneManhattanLa maledizione dello scorpione di giadaAnything elseBasta che funzioniPrendi i soldi e scappa.

L’anno è il 1980, e Woody Allen confeziona il suo film meno apprezzato della sua carriera, un po’ perché alla critica è sembrato eccessivo il riferimento a Fellini, un po’ perché è sembrato ugualmente eccessivo il modo in cui ha tratteggiato i suoi fan… giacché il film è stato interpretato come un’autobiografia.

Ecco la trama, per l’appunto: Sandy Bates (ovviamente interpretato dallo stesso Woody Allen) è un regista di film comici, che ha deciso di smetterla col genere comico e di realizzare film drammatici e impegnati, cosa accolta male dai suoi produttori, che difatti vogliono rimontare il suo film per farlo sembrare una commedia.

La crisi professionale si affianca peraltro alla crisi sentimentale del regista, che ha appena rotto con l’affascinante ma problematica Dorrie (Charlotte Rampling; Babylon A.D, Zardoz) e che si riavvicina a Isobel, sua vecchia amante, che ha appena lasciato il marito e va in giro con i suoi due figlioletti.

Già questa introduzione basta a intuire che in Stardust memories sono presenti molti dei cavalli di battaglia di Woody Allen: le relazioni sentimentali, i problemi psicologici, lavoro e creatività, il senso della vita… e jazz e clarinetto, anche se dalla recensione ciò non si evince.

Nel film peraltro non mancano numerose gag e scene, alcune davvero brillanti, come la fiera di campagna o l’incontro con gli alieni, cui ovviamente Woody Allen non manca di fare alcune domande interessanti.

Anche se il tutto più che un film vero e proprio, incentrato su personaggi e trama, pare un grande e raffinato gioco di stile, divertente e intelligente, ma senza per l’appunto lo spessore della storia “vera”.
E forse è proprio questo, più dell’elemento autobiografico (in generale assai presente nei suoi film), a non aver convinto pubblico e critica, col film che è stato deludente al botteghino e che non è rimasto nella storia come uno tra i migliori film di Woody Allen.

Di mio, comunque, ho gradito molto questo gioco di stile vivace e intelligente, e non privo di una certa bellezza, come la scesa in cui il protagonista descrive un momento di estasi da lui vissuto: è vero che manca lo spessore di una storia unitaria, ma è pure vero che in Stardust memories vi sono tanti momenti di ispirazione pura, cosa non da poco in qualunque opera creativa.

Fosco Del Nero



Titolo: Stardust memories (Stardust memories).
Genere: commedia, comico.
Regista: Woody Allen.
Attori: Woody Allen, Charlotte Rampling, Marie-Christine Barrault, Jessica Harper, Tony Roberts, Daniel Stern, Amy Wright.
Anno: 1980.
Voto: 7.5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 18 agosto 2014

Shampoo - Hal Ashby

Ogni tanto mi prendo la filmografia di un regista che mi ha colpito molto in un film e vado a ritroso, guardandomi tutti o quasi i suoi vecchi film.

È una cosa che di recente ho deciso di fare per Hal Ashby, regista molto controverso degli anni "70-"80, che ha avuto una carriera difficile un po’ per via della sua dipendenza dalle droghe (in questo senso fa sorridere la presenza di Lucy in the sky with diamonds dei Beatles nella colonna sonora), un po’ per via del suo carattere difficile, ma che ha firmato alcuni veri e propri capolavori.

Il suo primo film che ho visto è stato Oltre il giardino, film bello e dai contenuti interessanti; il secondo è stato Harold e Maude, che ha confermato in pieno la mia sensazione sul regista statunitense, anzi rilanciandola; il terzo della lista è stato L’ultima corvè, quello che finora mi è piaciuto meno; e il quarto è il film recensito oggi, Shampoo.

Si tratta di un film a metà strada tra la commedia, il dramma e il film sentimentale, e propone come protagonisti il rampante Warren Beatty (Ishtar, Dick Tracy, Love affair - Un grande amore), la bella e dolce Goldie Hawn (M’è caduta una ragazza nel piattoLa morte di fa bellaTutti dicono I love youFiore di cactus), la bella ma più matura Julie Christie (Fahrenheit 451, La vita segreta delle parole) e l’ancora più maturo Jack Warden (Le riservePallottole su BroadwayIl paradiso può attendere) .

Ecco in sintesi la trama di Shampoo: George è un parrucchiere per donne di Beverly Hills giovane e affascinante, tanto che le sue conquiste femminili non si contano più.
Sta con la giovane Jill, ma la sua vita è un continuo correre da una donna all’altra, cosa che renderà difficile anche il suo progetto di mettersi in affari per conto proprio, per il quale spera nell’aiuto finanziario dell’uomo d’affari Lester… marito di Felicia, una delle amanti di George, e a sua volta amante di Jackie, anch’essa amante di George, giusto per rendere le cose semplici.
In questa sorta di gineceo che circonda George c'è anche Lorna, figlia di Lester e Felicia, e interpretata da una giovanissima Carrie Fisher (che due anni dopo avrebbe trovato la notorietà mondiale con il personaggio della Principessa Leila in Star wars - Una nuova speranza).

Shampoo parte come una commedia, ma poi man mano si svolge come un dramma, sia sulla vita in generale, ma in particolare sulla solitudine e il senso di serenità interiore.

Emblematica, in questo senso, è una frase di Lester detta a fine film (a quanto pare ad Ashby piace mettere le frasi significative alla fine dei film, come fece alla grande con Oltre il giardino), che l’uomo d’affari ha rivolto alle questioni economiche, ma che vale in generale, e che anzi il finale del film sembra applicare soprattutto alle relazioni, agli affetti e all’esistenza tutta:
“Non lo sai mai, capisci? Voglio dire, un momento ci sei e un altro...
Puoi perdere tutto, chiunque tu sia. A che serve allora avere tutto?”.
Non a caso, poco dopo questa frase viene comunicata la morte di un ragazzo in un incidente stradale, a confermare l'impermanenza e l'illusorietà delle cose, nonché l'inutilità di puntare sui possessi materiali.
Nel caso di George, egli sembrava avere tutte quelle donne, ma in realtà non ne aveva nessuna, e anzi aveva iniziato a palesare un certo vuoto esistenziale.

Morale e finale un po’ tristarello (triste perché George stava cercando fuori ciò che doveva cercare dentro), ma in generale Shampoo è un film vivace e intenso, che si fa seguire con piacere per tutti i suoi 100 minuti di durata.
Non appena terminato, a far contrasto con la tristezza e il senso di vuoto del finale, ecco che arriva l'allegra Wouldn't it be nice dei Beach Boys, che parla di amore e di futuro... proprio ciò su cui  verte la crisi interiore di George.

Bravissimi Warren Beatty e Goldie Hawn, ma tutto il film ha ricevuto riconoscimenti, nomination e premi, tanto da essere considerato una delle migliori commedie americane di tutti i tempi.
In conclusione, Hal Ashby si conferma regista di valore, con recitazione, montaggio e contenuti tutti di spessore.

Fosco Del Nero 



Titolo: Shampoo (Shampoo).
Genere: commedia, drammatico, sentimentale.
Regista: Hal Ashby.
Attori: Warren Beatty, Goldie Hawn, Julie Christie, Lee Grant, Jack Warden, Tony Bill.
Anno: 1975.
Voto: 7.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 15 agosto 2014

Un colpo da dilettanti - Wes Anderson

Nella mia visione a ritroso dei film di Wes Anderson sono finito fino al suo primo lungometraggio, intitolato Un colpo da dilettanti, datato 1996. 

Ciò dopo aver visto quasi tutti i suoi lavori successivi: Rushmore (interessante, ma non tropo riuscito), I Tenenbaum (divertente e brillante), Le avventure acquatiche di Steve Zissou (originalissimo, ma poteva essere più efficace), Il treno per Darjeeling (anch’esso assai originale e dal ritmo vivace) e Fantastic Mr. Fox (un film d’animazione tanto curioso quanto ben fatto).

Un colpo da dilettanti in pratica è l’estensione di un cortometraggio di due anni prima, e vede l’esordio da attori per i fratelli Owen Wilson (2 single a nozze, Haunting – Presenze, ZoolanderI Tenenbaum, Il treno per Daerjeeling, Starsky & Hutch) e Luke Wilson (Alex & Emma, I Tenenbaum, Il treno per Daerjeeling). 

Ecco la trama per sommi capi: il giovane Anthony è appena uscito da un istituto psichiatrico dopo aver avuto un esaurimento nervoso. Il suo vecchio amico Dignan pensa bene di allontanare la sua depressione coinvolgendolo in una rapina, alla quale parteciperà anche il più imbranato Bob
La rapina però non si farà, sia perché Bob avrà dei problemi di famiglia, sia perché Anthony conosce Inez, cameriera in un motel, e si innamora di lei. Ci sarà poi la possibilità di una nuova rapina, questa ancora più ambiziosa, ma sorgeranno altri problemi…

Un colpo da dilettanti è in sostanza una commedia, visto che, al di là degli argomenti di fondo (istituto psichiatrico, depressione, rapine, incidenti, risse, etc), mantiene per tutta la sua durata un tono leggero.

Il quale, tuttavia, non basta a renderla divertente, e difatti il film palesa evidenti limiti tanto nei dialoghi quanto nella sceneggiatura.
Anche la caratterizzazione dei personaggi, pur spiccata, appare un po’ troppo eccessiva e poco realistica (il sensibile, l’iperattivo, l’imbranato, etc).

Ma tutto quanto sa davvero di lavori in corso… e i lavori ci sono effettivamente stati e hanno portato buoni frutti, dati i film successivi di Wes Anderson, alcuni davvero molto belli, e quasi tutti memorabili per un verso o per l'altro.

Insomma, Un colpo da dilettanti è un film che vi potete tranquillamente risparmiare, a meno che non vogliate assolutamente vedervi tutta la filmografia del regista statunitense.

Fosco Del Nero



Titolo: Un colpo da dilettanti (Bottle rocket).
Genere: commedia.
Regista: Wes Anderson.
Attori: Owen Wilson, Luke Wilson, Robert Musgrave, James Caan, Andrew Wilson, Lumi Cavazos.
Anno: 1996.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 11 agosto 2014

Accadde in Paradiso - Alan Rudolph

Accadde in Paradiso in parte ricorda Uno strano caso, film che ho visto da poco e che ha due cose in comune col film recensito oggi:
- entrambi hanno come argomento la reincarnazione,
- entrambi sono della fine degli anni 80.
Evidentemente in quel periodo l’argomento risultava affascinante per il pubblico occidentale, forse anche perché relativamente nuovo. 

Comunque, le somiglianze tra i due film terminano qui, visto che mentre Uno strano caso aveva un’energia da commedia brillante e spesso divertente, Accadde in Paradiso viceversa ha un animo più melodrammatico, comprensivo anche di momenti difficili e sofferenze. 

Anche la qualità finale varia parecchio: a mio avviso è riuscito molto meglio il primo, mentre il secondo è meno incisivo e dal punto di vista della recitazione e dal punto di vista della sceneggiatura, risultando anzi a tratti noioso in ragione anche di una certa lunghezza.

Ma andiamo a vedere la trama in sintesi: Mike Shea è un giovane di provincia che sogna di andare in California con la fidanzata Brenda, che pero, essenzialmente per ragioni economiche, accetta la proposta di matrimonio di un altro.
Allora il giovane ci va da solo, ma muore durante la strada nel tentativo di salvare una donna e i suoi due bambini che stavano affogando in un fiume.

In Paradiso, Mike conosce Annie, e i due si innamorano all’istante. Però, dopo un po’ la ragazza lo deve salutare perché deve incarnarsi sulla Terra. 
Mike allora chiede di rinascere subito anche lui per incontrarla sul pianeta.

Ovviamente non sarà facile, ma altrettanto ovviamente…

Accadde in Paradiso dal punto di vista della trama è piuttosto scontato, mentre da quello più “sottile”, della descrizione della vita oltre la morte, non convince affatto.
Anche se a dire il vero propone qualche bella frase, come le seguenti.

“Tutto quello che immagini esiste, e tutto quello che è in Paradiso prima o poi ritorna sulla Terra. Non si perde niente.”

“Lo vuoi sapere un segreto?
Devi usare l’immaginazione.”

“Pensa a dove vorresti andare, e ci sei.
Ti basterà credere in te stesso, è molto semplice.” 

E a un certo punto propone anche una battuta fantastica… che a dire il vero nel film non è fatta come battuta umoristica (nel film non c’è neanche l’ombra di umorismo), ma che mi ha fatto comunque ridere parecchio:
“- Sono contenta che tu sia morto. 
- Anch’io.”

Nel complesso, però, Accadde in Paradiso mi ha in parte deluso e in parte annoiato, da cui la valutazione bassa. Lo segnalo dunque solamente come film interessante per alcune tematiche esistenziali (ma anche da quel punto di vista non offre troppo).

Fosco Del Nero



Titolo: Accadde in Paradiso (Made in Heaven).
Genere: fantastico, commedia, sentimentale.
Regista: Alan Rudolph.
Attori: Timothy Hutton, Kelly McGillis, Maureen Stapleton, Debra Winger, Timothy Daly. James Gammon, David Rasche, Amanda Plummer, Don Murray.
Anno: 1987.
Voto: 5.
Dove lo trovi: qui.

venerdì 8 agosto 2014

Harry Potter e la pietra filosofale - Chris Columbus

Finora nel blog avevo recensito solamente gli ultimi tre film della saga di Harry Potter
Anzi, gli ultimi quattro, visto che l’ultimo episodio è stato suddiviso in due parte. Quindi parliamo di Harry Potter e l’Ordine della fenice, Harry Potter e il Principe mezzosangue, Harry Potter e i doni della morte – Parte 1 ed Harry Potter e i doni della morte – Parte 2.

Purtroppo, dal mio punto di vista la saga, cinematograficamente parlando ha subito un’involuzione rispetto ai primi episodi… in sostanza il contrario di quanto accaduto con i libri, che invece sono andati sempre più arricchendosi dal primo, breve e tutto sommato semplice, alla seconda metà della saga, decisamente più corposa e multi sfaccettata. 

Ma torniamo ai film: ho deciso di rivedermeli tutti, e quindi ne approfitto per colmare la carenza della recensioni mancanti.

Partiamo ovviamente da Harry Potter e la pietra filosofale, film del 2001 con cui Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint e compagnia bella hanno esordito al cinema, dando vita ad una saga forse ancora più fortunata di quella letteraria di J. K. Rowling.

Per quei pochi che non avessero mai sentito parlare di Harry Potter, ecco la trama in sintesi: Harry è un undicenne apparentemente molto sfortunato: orfano di entrambi i genitori, vive con gli zii Dursley che lo trattano malissimo e lo fanno dormire in uno sgabuzzino nel sottoscala.
Un bel giorno, però, gli arriva la lettera di ammissione alla Scuola di magia e di stregoneria di Hogwarts, e gli zii, decisamente contrari a tutto quello che è strano e anormale, devono pur arrendersi all’evidenza… nonché alla forza di Rubeus Hagrid, guardiacaccia di Hogwarts.
Nella scuola, Harry farà la conoscenza di Ron ed Hermione, di tanti altri studenti, del preside Albus Silente, e conoscerà la vera storia della sua famiglia, nonché la vera ragione della cicatrice che porta sulla fronte: Voldemort ha ucciso i suoi genitori, così come tanti altri maghi buoni, e ha cercato di uccidere anche lui, essendo però respinto. Il risultato è stato, per Harry, la cicatrice sulla fronte, e per Voldemort l’addio ai suoi sogni di dominio… anche se scoprirà presto che non si tratta di un addio ma di un arrivederci.

Il film propone con grande freschezza e vivacità i contenuti del romanzo, salvaguardando la cosa più importante, ossia l’atmosfera magica e brillante, che poi è proprio l’elemento che viene a mancare, anche visivamente parlando, negli ultimi tre film della saga, affidati ad altri registi.

Col senno di poi e del grande successo riscosso dalla saga, si nota qualcosa che potrebbe essere definito ingenuità, o che comunque avrebbe potuto essere curato in modo più professionale, ma si tratta di dettagli e, nel complesso, sia per la sceneggiatura, sia per la fotografia, sia per i costumi, sia per gli effetti speciali, sia per la colonna sonora, sia per la caratterizzazione dei personaggi, Harry Potter e la pietra filosofale è un film di livello.

In cui già si vedeva, per elogiare anche il casting, la bravura di alcuni giovanissimi attori, come Emma Watson, che difatti nel mentre sta portando avanti la sua carriera di attrice.
Fantastici poi alcuni personaggi, come Severus Piton, Albus Silente, Minerva McGranitt, o come lo stesso Vernon Dursley, il cui attore è stato davvero bravissimo nel caratterizzare in modo così antipatico e ottuso il suo personaggio.

In conclusione, Harry Potter e la pietra filosofale è uno di quei film che si rivedono volentieri, e non a caso il suo regista, Chris Columbus, è un regista di valore, protagonista di film come Mamma, ho perso l’aereo, Mrs. Doubtfire, L'uomo bicentenario (questi come regista), Gremlins, I Goonies, Piramide di paura (come sceneggiatore), I fantastici 4, Una notte al museo (come produttore).

Nel caso, buona visione o re-visione.

Fosco Del Nero


ADDENDUM del 22/08/20: piuttosto che riscrivere da capo la recensione del film, ho scelto di aggiungervi una parte finale, come fosse una sorta di appendice, legata ai contenuti più simbolici ed esistenziali dell'opera... e ce ne sono.

Globalmente parlando, non posso non evidenziare che l'opera nel suo complesso propone anche dei contenuti politico-distopici, aventi peraltro una forte vicinanza con quelli che stiamo vivendo in questo periodo (nuovo ordine mondiale, messinscena covid, terrorismo mediatico, stampa di regime, etc); il tema non è affrontato in questo film, ma qui si pongono le basi, per cui io inizio a evidenziarlo fin da ora: a un certo punto, politici, guardie e insegnanti corrotti vengono inseriti in certe posizioni di potere chiave, la libertà di parola viene negata, la verità viene parimenti negata, e man mano si instaura un regime dittatoriale, fino a che si forma una resistenza.

Parliamo ora, specificamente, di Harry Potter e la pietra filosofale: Harry Potter è il prescelto, è l'eletto, è Neo, e non a caso nel quidditch fa il "cercatore" ("seeker"); colui che cerca, per l'appunto. E proviene da una stirpe di cercatori: anche il padre lo era, tanto quanto il padre del suo rivale Draco proviene da una stirpe ben chiara: lo scontro tra bene e male non è mai stato tanto evidente, specialmente perché in questa saga è indagato da un punto di vista sociale e relazionale (insegnanti, compagni di scuola, colleghi del ministero, famiglie, etc). Dunque, ci sono delle "stirpi" ben definite, dei gruppi di potere, ma poi la scelta la fa il singolo partecipante, come dimostra, a un certo punto, lo stesso Draco Malfoy.

Il titolo del film non è casuale: "pietra filosofale", quindi ricerca alchemica, quindi lavoro e trasmutazione interiore. Già solo questo dovrebbe mettere la pulce nell'orecchio del cercatore-seeker. In effetti, tutta la vicenda di Harry Potter è una storia di ricerca e di crescita interiore: è questa la vera pietra filosofale, ciò che trasmuta e nobilita la materia interna delle persone... e non è certo un oggetto esterno atto a produrre l'oro. E' dentro che occorre trasmutare tutto in oro, non fuori.

Harry Potter e i suoi compagni di scuola studiano "Difesa contro le arti oscure": una materia che è stata a lungo insegnata nella realtà e che è cosa ben tangibile. In un futuro lontano tale argomento tornerà ad essere materia di studio; se l'umanità attuale è facile preda di certe energie e di certe entità, è proprio perché si è smesso di studiare in tal senso.

La differenza tra "maghi" e "babbani" è oggi sempre più evidente: i secondi non sanno nemmeno in che pianeta si sono incarnati, e non conoscono niente dell'esistenza. Né le sue leggi, né le sue forme, né il suo senso. Vivono in modo totalmente inconsapevole e ignaro; la loro unica attività degna di nota è l'odio, o quantomeno l'astio, che nutrono verso i "cercatori": lo zio di Harry, così magistralmente dipinto come ottuso, rende benissimo tale idea.

Il trio Ron-Harry-Hermione lavora sempre insieme, e infatti quando, per qualche motivo, sono divisi (lontananza, litigio o altro), le cose non procedono bene e tutti e tre si trovano a disagio.
I tre rappresentano rispettivamente il corpo fisico (la volontà e l'impeto di Ron), il corpo emotivo (la tendenza emozionale e umorale di Harry) e il corpo mentale (l'intelletto e la conoscenza di Hermione); i tre corpi devono necessariamente lavorare insieme... altrimenti non funzionano bene.

Lo "specchio delle brame" è un'ovvia e facile metafora legata all'ego e ai suoi desideri: mostra ciò che la personalità, ossia l'ego, vorrebbe che si avverasse. 
Quando la personalità sparisce, ciò che è l'unico modo per non avere altri desideri, allora l'essere umano si vede esattamente come è in quel momento.

Interessante anche la pianta composta da un nugolo di radici attraverso cui i tre bambini passano alla ricerca della pietra filosofale: chi lotta verrà trattenuto e persino soffocato, mentre chi si lascia andare non soffrirà per niente.
Il vero segreto della vita è lasciarsi andare; niente paura, niente attaccamenti, niente aspettative.
Questo è anche il modo migliore per agire: sì azione, no attaccamento ai frutti dell'azione.

Uno degli insegnanti è stato corrotto: ha permesso al Male di entrare dentro di lui... letteralmente. Nella sua testa, per la precisione, da sempre identificata come la sede dell'ego (ma anche di ciò con cui si può sublimare l'ego).
Anche Harry subisce la tentazione del Male. Voldermort gli dice che possono far tornare in vita i suoi genitori, che insieme possono fare grandi cose, etc; è la solita storia dell'uomo (divino) che viene tentato nel deserto dal diavolo dietro la promessa di beni terreni.

Voldermort, per corrompere Harry, gli parla di potere...
... e Silente, poco dopo, gli parla di amore: la solita scelta tra ego e anima, tra asservimento alla materia ed evoluzione spirituale.
Peraltro, la scena mi ricorda molto un brano che ho letto nell'autobiografia di Aivanhov, in cui tale scelta, tra potere e amore, gli si è proposta in modo palese.

Ogni essere umano è Harry Potter, il mago che non sa di essere un mago, ma che è assistito dalle forze dell'universo affinché, prima o poi, si ricordi della sua eredità di sangue.
Una volta ricordatosi chi è, ossia di far parte del mondo magico-divino, Harry dice, parlando del mondo dei babbani, ossia il mondo della materia: "Quella non è casa mia". Lui ha scelto chiaramente da che parte stare.

Nel film, la creatura del male uccide un unicorno e ne beve il sangue, in una scena che pare una scena di vampirismo.
Viene detto poi che "E' un crimine orribile uccidere un unicorno; bere il sangue di un unicorno ti tiene in vita anche se sei un passo dalla morte, ma ad un prezzo spaventoso: hai ucciso una cosa purissima, e dal momento che il suo sangue tocca le sue labbra, vivrai una vita dannata".
Mi è venuto il dubbio che la scena volesse alludere all'uccisione dei bambini, fisica o morale che sia: i bambini sono le creature più pure, e ormai si sa bene che dietro le quinte del mondo c'è un giro di pedofilia e di sacrifici di bambini. Ma anche solo da un punto di vista morale, la scena ha un suo senso: chi corrompe la purezza commette un grave crimine e ne pagherà il relativo dazio karmico.



Titolo: Harry Potter e la pietra filosofale (Harry Potter and the philosopher’s stone).
Genere: fantasy, commedia, drammatico.
Regista: Chris Columbus.
Attori: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, Robbie Coltrane, Alan Rickman, John Cleese, Richard Harris, Maggie Smith, Ian Hart, Tom Felton, Richard Griffiths, Julie Walters, John Hurt, Saunders Triplets, Fiona Shaw, Harry Melling, Derek Deadman.
Anno: 2001.
Voto: 8.
Dove lo trovi: qui.

mercoledì 6 agosto 2014

L’uomo che fuggì dal futuro - George Lucas

George Lucas è universalmente famoso per la saga di Guerre stellari: quei tre film iniziali, cui poi si sono aggiunti altri tre film in tempi più recenti, gli sono bastati per avere fama e successo quasi illimitati.

Tanto che il regista americano da lì in poi non ha più lavorato a nient’altro… e anche prima di Star wars fece in tempo a girare appena due film: L’uomo che fuggì dal futuro nel 1971 e American graffiti nel 1973.

La recensione di oggi su Cinema e film verte proprio sul suo primo lavoro: L’uomo che fuggì dal futuro, film anch’esso di fantascienza, ma di genere assai diverso.
Il filone è quello distopico (il contrario dell’Utopia di Thomas Moore), sarebbe a dire il genere di MetropolisOrwell 1984, Fahrenheit 451La fuga di Logan, Il mondo nuovo, fino a titoli più recenti che si sono largamente ispirati a questi titoli, come V per vendetta, UltravioletAeon Flux, The islandEquilibrium.

Fatta la premessa, andiamo alla trama: siamo nel XXV secolo e l’umanità vive in rifugi urbani sotterranei, praticamente comandata dalle macchine, le quali decidono tutto ciò che va fatto, compresi il cibo e le droghe da prendere.
Queste ultime sono obbligatorie, tanto che l’umanità vive in uno stato di perenne addormentamento e indolenza mentale e caratteriale, cosa ovviamente utile a eliminare emozioni e passioni e a evitare sedizioni e rivolte.
Un bel giorno, però, THX 1138 si sveglia dal suo sonno grazie alla sua compagna di camera LUH 3417: i due non prendono più le droghe obbligatorie e si risvegliano alla vita, sessualità compresa. Purtroppo, vengono subito scoperti e separati (tutto è sorvegliato da telecamere onnipresenti), ma per THX 1138 è ormai tempo di fuga, progettata con altri due personaggi: SEN 5241 e SRT, un uomo di colore che crede di essere un ologramma.

L’uomo che fuggì dal futuro è un film alienante, tanto alla vista (tutto uguale, tutto lindo, tutto bianco, tutti vestiti uguali) quanto all’udito (sempre le stesse voci automizzate che ripetono le stesse cose, o cose leggermente diverse, fino alla nausea). 
Senza dubbio è un fatto voluto dal regista… ma altrettanto certamente non contribuisce a rendere l’esperienza del film piacevole.

Certo, significato e messaggio sono importanti, e alla fine della fiera il film è un invito a sfuggire dalla troppa tecnologia e dal controllo manipolatorio per tornare invece a una maggiore consapevolezza e ad una maggiore naturalità, però il modo in cui si è scelto di portare il messaggio è, semplicemente, noioso. 
Tecnicamente impeccabile, forse, ma noioso, da cui la mia valutazione non entusiastica.

Un analogo messaggio, per dirne una, arriva da un film molto simile nei contenuti, ma brillante nella forma: Brazil di Terry Gilliam.
Ambo i registi, peraltro, sono vicini a certi ambienti esoterico-iniziatici (come peraltro gli scrittori dei libri sopra citati), e certamente i contenuti dei loro lavori non sono casuali. 
Comunque, qualora aveste il piacere di esplorare il George Lucas pre-Guerre stellari, buona visione.

In chiusura di recensione, allego qualche frase estrapolata dal film, che dà bene l'idea di quello di cui si sta parlando: addormentamento di massa e fuga da tale situazione allucinatoria di assopimento collettivo.
In tal senso, ben simbolica è la scena in cui il protagonista, dopo la sua ribellione al sistema, viene "rinchiuso" in una cella senza sbarre, in compagnia di persone con problemi psichici: uno psico-penitenziario senza sbarre, dunque, da cui è quasi impossibile fuggire, metafora della condizione esistenziale dell'umanità attuale.
Un dettaglio: tra i tanti numeri, compare anche il noto trittico “666”… magari la cosa è casuale, anche se con determinati registi, specialmente quelli aventi conoscenze di un certo tipo, di casuale c’è ben poco.
 
"Se non vi sentite adeguatamente svegli, chiamate immediatamente il 348844.
L'omessa chiamata può essere perseguita come reato."

"Tendere alla perfezione, perfezionare il perfettibile."

"Perché decidere dove stare, parlare di andarsene, cercare di determinare il futuro? E' ridicolo.
Perché non rendere le cose sopportabili qui e adesso?"

"Il tuo punto di vista è molto chiaro, ma gli manca quell'equilibrio che solo una più ampia e profonda esperienza può conferirgli."

"Abbiamo bisogno di una nuova unità."

"E' successo tutto così lentamente che la maggior parte degli uomini pensava che non fosse mai successo."

"Le cose non sembrano avere senso. A volte vedo cose che restano fuori, che non si adattano.
La gente non sembra vederle... o non sa cosa fare."

"Io posso ricominciare da capo.
Posso cambiare."

"Sembra che l'unica via d'uscita sia quella da cui siamo entrati."

Fosco Del Nero



Titolo: L’uomo che fuggì dal futuro (THX 1138).
Genere: fantascienza, distopia, drammatico.
Regista: George Lucas.
Attori: Robert Duvall, Maggie McOmie, Donald Pleasence, Dan Natchsheim, Joy Carmichael, David Munson.
Anno: 1971.
Voto: 6.
Dove lo trovi: qui.

lunedì 4 agosto 2014

L’ultima corvè - Hal Ashby

L’ultima corvè è il terzo film di Hal Ashby che guardo, dopo i bellissimi Oltre il giardino e Harold e Maude, il primo film introspettivo-psicologico di grande valore e il secondo un vero e proprio inno alla vita (anche se parte come inno alla morte).

Curiosamente, si tratta di due film poco noti al grande pubblico, e per certi versi anche poco apprezzati da parte della critica… mentre al contrario viene maggiormente considerato L’ultima corvè, film girato da Hal Ashby nel 1973, nettamente meno importante nei contenuti rispetto agli altri due film citati... non c'è proprio paragone.

Ad ogni modo, ecco la trama de L’ultima corvè, in realtà molto essenziale: Somawsky (Jack Nicholson; Le streghe di Eastwick, Qualcosa è cambiato, Shining, Qualcuno volò sul nido del cuculo) e Mulhall (Otis Young) sono due sottufficiali della marina americana, e sono stati incaricati di scortare il giovane marinaio Meadows (Randy Quaid; L'ultimo spettacolo, Fuga di mezzanotte, Missouri) dalla base di Norfolk a Portsmouth, dove sarà incarcerato per 8 anni.
Tale è infatti la pena detentiva comminatagli per aver rubato 40 dollari da un fondo di beneficenza.
I due sottufficiali, anche se all’inizio poco entusiasti dell’incarico ricevuto, sorta di punizione per loro precedenti demeriti, pian piano familiarizzano tra di loro e anzi estendono il più possibile la durata del viaggio, anche per far gustare al giovane, in realtà ingenuo e disadattato, con l’unica colpa di essere cleptomane, gli ultimi giorni di libertà. 

L’ultima corvè in sostanza è un road movie, tra treni, birrerie, donne, risse e battute più o meno sconce.
Il genere era molto in voga nel cinema americano degli anni ''70, da cui forse la buona accoglienza del pubblico di allora.

Per conto mio, non l’ho apprezzato molto: i dialoghi sono tutt’altro che brillanti, per non dire proprio sciatti, i rapporti tra i protagonisti spesso forzati o poco plausibili, e le scene cui si assiste pacchiane.
Insomma, mi sa tanto di film di cassetta con cui costruirsi fama e successo in modo da poter girare, in seguito, i film di proprio interesse.

Magari mi sbaglio in questa mia interpretazione, ma sta di fatto che tra L’ultima corvè e Harold e Maude, per fare un paragone al volo, c’è letteralmente un abisso.

Fosco Del Nero



Titolo: L’ultima corvè (The last detail).
Genere: drammatico, commedia.
Regista: Hal Ashby.
Attori: Jack Nicholson, Otis Young, Randy Quaid.
Anno: 1973.
Voto: 4.5.
Dove lo trovi: qui.

Il mondo dall'altra parte